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comidad

La concezione della guerra da von Clausewitz a von del Leyen

di comidad

Secondo lo stracitato aforisma di Carl von Clausewitz, la guerra sarebbe la continuazione della politica con altri mezzi. Grazie all’intervento di Ursula von der Leyen del 28 febbraio scorso, quella concezione un po’ naif del vecchio generale prussiano è stata finalmente superata e aggiornata. Secondo la presidente della Commissione Europea la guerra infatti non è altro che continuare a derubare i contribuenti con tutti i mezzi. Non sono stati i soliti complottisti, ma la von der Leyen in persona a richiamare l’affinità con quanto accaduto con i vaccini. La cleptocrate blasonata ha invocato anche per le armi l’attuazione di appalti congiunti, così come era già accaduto per i vaccini e per il gas. Lo sfruttamento non avviene soltanto attraverso il lavoro ma anche con la leva fiscale ai danni dei più poveri, con aumenti di accise e tariffe energetiche, e anche dirottando la spesa dai servizi pubblici agli oligopoli dei farmaci e delle armi, feticizzando le loro inutili e costosissime merci con immaginari contenuti salvifici.

Il crescente trasferimento di reddito dalle classi subalterne alle oligarchie necessita di un’opera di distrazione, che non esiti a far leva anche su sentimenti sacrosanti come il timore della guerra mondiale o come l’orrore per il genocidio.

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carmilla

Alle radici della Rivoluzione industriale: la schiavitù

di Sandro Moiso

Eric Williams, Capitalismo e schiavitù. Il colonialismo come motore della Rivoluzione industriale, Meltemi editore, Milano 2024, pp. 370, 24 euro

Eric Eustace Williams (Trinidad, 25 settembre 1911 – Trinidad, 29 marzo 1981) è stato professore di Scienze politiche e sociali presso l’Howard University di Washington D.C. Fondatore nel 1956 del partito “People’s National Movement” di Trinidad e Tobago, è considerato da alcuni come il “padre della nazione” dopo aver portato la colonia britannica all’indipendenza il 31 agosto 1962 e allo status di repubblica il 1º agosto 1976, divenendone anche Primo ministro, carica che ricoprì fino alla sua morte.

E’ considerato come uno dei più noti storici dei Caraibi, insieme a Cyril Lionel Robert James, soprattutto per il suo libro intitolato “Capitalismo e schiavitù”, appena pubblicato in Italia da Meltemi editore. Frutto di uno studio del 1944, la ricerca costituisce un’opera imprescindibile per la comprensione dello sviluppo e del successo dell’Impero britannico e della Rivoluzione industriale.

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linterferenza

La partita truccata dell’Occidente

di Norberto Fragiacomo

Nel febbraio 2022 (lo scrissi già all’epoca) Vladimir Putin assunse forzatamente l’iniziativa, reputando un azzardato salto nel buio meno pericoloso della supina accettazione dell’imminente insediamento di truppe e missili NATO a un tiro di schioppo da Mosca. La dimostrazione di forza avrebbe dovuto convincere gli ucraini a scendere a più miti consigli, ma i conti non vanno mai fatti senza l’oste, in veste stavolta di sponsor e “suggeritore”.

Alla luce degli avvenimenti successivi direi che, dopo il sabotaggio angloamericano dei colloqui di pace della primavera 2022, il presidente russo ha optato in Ucraina per una guerra convenzionale, prolungata e a bassa intensità (malgrado l’ecatombe di uomini in divisa).

La scommessa si basava sull’ipotesi che USA e sottordini avrebbero sì sostenuto gli ucraini, ma in maniera poco più che simbolica, per poi tirarsi indietro come hanno fatto (dopo lustri, però!) in Iraq e in Afghanistan. In effetti le copiose forniture militari a Kiev non sono bastate a garantire un’improbabile vittoria totale (terrestre) sulla Russia, ma la sbandierata volontà di riconquista delle regioni annesse, Crimea compresa, non corrispondeva probabilmente alle reali intenzioni. I piani dovevano essere più complessi, subdoli e ambiziosi.

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lantidiplomatico

Le menti degli uomini disperati

di Scott Ritter - Consortium News

"O malvagità, sei veloce a entrare nei pensieri degli uomini disperati!"

—Romeo e Giulietta, Atto 5, Scena 1

Con queste parole, William Shakespeare, l'immortale bardo, cattura la psicologia degli uomini che, credendo di trovarsi di fronte a una situazione per la quale non c'è speranza di risoluzione, intraprendono azioni che inevitabilmente li condurranno alla morte.

Anche se ambientata nella Mantova del XIV secolo, in Italia, la tragedia di Shakespeare potrebbe facilmente essere trasportata nel tempo fino alla Francia di oggi, dove il presidente francese Emmanuel Macron, nel ruolo di un moderno Romeo, dopo aver appreso della scomparsa del suo vero amore, l'Ucraina, decide di commettere suicidio incoraggiando l'invio di truppe NATO in Ucraina per confrontarsi militarmente con la Russia.

