- Details
- Hits: 212
Un mondo nelle mani dei “cani pazzi”
di Dante Barontini
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio.
Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento senza mediazioni è riservato ai palestinesi (il 20% della popolazione) o agli immigrati (thailandesi, cingalesi, ecc).
E’ insomma la struttura tipica delle società coloniali o schiavistiche (tipo l’Atene antica) che riduce la dialettica politica, anche fortemente conflittuale, alla sola “frazione affluente”. Dove si può contestare – e lo si è fatto anche duramente, negli ultimi anni – la torsione autoritaria implicita in alcune riforme istituzionali volute dal governo Netanyahu, ma non certo la sostanza dei rapporti interni e con i paesi vicini, né riguardo ai palestinesi che vivono al di là del Muro di separazione.
- Details
- Hits: 268
La fine dell'impunità di Israele
di Clara Statello
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano.
La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente.
Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni kamikaze Shahed, 36 missili da crociera e 110 missili terra-superficie. Inoltre è stato accertato l’utilizzo di missili balistici. La maggior parte dei lanci proveniva dall'Iran, anche se una piccola parte proveniva dall'Iraq e dallo Yemen.
E’ il primo confronto diretto tra i due Paesi e una dimostrazione militare dell’asse della resistenza.
Non ci sono vittime, meno di una decina di feriti, tra cui purtroppo una bambina di 7 anni in terapia intensiva per una grave ferita alla testa, riporta il Times of Israel. Le forze israeliane (IDF) affermano che il 99% dei lanci è stato intercettato dall’Iron Dome. USA, Gran Bretagna, Francia e Giordania hanno contribuito a intercettare la massiccia raffica di missili e droni.
- Details
- Hits: 218
Decidere in contesti complessi
di Pierluigi Fagan
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro.
Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro formali e informali gerarchie multilivello, con un gran numero di problemi complessi e con decisioni che avranno effetti e conseguenze decennali, che spesso vanno anticipati perché “dopo è tardi”. Si tratta di problemi spesso percettivamente invisibili eppure decisivi come la questione ecologica, climatica, geopolitica, economo -finanziaria, le nuove tecnologie. I gruppi umani molto antichi erano per lo più natura, i gruppi contemporanei sono per lo più cultura.
C’è chi da tutto ciò, trae motivo per promuovere lo sviluppo di protesi cibernetiche e info-tecniche, dagli impianti di chip agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, che dovrebbero potenziare e correggere il nostro strumento decisionale.
- Details
- Hits: 282
Ucraina, per il New York Times la matematica la condanna
di Piccole Note
L'unica possibilità, per l'Ucraina, è aprire negoziati su una base realistica e abbandonare i miraggi neocon
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico.
Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che l’opposizione alle linee guida neocon non ha alcuno spazio di legittimità.
Ironico che tale processo involutivo della democrazia, sempre più accentuato, sia alimentato dagli ambiti che sostengono che è in corso una lotta tra democrazia e autoritarismo…
Niente senza l’Ucraina?
Tra i dogmi irrevocabili della narrativa di guerra, quello che vuole che l’Occidente non debba prendere iniziative sui negoziati senza il placet ucraino, conferendo a Zelensky un ruolo di dominus assoluto, ruolo ovviamente solo di facciata essendo egli una marionetta dei neocon.
- Details
- Hits: 324
Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa
di Sandro Moiso
City Lights e Collettivo Adespota (a cura di), Quando muoiono le insurrezioni. Italia 1922 – Germania 1933 – Spagna 1936-1939, Edizioni Colibrì, Milano 2024, pp. 400, 25 euro
Per battere Franco, occorreva prima battere Companys e Caballero.
Per sconfiggere il fascismo, bisognava prima schiacciare la borghesia e i suoi alleati stalinisti e socialisti. Bisognava distruggere da cima a fondo lo Stato capitalista e instaurare un potere operaio che sorgesse dai comitati di base dei lavoratori […]. L’unità antifascista non è stata altro che la sottomissione alla borghesia. (Manifesto dell’Union Communiste, Barcellona, giugno 1937)
Il titolo di questa recensione, ripreso da Andrea Pazienza, serve a rendere bene l’idea del contenuto del testo appena pubblicato dalle Edizioni Colibrì e della necessaria e irrinunciabile radicalità dell’opposizione di classe al capitalismo, alle sue guerre e ai suoi sgherri fascisti, in divisa o meno che questi siano. Ma anche a ricordare, a un mese dalla sua scomparsa, Stefano Milanesi, militante NoTav e rivoluzionario, al quale questo libro sarebbe probabilmente piaciuto.
