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quodlibet

La spada di Damocle

di Giorgio Agamben

È bene non dimenticare la leggenda di Damocle, che Cicerone racconta nelle sue Dispute Tusculane. Un giorno, Damocle, un cortigiano di Dionisio, tiranno di Siracusa, lo elogiava «per le sue ricchezze, per la maestà della sua potenza, per la magnificenza della sua reggia». «Damocle –gli rispose il tiranno – poiché ti piace questa vita, voglio dartene un assaggio e farti provare la mia sorte». Lo fece sedere su un divano ricoperto da un drappo finemente ricamato, gli mise davanti vasellami preziosi e mise al suo servizio giovani di straordinaria bellezza pronti a eseguire ogni suo cenno. Damocle si credeva felice, finché non si accorse che dal soffitto gli pendeva sul capo una spada acuminata sospesa a un crine di cavallo. A quel punto l’incauto encomiasta rinunciò a ricchezze e potere e scongiurò Dionisio di lasciarlo andar via, perché non voleva più essere felice in quel modo.

Oggi vediamo che la spada sospesa sul capo dei tiranni sta per cadere, il crine che sostiene quella sospesa sul capo di Zelensky è ormai liso e consunto e forse, domani, anche quella che pende su altri, a lui complici o avversi, potrà cadere.

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fattoquotidiano

Due anni di guerra tra Russia e Ucraina: così i nostri governanti mentono e distorcono la realtà

di Paolo Ferrero

Dopo otto anni di guerra civile nel Donbass, due anni fa, il 24 febbraio 2022, è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina. In questi due anni è cambiato il mondo e, tra le altre cose, è cambiata la comunicazione pubblica in occidente. Non che i media prima fossero un esempio di obiettività e di informazione pluralista, ma in questi anni di guerra la situazione è peggiorata in modo clamoroso e la manipolazione dell’opinione pubblica è diventata la norma.

Ovviamente non tutta la manipolazione dell’opinione pubblica passa attraverso bugie. Sovente basta il non detto, oppure illazioni che vengono ripetute così tanto da apparire vere. In altri casi ancora ci troviamo dinnanzi a bugie che producono un grande impatto e che poi vengono smentite debolmente, ma solo molto tempo dopo. In questo modo nella memoria delle persone rimane il falso, ma il potere può sempre vantarsi di saper correggere i propri errori. Qui di seguito alcuni esempi giusto per segnalare il problema.

 

Informazioni pilotate

Due anni fa in occidente questa guerra è stata presentata come un fulmine a ciel sereno dovuto alle manie di grandezza del folle autocrate russo.

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kamomodena

Verso tempi di chiarificazione

di kamo

0. Impercettibili sfrigolii nell’aria di elettricità statica. Vibrazioni di energia cinetica che rompono l’immobilità ristagnante. Attività elettrica che ionizza l’atmosfera, creando le condizioni per scaricarsi a terra.

Si sta muovendo qualcosa. I cani fiutano il temporale.

1. È la guerra. Non le guerre: d’Ucraina, di Palestina. La guerra, unica e indivisibile: operazione di senso non scontata. Sono i fronti di un unico conflitto, che ci vede già coinvolti, questa volta da vicino, questa volta non senza conseguenze. Non è il Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq: sono l’Europa, il Mediterraneo – trincee più avanzate degli Stati Uniti. L’Italia al centro di entrambi: pedina dell’impero americano, legata industrialmente alla Germania, dipendente dalle rotte medioceaniche. In un conflitto ibrido che si combatte su più livelli, la cui posta in gioco sono i nuovi equilibri del sistema-mondo.

2. Come retrovie, siamo già in guerra. Prima ce ne rendiamo conto meglio sarà. Loro, quelli che decidono e comandano, lo sanno. È la guerra dei nostri tempi, che scuote, rimescola, mobilita tutto: processi di polarizzazione sociale sono già in atto, altri di radicalizzazione politica bussano alle porte, mezze classi e ceti medi – barometri sociali che registrano il cambiamento delle correnti nell’atmosfera – entrano in agitazione: recentemente, in tutto il Vecchio Continente, col trattore in tangenziale.

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mondocane

Assange per noi, Navalny per loro e Regeni per l’MI6

di Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=lmaf7rSqlHY

https://t.me/debitoedemocrazia/3137

https://youtu.be/zZrYXZ3xyZ0

Byoblu-Mondocane 3/15: “DEMOCRAZIA, MA CHE, DAVVERO?!”. In onda domenica 21.30. Repliche, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00 (e poi provate a dire che non capita un giorno utile!)

Un Mondocane corredato da qualche mia riflessione video in occasione del presidio all’ambasciata britannica in difesa e per la salvezza di Julian Assange, della Palestina e della verità.