Macron stava ospitando la scorsa settimana una riunione di crisi, convocata per discutere delle condizioni deteriorate sul campo di battaglia in Ucraina a seguito della cattura russa della città fortezza di Adveevka. Alla riunione hanno partecipato alti rappresentanti degli Stati membri della NATO, tra cui gli Stati Uniti e il Canada.

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altrenotizie

AIPAC, l’arma di Israele

di Michele Paris

Con il genocidio palestinese in corso da quasi cinque mesi, la gravissima crisi nella striscia di Gaza e i crimini di Israele sono al centro della campagna elettorale anche negli Stati Uniti. L’opposizione alle politiche di totale complicità dell’amministrazione Biden si sta rapidamente allargando, fino a includere un certo numero di membri del Congresso, in buona parte riconducibili all’ala “progressista” del Partito Democratico. Quest’ultima fazione non avrà però vita facile alle urne, nonostante il largo consenso che trova tra gli elettori la causa palestinese.

Contro i candidati che intendono assumere un’attitudine anche moderatamente critica dello stato ebraico si scaglierà infatti la vera e propria macchina da guerra della lobby sionista AIPAC (“American Israel Public Affairs Committee”), pronta a spendere una cifra vicina ai 100 milioni di dollari per affondare gli aspiranti alle cariche elettive non sufficientemente asserviti agli interessi israeliani.

Un recente articolo pubblicato dalla testata on-line Politico ha fatto luce sulla strategia di AIPAC in questa tornata elettorale. Il gruppo di pressione filo-israeliano si è già messo in azione per le primarie e tra i suoi obiettivi principali c’è la promozione di candidati favorevoli a Israele in competizioni del Partito Democratico dove sono impegnati deputati o aspiranti tali che hanno espresso una qualche condanna nei confronti dei massacri commessi dal regime di Netanyahu.

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marx xxi

I perché di questa inutile guerra e come se ne esce

di Jeffrey Sachs

La guerra d’ucraina compie due anni. Due anni di massacri, morti, distruzioni e dissesti economici che avrebbero potuto essere facilmente evitati. La verità è venuta a galla: questa è una guerra causata da un cinico sforzo trentennale degli Stati Uniti per mantenere la Russia debole, anche attraverso l’espansione della Nato in Ucraina. L’Europa, purtroppo, è uno dei due grandi sconfitti della politica statunitense, il più grande dei quali è naturalmente l’ucraina.

Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli Usa non avessero spinto per l’allargamento della Nato negli anni 90, contrariamente alla promessa fatta a Gorbaciov nel 1990: la Nato non si sarebbe mossa “di un pollice verso est”. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli Usa non avessero allargato la Nato a 10 Paesi tra il 1999 e il 2004: Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia nel 1999; Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia e Slovacchia nel 2004. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se la Nato non avesse bombardato Belgrado per 78 giorni di fila nel 1999, facendo a pezzi la Serbia. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli Usa non avessero abbandonato unilateralmente il Trattato sui missili anti-balistici e non avessero iniziato a schierare i missili Aegis vicino alla Russia.

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lantidiplomatico

Reflazione salariale e nazionalizzazioni: prendiamo esempio dalla Cina

di Pasquale Cicalese

Ho parlato con un mio caro amico economista, forse il migliore di Italia. No extratasse su banche. A partire dalla crisi dei subprime del 2008 e i rendimenti negativi hanno perso molti soldi e la stretta del credito era molto piu' forte.

La Bce li spinse a pulirsi dei crediti deteriorati, di cui parlo in Piano contro mercato e a fare aumenti di capitale. Molto meglio la nazionalizzazione con il ritorno della Riforma Bancaria del 1936 di Menichini, futuro governatore della Banca d'Italia nel dopoguerra. Per quanto riguarda il capitalismo delle bollette occorre studiare caso per caso perché diversi hanno contratti con il gas americano, visto che i "politici" e l'Ue ci costringono a comprare gas yankee.

Il lato su cui giocare dopo 30 anni è la scala mobile, l'inflazione una volta nella vita deve aumentare tramite reflazione salariale. Anche nel capitalismo delle bollette occorre nazionalizzazioni come fece Fanfani nel 1963 con l'Enel.

Magari iniziando con le municipalizzate privatizzate da centrosinistra e centrodestra. In ultimo è la reflazione salariale, simil cinese, che prende spunto dalla Prima Repubblica, la chiava di volta per arrestare l'immiserimento delle classi medio basse e della stessa classe media.

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contropiano2

Il Corriere della Sera e le minacce alla «pace universale»

di Fabrizio Poggi

L’editoriale del Corriere della Sera del 3 marzo, dal titolo “I pericoli del declino americano” e firmato da Antonio Polito è un inno all’ignoranza (voluta, per carità, sia chiaro). Però elevata a proclama pubblico di genuflessione al colonialismo culturale; laddove la colonia è, come al solito, quella italiana.

