Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

letadeldisordine

E guerra sia

di Rosso Malpelo

I conflitti mondiali sono sempre forieri di rivoluzioni e guerre civili. La rivoluzione d’Ottobre avvenne proprio nell’ultimo anno della prima guerra mondiale, pure con un piccolo aiutino dei tedeschi che agevolarono il rientro in patria di Lenin, a cui seguirono cinque anni di feroce guerra civile, sostenuta anche dalle potenze vincitrici. In Italia una delle principali conseguenze del primo conflitto mondiale fu l’avvento del fascismo.

La guerra civile italiana fece seguito alla deposizione del duce da parte del re ed il successivo cambio d’alleanze del nostro paese, mentre le sorti del secondo conflitto mondiale volgevano in nostro sfavore sia sul fronte africano che su quello russo e gli angloamericani erano appena sbarcati in Sicilia. Le forze fasciste si raccolsero, con il supporto nazista, nella Repubblica Sociale Italiana, in nord Italia, permanendo in guerra sia con gli angloamericani che con tutti quegli italiani passati dall’altra parte e divenuti antifascisti. Quella guerra civile parallela durò due anni, alla fine i nazifascisti vennero sconfitti ed il paese poté iniziare una qualche pacificazione, sempre sotto l’egida degli americani, che da allora non hanno più abbandonato militarmente il Belpaese.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Crisi, guerra e conflitto sociale

di Giacomo Marchetti

L’invasione russa del 24 febbraio ha fatto fare un salto di qualità alle sotterranee contraddizioni di questo modello di sviluppo e sta scuotendo il quadro delle relazioni internazionali.

Per ciò che concerne il nostro paese, ha reso palesi alcune caratteristiche dell’attuale esecutivo e delle forze che lo compongono, azzerando qualsiasi velleità di margine di manovra rispetto ai diktat dettati dalle oligarchie europee e dagli imperativi decisi in sede dell’Alleanza Atlantica.

Nella ricerca di questo punto di equilibrio tra fedeltà a Washington e a Bruxelles, quello che non è contemplato è l’ascolto della maggioranza della popolazione, comprese quelle porzioni sociali che avevano trovato nella variante populista – pentastellata o leghista – il possibile sbocco alle proprie aspirazioni contro l’establishment politico; e meno ancora quelle parti di società che ancora identificavano “la sinistra” come un campo politico in grado di esprimere uno scampolo di valori progressisti, ma che ora ha messo sfacciatamente l’elmetto.

L’Italia, infatti, ha assunto il profilo di uno Stato co-belligerante all’interno del conflitto ucraino, e si è allineato alla generale politica di riarmamento dell’asse franco-tedesco.

Print Friendly, PDF & Email

codicerosso

Il caldo mito del fallimento della guerra lampo russa

di nlp

La riproposizione del mito di Sparta in 300 di Zack Snyder ci ha riportato, da tempo, ai racconti fondativi sul rapporto tra oriente e occidente e a quello tra mito, guerra e organizzazione sociale così come si consumato nell’antichità. E, se guardiamo bene, questi temi vengono riproposti nella nostra contemporaneità visto che proprio il film di Snyder ha rappresentato una rilettura mitopoietica, di costruzione delle origini della frattura storica tra occidente e oriente a partire dallo scontro tra le città ateniesi e l’impero di Serse attorno al 480 a.c.

Il film, a suo tempo, fu stroncato brutalmente dal Guardian che lo definì una qualcosa di  buono solo “per l’agenda dei neoconservatori” mentre, all’uscita del sequel, nel 2014, non mancarono letture critiche che lo ritennero  adatto per rappresentare il bisogno politico di una nuova frattura culturale fondando mitologicamente  l’allora nascente scontro tra occidente e Russia. Il punto che, qui,  lega mitologia popolare digitale di Snyder  e miti storici sulla città guerriera ateniese è quindi di serio interesse: si tratta della costruzione di narrazioni  sull’unicità di Sparta, in termini di efficienza militare e di rispetto della democrazia,  nei racconti fondativi dell’antichità come nell’uso di Snyder che, con forza, rielabora questi racconti a fondazione di un primato antropologico non rovesciabile dell’occidente verso l’oriente.