Che sollievo per i gazzettieri embedded della nostra (Occidente politico) stampa potersi armare e partire, al comando del demente senile Biden, contro l’assassino Putin - apoditticamente tale, a prescindere - del più importante, amabile, maestoso, invitto, oppositore dello zar. Oltre alla malvagità intrinseca del tiranno, se ne poteva rilevare anche la cretinaggine per aver ucciso uno che, da morto, gli si sarebbe ritorto contro mille volte più di quanto non abbia mai fatto in vita.

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comedonchisciotte.org

Come immaginiamo una dittatura sanitaria?

di Daniele Ioannilli

Come immaginiamo una dittatura sanitaria?

Come ci viene sovente proposta, ovvero personale medico in tuta anticontaminazione a ogni angolo di strada che impone controlli fisici aiutato dall’esercito, coprifuoco e divieti di parlare con altre persone per la strada? Forse trent’anni fa, oggi la dittatura moderna si modella sulla necessità, vuole essere richiesta, vuole essere vista come portatrice di sicurezza e libertà.

Dal Covid in poi il Potere sta preparando il terreno affinché questo succeda. Piccoli passi, dettagli che “sì vabbè è sempre la stessa cosa”… Guardiamo i passi fatti:

  • Nuovo virus dato per estremamente mortale;
  • Propaganda affinché tutti se ne convincano;
  • Si dà un unica soluzione, pena la morte certa. L’obbiettivo è quello di far vaccinare quanta più popolazione possibile;
  • C’è troppa confusione, gli Stati nazionali non sono in grado di coordinarsi tra loro e lavorare in sinergia. Bisogna spostare tutta la gestione di futuri virus mortali a un unico organo con poteri sovranazionali. In questo caso l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità);

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quodlibet

Tramonto dell’occidente?

di Giorgio Agamben

Nei testi pubblicati in questa rubrica è spesso questione della fine dell’Occidente. È bene qui non fraintendere. Non si tratta della rassegnata – anche se lucida e amara – contemplazione dell’ultimo atto di un tramonto che Spengler e altri pseudoprofeti avevano annunciato fin troppo tempo fa. A costoro non interessava null’altro che quel tramonto, ne erano in fondo complici e persino compiaciuti, perché nei tascapani e nelle casseforti del loro spirito non era rimasto proprio niente, quella era per così dire la loro unica ricchezza, della quale non volevano a nessun costo essere defraudati. Per questo Spengler poteva scrivere nel 1917: «io ho il solo desiderio che questo libro possa stare vicino senza esserne completamente indegno alle imprese militari della Germania».

Per noi, al contrario, la morte dell’Occidente è la felice utopia, qualcosa come la gleba smossa e il deserto di sabbia, di cui la nostra speranza ha bisogno non per trovarvi qualche nutrimento, ma per poggiarvi sopra i piedi, in attesa di gettarla alla prima occasione negli occhi dei nostri avversari.

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 lantidiplomatico

A Monaco si è decisa la rottura della NATO che conoscevamo

di Giuseppe Masala

Mai come quest'anno è stata di cruciale importanza la Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Münchner Sicherheitskonferenz MSC) che si è svolta la settimana scorsa nella città bavarese e che ha visto le élites dei paesi più importanti sotto l'aspetto diplomatico e militare dibattere sui temi d'attualità della sicurezza mondiale. Inutile sottolineare che ovviamente la Russia non è stata invitata in ossequio alla strategia che vorrebbe trasformare Mosca in un paria mondiale.

Naturalmente i mass media generalisti si sono concentrati sugli aspetti ormai quasi folkloristici dei vertici internazionali, come per esempio il solito - trito e ritrito - discorso del Presidente ucraino Zelenskij a caccia di armi e finanziamenti dai cosiddetti paesi “donatori” e alleati.

Comunque, dietro il palcoscenico spesso accadono le cose più importanti. A mio avviso è stato così anche in questa conferenza di Monaco. Aleggiava infatti nei discorsi pubblici e nelle interviste ai giornalisti, un Convitato di Pietra, innominato e innominabile, ma non per questo meno importante. Si tratta dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Fantasma reale e palpabile, non foss'altro che per il semplice fatto che è candidato – e grande favorito – nelle elezioni presidenziali di fine anno.

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comidad

I veri attori sono le lobby d'affari, non gli stati

di comidad

È davvero commovente lo zelo con il quale i nostri media e i nostri politici cercano di convincerci che Putin è un tipo poco raccomandabile. Magari i suoi supporter ancora credono che Putin abbia preso il potere in Russia, e lo abbia mantenuto per quasi un quarto di secolo, grazie alla sua qualità di essere il più lesto ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada. In realtà nessuno pensa che Putin sia uno stinco di santo e sono altri i motivi per cui è diventato popolare tra i cosiddetti “populisti” o “sovranisti”.