D’altronde, il percorso “politico” dell’estensore del servizio riassume – in Wikipedia veritas, qualche volta – lo scompiglio patito da tutta una conventicola di personaggi, diventati “famosi” (“alla maniera di Erostrato”, avrebbe detto il buon Ilic’) passando dal giurare di “Servire il popolo” di brandiraliana memoria, al lagrimare di fronte a un “Servo del popolo” di ispirazione banderogolpista, senza saltare nessuna delle tappe d’obbligo sulla via euroliberale.

«L’impotenza della superpotenza rende il mondo più pericoloso, non più pacifico», assicura l’ex Senatore di PD-Ulivo. Non possiamo non concordare, anche se, con ogni probabilità, per ragioni opposte: il declino dell’imperialismo yankee lo rende davvero più pericoloso, soprattutto per i suoi tentativi via via più affannosi di non perdere la supremazia mondiale.

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lindipendente

L’ONU conferma: a Gaza i bambini iniziano a morire di fame

di Dario Lucisano

Più di 13.000 bambini palestinesi sono morti dall’inizio dell’invasione di Gaza, la maggior parte dei quali come effetto dei bombardamenti aerei, dei colpi di carro armato o di artiglieria e dei fucili dei soldati israeliani. Adesso, i bambini palestinesi muoiono di stenti per la fame e la disidratazione. Il ministero della Salute di Gaza ha dichiarato che 15 bambini sono morti per queste cause soltanto nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nel nord di Gaza, e ieri l’ONU ha dato conferma della situazione di assoluta carestia in cui si trovano i bambini palestinesi, attraverso un report in cui sostiene senza mezzi termini che nel nord di Gaza “i bambini stanno morendo di malattie legate alla fame e soffrendo gravi livelli di malnutrizione”. La questione della fame a Gaza è ormai sempre più al centro dell’attenzione, soprattutto dopo l’inizio dell’invio di aiuti via aria portato avanti da numerosi Paesi; questi, tuttavia, si stanno rivelando limitati e insufficienti a svolgere il compito di fornire sostegno umanitario alla popolazione palestinese, sempre più costretta alla fame. L’unica strada, secondo l’ONU, è quella battuta, che tuttavia è direttamente bloccata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che pattugliano il confine.

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piccolenote

Ucraina, la guerra persa. Senza proiettili e senza uomini

di Piccole Note

In attesa di una nuova legge sulla coscrizione massiva, a rischio proteste, l'Ucraina ha poche munizioni. Anche a causa delle sanzioni contro la Cina....

La macelleria ucraina prosegue a ritmo continuo, con un incremento negli ultimi giorni perché, perse le roccaforti a difesa di Adviika, le forze ucraine non hanno baluardi dietro cui ripararsi e anche i contrattacchi continui hanno come unico effetto quello di mandare i soldati a morte certa (d’altronde è la specialità del nuovo comandante in capo, Oleksandr Syrsky, che per tale motivo si è attirato dai suoi soldati l’epiteto di “macellaio“).

 

Le sanzioni sul cotone e la nuova legge sulla coscrizione

Quanto all’assenza delle linee di difesa è istruttivo un servizio dalla CNN, che spiega come le autorità avessero promesso e investito soldi per realizzarle, ma non sono mai state fatte. D’altronde, la corruzione è dilagante in Ucraina, come dimostra, solo per fare due esempi, l’incremento dei ricchi e dell’acquisto di auto di lusso (gli aiuti all’Ucraina…). 

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acropolis

Il bilancio reale delle vittime a Gaza è di almeno 200.000 persone

di Ralph Nader

Proprio come tutti i mass media, molti governi, persino i media indipendenti e i critici della guerra vorrebbero farci credere che tra il 98% e il 99% dell’intera popolazione di Gaza è sopravvissuta, nonostante i malati, i feriti e altri palestinesi che stanno per morire. Questo è del tutto improbabile!

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e Hamas — che Netanyahu ha finanziato nel corso degli anni — hanno un interesse comune nel ridurre il numero di morti e feriti. Ma per motivi diversi.

* * * *

Con un’assistenza sanitaria praticamente inesistente, senza farmaci e con malattie infettive che si diffondono soprattutto tra i neonati, i bambini, gli infermi e gli anziani, qualcuno può credere che i decessi abbiano appena superato le 30.000 unità?

Da quando l’incursione di Hamas è penetrata nella sicurezza del confine israeliano a più livelli, il 7 ottobre 2023 (un inspiegabile crollo delle capacità difensive di Israele), 2,3 milioni di Palestinesi completamente indifesi nella piccola enclave affollata di Gaza hanno subito oltre 65.000 bombe e missili, oltre al bombardamento non-stop di carri armati e cecchini.

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Perché la guerra tra Nato e Russia in Ucraina continua?

di Alessandra Ciattini

Autorevoli fonti statunitensi ci spiegano perché la guerra in Ucraina, nonostante le gravi perdite, la mancanza di armamenti adeguati, il taglio dei fondi deve a tutti i costi continuare. Un mondo con la Russia vittoriosa è indigesto all’imperialismo americano.

