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contropiano2

Mosca, un attentato per accelerare l’escalation

di Dante Barontini

Il problema è semplice, la soluzione devastante. L’attentato terroristico di ieri sera a Mosca è trasparente nei mandanti, nelle intenzioni, negli obiettivi. E nessuno, stavolta, può nasconderli sotto la solita coltre di voci e non detti incontrollabili.

Tanto meno sotto il messaggio targato “Isis”, di cui appare ormai non identificabile la “ragione sociale” e il campo d’azione. Un calderone fumoso in cui è possibile pescare “manodopera” da usare per altri scopi ma contro “nemici comuni” (la Russia, in questo caso).

Al momento di scrivere vengono contati almeno 93 morti [saliti intanto a 115] e 140 feriti, ma il fatto che molti spettatori del teatro Crocus City Hall si fossero rifugiati sui tetti lascia purtroppo immaginare che le vittime finali possano essere molte di più.

Quattro o cinque uomini in mimetica hanno assalto una sala concerti al centro di Mosca, senza neanche nascondere il proprio volto. Tecnicamente – come si dice in Sicilia – sono “carne morta”, o kamikaze in giapponese; insomma, attentatori suicidi per cui non è stata prevista nessuna via di fuga.

Il che significa anche che sapremo presto, a distanza di ore o giorni, l’identità dei killer: e dunque dei mandanti.

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lafionda

Bavaglio social, perché nessuno muove un dito? (e cosa si potrebbe fare, invece)

di Laurent Ferrante

È passato oltre un mese dal comunicato di Meta che annuncia la messa al bando dei contenuti politici dalle sue piattaforme ma nessuno sembra intenzionato a fare nulla. Eppure, l’impatto sulla distribuzione e la circolazione delle informazioni sarà gigantesco.

Se per gli utenti è certamente complicato organizzare un’azione di difesa coordinata per tutelare la propria libertà di parola dagli abusi delle big tech, lo stesso non può dirsi dei grandi attori dell’informazione e della politica, che dispongono di strutture e risorse economiche più che sufficienti ad avviare una qualche iniziativa. Se non per un astratto senso di giustizia universale, quantomeno per tutelare i propri interessi. E invece nulla. Una manciata di articoli di cronaca e poco più. Non una diffida, non un comunicato di categoria, non un’interrogazione parlamentare.

Viene il dubbio che questi attori non abbiano ben compreso la sorte che Meta ha riservato loro. Ma soprattutto, fatto sconcertante, viene il dubbio che giornali e politici – pur avendone scritto, i primi, e pur avendone votato il testo, i secondi – non abbiano studiato il https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32022R2065" target="_blank" rel="noopener">Digital Services Act (DSA), approvato ormai due anni fa dall’Unione Europea.

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contropiano2

Mattarella, gli studenti e l’inganno del ‘doppio legame’

di Vincenzo Morvillo

Stando a quanto affermano Mattarella e la sinistra, liberal o radical poco importa – leggere in proposito le parole di Nicola Fratoianni è istruttivo, mentre Acerbo e Santoro tacciono furbescamente – i ragazzi che hanno contestato alla Federico II di Napoli l’intervento di Maurizio Molinari, direttore con l’elmetto del quotidiano Repubblichino (schierato con le più ignobili ragioni della guerra in Ucraina e con le feroci logiche del genocidio in atto sulla Striscia di Gaza) quei ragazzi sarebbero “intolleranti e violenti”.

Perché la libertà di espressione non si conculca!

Perfetto. Siamo d’accordo.

Ora però ci sorge un dubbio. Qualche giorno fa quegli stessi “autorevoli” esponenti istituzionali si erano indignati per le manganellate della polizia contro i ragazzi di una scuola di Pisa, che protestavano liberamente per la stessa ragione: il genocidio in atto in Palestina, “dal fiume al mare”.

Il Presidente e la sinistra allo spritz parlarono, anche in quell’occasione, di violenza repressiva, di fallimento e di necessità di garantire la libera circolazione delle idee.

Mi domando dunque quale sia il perimetro concettuale entro il quale quel libero esercizio di espressione venga garantito.

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ilchimicoscettico

Clima, una risposta pubblica, varie ed eventuali

di Il Chimico Scettico

Magari quelcuno riconosce l'immagine, già comparsa qua sopra. Quel post ha provocato un commento pubblico di Ugo Bardi. Dopo diversi giorni, ho pensato che forse una mia risposta pubblica sarebbe stata opportuna.

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doppiozero

La clinica dopo Basaglia

di Pietro Barbetta

L’istituzione negata è un libro del 1968, anno che ognuno ricorda come svolta nel panorama del secondo dopoguerra; il libro esce di nuovo oggi, per la collana La nave di Teseo, di Baldini+Castoldi, a cinquantasei anni di distanza dalla prima e a cent’anni dalla nascita di Franco Basaglia, che lo ha curato e che è, nel mondo, il protagonista di un cambiamento epocale. Dopo Basaglia, la clinica nel campo della mente non è più la stessa.