In un’epoca di ritornante e ammorbante dibattito politico e mediatico sul pericolo rappresentato dal fascismo per l’ordine democratico e il buon vivere civile, in entrambi i casi “borghesi”, la lettura dei testi contenuti nella raccolta curata dalla Calusca City Lights e dal Collettivo Adespota si rivela assolutamente necessaria, se non indispensabile ed essenziale.
- Details
- Hits: 340
Capitalismo o neofeudalesimo? Un’introduzione
di Jodi Dean
Come pensare insieme la crisi della riproduzione sociale, l’intensificarsi delle disuguaglianze economiche e la riduzione dell’orizzonte politico? In Capitalismo o neofeudalesimo? Jodi Dean delinea le coordinate per reinterpretare i mutamenti globali del modo di produzione capitalistico e proporre una nuova ipotesi finalizzata a comprendere la fase attuale dello sviluppo del capitalismo stesso. Su Scenari proponiamo un estratto del libro.
1. Panoramica
Che cosa definisce il capitalismo contemporaneo? Come lo descriviamo? Quali sono i suoi tratti salienti? È addirittura corretto descrivere il nostro presente come capitalista? La mia ipotesi è che il capitalismo stia diventando qualcosa d’altro, qualcosa che possiamo proficuamente descrivere come neofeudale. Le dinamiche proprie del capitalismo si stanno avviluppando su se stesse in una sorta di sussunzione assoluta, con nuovi signori e nuovi servi, con una micro-élite di miliardari delle piattaforme e un massiccio settore di servizi, ovvero di servitori. Nel chiederci se l’ipotesi neofeudale abbia senso, se il capitalismo stia veramente diventando qualcosa di diverso, dobbiamo tenere a mente che il capitalismo si è sempre sovrapposto ad altri modi di produzione, su cui ha fatto leva e che ha sfruttato a suo vantaggio. Il capitalismo li deteriora, smantellando le condizioni a cui essi si erano adattati e assoggettandoli a leggi a loro estranee.
Da alcuni anni ormai sono alle prese con la questio ne posta da McKenzie Wark: “e se non fossimo più nel capitalismo, ma in qualcosa di peggiore?” [1]. Sulle prime pensavo che tale questione fosse assurda: certo che siamo nel capitalismo, in un capitalismo veramente orribile, estremo e neoliberale; in un capitalismo che ha abbandonato il compromesso a esso imposto dai movimenti operai nel XX secolo e procede a briglia sciolta nella sua corsa al profitto. Ma più esaminavo la questione, meno l’idea di un capitalismo eterno e sempre in grado di adattarsi diventava convincente. Harry Harootunian, ad esempio, critica l’immagine di un “capitalismo compiuto in occidente”.
- Details
- Hits: 205
Attraversando il PNRR. Parte II (III)
di Emiliano Gentili, Federico Giusti, Stefano Macera
Pubblichiamo la terza puntata della seconda parte dello studio sul PNRR condotto da Emiliano Gentili, Stefano Macera e Federico Giusti. Dopo aver analizzato, nella prima parte, il contesto economico italiano e la strategia perseguita dall’Unione Europea nella programmazione del Piano, nel nuovo articolo, gli autori analizzano l’idea di politica energetica dell’Ue e dell’Italia ed esaminano alcuni investimenti previsti dal PNRR particolarmente significativi per lo sviluppo dell’economia italiana, con particolare riferimento alla filiera dei semiconduttori, dell’idrogeno e della logistica, ai processi di digitalizzazione industriale.
Qui la prima puntata, qui la seconda.
* * * *
IV. La digitalizzazione industriale
La Missione 1, Componente 2 del Pnrr italiano vuol dare impulso a processi di digitalizzazione e innovazione industriali, nonché a «un’infrastruttura di reti fisse e mobili ad altissima capacità (Very High Capacity Network)»[1]. Investire per rendere le imprese più tecnologiche sarebbe un inutile sperpero di risorse nel caso in cui il territorio nazionale non offrisse una capacità di connettività sufficiente all’utilizzo ottimale delle nuove tecnologie.