Print Friendly, PDF & Email

giap3

Invadere l’Ucraina è brutto? Dipende: se l’invadiamo noi è eroico. Buoni 26 di gennaio!

di Wu Ming

Da oggi, grazie ai nostri parlamentari – gli stessi parlamentari che da settimane condannano a gran voce e con l’elmetto in testa l’invasione dell’Ucraina – ogni 26 gennaio si celebrerà l’eroismo delle forze d’invasione nazifasciste che ottant’anni fa misero l’Ucraina – e con essa un bel pezzo di Urss – a ferro e fuoco.

L’indomani, 27 gennaio, si spremerà la lacrimuccia sulla Shoah. Perfetto.

Lo abbiamo fatto notare più volte: a colpi di “sdoganamenti” e celebrazioni nazionaliste e militariste si è ormai sfondata ogni barriera.

In questa mossa, tuttavia, c’è un surplus di ipocrisia che lascia attoniti persino noi che ormai ci aspettiamo qualunque cosa.

Sì, perché al mantra di tutto il mainstream «un popolo invaso ha diritto di difendersi» è stata aggiunta senza il minimo pudore la precisazione finora rimasta implicita: «salvo il caso in cui a invadere siamo noi».

E il caso vuole che sia lo stesso popolo.

Print Friendly, PDF & Email

fondazionefeltrinelli 

Inflazione: la lotta di classe è l'elefante nella stanza

di Marco Veronese Passarella

“L’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario” – così ammoniva Milton Friedman nella sua celebre Storia monetaria degli Stati Uniti (1867-1960), scritta a quattro mani con Anna Schwartz. In termini semplici, l’inflazione sarebbe da attribuire al fatto che la base monetaria immessa dalla banca centrale nel sistema economico e i depositi bancari creati su quella base crescerebbero più rapidamente della produzione reale.

Troppa moneta spalmata su pochi prodotti causerebbe una crescita generalizzata del loro valore nominale: è questa la cosiddetta teoria quantitativa della moneta, elaborata da David Hume alla metà del Settecento e rilanciata proprio da Milton Friedman ed altri economisti della Scuola Monetarista negli anni sessanta del Novecento.

Se le cose stessero effettivamente così, la banca centrale sarebbe sempre in grado di regolare il livello generale dei prezzi agendo sulla base monetaria e, tramite questa, sull’offerta complessiva di liquidità – giusta la teoria del moltiplicatore monetario.

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Metafisica e guerra

di Salvatore Bravo

La guerra di questi giorni necessita di una lettura storica e filosofica. La lettura storica ricostruisce gli eventi in modo olistico, mentre la filosofia deve svolgere un lavoro archeologico. La guerra non è uno stato di eccezione, è la normalità dell’Occidente capitalistico, da Hobbes fino a giungere al tempo presente la guerra si svolge all’interno dei confini degli stati o tra gli stati. Ogni guerra è un episodio della storia della crematistica divenuta “la storia” dell’occidente planetario. Lo scopo di ogni atto di guerra personale o collettivo è il perseguire interessi privati o lobbistici, è la potenza della dismisura a guidare intenzioni, gesti, parole e armi. Bisogna far emergere il non detto, il paradigma all’interno del quale ci si muove, si pensa e si agisce. La ragione strumentale è ormai azione priva di limiti supportata dal pensiero debole, che crede nel solo calcolo utilitaristico e nella logica computazionale.

La verità è solo un accidente del passato, senza il fondamento metafisico, non vi è verità-bene, per cui la ragione strumentale da essere frammento dell’attività umana è divenuta totalità illimitata. La guerra tra Ucraina e Russia è un evento interno alla storia del nichilismo europeo e planetario che persegue l’onnipotenza economica.