Dopo il fracaso (ossia la disfatta strategica) della controffensiva ucraina d’estate, più volte baldanzosamente annunciata, appariva qualche speranza che la guerra nel cuore dell’Europa volgesse al termine; invece, continua con la sua striscia di sangue e con gli attacchi terroristici ucraini sul territorio russo (v. Belgorod). Dobbiamo chiederci perché e lo faremo utilizzando citazioni da alcune prestigiose fonti statunitensi.

In primo luogo, riferiamo quanto detto dal portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Matthew Miller, in una conferenza stampa tenutasi lo scorso 20 febbraio. Dopo aver compianto la morte di Alexey Navalny avvenuta per “avvelenamento”, ha affermato a chiare lettere che Washington sta ricavando benefici dal conflitto tra Ucraina e Russia, e per questa ragione sta tentando di convincere il Congresso che l’invio di nuovi aiuti al governo di Zelensky sarebbe in sintonia con gli interessi nazionali degli Usa.

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lantidiplomatico

“Posizioni insostenibili”, i segnali di allarme per gli USA abbondano

di Alastair Crooke - Strategic Culture

"Le elezioni locali di martedì sono state un segnale d'allarme lampeggiante per Israele. I partiti ultra-ortodossi, i gruppi sionisti religiosi e i partiti di estrema destra razzisti - organizzati in poche comunità - hanno ottenuto risultati sproporzionati rispetto alle dimensioni reali dei gruppi che rappresentano. Al contrario, il campo democratico [in gran parte laici liberali ashkenaziti], che per quasi un anno è sceso in piazza ogni settimana per gigantesche manifestazioni a Kaplan Street di Tel Aviv e in decine di località del Paese, non è riuscito nella maggior parte dei casi a tradurre la rabbia in guadagni elettorali nei governi locali.

“Un'altra conclusione da trarre dalle elezioni", continua l'editoriale di Haaretz, "è la crescente somiglianza tra il partito di governo Likud e il partito di estrema destra Otzma Yehudit (Supremazia ebraica) di Ben Gvir. A Tel Aviv, i due partiti si sono presentati insieme, in una mossa che era inimmaginabile nel Likud pre-Benjamin Netanyahu... Da questo possiamo imparare che il Likud sta cambiando: Meir Kahane [un fondatore della destra radicale ebraica e del partito Kach] ha sconfitto Ze'ev Jabotinsky; la supremazia ebraica e il trasferimento forzato di popolazione hanno sostituito la libertà".

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comedonchisciotte.org

Achtung alle trappole antifasciste e meloniane: al varco eravamo e saremo soli

di Konrad Nobile

Mercoledì 28 febbraio il presidente del Consiglio, nel corso di un’intervista condotta dal direttore del TG2, ha dichiarato di non essere disposto a prendere lezioni da quelli che, precedentemente al governo, facevano inseguire gli italiani dai droni o “sparavano con gli idranti sui lavoratori seduti a terra”.

Questa è stata la sferzata che la premier Meloni ha rivolto alle opposizioni parlamentari impegnate strumentalmente nell’incalzarla sulle cariche pisane della Celere.

Il tema della carica degli uomini del Reparto Mobile sugli studenti di Pisa è diventato infatti oggetto di interessate strumentalizzazioni sia da parte dei partiti d’opposizione, PD e 5 Stelle in primis, che naturalmente dei molti figuri, partitini e movimenti sinistri dal manto più radicale e “antagonista”, avvezzi a gridare come papere all’onnipresente “pericolo fascista” e alla democrazia sotto attacco. Realtà, queste, tanto pronte a stringere il pugno contro il “fantafascismo” quanto a sostenere i più grandi scempi (come il fanatismo LGBTQIA+) e ad avvallare le più plateali privazioni di libertà, queste sì veramente di stampo fascista, della nostra storia recente e le correlate politiche discriminatorie, manifestatesi con l’introduzione delle tessere verdi e degli obblighi vaccinali.

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lantidiplomatico

Il Rubicone della NATO

di Giuseppe Masala

È chiaro a tutti che dopo la caduta di Avdeevka per l'Ucraina la situazione del conflitto con la Russia si è fatta pressoché insostenibile: truppe esauste e prive di quella rotazione tra reparti fondamentale per avere un esercito efficiente, carenza di munizioni e attrezzature, copertura aerea ormai sempre più scarsa se non inesistente e, infine, il rubinetto dei finanziamenti del governo di Washington ormai chiuso a causa delle barricate elevate nel Congresso da parte dei Repubblicani.

Pesa su Kiev, come è evidente, soprattutto il mancato finanziamento da parte di Washington perché ciò ovviamente comporta una sostanziale interruzione del flusso di attrezzature, armi e munizioni necessarie per tenere testa all'esercito russo. In questo tornante difficilissimo l'Europa sta provando in tutti i modi a sopperire al blocco dei flussi di risorse finanziarie e militari provenienti da Washington con il fine di tenere in piedi l'esercito ucraino evitando una disfatta di proporzioni simili a quelle che l'Italia subì a Caporetto.