Se da un lato, dunque, questa Componente elargisce soldi pubblici per gli investimenti in tecnologia e in ricerca e sviluppo, supportando poi in maniera più corposa alcuni settori strategici dal punto di vista comunitario[2], dall’altro «include importanti investimenti per garantire la copertura di tutto il territorio con reti a banda ultra-larga (fibra FTTH, FWA e 5G), condizione necessaria per consentire alle imprese di catturare i benefici della digitalizzazione e più in generale per realizzare pienamente l’obiettivo di gigabit society»[3].
- Details
- Hits: 242
Nichilismo adattivo e capitalismo
di Salvatore Bravo
Il capitalismo nell’attuale fase logora ogni memoria identitaria al fine di rendere i soggetti funzioni del sistema, perché vi sia l’esodo dal capitale è fondamentale domandarsi che cosa il capitalismo: violenza e dominio mediante l’adorazione idolatra del plusvalore.
Vi è la violenza percettiva e la violenza psichica, entrambe nella loro azione coordinata producono e disseminano in ogni punto della comunità saccheggiata tensione e privazione. L’abbondanza materiale è consustanziale alla privazione ontologica del bene e dei fini oggettivi.
Il capitalismo deforma la natura umana, bombarda “gli stati canaglia” e saccheggia l’ambiente; a livello psichico sottrae memoria, contenuti e identità per rendere i soggetti flessibili e adattivi. La percezione del mondo è alterata dal frastuono delle immagini e dei suoni, si tutto regna la cinesi della dispersione. La velocità mito e croce della modernità divide il soggetto da se stesso e dalla comunità. Non si ascolta il corpo vissuto, le relazioni si consumano velocemente, per cui la percezione è distorta al punto da fondare il soggetto deterritorializzato, regna la scissione in ogni direzione relazionale. L’alterazione è tale che il soggetto diviene incapace di distinguere il mondo reale dall’immaginario indotto. Confusione e caos sono i mali in cui il soggetto precipita.
Per trasformare i popoli in materiale inerte il capitalismo sottrae loro la lingua e la storia. Senza lingua non vi è logos, ma solo un soggetto sempre più simile al “niente”.
Il caso italiano è emblematico: l’anglo-italiano si coniuga con l’ostracismo perenne alla tradizione culturale e filosofica italiana.
- Details
- Hits: 339
L'oppio delle masse arabe e la cocaina di Israele
di comidad
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista contestava ai governi dei paesi arabi “il rifiuto testardo al riconoscimento di Israele, vero oppio per quelle masse immiserite e incolte”. Ma, con tutta la buona volontà, riconoscere cosa? Le masse arabe saranno anche “immiserite e incolte”, però si sono accorte del fatto che Israele non ha mai chiarito quali siano i suoi confini territoriali, cioè dove intende fermarsi e neppure se intende fermarsi.
Le diatribe pretestuose su antisionismo e antisemitismo sono a loro volta nuvole di una fumeria d’oppio, mentre la domanda concreta su quelli che Israele considera i propri confini definitivi non se la fanno soltanto i palestinesi, ma soprattutto i libanesi e i siriani, visto che sono in gioco le loro fonti idriche.
- Details
- Hits: 299
I successi del boicottaggio al regime israeliano: il caso McDonald's e l'app "No Thanks"
di Agata Iacono
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo.
A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione.
Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola goccia insistente sta scavando la roccia.
McDonald's è costretta a riacquistare il franchising israeliano. L'azienda si riprenderà 225 punti vendita dopo che il franchising è diventato un punto di riferimento per le proteste contro il genocidio del popolo palestinese. La catena di fast food è stata oggetto di boicottaggio, soprattutto dopo la dichiarazione di aver fornito pasti gratuiti ai militari israeliani dal 7 ottobre.
McDonald's Corporation ha dichiarato che il franchising israeliano "ha agito senza l'approvazione della sede centrale". McDonald's aveva respinto quelle che aveva definito "notizie inesatte" da parte della rete internazionale BDS (Boicottando Disinvestimento Sanzioni), sulla sua posizione nei confronti di Gaza.