Basaglia non è stato un medico qualunque, era politicamente schierato, aveva un’enorme sensibilità umana e una grande preparazione filosofica. Tra i suoi autori ci sono Edmund Husserl, Max Scheler, Maurice Merleau-Ponty e Jean-Paul Sartre. Franca Ongaro, che lo aveva sposato nel 1953, non ne era solo la moglie, era una scrittrice, aveva una formazione politica, è stata Senatrice della Repubblica e ha scritto – con Basaglia e da sé – opere di grande valore. Ricordo di lei un bellissimo saggio – in un numero di Panorama mese del 1983 – su come la psicoanalisi in Messico avesse convertito un gruppo di padri benedettini in psicoanalisti: “Così parlò Edipo a Cuernavaca”.

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lantidiplomatico

La "campagna mediterranea" della Meloni

di Pasquale Cicalese*

Continua la "campagna mediterranea" della Meloni. Dopo Tunisia, Libia, Algeria, è ora la volta dell'Egitto. Sfrutta il marchio Ue, portandosi la von der Leyen e mettendo in pasto all'opinione pubblica la faccenda dei migranti, ma il suo scopo è un altro.

L'Italia ha perso il Mediterraneo nel 2011, con la scomparsa di Gheddafi, voluta da Obama, Sarkozy e Napolitano, con Berlusconi, minacciato, costretto a mandare i caccia. Morì quel che definì "un suo amico".

Poi ci fu il golpe di Monti e i governi piddini o gialloverdi, tutti incentrati verso il centronord dell'Europa. Intanto la Cina, come scrissi in Piano contro mercato, delocalizzava nel sud del Mediterraneo il 15% della propria produzione industriale a basso valore aggiunto, specializzandosi, in una corsa frenetica con gli Usa e con Taiwan, nell'high tech. Creava porti, zone franche, ricostruiva quartieri, costruiva autostrade, moschee e quant'altro. Stessa cosa nell'Africa nera.

Qualche anno dopo fu la Russia a seguire il percorso della Cina, in un ottica politico-militare. La Francia fu cacciata fuori.

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carmilla

Il suicidio d’Europa con vista sul Dnepr

di Jack Orlando

Benedetta Sabene, Ucraina. Controstoria del conflitto oltre i miti occidentali, Meltemi, Milano 2023, pp.284 18€

Il giorno che il presidente Zelensky dichiarò a una giornalista italiana che in Europa c’era troppo filo-putinismo e che i suoi servizi di intelligence erano intenti a preparare delle liste di persone “da mettere a tacere” (più o meno testuale)1, l’inviata non trovò nulla da eccepire.

Né hanno avuto da ridire altri capi di stato rispetto al fatto che dei servizi di intelligence di un paese terzo stessero stilando delle liste di proscrizione, con quali criteri poi non è dato sapere, sui propri cittadini.

Qualcuno, guarda caso in Italia, non sapendo parlare né star zitto l’ha perfino trovata una buona idea e ci ha tenuto a dirlo a tutti;2 e d’altronde era proprio un giornale italiano che all’indomani del febbraio ’22 ci aveva tenuto a pubblicare per primo la sua lista nera.3

Ora, potremmo anche dar per buona l’ipotesi che sia un gigionesco guizzo creativo del presidente ucraino, reminescenza della sua precedente vita da comico poco divertente, o un altro dei suoi eccessi rasenti la mitomania.

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lantidiplomatico

I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica

di Paolo Desogus*

Le reazioni scomposte e piagnucolose di Repubblica, dopo le contestazioni di Napoli al direttore Molinari, descrivono in modo chiaro e inequivocabile la discesa negativa del giornale, da tempo ridotto a fogliaccio di propaganda, a rubrica di invettive e schiamazzi (come quelli quotidiani di Cappellini e oggi persino di Augias) contro chi si azzarda ad avere un pensiero differente, soprattutto sulla guerra in Ucraina e su quella in Palestina.

La regressione di Repubblica descrive però anche il tracollo morale e culturale di quella borghesia "illuminata e progressiva" che è cresciuta insieme a questo quotidiano. Mi riferisco a quella parte di paese scolarizzata e cosmopolita che occupa posizioni nel mondo della scuola, dell'università o che comunque svolge mestieri intellettuali e che per molto tempo si è posta come modello della buona sinistra. Questa parte di paese ha vissuto il suo momento più fortunato negli anni del berlusconismo, ovvero negli anni in cui si è proposta come rifugio dalle volgarità dell'italietta che rifletteva se stessa nei programmi televisivi di Canale5.