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intelligence for the people

Il genocidio culturale di Gaza

di Roberto Iannuzzi

Ciò che sta accadendo a Gaza è un processo di annientamento che compromette il patrimonio culturale, l’identità, l’esistenza fisica e spirituale dell’intera popolazione della Striscia

Dall’inizio della campagna israeliana di bombardamenti a Gaza, lo scorso 7 ottobre, la Striscia è divenuta un’enclave di morte, sradicamento e distruzione. Oltre 30.000 palestinesi sono rimasti uccisi, più di 70.000 sono i feriti, molti dei quali hanno perso arti e/o saranno soggetti a disabilità permanenti.

Fra i civili, sono stati colpiti anche medici, operatori umanitari, professori, scienziati, artisti – cancellati insieme alle loro famiglie. Oltre 100 giornalisti sono caduti sotto il fuoco israeliano.

Le operazioni belliche di Israele nella Striscia costituiscono uno dei più violenti attacchi militari dalla fine della seconda guerra mondiale. Non vi è alcuna reciprocità nel conflitto, visto che Gaza non ha un esercito, e che i miliziani di Hamas, si limitano ormai – al più – ad azioni di guerriglia.

Ampie porzioni della Striscia sono state “ripulite” dai loro abitanti. Circa l’85% della popolazione è sfollata all’interno dell’enclave. I bulldozer israeliani hanno raso al suolo e devastato terreni agricoli, serre, frutteti che avevano impiegato anni per crescere, condannando alla fame gli abitanti di Gaza che sopravviveranno ai bombardamenti.

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bastaconeurocrisi

Debito pubblico non è aver vissuto sopra le proprie possibilità

di Marco Cattaneo

La confusione tra debito pubblico e debito estero è una delle più letali, tra le molte in cui si inciampa leggendo i commenti economici dei giornaloni e dei media più o meno paludati.

Il debito pubblico, secondo questi commenti, è l’espressione di “aver vissuto sopra le proprie possibilità”. E a chi non è adeguatamente informato questo può sembrare ovvio e logico. No ?

Beh, non è né ovvio, né logico, né vero.

E una pulce nell’orecchio dovrebbe metterla la constatazione che TUTTI i paesi di un qualche rilievo economico hanno un debito pubblico.

Sì vabbè, si ribatte in genere a chi fa questo osservazione, ma è un problema di livello. Il debito pubblico italiano è “mostruosamente alto” (in realtà è più alto della media ma è poco più di metà di quello giapponese, rispetto al PIL. Ma non è questo il punto). “Un po’” di debito pubblico è normale ma noi ne abbiamo “decisamente troppo”.

Vediamo di chiarire.

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L’illusione meritocratica e il potere attrattivo dell’aristocrazia del talento

di Francesca Fulghesu

Lo slittamento semantico si verifica quando il significato di una parola o di un’espressione muta nel tempo, spesso assumendo connotazioni diverse da quelle originarie. Un termine può cambiare rimandi e senso per varie ragioni, tra cui l’evoluzione culturale, l’uso comune o il cambiamento di contesto. Ma spesso è la politica ad appropriarsi di un vocabolo e travisarne – volutamente o meno – il valore. Distorcendo, così, anche la percezione socialmente condivisa.

Al giorno d’oggi in pochi negherebbero di voler aspirare a una società meritocratica. In Italia, del resto, persino i ministeri contengono la parola “merito” nel nome. Ma cosa significa “merito”? E quanto è insidioso usare questo termine – e addirittura elevarlo a paradigma di riferimento – in modo neutrale, pacificato, presupponendo che sia evidente e inequivocabile cosa è meritevole (o chi è meritevole) e cosa non lo è?

“Meritare” deriva dal latino “mĕrĕo”, verbo della seconda coniugazione con numerosi significati. A seconda del contesto linguistico d’uso, può essere tradotto come meritare, meritarsi, essere degno di qualcosa, guadagnare, ottenere, incassare, ricevere in pagamento, prestare servizio militare, essere o rendersi colpevole, commettere un errore, comportarsi bene o male verso qualcuno, rendere buono o cattivo servizio, prostituirsi, mantenersi prostituendosi.

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contropiano2

In Ucraina va sempre peggio, quindi gli Usa provocano la Cina

di Francesco Dall’Aglio*

Al terzo tentativo in un anno la NATO è finalmente riuscita ad affondare il pattugliatore “Sergey Kotov”: la prima volta attaccato con due droni, la seconda con cinque, stanotte con una decina.

Ho già scritto fino alla nausea del motivo sostanzialmente propagandistico di questi attacchi e delle conseguenze sul prosieguo delle operazioni militari, scarsissime dal punto di vista pratico, ma molto grandi per il dilemma strategico che comportano per la Russia, e non mi ripeterò.

Diciamo che la carta che ieri campeggiava alle spalle di Medvedev ne è un buon indicatore, soprattutto considerando che era circolata per poco tempo all’inizio del conflitto, era sparita dalle posizioni ‟ufficiali” russe e ora torna ad affacciarsi con tempismo sospetto (Medvedev è pur sempre l’ex Presidente della Federazione Russa, ed è sciocco chi crede che parli a caso o solo per fornire una sponda ai nazionalisti per farli fessi e contenti e tenerli buoni. I nazionalisti, se vuoi davvero farli contenti, devono ricevere qualcosa).