Print Friendly, PDF & Email

pierluigifaganfacebook

Oh, mon Dieu!

di Pierluigi Fagan

Nella foto, Mrs Europa rimane colpita da qualcosa che i nuovi dioscuri ucraini a difesa dei valori della civiltà occidentale hanno voluto mostrarle, il succo della antica civiltà a cui apparteniamo è tutta nella foto qui sotto. 

Allarghiamo il frame. S. Karaganov intervistato dal Corsera (capo del Centre for Foreign and Defense Policy di Mosca) ha detto che quella contro l’Ucraina è una guerra in buona parte anche contro l’Europa. Ma il tono dell’articolo risente molto delle contingenze tematiche che ha voluto dargli in Corsera secondo le scansioni concettuali della propaganda odierna. Ripulendo queste parti di nessun vero interesse, proviamo a ridire quello che ha detto Karaganov in altra maniera.

L’Europa è al contempo una definizione geografica ed una definizione politica. Quella geografica arriva sino agli Urali ed include quindi la Bielorussia, il grosso del popolo russo ed un pezzetto di Kazakistan, più Armenia, Georgia e Azerbaijan al confine sud-est caucasico. Una cinquantina di stati, un quarto di quelli del mondo, sebbene la popolazione sia solo un decimo.

Print Friendly, PDF & Email

altrenotizie

Ucraina, il tempo delle “false flag”

di Michele Paris

Gli elementi emersi in questi giorni sulla presunta strage di civili nella città di Bucha fanno pensare in maniera sempre più convincente a una messa in scena delle forze di sicurezza ucraine. Per la stampa ufficiale in Occidente, invece, le immagini provenienti dalla località a nord di Kiev continuano in larga misura a essere usate come una prova inconfutabile della criminalità dei militari russi e del presidente Putin. Dietro a questo comportamento non c’è solo superficialità o servilismo, entrambi peraltro tratti comuni a quasi tutti i media “mainstream”, ma anche e soprattutto un’agenda ben precisa che collega la propaganda occidentale e ucraina all’evolversi delle vicende militari sul campo nel paese dell’ex Unione Sovietica.

Gli aspetti più importanti sono già stati ampiamente discussi, almeno sui media indipendenti, dalla cronologia degli eventi seguiti all’evacuazione dei soldati russi da Bucha ai sospetti sull’autenticità dei cadaveri filmati ai bordi delle strade della città ucraina, dalla minaccia delle forze ucraine di sterminare sabotatori e collaborazionisti alle improbabili immagini satellitari pubblicate dal New York Times.

Print Friendly, PDF & Email

federicodezzani

La Russia ed il prossimo “gold standard” euroasiatico

di Federico Dezzani

Tra le misure adottate dalla Russia in risposta alla sanzioni occidentali, spicca sopratutto la decisione di ancorare il rublo ad una quantità fissa d’oro. Il ritorno della Russia al gold standard si propone, nell’immediato, di sostenere la valuta ma, in prospettiva, ha anche obiettivi di medio termine: creare un sistema finanziario alternativo al dollaro ed alle sue cicliche destabilizzazioni.

* * * *

L’oro della Moscova

Ogni guerra sistemica o egemonica è anche una guerra tra sistemi finanziari opposti. Pochi ricordano, infatti, che la Seconda Guerra Mondiale sia stata anche uno scontro tra concezioni finanziarie divergenti: da una parte c’erano le nazioni “plutocratiche-democratiche” che, forti della loro ricchezza accumulata e della loro industrializzazione, controllavano quasi il 90% delle riserve auree mondiali (solo gli USA ne detenevano più della metà) ed erano le paladine del gold standard. Dall’altra, erano le nazioni “proletarie-totalitarie” che, detenendo una quantità irrisoria di oro, erano passate ai circuiti monetari ed al sistema del clearing per gli scambi commerciali.