Le attuali oligarchie euro-americane sono sempre più sradicate e ostili nei confronti delle proprie popolazioni, che trattano come cavie e immondizia. Si parte da questo dato oggettivo, ma poi scatta nuovamente il senso di gerarchia, la reverenza culturale nei confronti delle classi superiori. Invece di constatare che queste bolle oligarchiche sono composte da cleptocrati parassiti e pupazzi animati dal movimento dei soldi, si prendono sul serio le distopie globaliste e transumaniste dei vari Forum di Davos, che sono in realtà prodotti dei loro addetti alle pubbliche relazioni, cioè pubblicità confezionata con materiali eterogenei.

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linterferenza

L’icona Navalny e l’ingrato Assange

di Norberto Fragiacomo

Ogni morte va pianta e quelle avvenute in prigione sono ancor più tragiche delle altre, ma la prematura scomparsa di Aleksey Navalny non è di certo un “affare” vantaggioso per il Presidente Vladimir Putin, la cui immagine internazionale era stata appena rilanciata dalla clamorosa intervista firmata Tucker Carlson (cioè, in primis, dai contenuti espressi dall’intervistato), oltre che dalla brillante conquista di Avdiivka. A un mesetto dalle elezioni presidenziali, con un’economia in salute e una ritrovata popolarità interna, il leader russo non aveva di sicuro bisogno di uno scandalo enfatizzabile a piacere dal nemico esterno né di eliminare un oppositore metamorfico, screditato e ormai pressoché inoffensivo, che soltanto per media embedded, opachi sponsor d’oltreoceano e politicanti occidentali costituiva una minaccia al suo potere.

Tralasciamo il particolare che il presunto delitto di Stato ha già un colpevole per “fatto notorio”: per condannare senza appello la Russia non occorrono prove e nemmeno indizi, come ampiamente dimostrato dalla vicenda North Stream e dall’operato di una sedicente corte internazionale messa in piedi per compiacere l’Occidente e agevolare spudoratamente le sue politiche aggressive, alle quali va addebitato il deflagrare della crisi ucraina (e non solamente di questa: serbi, iracheni, afghani, libici, siriani e gli stessi palestinesi hanno provato sulla propria pelle cosa comporti, in termini di lutti e distruzioni, la cosiddetta “esportazione della democrazia”).

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kulturjam

Quello che non capiamo del conflitto in Ucraina

di Francesco Dall’Aglio*

Quello che viene continuamente nascosto dal sistema mediatico per portare avanti la narrazione che vede un piccolo paese resistere a una potenza e dunque favorire l’incessante flusso di armamenti è che l’esercito ucraino, al momento, è una delle più formidabili macchine da guerra che esista al mondo, per quantità di effettivi, esperienza di combattimento e quantità di equipaggiamenti. Ed è la NATO a tutti gli effetti per comandi, logistica, spionaggio, e non solo

Si continua a parlare delle perdite russe in Ucraina – il più delle volte solo a scopo di propaganda - ma per trattare l’argomento seriamente occorre fare due valutazioni: la prima specifica, per posti come Avdiivka o Ugledar, la seconda generale.

Iniziamo dal primo punto. Mi sembra che gli osservatori di questo conflitto sottovalutino, o ignorino del tutto, quanto poderoso e complesso sia il sistema di fortificazioni messo in piedi dal 2014 in poi, e quanto le fortificazioni siano estremamente difficili da superare anche bombardandole fino allo sfinimento.

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contropiano2

Siena. Polemica sul boicottaggio universitario a Israele. Botta e risposta tra attivisti e Montanari

di Redazione

Lunedì 19 febbraio, il comitato Palestina Siena è intervenuto alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università per Stranieri di Siena, contestando la ministra dell’Università e Ricerca.

Gli attivisti del comitato, tra cui alcuni studenti dell’università per stranieri di Siena, dopo aver esposto bandiere palestinesi e cartelli invocanti la fine del genocidio, hanno contestato alla Ministra Bernini la complicità del governo nel genocidio del popolo palestinese, chiedendo la fine immediata di ogni rapporto accademico con le università israeliane, partecipi al sistema di occupazione e di apartheid nella Palestina occupata.

A margine della contestazione è passato di là, mentre la DIGOS identificava i contestatori, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, cui è stata contestata la vicinanza al console onorario d’Israele Carrai e che ha pilatescamente sviato le sue responsabilità.

Al Rettore Tomaso Montanari, il comitato ha ribadito come la posizione da lui espressa su boicottaggio universitario non tenga conto da un lato del contesto storico, se così vogliamo chiamare il genocidio in atto dal 1949 a oggi, e dall’altro del ruolo delle Università israeliane nel sistema di Apartheid e di sfruttamento della Palestina.