- Details
- Hits: 171
Ancora su Julian Assange, sì ancora e ancora, fino alla libertà
di Alberto Bradanini
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte.
Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più esecrabile è costituito dall’emergere della verità. Avendo coltivato l’impudenza di esporre al mondo i crimini commessi da americani e britannici in Iraq e Afganistan, esercitando la professione di giornalista, egli deve morire!
Quel bel tomo di H. Kissinger affermò un giorno che occorreva far rinsavire il popolo cileno che aveva osato votare per Allende, con le buone o con le cattive maniere. In analogia, secondo l’avariata narrativa a guida Usa, democrazia e verità sono valori da difendere solo se non interferiscono con le loro impudicizie e quelle dei loro compagni di merenda. Dietro tale narrativa si celano individui spietati, affetti da gravi patologie e per i quali ricchezze e potere non sono mai abbastanza. Coloro che stanno spingendo il mondo nel baratro della distruzione sono gli stessi che prosperano con il sostegno di politici/burocrati, giornalisti e accademici, tutti ben remunerati con carriere e prebende.
- Details
- Hits: 303
Benvenuti nella seconda guerra mondiale 2.0
di Martino Dettori
La rappresaglia dell'Iran nei confronti di Israele ha fatto salire la tensione in Medioriente e tutti parlano di rischio di WW3, ma la verità è un po' diversa
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai sociopatici dell’anglosfera e dai loro viceré, è difficile credere che la loro sociopatia arrivi fino al punto da considerare l’autodistruzione un’opzione.
Perciò, oggi l’unica guerra che costoro sono disposti a combattere, è una guerra mondiale a pezzi, fatta di sanzioni economiche, terrorismo e guerre regionali, il cui scopo è mantenere alta la tensione e l’egemonia che si sono costruiti pezzo per pezzo con la fine della seconda guerra mondiale e la vittoria strategica contro l’URSS quarantacinque anni dopo.
- Details
- Hits: 581
Il 2024: l’anno di Vladimir Putin
di Fulvio Bellini
“Dici che Hitler è morto da così tanti anni, 80 anni. Ma il suo esempio continua a vivere. Le persone che hanno sterminato ebrei, russi e polacchi sono vive. E il presidente, l’attuale presidente dell’Ucraina di oggi, lo applaude nel parlamento canadese, fa una standing ovation! Possiamo dire di aver sradicato completamente questa ideologia se ciò che vediamo accade oggi? Questo è ciò che è la denazificazione nella nostra comprensione. Dobbiamo sbarazzarci di coloro che sostengono questo concetto e sostengono questa pratica e cercano di preservarla: ecco cos’è la denazificazione. Questo è ciò che intendiamo.”
Vladimir Putin intervistato da Tucker Carlson, 9 febbraio 2024
Premessa: il ritorno della Realpolitik
La recente intervista a Vladimir Putin da parte di Tucker Carlson, da taluni qualificata come l’intervista del secolo forse esagerando, è stata però una delle più rilevanti rilasciate dal presidente russo da quando è in carica, e ormai sono passati 25 anni. I numerosi temi toccati erano formalmente indirizzati al popolo americano, ma sostanzialmente diretti ad alcune élite presenti su entrambe le sponde dell’Atlantico: sulla costa occidentale alla classe dirigente definita dei “texani” (si ricorda che le altre sono quelle dei “bostoniani” e dei “californiani”), cioè ai rappresentanti dell’America più profonda e tradizionale e che si appresta a ridare il proprio appoggio a Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali; su quella orientale alle élite che si erano recentemente riunite a Davos, per il loro tradizionale simposio, tanto formale nei summit ufficiali, quanto sostanzioso in quelli riservati.
- Details
- Hits: 526
Il pericolo di una guerra mondiale è reale?
di Serge Marchand, Thierry Meyssan
Una guerra atomica è possibile. La pace mondiale dipende dall’abilità degli Stati Uniti, sotto ricatto dei “nazionalisti integralisti” ucraini e i “sionisti revisionisti”. Se Washington non fornirà loro le armi per massacrare i russi e i palestinesi di Gaza non esiteranno a scatenare l’Armageddon
Le guerre in Ucraina e a Gaza hanno suggerito a molti responsabili politici di primo piano il paragone tra l’attuale periodo e gli anni Trenta del secolo scorso, inducendoli a evocare la possibilità di una guerra mondiale. Sono timori fondati o semplice retorica per spaventarci?