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

La fine del 25 aprile

di Giuseppe Cantarelli

Insomma, alla fine è successo di nuovo: a distanza di circa 80 anni dagli eventi della seconda guerra mondiale, l’Italia si trova nuovamente dalla parte dei nazisti. Il Kurtz di Cuore di Tenebra, l’opera di Konrad, avrebbe buoni motivi per gridare all’Orrore! In effetti non esiste un termine più adatto per indicare ciò che sta succedendo in questi giorni. Difficile capacitarsi di un tale voltafaccia, anche se siamo abituati in questo paese ai frequenti cambi di casacca. Ma come è successo? Come è stato possibile? Sembra un cambio repentino, eppure, andando a cercare, ci sono elementi che ci permettono di capire che tutto questo si stava preparando da tempo.

Vediamo alcuni episodi.

Il primo risale al novembre 2014, ovvero la votazione all’ONU della mozione presentata dalla Russia, che proponeva di condannare la glorificazione del nazismo. Il risultato fu di 115 voti a favore, 55 astenuti e 3 contrari. I tre voti contrari furono quelli di Ucraina, Stati Uniti e Canada, mentre l’Italia si astenne insieme agli altri paesi europei e NATO. Naturalmente la notizia venne tenuta accuratamente nascosta dai media mainstream italiani, evidentemente per l’imbarazzo che avrebbe suscitato.

Print Friendly, PDF & Email

lafionda

Contro l’esercito comune europeo

di Giacomo Cervo

L’invasione russa pare aver dato una decisa accelerazione alla discussione sull’opportunità di creare le forze armate dell’Unione Europea. Qui tre buone ragioni per essere contrari. 

In questi giorni si è tornati a parlare con insistenza di Esercito Comune Europeo. Non è una novità nel nostro dibattito pubblico, ma la guerra alle porte dei confini europei sembra per la prima volta porre il tema come un’assoluta esigenza: di fronte all’irrilevanza diplomatica dell’Unione Europea nelle trattative di pace, la corsa al riarmo e l’Esercito Comune sembrano le due risposte più logiche per smettere di essere vaso di coccio fra i vasi di ferro statunitense e russo. Ma una simile costruzione porta con sé insidie politiche e democratiche su cui vale la pena ragionare.

Una questione (geo)politica. La prima, più ovvia perplessità rispetto ad un Esercito Comune è come immaginare una forza militare condivisa fra Stati con interessi e politiche divergenti, se non concorrenti. Visegrad, Francia, Germania e Europa Meridionale mantengono interessi e zone d’influenza ben distinte, talvolta conflittuali. I nazionalismi dell’Europa Orientale hanno poi dimostrato tutta la loro pericolosità nel quadro del conflitto in Ucraina, fra la volontà di allegare il conflitto (Polonia) o legami con il sistema di potere putiniano (Ungheria).

Print Friendly, PDF & Email

pierluigifaganfacebook

VAR cognitivo

di Pierluigi Fagan

Gli amanti del calcio sapranno esserci questa tecnologia che permette di vedere in modo ravvicinato presunti falli di gioco che possano determinare rigori, espulsioni ed altre punizioni. Il vantaggio è quello di andare molto vicino ai fatti, lo svantaggio è quello di perdersi l’intera dinamica di gioco. L’arbitro, che fino a prova contraria dovrebbe esser super partes, può valutare veniale un intervento visto che segue la dinamica di gioco. Ma se si isolano i frames del contatto incriminato, si può rilevare come il veniale sia invero letale. È la solita storia del testo e del contesto. Il testo dice delle cose il cui significato cambia se lo si mette in un contesto.