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altrenotizie

Gaza, il doppio gioco di Washington

di Mario Lombardo

L’agenzia di stampa Reuters ha scritto questa settimana che l’amministrazione Biden starebbe preparando, per la prima volta dal 7 ottobre scorso, una risoluzione da sottoporre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui si chiede un cessate il fuoco a Gaza. Questa iniziativa, che arriva in contemporanea con l’ennesimo intervento americano per bloccare una tregua umanitaria nella striscia, è stata subito giudicata come una netta inversione di rotta da parte di Washington e il segnale della crescente impazienza nei confronti del regime di Netanyahu. Le motivazioni della Casa Bianca non sono probabilmente così nobili come possono apparire a prima vista e, comunque, gli unici provvedimenti che sarebbero realmente in grado di fermare il genocidio palestinese continuano a essere esclusi in maniera categorica.

Gli Stati Uniti hanno già messo il veto su due risoluzioni all’ONU che avrebbero potuto imporre la fine dell’aggressione militare, mentre in altre due circostanze avevano optato per l’astensione, anche se in questi ultimi casi il punto centrale era l’accesso a Gaza di aiuti umanitari. Nella giornata di martedì è arrivato il terzo intervento USA a favore di Israele, con il veto a una risoluzione presentata dall’Algeria e appoggiata da 13 membri su 15 del Consiglio di Sicurezza.

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ilchimicoscettico

Er putiniano de fero (se il livello ha toccato il fondo si può sempre scavare)

di Il Chimico Scettico

Doverosa premessa: con la "scienza" siamo sempre lì...

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Franco Prodi ha passato una vita a fare fisica dell'atmosfera. Si può essere d'accordo o no con le sue posizioni attuali ma non si può dire che quello che ha fatto fino al pensionamento non c'entri niente con il clima.

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aldous

Elettriche ma non libere

di Tiziana Miano

In quest’era del “post”: post covid, post-contemporaneo, post-verità, in breve del post – umano, i discorsi sul potere, le sue manifestazioni e molteplici implicazioni nelle nostre vite, mai come adesso hanno occupato spazi fisici e di pensiero. Riflettere sulle cose però, impone un’attenta osservazione delle cose stesse e suggestioni e interrogativi presenti nei romanzi distopici aiutano a cogliere, più spesso di quanto si possa credere, quelle “avvisaglie di futuro”, quei processi non manifesti, ma già in atto, che diversamente rimarrebbero celati alle menti dei più.

Parziale, se non perfino ingenuo, sarebbe però affrontare tal genere di letture senza guardare (qui il terzo occhio è d’obbligo!) al “come” e al “perché” certe pubblicazioni hanno il potere di sollecitare precisi settori delle società odierne che, prontamente, si affannano a celarne, quando non a manipolarne, i preziosi “rimandi” all’oggi. Infine, ma non ultimo, ecco arrivare certa cinematografia che, più di tutti, si è assunta l’arduo compito di “mettere a posto le cose” con sapienti operazioni di profondo restyling, paragonabili solo alla migliore chirurgia estetica, e garantire così soddisfacenti quote di politicamente corretto.

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piccolenote

Atun: fuggito al rave attaccato il 7 ottobre, ucciso dai soldati israeliani

di Piccole Note

Un'altra crepa nella narrazione ufficiale di quel drammatico giorno

Haaretz racconta la storia Ofek Atun, sfuggito all’attacco del rave di Re’im a opera di Hamas del 7 ottobre scorso e ucciso poi dalle forze israeliane. Scampato all’attacco del rave rifugiandosi in un bunker, Atun si era diretto in automobile con la sua ragazza, Tamar, verso Nord, “mentre i razzi cominciavano a volare sopra di essi”. E aveva trovato rifugio presso il Kibbutz Alumim.

“La coppia – continua Haaretz – ignara che i soldati israeliani avevano già cacciato tutti i terroristi dal kibbutz, bussò freneticamente a diverse porte prima di fare irruzione nella casa di una coppia di anziani, che si era rifugiata in una stanza sicura”. Avendoli scambiati per terroristi, però, gli anziani chiesero aiuto alla sicurezza, intervenuta prontamente.

Dopo aver fatto evacuare i due residenti, un soldato entrò in casa, armato di una pistola, mentre l’altro gli copriva le spalle dalla finestra. Quanto accaduto successivamente non è chiaro. Scrive Haaretz: “Secondo un membro della squadra di sicurezza della comunità, Atun e il soldato hanno litigato e il soldato gli ha sparato più volte, scambiandolo per un terrorista”.

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marx xxi

Mondo in frantumi eredità della Cia

di Jeffrey Sachs

TRAMARE SENZA PAGARE.  I suoi metodi sono segreti e doppi. L’assenza di responsabilità permette ad agenzia e presidente di gestire la politica estera senza alcun controllo pubblico: il Congresso è uno zerbino

Esistono tre problemi fondamentali con la Cia: gli obiettivi, i metodi e la mancanza di responsabilità.