Intanto, come volevasi dimostrare, lo scopo è stato raggiunto.

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jacobin

Le prime gocce della tempesta siamo noi

di Luca Pisapia

In Occidente è in atto una contro-rivoluzione, fatta con le armi della politica e della comunicazione dell'estrema destra globale, dove sono incisi i nomi, le date e gli slogan della costruzione di una fortezza chiusa, pura e inalienabile

C’è questa foto di puro orrore, è quella di un ragazzo con il suo fucile. Il ragazzo si chiama Brenton Harrison Tarrant. Il 15 marzo 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda, armato di fucile e di una telecamera montata sul casco, compie nel giro di pochi minuti due stragi. Prima dentro una moschea e poi nei pressi di un centro islamico. Muoiono oltre cinquanta persone: la più piccola ha tre anni, la più anziana settantasette.

Le immagini sono trasmesse in diretta dalla sua telecamera su un noto social network. Sul fucile ci sono incisi dei nomi. C’è il nome di Sebastiano Venier, protagonista della battaglia di Lepanto del 1571 in cui la Lega Santa sconfigge l’Impero Ottomano. C’è il nome di Novak Vujošević, che nella battaglia di Fundina il 2 agosto 1876 uccide 28 nemici turchi. C’è il nome di Nikitas Stamatelopoulos, il greco «mangiatore di turchi» e simbolo della guerra greco-ottomana.

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contropiano2

Il “dossieraggio” travolge l’Antimafia

di Dante Barontini

Il mondo politico, soprattutto di destra, è in rivolta contro una struttura fin qui osannata pubblicamente da tutti, ma che le prime indagini mostrano esser diventata un “potere indipendente” cresciuto in barba a molte regole e a tutte le “opportunità” proprie di una democrazia liberale.

Vicenda complicata, come tutte quelle che si svolgono a metà strada tra poteri “segreti” e ruoli pubblici, ma che si può riassumere così: un ex sostituto procuratore dell’Antimafia e il suo braccio operativo, un tenete della Guardia di Finanza, avrebbero usato il sistema “Sos” (’segnalazioni di operazioni sospette’) per monitorare – senza alcun mandato – le operazioni bancarie di una lunga serie di personalità pubbliche che va da politici in attività (Crosetto, Urso, ecc) fino a “vip” che con la politica (e soprattutto con la mafia) non hanno nulla a che vedere (il sempre presente Fedez, Cristiano Ronaldo, ecc).

Il sistema Sos ha come scopo quello di portare a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia le operazioni per le quali «si sa, si sospetta o si hanno ragionevoli motivi» per sospettare che vi siano in corso oppure che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.

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lantidiplomatico

Dissenso, élites e "anelare alla dittatura"

La risposta di Carlo Rovelli a Mattia Feltri sull'intervista pubblicata da l'AntiDiplomatico

di Carlo Rovelli

Non è rimasta inosservata l'eccezionale intervista di Luca Busca al fisico e grande intellettuale italiano, Carlo Rovelli, pubblicata da l'AntiDiplomatico. Decine e decine le testimonianze di apprezzamento che ci sono giunte in redazione. Una qualità di contenuti e una capacità di comprensione dei fenomeni attuali che è linfa vitale nei tempi bui. Non è rimasta inosservata al punto da urtare la suscettibilità atlantica di Mattia Feltri, direttore dell'Huffington Post, che gli ha dedicato una risposta - "Una storia spaziale" - pubblicata, oltre che dal suo giornale online, anche su La Stampa. Di seguito pubblichiamo la risposta magistrale che Carlo Rovelli ha inviato all'Huffington Post. Non bisogna fare alto che leggerla e rileggerla (A.B.)

*

Caro Mattia Feltri,

ti ringrazio per il tuo commento a una mia intervista. Ti ringrazio per le parole di stima, per l’invito che rivolgi ai lettori a cercare la mia intervista online, e anche per le forti critiche: queste sono sempre buone occasione di scambi di idee. Accolgo l’invito al dialogo e provo a rispondere, in amicizia.

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piccolenote

Navalny stava per essere liberato

di Piccole Note

La presidente della Fondazione di Navalny ha rivelato che l'oppositore del Cremlino stava per essere liberato. Il ruolo di Abramovich e l'obbligato silenzio di Mosca

Subito dopo la morte di Alexej Navalny, la Bild aveva rivelato che l’oppositore del Cremlino stava per essere liberato in cambio di alcuni russi detenuti in Occidente, ma la notizia è stata presto cestinata. Tuttavia, poco dopo, Maria Pevchikh, Presidente della Fondazione Anticorruzione, quella di Navalny, lo ha confermato. E questo cambia tutto, dato il ruolo della stessa e i dettagli rivelati.

 

Navalny: l’accordo era fatto

Prima in una dichiarazione, poi in un video, la Pevchikh ha spiegato che, dopo l’arresto del loro leader, la sua organizzazione aveva avviato una caccia serrata alle spie russe per farne merce di scambio con Mosca. Quindi, hanno iniziato a sollecitare le autorità tedesche e americane perché aprissero negoziati in tal senso, ma non “fecero nulla”.