Per rispondere alla domanda riassumeremo fatti che il pubblico ignora, ma che sono noti agli specialisti. Lo faremo con distacco, correndo il rischio di sembrare insensibili a questi orrori.
Innanzitutto distinguiamo tra il conflitto in Europa orientale e quello in Medio Oriente. Hanno solo due punti in comune:
– Non rappresentano una posta significativa in sé, ma una sconfitta dell’Occidente, già battuto in Siria, segnerebbe la fine dell’egemonia occidentale sul mondo.
– Sono entrambi alimentati da un’ideologia fascista, quella dei “nazionalisti integralisti” ucraini di Dmytro Dontsov [1] e quella dei “sionisti revisionisti” israeliani di Vladimir Ze’ev Jabotinsky [2]; due gruppi alleati dal 1917, ma entrati in clandestinità durante la guerra fredda, quindi sconosciuti al grande pubblico.
Per contro, tra i due conflitti esiste un’importante differenza:
– Sul campo di battaglia combattono con la stessa furia, ma i “nazionalisti integralisti” sacrificano i propri connazionali (in Ucraina sono rimasti pochissimi uomini validi di meno di trent’anni), i “sionisti revisionisti” sacrificano invece persone loro estranee: i civili arabi.
Queste guerre rischiano di generalizzarsi?
- Details
- Hits: 256
Tre secoli di guerra mondiale
di Lelio Demichelis
Tre secoli di rivoluzione industriale, tre secoli di guerre mondiali alla biosfera, all’uomo, alla libertà. Incessanti e crescenti quanto a uso di strumenti di guerra tecnologici, economici e ideologici, senza mai vera pace
Tre secoli di guerre mondiali che riassumiamo qui brevemente, per poi scendere nel dettaglio dell’analisi.
Guerra alla biosfera, cioè la Terra intesa come una miniera da sfruttare “fino a che non sarà consumato l’ultimo quintale di carbone” – Max Weber e il capitalismo come gabbia d’acciaio; guerra militare tra gli uomini e le nazioni e tra complessi militari-industriali. Guerra agli uomini ridotti a forza-lavoro e con la valorizzazione capitalistica di tutto e di tutti – in più il Mediterraneo come cimitero di migranti e i Cpr/lager. Guerra alla libertà e all’autonomia individuale illuministica – e guerra a Kant che voleva un uomo capace di uscire dalla minorità in cui è catturato e chiuso dal potere, nonché guerra alla ricerca kantiana di una pace perpetua nel mondo; guerra alla libertà/possibilità/capacità degli uomini – intesi come collettività/società/classe (così per il marxismo) – di immaginare e poi costruire un mondo diverso, umano e umanistico, cioè ancora guerra agli uomini che non devono diventare soggetti costruttori di storia ma oggetti assoggettati alla storia decisa da altri. E guerra alla democrazia, perché tecnica e capitalismo sono strutturalmente anti-democratici, imponendosi come dati di fatto immodificabili e indiscutibili – e allora dovremmo urgentemente riprendere con convinzione e determinazione la distinzione, rivendicandone il superamento con la trasformazione della prima nella seconda – tra democrazia formale e democrazia sostanziale. E soprattutto dovremmo riconoscere che tutta la storia della modernità occidentale e poi globale è storia del capitale, dell’industria, della tecnica e del profitto privato, ma con le premesse nel primo colonialismo e in Cartesio e in Bacone e in quella che definiamo razionalità strumentale/calcolante-industriale. Ma entriamo nel dettaglio.
- Details
- Hits: 270
La Cina di Xi Jinping. O il contrario?
di Romeo Orlandi
Prima Mao Tse Tung, dopo Deng Xiaoping, ora Xi Jinping. Tre figure che, tenuto conto delle debite e notevoli differenze, hanno guidato e cambiato a loro modo la Cina.
È proprio l'attuale Presidente il protagonista dell'articolo odierno di Romeo Orlandi che spiega con perizia le direttive seguite da Xi nella sua azione di governo: mettere in discussione il modello economico basato sull'ossessione per la crescita; attaccare le posizioni di rendita che si annidavano nel partito, nelle aziende di stato, nel governo; avocare alla sua segreteria tutti gli aspetti della sicurezza del paese.