I suoi obiettivi operativi sono quelli che la Cia o il presidente definiscono essere nell’interesse Usa in un determinato momento, indipendentemente dal diritto internazionale o dalle leggi statunitensi. I suoi metodi sono segreti e doppi. L’assenza di responsabilità significa che la Cia e il presidente gestiscono la politica estera senza alcun controllo pubblico. Il Congresso è uno zerbino. Come ha detto un recente direttore della Cia, Mike Pompeo, parlando del suo mandato: “Ero il direttore. Mentivamo, imbrogliavamo, rubavamo. Avevamo interi corsi di formazione. Tutto questo ti ricorda la gloria dell’esperimento americano”.

La Cia fu istituita nel 1947 come successore dell’office of Strategic Services (Oss). L’Oss aveva svolto due ruoli distinti durante la Seconda guerra mondiale, l’intelligence e la sovversione. La Cia assunse entrambi i ruoli. Da un lato, doveva fornire informazioni al governo.

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coku

Il “peccato originale” dell’economia aziendale

di Eugenio Donnici

Alla Scuola di specializzazione di Roma3, il Professor Manni, nei suoi sermoni liturgici sull’economia aziendale, era solito richiamarsi a uno dei fondatori di questa disciplina, vale a dire Gino Zappa, allievo di Fabio Besta, evidenziandone il metodo scientifico, nell’analizzare i fatti di gestione. Tale disciplina ha avuto la sua espansione a macchia d’olio, nei primi anni 90 del secolo scorso, quando gli ospedali vennero trasformati in aziende, le USL in ASL, quando il modello aziendalista incorporò tutti gli Enti del Terzo settore e inglobò le stesse famiglie nel modello di aziende di consumo. A completare il quadro, ci pensò la scuola pubblica, che rimodulò la docimologia sui crediti e sui debiti.

Il far di conto è un’attività che affonda le sue radici nel mondo antico e prende corpo là dove si presenta la necessità di misurare le transazioni commerciali. Nella divisione del lavoro assunsero importanza e prestigio sociale lo scriba in Egitto, il logista in Grecia e il rationale a Roma, ma le tecniche contabili fecero un notevole passo in avanti, quando nel Medioevo Leonardo Fibonacci sostituì i numeri romani con quelli arabi e in pieno Rinascimento, quando Fra’ Luca Pacioli formulò per la prima volta il metodo della partita doppia.

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bastaconeurocrisi

Nord comanda Sud ? Anche no

di Marco Cattaneo

La tesi di parecchi euroausterici è che la garanzia integrale della BCE sui debiti pubblici dei vari Stati aderenti all’Eurozona sarebbe possibile solo se agli Stati del Nord fosse esplicitamente attribuito il controllo sulla finanza pubblica degli Stati del Sud.

Motivo ? Il Sud ha livelli di debito pubblico più alti, e percepiti come più rischiosi dai mercati. Se il Nord si deve sobbarcare un costo è giusto che abbia il controllo della situazione. E se questo è politicamente inaccettabile, non ci può essere garanzia BCE.

L’argomentazione ha una sua logica APPARENTE. Ma in realtà è infondata.

La garanzia della BCE non costa assolutamente niente al Nord. Se la BCE dichiara che il BTP italiano non renderà più del 2%, quello diventa il tasso di mercato, a cui i BTP vengono comprati e venduti. La Germania e gli altri paesi del Nord non devono pagare NULLA.

La garanzia sui debiti pubblici, insistono gli euroausterici, spingerebbe però il Sud ad aumentare deficit e debito ancora più di oggi. Ma questo è un problema solo per le sue potenziali conseguenze sull’inflazione.

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piccolenote

Il 'Momento Navalny': echi da terza guerra mondiale

di Piccole Note

I falchi stanno tentando di riaccendere il fuoco ucraino, che si stava mestamente spegnendo dopo la caduta di Adviika. La spinta a innescare la terza guerra mondiale è forte. Fortunatamente c'è ancora un residuo di ragionevolezza nella leadership occidentale

“Secondo Stoltenberg, ogni alleato deciderà autonomamente se fornire F-16 all’Ucraina, perché gli alleati hanno visioni politiche diverse. Ma allo stesso tempo, secondo questi, la guerra in Ucraina è una guerra di aggressione e l’Ucraina ha il diritto all’autodifesa, compreso quello di attaccare obiettivi militari russi legittimi al di fuori dell’Ucraina”. Così nel report di Radio Liberty citato da Strana ed Euromaidanpress).

 

Il “momento Navalny”: la follia di dare a Kiev missili a lungo raggio

Non solo gli F-16, sui media si susseguono appelli e indiscrezioni sulla fornitura di missili a lungo raggio. Reclamizzati come necessari a colpire le linee di approvvigionamento dei russi, sarebbero usati, come da affermazione di Stoltenberg, per colpire in profondità il territorio russo. Una follia da terza guerra mondiale.