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contropiano2

Le tentazioni guerrafondaie dei leader europei. Contro la Russia, ma con o senza gli Stati Uniti?

di Sergio Cararo

Scrive un editoriale di Le Monde: In verità, la possibilità di una guerra tra Europa e Russia tormenta le menti delle persone. La Svezia, il Regno Unito, la Finlandia, la Polonia e gli Stati baltici stanno discutendo di questa prospettiva. Non senza una buona ragione. Perché la Francia dovrebbe ignorarlo? Perché aver paura delle parole e non dare per scontata l’alleanza con l’Ucraina? Volens nolens, siamo in conflitto con la Russia da due anni ormai”.

“Siamo vicini e fermi al fianco dell’Ucraina”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Scholz nel vertice di ieri a Berlino del cosiddetto “Triangolo di Weimar” insieme con il presidente francese Macron e il primo ministro polacco Donald Tusk.

Faremo di tutto affinché la Russia non vinca la guerra“, ha detto Macron mentre Tusk ha respinto le “voci” di disaccordo, dicendo che hanno parlato con una sola voce.

Di recente erano sorte tensioni, soprattutto con la Francia. Macron ha suscitato rabbia a Berlino quando non ha escluso il dispiegamento di truppe di terra occidentali in Ucraina e ha insultato altri paesi definendoli “codardi”. Ma anche la Polonia sta aumentando la pressione, ad esempio perché sta sostenendo una maggiore spesa per la difesa nel quadro della Nato” scrive oggi il quotidiano tedesco Handesblatt.

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marx xxi

Guerra e rivoluzione. Elogio dei socialismi imperfetti. Carlo Formenti

di Marco Pondrelli

L’opera di Carlo Formenti cominciata con il primo volume ‘guerra e rivoluzione. Le macerie dell’Impero‘ si conclude con questo secondo libro, che unisce alla pars destruens che caratterizzava il precedente testo la pars costruens. Il sottotitolo ‘elogio dei socialismi imperfetti’ è significativo della posizione dell’Autore, che si discosta dalle narrazioni che gettano alle ortiche tutto quello che il movimento comunista è riuscito a costruire dal Novecento.

Il socialismo con caratteristiche cinesi è quindi centrale, Formenti riprende le lucide analisi di Arrighi, che non vedeva nel capitalismo l’unica possibilità di sviluppo. La crescita cinese non può essere slegata dalla sua storia e dalla sua tradizione, scrive l’Autore ‘la Cina può essere compresa solo considerando la sua storia attuale in continuità con la sua storia millenaria, e il tipo di socialismo che tale storia ha generato è una chiara dimostrazione del fatto che il capitalismo descritto da Marx non è il destino che tutti i Paesi del mondo devono subire prima di incamminarsi verso altre forme di civiltà’ [pag. 60]. Usando una metafora non molto elegante si può dire che Formenti ‘metta i piedi nel piatto’ quando affronta di petto la questione se la Cina sia un Paese socialista o capitalista.

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mondocane

Italia atlantosionfascista in piena demenza senile armata

di Fulvio Grimaldi

In onda domenica ore 21.30. Repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, gioovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00.

Byoblu-Italia armata, “Che idea ti sei fatto”, Miriam Gualandi intervista Davide Colantoni e Fulvio Grimaldi

Stavolta vi sparo dal lanciarazzi multiplo, tipo batteria Katiusha. Tanta roba, visto che tante cose succedono che uno deve fare salti mortali con doppio avvitamento per starci dietro. Così ecco, insieme alla nuova puntata di Mondocane un programma curato da Miriam Gualandi e che ci pone davanti all’orrore di cosa stiamo inventando tra un Crosetto, lobbista degli armieri e, dunque, ministro dell’Offesa e del primato nazionale, europeo e mondiale dei conflitti d’interesse, e una Meloni che, lingua in bocca con l’altro Arlecchino ucraino, gli promette giovani italiani da far dissanguare in Ucraina contro i russi. Sullo sfondo gli armamenti e l’Italia della demenza senile armata che continua a contribuire all’unico vero olocausto del nostro tempo, quello di Gaza, con riverberi in Cisgiordania. Dove Jack lo squartatore, munito delle 7 braccia della Menorah, colpisce indignato chi, specialmente bimbetto ingordo, o mamma risparmiosa sul latte, non si acconcia a morire di fame.

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piccolenote

Ucraina: la discarica dei residuati bellici d'Occidente

di Piccole Note

Come "buttare" equipaggiamenti obsoleti e costringere le nazioni europee a spendere - per lo più negli Usa - per acquistarne di nuovi. Il tutto sulla pelle dell'Ucraina

“Uno dei miti più ricorrenti nella stampa occidentale e [nei discorsi dei] leader della NATO è che l’equipaggiamento che stanno inviando all’Ucraina li aiuterà a proseguire la guerra contro la Russia. In realtà, la maggior parte delle attrezzature fornite all’Ucraina sono poco più che spazzatura”. Così Brandon Weichert sul National Interest.

L’analisi di Weichert è impietosa, a iniziare dai carri armati di fattura sovietica forniti all’inizio delle ostilità dai Paesi dell’Est, sui quali i russi hanno imperversato facilmente.