* * * *
Lo scorso ottobre Xi Jinping ha sconfitto i suoi oppositori – anche quelli che applaudono all'unanimità formale – con la sua conferma a Segretario Generale del Partito comunista cinese. Le altre due cariche – Presidente della Repubblica e Capo della Commissione Militare – gli sono giunte a breve distanza. Nessuno, nella Cina dopo la sua apertura mezzo secolo fa, ha accumulato tanto potere, senza limite alla scadenza degli incarichi. La novità impone un interrogativo cruciale: Xi Jinping sta guidando la Cina, fino a cambiarla, oppure il paese ha bisogno di un uomo forte e lui rappresenta la migliore soluzione? La risposta ovviamente è complessa e pesca delle verità in entrambe le soluzioni avanzate. Tuttavia gli osservatori internazionali – anche tra i più avvertiti – hanno largamente evidenziato la prima ipotesi. Probabilmente l'impatto mediatico impone scorciatoie analitiche o titoli eccessivamente sintetici, dove prevale la personalizzazione: Xi Presidente a vita, uomo solo al comando, onnipotente come Mao. Tutto vero, seppure incompleto. È probabilmente utile iniziare a capire partendo da Pechino.
- Details
- Hits: 245
Approvato il DEF: il Governo nasconde l’austerità
di coniarerivolta
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici.
Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco da un lato quanto spenderà per servizi pubblici, pensioni, sanità, infrastrutture, spesa sociale, scuola, università, ricerca, cultura, e dall’altro come finanzierà quella spesa, cioè a dire quale parte di quella spesa sarà coperta dalle tasse (e dunque dalle risorse tratte dalle tasche dei cittadini) e quale parte, invece, sarà coperta attraverso il debito pubblico, prendendo a prestito risorse.
Nel DEF approvato il 9 aprile dal Consiglio dei Ministri, tutte queste informazioni sono state omesse: il Governo ha deciso di affiancare al quadro tendenziale, che rappresenta le stime circa l’andamento macroeconomico del Paese a parità di condizioni (quindi senza un intervento correttivo del Governo).
- Details
- Hits: 272
Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica
di Piccole Note
"Ora siamo un impero e, quando agiamo, creiamo la nostra realtà", questo il credo a cui rispondono i nostri media, anche sui resoconti, striminziti, dell'ultimo rischio corso dalla centrale nucleare
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale.
L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite
E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare una nuvola radioattiva al confronto della quale quella di Chernobyl sarebbe stata una barzelletta, essendo quella di Zaporizhzhia la centrale atomica più grande d’Europa.
Pochi e stringati gli articoli e, al solito, debordanti sciocchezze. Due casi esemplari, con Repubblica che, pur ricordando che la centrale atomica è da “due anni occupata dai russi”, riferisce che “Russia e Ucraina si accusano a vicenda”.
- Details
- Hits: 225
Curare la colpa
di Emma Bracci
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani.
Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei baci rubati e quei libri non ancora letti che, forse, rimarranno immobili sulla nostra mensola.
Senso di colpa per essere in vita.
La colpa appare come un’entità, ci guarda, osserva i nostri movimenti e invade i nostri pensieri. Questo sentimento è profondamente radicato nella cultura della nostra società; esso può rappresentare il simbolo di un rimpianto, di estremo individualismo o di autocritica declinata come esasperata responsabilità. Anche in un momento di serenità la colpa è sempre lì, a ricordarci che in fondo qualcosa può sempre andar male e fuoriuscire dai binari prestabiliti. La colpa è come una sentinella, è presente proprio quando siamo assenti a noi stessi. La colpa è un tribunale, non perde occasione di incolparci insistentemente.
- Details
- Hits: 270
Non è un mondo per far figli
di Dante Barontini
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo.
Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili.
Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati sono stati l’anno scorso 379mila, oltre il 60% in meno del milione e più registrato nel 1964.
Appare scontato, come sempre, che il “tasso di sostituzione” generazionale – a questo livello – non garantisce più la tenuta complessiva del paese, sia per quanto riguarda la produzione di ricchezza, sia per tenuta dei conti pubblici futuri (meno gente al lavoro significa meno entrate fiscali), sia – persino – per le fantasie macabre dei guerrafondai che cominciano a indicare la “leva obbligatoria” come via maestra per contribuire alla guerra contro Russia, Cina e chiunque capiti a tiro.