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lantidiplomatico

L'inquietante accordo militare con Kiev: rischi e scenari

Alessandro Bianchi intervista Fabio Mini

Molti degli elettori che hanno scelto Giorgia Meloni alle scorse elezioni non si sarebbero certo aspettati una politica estera più draghiana di Draghi, più atlantista del direttore di Repubblica Molinari o più filo Zelensky di un’Ursula qualunque. Eppure, l’ultimo viaggio a Kiev da presidente di turno del G7 del nostro premier nella capitale ucraina ha sciolto tutti i dubbi rimasti. L’accordo decennale con cui la Meloni, senza nessun passaggio parlamentare, ha legato il paese al regime di Kiev rimane il lato più oscuro e inquietante.

Nessuno più del generale Fabio Mini, autore di "L'Europa in guerra" (Paper First, 2023) e della premessa al nuovo libro di Giuseppe Monestarolo "Ucraina, Europa mondo" (Asterios, 2024) può aiutarci a fare luce, individuare i dettagli e scenari futuri. Mini è una delle voci più coerenti e forti nel denunciare i rischi connessi all'atteggiamento europeo verso il conflitto in corso. Con i suoi articoli su Limes e il Fatto Quotidiano, è riuscito a rompere la propaganda dominante. Quella propaganda che, come abilmente preannunciato dallo stesso generale, sta portando il nostro continente a un passo da un baratro sempre più visibile.

Abbiamo chiesto al generale Fabio Mini di aiutarci a sciogliere diversi dubbi per “Egemonia”.

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contropiano2

La fine di un consenso ingiustificato. Israele verifica come le è cambiato il mondo intorno

di Sergio Cararo

Alcuni anni fa lo storico israeliano Ilan Pappè inchiodava le responsabilità della comunità internazionale nella complicità con i crimini coloniali israeliani contro i palestinesi chiedendo: “Fino a quando il mondo permetterà a Israele di fare quello che fa?

L’incantesimo sbagliato, che ha consentito decenni di consensi e complicità del tutto ingiustificati a livello internazionale verso Israele, sembra però essersi spezzato in più punti di fronte al genocidio dei palestinesi in corso a Gaza

Perfino in tre importanti paesi dove il livello di servilismo e complicità con lo Stato di Israele appariva inamovibile (Germania, Stati Uniti, Italia), si è rotto il silenzio e si palesano proteste sia verso la politica israeliana sia verso i suoi pervasivi – ma oggi meno efficaci – apparati ideologici di stato.

Mentre non si è ancora spenta né risolta la questione della partecipazione israeliana all’Eurovision, sul piano culturale si sono aperti altri fronti di contestazione contro Israele.

In Germania durante la cerimonia di premiazione del festival del cinema di Berlino sabato scorso ha fatto scalpore il regista statunitense Ben Russell ha accettato il premio per il suo documentario Direct Action indossando una kefiah palestinese sulle spalle e dichiarando che “Naturalmente siamo per la vita e siamo contrari al genocidio, e per un cessate il fuoco in solidarietà con i palestinesi”.

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lantidiplomatico

Sinistra o destra? Guerra di classe

di Pasquale Cicalese

È notte fonda, ho fatto 7:30 di sonno, sto ascoltando Radio Gaga dei Queen. Mi si chiede, con citazioni di canzoni, di ritornare al campo di sinistra, mio naturale approdo. Non vi appartengo dalla delusione della Pantera, ero simpatizzante socialista, rimasi depresso dalla fine della Prima Repubblica, e dalla distruzione degli assetti pubblici e istituzionali fatti con la Seconda Repubblica.

Dopo la laurea volevo lavorare presso la Presidenza del Consiglio come analista economico, ma rinunciai, non volli servire la Seconda Repubblica. Ora c'è una nuova generazione di gente di sinistra, giovani che forse non hanno a che fare con i dinosauri distruttori come Prodi, Draghi ecc. D'altra parte a destra c'è il Premierato e l'autonomia differenziata, miei nemici assoluti.

Mi muovo nel solco della dialettica di guerra, ora gioco con lui, poi gioco con l'altro, fine: l'avanzamento delle istanze dei movimenti operai e contadini. Dal 1994 fino alla sua morte ho seguito la politica estera di Berlusconi, una cosa non gli perdonai (ma era minacciato): la morte di Gheddafi, l'ho scritto in 50 anni di guerra al salario. Ho frequentato gente di Potere Operaio, del 77, ex brigatisti, ex Prima Linea, a Crotone vedevo negli anni settanta, anche in ambito familiare, la lotta di classe, tramandata dalle lotte bracciantili degli anni 50.