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Nazisionismo e diritto internazionale

di Fabio Marcelli

La comunità internazionale ha oggigiorno un gravissimo problema: l’esistenza di uno Stato canaglia, un regime autoritario, guerrafondaio e genocida che da troppo tempo si fa beffe di ogni norma internazionale e che attualmente sta spingendo la sua tracotanza criminale al di là di ogni limite, massacrando impunemente i Palestinesi e rifiutando ogni soluzione politica e fondata sul diritto della situazione che esso stesso ha determinato.

Il governo di Benjamin Netanyahu costituisce il risultato dell’impunità e della complicità troppo a lungo accordate dall’Occidente allo Stato di Israele.

Al suo interno sono chiaramente egemoni le forze di natura apertamente fascista per le quali è stato opportunamente coniato il termjne di “nazisioniste”, guidate da personaggi come lo stesso Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich, per i quali non è affatto forzato il paragone coi gerarchi del Terzo Reich come Hitler, Himmler e Goering che conclusero le loro infauste esistenze alla fine della Seconda guerra mondiale, cui avevano dato inizio circa cinque anni prima.

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altrenotizie

Ucraina, la svolta di Avdeevka

di Michele Paris

Tra i governi occidentali e all’interno del regime di Zelensky, la notizia della liberazione ormai definitiva di Avdeevka è arrivata come un uragano, nonostante la sorte della cittadina nelle immediate vicinanze di Donetsk appariva ormai segnata da svariate settimane. Gli sponsor dell’Ucraina, riuniti nell’annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, hanno cercato di limitare i danni quanto meno in termini di immagine, grazie anche al contemporaneo decesso ancora senza una causa ufficiale del “dissidente”, nonché “asset” della CIA, Alexei Navalny. L’importanza della perdita di Avdeevka per Kiev minaccia però di segnare un passaggio decisivo nella guerra per procura della NATO, con le forze russe che sembrano intenzionate a intensificare le pressioni lungo tutto il fronte di guerra.

Zelensky ha dovuto nuovamente ingoiare amaro davanti ai suoi padroni occidentali. Secondo //tlgrm.ru/channels/@rezident_ua">fonti ucraine, l’ex comico televisivo intendeva prolungare la resistenza ad Avdeevka per offrire qualcosa all’Occidente – o, da un altro punto di vista, per non subire una nuova umiliazione – e convincere i propri interlocutori, durante la conferenza in Germania, a sbloccare fondi e armi necessari a evitare il tracollo.

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ilchimicoscettico

Par condicio (turpitudinis)

di Il Chimico Scettico

Da lontano guardo la settimana italiana trascorsa.

(Il sottoscritto secondo Repubblica e lo stato italiano sarebbe un no vax, ovviamente, perché la mia notifica la ho avuta. E la ho avuta anche se tra 2021 e 2022 ho viaggiato per terra e per aria con un certificato di vaccinazione internazionale a cui si faceva caso solo in Italia. E a proposito del titolo di Repubblica, ennesima dimostrazione di quello a cui serve il fronte del delirio).

Dunque, abbiamo la Lega che infila un emendamento per posticipare le multe agli inadempienti vaccinali al 31 dicembre prossimo. La Lega, cioè un partito che votò il green pass (per ragioni di forza maggiore, ovviamente). Marattin twitta al riguardo e parla di scienza (quella accazzodicane, evidentemente, con ivaccini che fermano il contagio, un falso di proporzioni colossali). Fine del primo atto.

Secondo atto. Al senato si discute di Commissione sulla gestione della pandemia. Roberto Speranza fa l'isterico in aula e la Schlein applaude.

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aldous

L’obbedienza è di nuovo una virtù

di Davide Miccione

Difficile trovare una terza posizione. Purtroppo. La prima è che la democrazia sia lo spazio in cui si costruiscono le decisioni, i compromessi e i convincimenti a partire dalle idee che ogni uomo coltiva in se stesso. Dalla collaborazione e dallo scontro tra i diversi modi di vedere il mondo esce fuori il nostro costante tentativo di capirlo e amministrarlo. Non sono le idee a essere contenutisticamente democratiche (chi mai dovrebbe deciderlo?) ma il loro costante confronto e il lavoro per assicurarlo. È faticoso farlo e bisogna resistere alla disumanizzante ma facile tentazione di non riconoscere l’altro come un interlocutore. Bisogna riuscire contemporaneamente a pensare che ha torto ma che questo suo “torto” non lo butta fuori dalla discussione e che questo “torto” sia un bene anche per me che penso di avere ragione.