 

I carri armati Nato

Quindi, veniamo ai cosiddetti carri armati francesi, in realtà veicoli blindati dalla corazzatura leggera. Così Weichert : “L’AMC-10RC. L’AMC-10RC sono una rimanenza dei primi anni ’80. L’ultimo importante aggiornamento di questo carro è stato fatto nel 2000.

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istitutoitaliabrics.png

I BRICS spingono per la de-dollarizzazione

di Fabrizio Verde

Nel passato mese di agosto il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che il processo di de-dollarizzazione dei legami economici tra i Paesi BRICS è irreversibile.

“Il processo oggettivo e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta acquistando slancio, si stanno compiendo sforzi per elaborare meccanismi efficaci di regolamento reciproco e di controllo valutario e finanziario”, queste le parole pronunciate dal leader russo in occasione di un forum economico in Russia tenutosi alla vigilia del vertice BRICS in Sudafrica che avrebbe poi sancito l’allargamento del blocco all’attuale formato BRICS+ con l’ingresso di Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Quindi i paesi BRICS si stanno posizionando strategicamente per un nuovo sistema economico internazionale in cui mirano a diventare completamente autonomi rispetto agli Stati Uniti. L’accumulo di oro da parte dei paesi BRICS, la diminuzione della quota di dollari statunitensi detenuta dalle banche centrali e i progetti per creare un’alternativa al sistema di pagamento Swift, indicano i preparativi per un cambiamento nelle dinamiche del potere economico globale.

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contropiano2

É ora di rompere i “vincoli esterni”

di Redazione Contropiano

I primi scricchioli si vedono già. Ma è davvero inutile aspettarsi che il prevedibile aumento della conflittualità all’interno del governo possa produrre un qualsiasi “cambiamento” degno di nota.

Al massimo, come in tutte le legislature precedenti, potrebbe avvenire un rimescolamento che lascia le cose come stanno; una diversa maggioranza, insomma, ma non una diversa stagione politica.

Come sempre, un cambiamento reale richiede che si faccia avanti e si affermi un soggetto diverso, una presenza di massa – nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio e di vita – in grado di mettere in discussione la “narrazione” dominante e riattivare un corpo sociale da troppo tempo sotto anestetici.

Il governo Meloni – come i precedenti – è un governo di crisi, guerra e declino. Una rovina per le classi popolari e per le prospettive stesse del Paese.

Questo governo rivendica per esempio di aver “aumentato l’occupazione”, ma se questo non si traduce in crescita della ricchezza prodotta e dei consumi di massa – sostanzialmente fermi al palo – significa che si tratta di “lavoretti”, in settori ad alta intensità di manodopera, con bassi salari e senza garanzie.

Si tratta insomma di crescita del lavoro povero, servile, di pura sopravvivenza. Spesso anche sotto questo livello.

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lantidiplomatico

Cosa si nasconde dietro la pazzia (calcolata) di Macron

di Giuseppe Masala

Ieri è stato il grande giorno delle comunicazioni al popolo francese di Emmanuel Macron sulla crisi ucraina. Non si è trattato del solito importante discorso dai toni retorici e roboanti tipici degli eventi bellici, ma di una più “confidenziale” intervista condotta da due giornalisti, ovviamente nel rispetto della parità di genere. Lo sottolineo perché purtroppo nell'occidente dell'ipocrisia farisaica woke gli elementi formalistici legati alla inclusività sono più importanti – evidentemente - della sostanza del rischio di far scoppiare una guerra termonucleare sul suolo europeo.

Venendo alla sostanza delle dichiarazioni di Macron, non mi pare azzardato definirle storiche. Molti commentatori, sfortunatamente, stanno già sminuendo quanto è stato dichiarato, provando ad ascrivere il discorso di Macron al campo dei bluff. No, signori, mi permetto di dire che Macron non sta bluffando, ma fa un discorso serio e razionale (sebbene non esplicitato in tutte le sue parti). Cosa questa che ha capito benissimo Tajani, il nostro ministro degli Esteri che non ha atteso neppure la fine dell'intervista per tuonare da Roma l'indisponibilità italiana a inviare truppe in Ucraina e dunque, di fatto, a entrare in guerra con la Russia.

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lantidiplomatico

"Slava Ukraini". Deturpato l'omaggio a Luana d'Orazio: perché Jorit fa così paura?

di Agata Iacono

Perché fa così paura Jorit? Perché questa campagna di odio e persecuzione nei confronti dell'artista napoletano?

A Roma è stata vandalizzata la sua gigantografia dedicata a Luana D'Orazio, la ragazza di 22 anni morta sul lavoro, anzi di lavoro, a Prato, per l'assenza di elementari norme di protezione. Un ennesimo omicidio sul lavoro che sintetizza il dramma dei morti di lavoro in Italia: pochi giorni fa, ad esempio, a Terlizzi è precipitato nel vano ascensore un capocantiere di 79 anni. Sono stati 585.356 gli infortuni sul lavoro nel 2023 (dati Inail), 1.041 dei quali con esito mortale. Nel solo 2024 sono già più di 145 i morti di lavoro.