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sinistrach

La Cina rompe gli indugi e si schiera con il popolo palestinese: “la lotta armata contro il colonialismo è un diritto!”

di Redazione

Mentre la Casa Bianca pone veti su veti per impedire il cessate il fuoco e nelle cancellerie europee continua il silenzio di fronte al genocidio in Palestina a opera del regime sionista, il governo cinese ha rilasciato una coraggiosa dichiarazione in cui afferma il diritto del popolo palestinese a impegnarsi nientemeno che nella lotta armata per la sua liberazione. Si tratta di un messaggio fortissimo per una diplomazia, quella cinese appunto, conosciuta per essere stato sempre (almeno negli ultimi 30 anni) molto cauta e moderata. La Cina peraltro continua teoricamente a difendere la linea dei “2 popoli 2 Stati”, ma di fronte al genocidio in corso e al fanatismo sionista ha deciso di schierarsi.

 

La Cina distingue la lotta armata di liberazione nazionale dal terrorismo

Il 22 febbraio, in occasione del secondo giorno di udienze della Corte internazionale di giustizia (CIG) sulle “conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”, tenutesi all’Aia, in Olanda, Ma Xinmin, consigliere giuridico del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, ha affermato, riferendosi ai risultati della “Guerra dei Sei Giorni” del giugno 1967, che sono passati 57 anni dall’inizio dell’occupazione da parte di Israele e che la natura illegale dell’occupazione e la sovranità sul territorio occupato rimangono immutate.

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lantidiplomatico

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

di Alberto Fazolo

Nel 2024 l’Italia ha assunto la presidenza del G7. La Meloni ha deciso d’indire a Kiev il primo vertice dell’anno, per sfruttare la concomitanza con il secondo anniversario dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale lanciata dalla Russia sul territorio ucraino.

Con l’occasione la Meloni ha stipulato con Zelensky una serie di scellerati accordi bilaterali in ambito militare, dell’energia, per la ricostruzione. Tutte cose che non è chiaro come verranno pagate.

Anche se la cosa non ha costi economici diretti immediati, la Meloni ha anche impegnato l’Italia a sostenere l’ingresso dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Dato che l’attuale crisi è prevalentemente determinata dalla possibilità che la NATO si prenda anche l’Ucraina, impegnare l’Italia a insistere su quella linea, significa legare indissolubilmente il nostro paese alla guerra.

La Meloni ha condizionato il destino dell’Italia senza nemmeno consultare il Parlamento. Lei che fino a quando non è diventata Premier si atteggiava da sovranista, ora si dimostra essere la più atlantista dei politici europei, soprattutto perché si ostina a portare avanti una linea ormai abbandonata da chiunque altro. Gli stessi USA hanno interrotto gli aiuti all’Ucraina e puntano a un cambio di strategia, cosa che comunque va in collisione con gli interessi della UE.

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ilchimicoscettico

Ops, la censura! Chi l'avrebbe mai detto

di Il Chimico Scettico

Quasi mi viene da sorridere. In tempi ormai lontani, quando CS era sui social, accadde una cosa. Un giorno aprii la pagina e mi resi conto che tutti i post contenenti un link a questo blog erano spariti. Era il 12 dicembre 2019 e il blog aveva appena raggiunto 100.000 visualizzazioni ("Che caso!" disse Starbuck). Per due giorni successe anche su twitter.  Per alcuni mesi fu impossibile postare su facebook un link a questo blog. Poi tutto finì, senza mezza parola, senza mezza comunicazione da parte della piattaforma. Non sono mai stato propenso a tirar fuori "Complotto! Censura!" senza avere in mano solide evidenze e non lo feci, sposando come prima ipotesi che il tutto fosse un prodotto del generico giro di vite "contro le fake news" che aveva reso gli algoritmi più stringenti (una cosa grave di suo).

Poi però qualcuno ci volle mettere la firma: qualcuno degli "amici che gestiscono i social" di Roberto Burioni, qualcuno che aveva a sua volta cari amici tra chi mandava avanti il facebook italiano. "La scienza (lascienza) non è democratica", dalla teoria alla prassi, prove tecniche. 

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sinistra

Transnistria e Moldova, un altro fronte di guerra?

di Enrico Vigna

Le politiche guerrafondaie e di scontro del governo sottomesso ai diktat occidentali e della NATO, stanno chiudendo la piccola repubblica della Pridnestrovie in una situazione pericolosa e molto delicata, da qui la richiesta ufficiale di aiuto del Parlamento di Tiraspol, per l’unificazione alla Russia come forma di autodifesa. Ma in caso di conflitto, c’è un fattore che potrebbe essere un detonatore che investirebbe e incendierebbe a domino, anche i paesi vicini: la base militare di Kolbasna sotto protezione russa, dove si ipotizza vi siano anche armamenti nucleari.

Nell’ultimo anno la “zelenskaya di Chisinau” Maia Sandu, invece di cercare forme e proposte di negoziazione e conciliazione con la regione orientale, ha intensificato azioni, proposte di legge provocazioni continue e minacce, che stanno alimentando odio e tensioni altissime. Questo da un lato sta spaccando la popolazione in Moldova e incoraggiando forme di smembramento interno della stessa, come nelle regioni della Gagauzia e della Taracalia, dove è sempre più forte la volontà di distacco, oltre alla sempre più profonda avversità della componente russofona del paese.