La seconda posizione è più facile. Ci si può lasciare andare al disgusto morale per l’altro. Proiettarlo fuori dalla discussione. Ci sarebbero dunque in partenza idee accettabili in democrazia e idee inaccettabili. La democrazia si svolgerebbe nel confronto tra i soli portatori di idee accettabili.

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coniarerivolta

Tassi alle stelle: le banche ringraziano la BCE

di coniarerivolta

Chiunque abbia provato, negli ultimi mesi, a chiedere un mutuo o un prestito, ha scoperto sulla sua pelle cosa significa dover pagare una quantità enorme di interessi. L’onere per un mutuo per acquistare una casa nel corso del 2022 e del 2023 è cresciuto così intensamente da risultare uno degli elementi determinanti dell’impoverimento delle famiglie in Italia e altrove in Europa.

Una scelta pienamente politica quella dell’aumento dei tassi stabilita dalla BCE con la scusa di voler combattere l’inflazione sulla base di fantasiose interpretazioni del fenomeno come se fosse legato ad una tensione dal lato della domanda e richiedesse quindi manovre di tipo restrittivo per calmierare l’economia. Una lettura delirante e in evidente malafede che è servita essenzialmente a due cose: 1) da un lato a deprimere le economie contribuendo ad aggravare crisi e disoccupazione depotenziando così – per questa via – il potere contrattuale dei lavoratori (che è inversamente proporzionale al livello di disoccupazione esistente e di sicurezza del lavoro). Quest’obiettivo implicito è stato persino reso esplicito da recenti dichiarazioni del capo economista della BCE Philippe Lane che ha spiegato che, pur essendo decisamente calata l’inflazione, prima di abbassare eventualmente i tassi di interesse servono garanzie che i salari dei lavoratori non stiano aumentando; 2) la seconda funzione dell’aumento dei tassi è stata quella incrementare in modo vistoso i profitti bancari. Ed è proprio di questi profitti che vogliamo parlare.

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chartasporca

Educazione e violenza: parliamone (con Weber)

Per uno specialismo spirituale

di Francesco Bercic

Chiunque s’impanchi a critico del sistema universitario contemporaneo, nella fattispecie dell’insegnamento all’interno delle facoltà umanistiche, si scontra presto o tardi contro il muro apparentemente invalicabile dello specialismo. Basti dare un’occhiata anche sommaria alle recenti pubblicazioni accademiche, non solo di settori umanistici, per comprendere portata e ampiezza del fenomeno: tranne rare eccezioni, esse indagano per lo più campi di ricerca talmente circoscritti da apparire talvolta cavillose e insignificanti perfino a chi insegna la stessa materia, per non parlare di un pubblico generalista. Ovviamente si tratta di una questione irriducibile a un giudizio di sorta. In ogni caso, l’impossibilità di accedere a un sapere sintetico e aperto, di compendiare le diverse conoscenze settoriali e farle convergere in un’unità, sembra più che mai acclarata, come d’altronde aveva intuito già cent’anni fa Max Weber: “Un risultato realmente definitivo e valido è oggi sempre una prestazione di carattere specialistico” (La scienza come professione, 1917). “Chi non possiede oggi – aggiungeva rivolgendosi ai giovani laureandi – la capacità di indossare dei paraocchi e di persuadersi intimamente che il destino della sua anima dipende dall’esattezza di questa, proprio di questa congettura rispetto a quel passo di quel manoscritto, se ne rimanga lontano dalla scienza”.

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intelligence for the people

Navalny, un problema per Putin più da morto che da vivo

di Roberto Iannuzzi

Caduto nel dimenticatoio dopo il suo arresto, Navalny è tornato a essere per l’ultima volta, con la sua scomparsa improvvisa, un’arma da scagliare contro il Cremlino

L’improvviso decesso dell’oppositore russo Alexei Navalny, a un mese dalle elezioni presidenziali che si terranno a metà marzo, certamente non è avvenuta in un momento propizio per il presidente russo Vladimir Putin.

Da vivo, Navalny non avrebbe avuto alcuna influenza sullo svolgimento delle elezioni. A differenza di quanto lasciato intendere dai media occidentali, Navalny non è mai stato particolarmente amato dai russi.

Nel luglio 2013, allorché partecipò alla competizione elettorale per la carica di sindaco a Mosca, ottenne il 27,24% dei voti. Ma nei sondaggi presidenziali curati dal Centro Levada (istituto certamente non affiliato al Cremlino, tanto che nel 2016 venne classificato come “agente straniero” dal ministero della giustizia russo), quello che la stampa occidentale ha sempre dipinto come “il rivale di Putin” non ha mai superato il 10%.