Come riporta VoxKomm, il ritratto gigantesco di Luana fatto da Jorit è stato deturpato e hanno anche scritto sul suo corpo "Slava Ucraini". Pochi giorni fa un altro murales era stato danneggiato a Ischia e avevano lasciato sul posto una bandiera dell'Ucraina.

Ma perché, ripetiamo, Jorit fa così paura? Molte risposte le trovate in questa bellissima intervista di Clara Statello pubblicata da l'AntiDiplomatico.

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contropiano2

La scelta occidentale della guerra contro la Russia

di Fabrizio Poggi

Stanno preparando la guerra e stanno approntando le condizioni interne per portarci in guerra. Ormai non è più, purtroppo, un modo di dire e lo dimostrano sia le sparate esterne su “aggressione russa”, “guerra nucleare russa”, “necessità di armare l’Ucraina per difendere il mondo libero dalla Russia”, sia le crociate democristian-fasciste per “serrare il fronte interno” contro le “interferenze russe”, e l’ostracismo contro chi venga accusato di essere «al servizio del Cremlino e della sua propaganda».

Dunque, all’esterno. Dopo lo “scandalo” dell’audio dei militari tedeschi a proposito dei missili “Taurus” contro il ponte di Crimea, la ministra della guerra tedesca, Annalena Baerbock non trova di meglio che sostenere la proposta del suo omologo britannico, David Cameron sulla “partita di giro” che dovrebbe salvare la faccia a Berlino: i tedeschi vendono i “Taurus” a Londra e questa fornisce a Kiev i “Storm Shadow”. Et voila.

Questo per le armi. Per quanto riguarda i veri e propri contingenti militari da inviare direttamente sul suolo ucraino, da un lato qualcuno sussurra, ma molto piano, che sia impossibile, altri non ci vedono nulla di «inimmaginabile» (ministro degli esteri polacco, Rodislaw Sikorski: il malefico consorte della famigerata Anna Applebaum), altri ancora affermano che una guerra con la Russia farebbe bene alle finanze interne (non specificando “di chi”).

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arruotalibera

Esplode la bomba del debito USA e del debito mondiale

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

Le vicende finanziarie dovrebbero essere valutate per quello che sottendono, a volte situazioni negative. Attualmente sono gli Usa che preoccupano perché dal giugno 2023 ogni cento giorni il debito pubblico aumenta di ben mille miliardi di dollari. I dati sono eloquenti. Anzitutto va rimarcato che in dieci anni, dal 2014 a oggi, il debito americano è raddoppiato, passando da 17.000 miliardi all’attuale cifra di 34.500 miliardi. Molti ritengono che il modello “mille miliardi ogni 100 giorni” continuerà in futuro.

Il Congressional Budget Office, l’organismo indipendente che produce analisi economiche per il Congresso, stima che il deficit di bilancio annuale passerà da 1.600 miliardi di quest’anno a 2.600 miliardi del 2034. In altre parole, nel prossimo decennio gli Stati Uniti aggiungeranno quasi 19.000 miliardi di dollari all’attuale debito pubblico fino a un totale di 54.000 miliardi.

Nello stesso decennio soltanto per gli interessi gli Usa spenderanno più di 12.400 miliardi. Perciò si stima che la quota per il pagamento degli interessi sul debito potrebbe superare le altre voci di bilancio, comprese le spese per la difesa. Si tenga presente che le proiezioni sono fatte stimando che il tasso d’interesse dovrebbe scendere sotto il 3% dall’attuale 5,5%.

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mondocane

Mal d'Africa. E suo bene

Un continente conteso verso la seconda liberazione

di Fulvio Grimaldi

“Metapolitica - Il fuoriscena del potere” di Francesco Capo, con Gigi Lista, editore “L’Identitario”, Fulvio Grimaldi, giornalista, Antonio Pellitteri, docente universitario

https://www.youtube.com/live/CsioUXSqPq4?si=BvIMKs2J6ZeGjHY_

https://youtu.be/CsioUXSqPq4

Il mio contributo a questa trasmissione di Francesco Capo riguarda la situazione geopolitica di Africa e dintorni, con i suoi primattori, i suoi figuranti, i suoi complici. Il dato certo è che l’Africa è una volta di più il continente giovane e nuovo, in attesa che riprenda e completi il suo percorso di liberazione, tra andate e ritorni, anche l’America Latina da Haiti in giù.

I punti cruciali sono noti: Il Sahel glorioso che si è liberato dalla manomorta colonialista e predatrice francese basata sul pericolo jihadista dallo stesso Occidente creato, allevato, impiegato qua e là. La Libia che, dopo averla rasa al suolo e privata di benessere e felicità, ne hanno provocato lo squartamento tra un regimetto banditesco fantoccio caro a ONU, Occidente e Roma, e un governo regolare che ne controlla tre quarti e viene sabotato dalla NATO.