- Details
- Hits: 440
Una guida alla lettura del futuro (e del presente)
di Norberto Fragiacomo
Una volta che sia stato rimosso il passato (quello prossimo insieme al remoto) e la Storia sia stata ridotta a cronaca giornalistica, se non a un pettegolezzo incentrato sul qui e ora, qualsiasi accadimento presente acquista un carattere di inedita novità, il raffronto con vicende precedenti diviene improponibile e, di conseguenza, risulta agevole per un sistema informativo monopolistico convincere il suo uditorio che una narrazione di comodo o addirittura artefatta sia veridica.
Lo schema da seguire è abbastanza semplice, e in genere si rivela efficace: il messaggio da diffondere non dev’essere troppo complesso e va ripetuto senza modifiche sostanziali fino allo sfinimento, affinché si imprima nelle menti del gruppo bersaglio e assurga a “senso comune”; per funzionare deve fare appello alle emozioni piuttosto che alla riflessione, gratificando l’ascoltatore (crociata antirussa) o, all’opposto, colpevolizzandolo (tema migranti). Ovviamente il propalatore ha necessità di accreditarsi agli occhi del proprio pubblico, sfoggiando un’autorevolezza derivante dal ruolo ricoperto all’interno della società oppure da un “certificatore” terzo, che può essere un’autorità morale o una disciplina scientifica. Più la versione è banale e manichea e meglio attecchisce, ma occorre ridurre – e ove possibile eliminare – le interferenze: le critiche espresse da chiunque contraddica la “verità rivelata” non vanno perciò prese in considerazione, ma ridicolizzate assieme al dissenziente, oggetto di un’azione delegittimante e demolitrice.
- Details
- Hits: 455
Mamma li Russi! Ma i vertici europei temono i loro elettori più di Putin
di Gianandrea Gaiani
Negli ultimi due anni ci siamo sorbiti continue prediche sulla disinformazione di russi, filo-russi e “putiniani” nonostante anche Ucraina, UE, NATO e i governi occidentali ci abbiano “bombardato” di bufale, fake-news e propaganda che, a dispetto dell’intenso fuoco mediatico, non sembrano aver prodotto grandi risultati osservando l’orientamento dell’opinione pubblica europea rispetto al conflitto.
Anche in passato ci siamo occupati di come i media abbiano seguito per lo più da “tifosi” il conflitto in Ucraina (vedi l’editoriale “Credere, Obbedire, Soccombere” del febbraio 2023) ma recentemente alcune vicende hanno riportato questo tema alla ribalta.
Due importanti direttori di testate giornalistiche, Paolo Liguori alla testa di TGCOM24 e Maurizio Belpietro che dirige Panorama e La Verità, hanno espresso su questo tema valutazioni impietose. Liguori ha sottolineato come i media statunitensi siano molto più liberi di quelli italiani ed europei per la diffusione di notizie e valutazioni sul conflitto in Ucraina e il ruolo di Stati Uniti e Occidente nel favorirlo che la gran parte dei nostri organi d’informazione ignorano mentre, commentando la vittoria elettorale di Putin, Belpietro ha accusato media e politici di aver mentito per due anni.
Critiche confermate anche dal taglio con cui sono state diffuse un paio di notizie nei giorni scorsi. Leggendo i titoli di buona parte dei media italiani il 28 marzo scorso sembrava che Vladimir Putin avesse minacciato di aggredire NATO ed Europa nonostante che la notizia da titolo cubitale per prima pagina e apertura dei TG avrebbe dovuto essere di taglio opposto considerato che Putin ha definito l’ipotesi di attaccare nazioni europee una “totale assurdità”.