La strategia del discorso pubblico in accompagno agli eventi dell’ultimo mese e passa in quel di Ucraina, è stata preparata ed imposta ai solerti diffusori allineati come infervorati testimoni di Geova che scampanellano dai nostri media 7/24, imponendo il VAR cognitivo: c’è un aggredito ed un aggressore. È fallo! Poche ciance, è rigore, è netto, non c’è niente da discutere e chi vuole ancora discutere è troppo tifoso per esser preso sul serio. Anzi, non va fatto neanche parlare. Cos’è che non si vuol far vedere di più ampio in ciò che sta succedendo?

Print Friendly, PDF & Email

nicomaccentelli

Nazisti, pennivendoli e pistole

di Nico Maccentelli

Due i fatti significativi. Uno: qualche giorno fa a Non è l’arena, quella fogna di talkshow condotto da Massimo Giletti, Vladislav Maistrouk, l’ucronazi che si spaccia per giornalista ha minacciato di morte il giornalista russo Alexej Bobrobsky con queste parole:

“Per tutti coloro che sono i mandanti, per tutti i propagandisti e gli esecutori dei crimini contro i civili ucraini dovete avere paura fino all’ultimo giorno della vostra misera esistenza.

Ridi finché puoi, ridi, poi non riderai più.

Abbi paura fino alla fine dei tuoi giorni perché noi vi troveremo tutti e come ha fatto Israele dopo il 72, dopo l’attentato, troveremo tutti e li puniremo e capirete la lezione di Dostoevskij, del delitto e del castigo.

Quindi ridi, finché puoi”

La propaganda guerrafondaia condotta dal regime servo della NATO e degli USA, dal governo Draghi, ormai legittima ogni voce di odio rendendola autorevole, purché si affermi l’appoggio militare all’Ucraina nazista.

Print Friendly, PDF & Email

rifonda

Falsi e veri lacchè

di Angelo d’Orsi

In un post su Facebook il sottoscritto rilevava che una foto pubblicata da La Stampa, un paio di settimane fa, e spacciata, nella sostanza come opera dei russi, era invece una immagine (tra l’altro rubata al suo autore e pubblicata senza autorizzazione) che ritraeva una strage appena compiuta dagli ucraini in Donbass. E Il Fatto ne diede puntuale resoconto per la penna di Tommaso Rodano. Scrissi una lettera al direttore del quotidiano torinese Massimo Giannini per deprecare questo “errore” (per niente casuale), e Giannini andò in tv a raccontare che al suo giornale non interessa chi compia “la carneficina” (questo il titolo a tutta pagina de La Stampa), ma solo mostrare “gli orrori della guerra”. E non contento, lancia un tweet in cui insulta “pseudo storici, sedicenti giornalisti e miserabili lacchè di Santa Madre Russia”, con evidente riferimento al sottoscritto.

Vado, due giorni fa, al programma de La 7 “Piazzapulita”, di Corrado Formigli, il quale (dopo mezzanotte) mi dà la parola e dopo la prima mezza frase vengo interrotto da un gentiluomo a me ignoto, presentato come Stefano Cappellini (scopro poi essere addirittura “Capo della Redazione Politica de la Repubblica”).

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra economica per mantenere la supremazia globale

di Zhang Yugui (chinadaily.com.cn)

Tra tante chiacchiere fondate sulle veline del Pentagono (e, giù per li rami, tutte le “istituzioni subordinate”) vale sempre la pena di cogliere punti di vista alternativi. Naturalmente, non ci possono interessare le “dietrologie” (che combattiamo da sempre), né le letture semplicistiche di un problema complesso come una possibile guerra nucleare.

Abbiamo perciò deciso di tradurre questa analisi – di cui c’è un disperato bisogno, tra tanta “emotività” a costo zero – tratta dal China Daily (testata cinese alquanto autorevole, praticamente ufficiale) per informare su come altre potenze del mondo vedono gli eventi attuali.

Non si tratta ovviamente di stabilire quale sia il punto di vista sicuramente “giusto” sul piano politico e morale, ma di sapere cosa sta accadendo e come, con quali attori, per quali scopi.