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megachip

Una guerra di Menzogne

di Redazione

In seno all’establishment anglosassone qualcuno comincia a farsi domande radicalmente in contrasto con la narrazione atlantista dominante in merito alla guerra ucraina. Anche lo stesso Elon Musk e investitori a lui vicini

Un post in materia di Ucraina apparso su «X», a cura dell’imprenditore David Sacks (nato in Sudafrica come Elon Musk e con una carriera da investitore che è andata in parallelo con quella di Musk), segnala che anche in seno all’establishment anglosassone qualcuno comincia a farsi domande radicalmente in contrasto con la narrazione atlantista dominante. Questa impressione è rafforzata da un commento di plauso al post: il commentatore è proprio Musk che dice: «accurate» (“esattamente”).

Leggiamo dunque il post di David Sacks:

«UNA GUERRA DI MENZOGNE

La guerra in Ucraina si basa su bugie: bugie su come è iniziata, su come sta procedendo e su come finirà.

Ci viene detto che l’Ucraina sta vincendo quando in realtà sta perdendo.

Ci viene detto che la guerra rafforza la NATO quando in realtà la sta esaurendo.

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lacausalitadelmoto

Il governo Italiano porta a processo la resistenza palestinese

di Alessio Galluppi

È di pochi giorni fa la notizia che il Ministro di Giustizia abbia richiesto alla Corte di Appello di Ancona l’arresto di un palestinese di 37 anni, Anan Yaeesh, per avviare la procedura giudiziaria di estradizione in Israele.

Il governo italiano, nel chiedere l’arresto di Anan Yaeesh su richiesta dello Stato di Israele, che ha presentato l’istanza al governo Italiano, fa quanto storicamente gli compete: essere parte del mandante storico – le nazioni imperialiste dell’Occidente ed Europee – della colonizzazione pro domo propria della Palestina, della pulizia etnica e del genocidio in corso del popolo palestinese. Non è un caso che di fronte alle mobilitazioni internazionali a fianco della Palestina, l’Italia sostenga disperatamente Israele.

L’Italia già si sta macchiando di complicità nel genocidio aderendo alla strategia israeliana e occidentale di affamare il popolo di Gaza che non recede sotto le bombe e la vigliacca carneficina di donne e bambini, unendosi al covo di briganti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Canada, Australia, Olanda, Finlandia che hanno annullato i finanziamenti all’UNWRA, agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari nei campi profughi palestinesi.

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Il futuro non è scritto, ma tanto non lo scriveremo noi

di Pierluigi Fagan

 A giugno ci saranno le men che inutili elezioni europee. Due anni fa e tra due anni, ci sono state e ci saranno altrettanto inutili elezioni nazionali. In realtà, l’assetto portante del nostro futuro sarà deciso dal popolo statunitense, il prossimo novembre.

Certo, ormai sappiamo tutti che quella che chiamiamo “democrazia” tale non è ammesso lo sia mai stata. Sappiamo dell’economia, la finanza, le élite, costellazioni di poteri primi e secondi che avvolgono lo spazio politico che è ai minimi termini per quantità e qualità, in teoria e in pratica.

Il cinquantennio neoliberale iniziato negli anni ’70 è stato una controrivoluzione antidemocratica molto complessa e ben strutturata a molti livelli. Del resto, è insita nella teoria liberale più generale la preferenza ordinativa dell’economico sul politico. Negli anni Sessanta e primi Settanta, a partire di nuovo dagli Stati Uniti, i vertici del sistema si preoccupò e allarmò molto perché conscio dei decenni di transizione che il sistema occidentale aveva davanti e degli andamenti del mondo, non si poteva certo affrontarli con forme di politica democratica che già disordinavano culture, piazze, università, condizioni etniche, diritti politici oltreché civili, mondo del lavoro e quant’altro.

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linterferenza

La morte di Navalny: una risposta all’intervista a Putin?

di Antonio Castronovi

L’intervista rilasciata da Putin a Tucker Carlson ha destabilizzato la narrazione della propaganda anti-putiniana portata avanti dell’apparato politico-mediatico occidentale, presentando un personaggio sconosciuto all’opinione pubblica soprattutto americana. Putin si propone così non più come il sanguinario dittatore, novello Attila, Gengis Kan o Ivan il Terribile, pronto a scatenare l’apocalisse e a distruggere la nostra superiore civiltà, ma come un uomo pacato e colto, fine ragionatore politico, paziente interlocutore nella ricerca di compromessi, ma fermo e risoluto tutore e difensore degli interessi del suo popolo. Dalla sua intervista emerge con chiarezza un uomo che ha cercato in tutti i modi di evitare il conflitto ricercando le soluzioni che potevano pacificare gli animi e ricomporre le divergenze e lo stato di guerra civile in cui era precipitata l’Ucraina con il Donbass russo dopo il colpo di Stato di piazza Maidan del 2014. È stato l’artefice degli accordi di Minsk che prevedevano l’unità del paese fuori dalla NATO con concessione di autonomia amministrativa a quelle regioni, rinunciando alla loro separazione.