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lantidiplomatico

La coalizione dei "volenterosi" e la variabile (impazzita) polacca

di Giuseppe Masala

Ormai da anni andiamo spiegando che, purtroppo, non vi è alcuna possibilità che il conflitto nell'est europeo si concluda con l'eventuale capitolazione del regime di Kiev. Questo può essere affermato con ragionevole certezza in considerazione di innumerevoli ragioni. Innanzitutto i motivi di fondo che hanno fatto deflagrare il conflitto – sarebbe forse più corretto dire, che hanno spinto Washington a farlo deflagrare – sono ancora tutte irrisolte. Mi riferisco, chiaramente, al profondo squilibrio commerciale tra l'Europa e gli USA che vedono questi ultimi soccombere nei mercati mondiali di fronte alla ipercompetitività europea. Il profondo rosso dei conti con l'estero di Washington che sta portando – lentamente ma inesorabilmente – all'abbandono del dollaro da parte di molti investitori internazionali, a partire da quelli appartenenti ai BRICS (mi riferisco in particolare a Cina, Russia, Arabia Saudita ed EAU).

Non basta. Tra i nodi che inesorabilmente verrebbero al pettine con la capitolazione di Kiev vi sarebbe la giustificazione dei costi devastanti delle suicide sanzioni imposte dall'Europa alla Russia. L'impossibilità di giustificare questi costi da parte delle élites europee di fronte alle proprie opinioni pubbliche spinge inesorabilmente verso la continuazione del conflitto per allontanare il più possibile il redde rationem.

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comidad

I “false flag" del colonialismo europeo

di comidad

La locuzione “ha stato Putin” è diventata popolare, addirittura proverbiale, e indica il vezzo occidentalista di ritrovarsi un colpevole già pronto per l’uso, in modo da coprire le proprie responsabilità. Sarà difficile però spiegare la quasi unanime adesione del parlamento italiano alla missione navale “Aspides” nel Mar Rosso con un “ha stato Biden”, cioè nascondendosi dietro la consueta denuncia della servile fedeltà italica all’alleato americano. Una linea politica può non essere nelle condizioni di prevalere, ma deve comunque reggere sul piano comunicativo, cioè non smentirsi da sola. Se dico che sono contro ogni imperialismo compreso il nostro, e quindi anche contro le velleità dei nostri oligarchi di ritagliarsi uno spazio sub-imperialista all’ombra della potenza dominante, allora c’è un senso. Se invece faccio appello all’interesse nazionale, mi riferisco a un’astrazione fumosa che viene screditata dal fatto stesso che gli oligarchi di un paese ritengono di avere altri interessi da seguire.

Se la critica non ha una logica, poi te la dovrai rimangiare nella pratica. Nel dicembre scorso Giuseppe Conte aveva accusato il governo Meloni di “turbo-atlantismo” per la decisione di inviare una fregata nel Mar Rosso, e infatti ora i 5 Stelle si allineano al mantra ufficiale della “missione difensiva”.

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kelebek3

Esistono guerre giuste, altroché!

di Miguel Martinez

Io sono contrario a tutte le guerre, ma questo è un difetto mio.

Le guerre a cui io sono contrario si dividono in due tipi: le guerre sbagliate e le guerre giuste.

1940, ascolti alla radio la voce del Duce che annuncia “l’ora delle decisioni irrevocabili è arrivata!”

Poi un figlio lo perdi in Africa, un altro in Russia, gli statunitensi ti bombardano casa e tuo fratello finisce deportato in Germania.

Ecco, era proprio una guerra sbagliata, non ci piove.

Purtroppo da allora in Italia la parola guerra si porta dietro una cattiva nomea spesso immeritata.

Prendiamo invece la guerra statunitense in Afghanistan, 2001-2021.

Che è stata una guerra giusta, e vi spiego il perché.

La guerra sarebbe “costata” quattro trilioni di dollari, che è un po’ più del PIL della Germania. E sarebbe pure una guerra “persa”, nel senso che oggi il paese è governato dagli eredi di quelli che l’esercito USA cercò di cacciare nel 2001.

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lantidiplomatico

Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

di Paolo Arigotti

Il territorio corrispondente all’attuale Moldavia, una superficie di poco superiore a un decimo di quella italiana, già facente parte dell’impero Ottomano, dopo alterne vicende seguite alla fine del primo conflitto mondiale, divenne nel giugno 1940 – per effetto del patto Molotov-von Ribbentrop e dell’ingresso dell'Armata Rossa in Bessarabia - parte integrante dell'Unione Sovietica, andando a costituire, assieme ad altri territori (compresa la Transnistria), la nuova Repubblica Socialista Sovietica di Moldova, una delle quindici entità federate dell’URSS.