- Details
- Hits: 221
Al ladro! Anarchismo e filosofia di Catherine Malabou
di Marc Tibaldi
Al ladro! Anarchismo e filosofia di Catherine MalabouElèuthera, Milano 2024, 374 pagine, 23 euro
Non è un libro per gli anarchici, è per tutti, proprio perché segnala spie d’allarme, nodi da sciogliere, connessioni necessarie, che possono servire a ogni individuo o gruppo sociale che voglia agire in maniera efficace nella realtà. Qual è il nocciolo duro dell’anarchismo politico? L’anarchismo condivide con altri pensieri politici concetti, tensioni, pratiche: solidarietà, mutuo appoggio, autogestione, federalismo, non sono patrimonio esclusivo del movimento che fa riferimento a pensatori quali Proudhon, Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Goldman, eccetera. Quello che invece è peculiarità del solo anarchismo è la messa in discussione, la negazione, di ogni autorità, potere, dominio (su differenze e analogie tra questi concetti è ancora dirimente il saggio di Amedeo Bertolo, pubblicato nel 1983 e disponibile in “Anarchici e orgogliosi di esserlo”, Elèuthera: “Il dominio è possesso privilegiato del potere. I detentori del dominio si riservano il controllo del processo di produzione di socialità, espropriandone gli altri”). Ora, si può deridere questa idea come sogno utopico, chi invece vuole ragionare in maniera non banale, senza ripetere gli errori del passato, è obbligato a prenderla in considerazione.
Come fa questo libro che inizia con una definizione precisa dei termini “anarchia” e “anarchismo” e della loro storia, e una panoramica delle questioni politiche contemporanee che rendono necessario un ripensamento di questi termini e del loro potenziale emancipatorio. Malabou presenta la riflessione di alcuni filosofi proprio sulla questione del potere. “La mia analisi del dominio si concentra su sei pensatori cruciali per la filosofia contemporanea che hanno posto l’anarchia al centro della loro riflessione smarcandosi però dal suo esito, l’anarchismo politico.
- Details
- Hits: 214
Anche l’Italia è un paese fuorilegge?
di Franco Maloberti
Ho letto un articolo di un americano, Karl Sanchez, che sul suo Substack [1] si pone la stessa domanda relativamente agli USA. La sua analisi parte dalla carta delle Nazioni Unite e, in particolare, l’articolo 2, che al punto 3 dice:
Tutti i Membri risolveranno le loro controversie internazionali con mezzi pacifici in modo che la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali non siano messe in pericolo.
Sembra evidente che quanto disposto da questo punto e i successivi siano disattesi non solo dagli USA ma anche da tutte le nazioni che fanno parte della NATO, inclusa l’Italia, e, quindi, sarebbero tutte fuorilegge. Per quanto ci compete, non si può pensare che le controversie tra Russia e Ucraina abbiano riguardato in qualsiasi modo l’Italia, e che l’autorizzino a parteggiare, assieme al cosiddetto occidente, per “difendere” una fazione. In verità, sono stati gli USA, a cui siamo “associati”, che hanno soffiato sul fuoco, istigando e finanziando i contrasti. Tutti sanno che Victoria Nuland è stata protagonista e artefice della politica statunitense in Ucraina (dalla gestione della “rivoluzione del Maidan” nel 2014 al radicamento del controllo di Washington sul governo di Kiev). Il tutto è documentato, incluso il fatto che gli USA hanno investito al dicembre 2013 cinque miliardi di dollari, come ufficialmente indicato dal Dipartimento di Stato USA nel documento [2] e dichiarato dalla stessa Nuland alla US-Ucraine Foundation Conference del 13 dicembre 2013. Solo i ciechi e le cheerleader che si fanno chiamare giornalisti non lo vedono. Dove siano i mezzi pacifici per risolvere le controversie è un mistero e sarebbe bene che il nostro ministro della difesa, ad esempio, spiegasse come le armi inviate in Ucraina (con elenco secretato) siano mezzi pacifici usati dall’Italia per risolvere le controversie internazionali. Se le armi non sono un mezzo che favorisce la pace, allora si deve parlare, anche per l’Italia, di comportamento fuorilegge.
- Details
- Hits: 302
Fascista è chi fascista fa
di Alba Vastano
"… Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c’è in quelli che si credono antifascisti. Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto” (Michela Murgia)
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’.
Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a un’analisi introspettiva, perché emerga la parte nera del nostro modo di vedere il mondo. Solo prendendo consapevolezza della parte buia, insita in noi, eredità dall’eterna storia dei potenti contro i più fragili per privarli della libertà e dominarli, potremmo tentare di recidere drasticamente i relitti di quel buio passato.
Page 1 of 550