Nell’agosto 1989 la Moldavia avviò il percorso verso l’indipendenza, adottando il rumeno (poi ribattezzato moldavo) come lingua ufficiale al posto del russo, e sostituendo il cirillico con l’alfabeto latino. Due anni dopo, approfittando del tentativo di golpe contro il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, Chisinau dichiarò la propria indipendenza; per la cronaca, la Transnistria l’aveva preceduta di circa un anno, dichiarandosi indipendente già nel settembre del 1990, col nome ufficiale di Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovia.

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La mutilazione di coscienza del radical chic

di Adriana Bernardeschi

In un mondo di diseguali che sprofonda nell’orrore di guerre, prevaricazioni, discriminazioni e violenze di ogni tipo, una certa “sinistra” borghese e benestante, spesso di valida provenienza militante, si fa compiaciuta portatrice di effimeri rammendi a una struttura irreparabilmente guasta. Lo fa da privilegiata, totalmente alienata da chi queste ingiustizie e questi orrori li subisce sulla propria pelle. Lo fa perché le è stata amputata la coscienza di classe. Come è avvenuta questa mutilazione e che cosa la alimenta e diffonde? Come contrastarla?

Vivendo per tanti anni a Milano, ho assistito, forse in modo più marcato che altrove, ma non si tratta certo di un fenomeno locale, alla progressiva fagocitazione della coscienza di classe della sinistra da parte del fenomeno cosiddetto “radical chic”.

Il benessere relativamente diffuso (ma sempre con i mendicanti distribuiti ogni pochi metri sui marciapiedi e i senza dimora a dormire nei ripari fortuiti dei mezzanini della metropolitana, a testimonianza delle violente diseguaglianze) degli anni che hanno preceduto l’esplodere della crisi economica (che era però già innescata da tempo) ha prodotto in un certo popolo di sinistra – per la mia esperienza posso testimoniare su quello milanese, ma in forme leggermente diverse, più o meno marcate, questo è successo ovunque – una falsa coscienza da “sabato in barca a vela, lunedì al Leoncavallo”, come recita una canzone degli anni Novanta di un gruppo milanese, per l’appunto.

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marx xxi

Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari di Alessandro Pascale

di Marco Pondrelli

Il ponderoso libro di Alessandro Pascale è una lettura stimolante che chiunque può leggere, è però pensato innanzitutto per formare i futuri militanti e quadri comunisti. La formazione è stata, dalla nascita di Rifondazione Comunista in poi, la grande assente nella prassi delle organizzazioni comuniste. Ci si avvicina e si entra in un Partito senza essere comunisti formati, il compito del Partito è costruire i futuri quadri dirigenti. Lenin diceva che dopo una sconfitta i comunisti sono quelli che resistono meglio, perché sanno ritirarsi in modo organizzato, se questo negli ultimi decenni non è successo è anche perché in passato era mancato un lavoro di formazione. Il fatto che pezzi del gruppo dirigente del PRC siano finiti nel Pd o addirittura con Matteo Renzi spiega e dimostra questi limiti.

L’Autore ricorda come la nascita di alcuni recenti movimenti di protesta si stata segnata da una forte spontaneità, con il rischio concreto di ‘diventare strumenti manipolabili facilmente dal regime’ [pag. 14], è emblematico il caso di Podemos in Spagna. Questa capacità di manipolare diventa evidente quando si svuotano di significato alcune figure trasformandole in icone.

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fattoquotidiano

L’occidente e il nemico permanente: il libro di Elena Basile è in sintonia con la linea del Papa

di Paolo Ferrero

Le reazioni dei media e dell’establishment all’appello che il Papa ha fatto al governo ucraino di arrendersi per porre termine e quello che è un insensato macello sono emblematici della follia che caratterizza il mondo occidentale.

Da un lato, i “cani da guardia” con l’elmetto che, in piena sintonia con il governo ucraino, considerano il Papa un traditore, un amico di Putin e così via. Dall’altra la tendenza “riformista”, di chi cerca di ingabbiare quanto detto da Francesco per ricondurlo alla normale amministrazione, all’inefficacia. Il Cardinale Parolin è la punta di lancia di questa tendenza, condizionando l’apertura delle trattative al cessate il fuoco russo. A compendio di queste due impostazioni il grosso dei media ha sottolineato come il Papa sia un uomo di fede e non un diplomatico o un politico, ma soprattutto ne ha praticata una terza: smettere di parlarne il più rapidamente possibile. Infatti il Papa è scomparso dagli schermi in un battibaleno.

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sinistra

Urbanistica e opposizione

di Luciano Bertolotto

Perché?

Scelta obbligata, almeno per me. Piccola città. Deindustrializzata. Invecchiata. Come molti altri paesoni in Piemonte. La politica? Si vota ogni cinque anni, e tanto basta. Alle urne ci va metà, o poco più, degli aventi diritto.

Il volontariato è, in piccola parte, impegnato sul piano culturale. Molto di più nell'assistenza. Attività meritorie. Però non mi sembrano bastanti a porre (se non in piccola parte) rimedio alle deficienze di questo modo di vivere. E alle relative conseguenze... Vorrei incidere, concretamente, sulle cause. Per questo, anche se poco la conosco, mi occupo di urbanistica. Con la velleità di fare una (sia pur minima) opposizione. Che, poi, consiste nella resistenza a decisioni che altri hanno preso. Non c'è nulla(forse...) di scandaloso in quello che lor signori fanno. Almeno, niente di nuovo. I soldi ci sono. Qualcuno fatto in precedenza con il nero. Sia nei conti che in cantiere.

Forse c'è, pure, una fettina dei tanti miliardi che le mafie investono sul territorio nazionale. Ma di questo, in città, si parla poco e sottovoce...

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nicomaccentelli

Per la Resistenza

di Nico Maccentelli 

Sindaci del PD che proibiscono film prodotti in Russia, episodi di russofobia da parte di istituzioni di vario genere, Pina Picerno, PD, vicepresidente del Parlamento Europeo che chiede alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea di inserire il writer napoletano Jorit nella lista delle persone sottoposte a sanzioni, sono solo alcuni esempi del clima che il nostro, come altri paesi atlantisti, respira in un’escalation ossessiva e fanatica propria delle borghesie nazionaliste (in questo caso europeiste) che si preparano alla guerra.

La propaganda e la censura di guerra sono una realtà, in stretta relazione con l’andamento della guerra in Ucraina, nella realtà dei fatti condotta dalla NATO, ma dove gli apparati militari ucraini, pur riforniti di armi dall’Occidente atlantista e supportati da esperti, mercenari, tecnici e dispositivi altamente tecnologici NATO, non riescono tuttavia a reggere l’impari confronto militare con la Federazione Russa.

Se le ricadute economiche nei paesi europei sanzionatori, che di fatto sono i veri sanzionati, non sono immediatamente associabili alle risorse che a miliardi di Euro sono andate a Kiev, quelle sul terreno della democrazia interna, già duramente minata in questi decenni di “emergenze” d’ogni tipo, si sentono eccome.

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contropiano2

La Francia va alla guerra. Forse, però, non sa…

di Francesco Dall'Aglio

Il Macron-gate (è un termine stupido, scusatemi) si arricchisce di nuovi particolari. I rappresentanti dei partiti d’opposizione sono stati convocati all’Eliseo e ne sono usciti, come diciamo noi qui nell’Iperborea, “carichi di meraviglie“.

Secondo Fabien Roussel, il segretario del Partito Comunista francese, Macron ha dichiarato che “non ci sono più linee rosse, non ci sono più limiti” all’impegno francese, il tutto mentre Macron mostrava su una carta dei freccioni che rappresentavano le truppe russe in marcia verso Kiev e Odessa, ossia uno scenario “che non possiamo permettere” (e sulla possibilità che i francesi avessero intenzione di farsi un giro da quelle parti ero stato facile profeta, non ci voleva chissà che).

Marine Tondelier, segretaria di “Les Écologistes”, ha riferito invece che Macron, dopo aver detto che Putin “chiaramente non ha limiti“, ha affermato che “dobbiamo dimostrargli che anche noi non abbiamo limiti“.

Infine, Manuel Bompard, coordinatore del gruppo operativo nazionale di “La France Insoumise”, ha dichiarato “di essere arrivato preoccupato [all’incontro con Macron] e di essere andato via ancora più preoccupato“.

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nazioneindiana

“La zona d’interesse.” Un paio di cose che ho visto

di Daniela Mazzoli

La prima cosa che ho visto è stato un mucchietto di persone che usciva dalla sala con gli occhi sbarrati e le teste infastidite dal rumore che si sentiva forte anche da fuori. Come se fossero state costrette a uscire per via del frastuono assordante. Ho avuto paura ma mi sono fatta coraggio. Sapevo almeno come sarebbe finita.

Il film è pieno di paesaggio. Inizia anche con un paesaggio. Un fiume, un prato che declina, alberi, lo schermo pieno di verde, foglie, e una famiglia in gita con cestini di cibo e bambini al seguito. E anche durante il resto del tempo ci sono fiori che sbocciano, fiori messi a disposizione della mano di un neonato, fiori che non si possono tagliare indiscriminatamente, a meno di una severa punizione, perché rappresentano il ‘decoro’ della piccola comunità che vive intorno e dentro il campo di concentramento. Il comandante Höss si preoccupa di emettere un ordine in proposito alla raccolta feroce dei lillà dai cespugli.

La natura è lì che migliora la vita di chi abita la grande casa al di qua del muro. Una natura addomesticata certo, un giardino con un piccolo orto che fornisce alla famiglia un po’ di svago e anche del nutrimento: i bambini vanno pazzi per certi ortaggi.