Questa analisi si concentra inevitabilmente sul mondo finanziario a guida Usa. Perché quello è il motore ancora funzionante – insieme al complesso militare-industriale – di una superpotenza ormai a corto di argomenti e di appeal.

Buona lettura.

Print Friendly, PDF & Email

marxismoggi

Il ruolo della geopolitica nelle crisi internazionali. Il caso dell'Ucraina

di Andrea Vento

L'escalation del conflitto in Ucraina, provocata dall'invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, ha costretto analisti e studiosi a riprendere in mano il "dossier Ucraina", già in precedenza salito alla ribalta dopo il colpo di stato di piazza Maidan del febbraio 2014 ai danni del russofono Yanukovich. Il nuovo governo, a seguito dello spostamento a destra dell'asse politico e del riposizionamento geopolitico filoccidentale, finì per innescare, nei mesi successivi, la repressione della popolazione russofona dell'est del Paese da parte dei nazionalisti ucraini, l'annessione russa della Crimea e lo scoppio della guerra nel Donbass contro le auto-proclamate Repubbliche Popolari di Donestk e Lugansk. Una guerra terminata con gli accordi di Minsk 2 del febbraio 2015 che, nonostante la scarsa copertura mediatica occidentale, ha provocato gravi distruzioni e la morte di 13.000 civili ucraini di lingua russa.

Il Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, che all'epoca aveva cercato di comprendere radici e sviluppi della crisi ucraina tramite l'analisi delle sue vicende geopolitiche e la pubblicazione di un'agile dispensa dall'eloquente titolo Ucraina, il boomerang delle sanzioni europee, aveva indagato il diverso impatto prodotto, sulle due aree geo-economiche occidentali, dalle sanzioni economiche imposte dagli Usa alla Russia, e, obtorto collo, adottate anche dai loro subordinati europei.

Print Friendly, PDF & Email

linterferenza

Relazioni delinquenziali

di Salvatore Bravo

L’imbarbarimento dei tempi è nel quotidiano, la normalità del male di vivere è parte integrante del capitalismo nella sua fase apicale: le relazioni, anche laddove sono interne alla legalità, spesso sono improntate al solo valore di scambio con l’effetto di essere sostanzialmente delinquenziali. L’integralismo del capitalismo non più contenuto da posizioni politiche ed ideologiche altre “educa” alla vivisezione dell’essere umano. Il tecno-nichilismo del capitalismo annienta la totalità nella percezione e nel concetto. La totalità non è solo concetto, ma essa è prassi filosofica ed ontologica, poiché non separa mai la parte dal tutto, pertanto l’essere umano è percepito e vissuto nella sua totalità concreta, in tal modo nelle relazioni si produce il senso della reciproca dignità, poiché l’altro è totalità viva che con il logos giunge a noi nel suo mistero e nella sua presenza sfuggente ma dotata di senso.

La presenza è ricchezza incommensurabile, poiché le autocoscienze nell’incontro riconoscono la reciproca umanità, mai categorizzabile, e si riconoscono egualmente umane nella diversità mai assoluta.

Print Friendly, PDF & Email

giap3

Per non dimenticare. Brevi note su Emergenza di Stato di Andrea Miconi

di Wu Ming

Il libro di Andrea Miconi, Emergenza di Stato. Intellettuali, media e potere nell’Italia della pandemia (Giometti & Antonello, 2022, €12), è un testo necessario ma destinato a rimanere raro, forse unico.

Il motivo è presto detto: sarà difficile trovare ribadite le evidenze che in pochi abbiamo registrato durante i due anni di gestione emergenziale della pandemia di Covid19 in Italia, sovrastati com’eravamo dal frastuono della propaganda. È una pagina di storia – pubblica e personale – che tanti preferiranno rimuovere, mano a mano che le conseguenze di quella svolta si faranno più chiare.

Miconi ha riflettuto sulla gravità di quanto stava accadendo già in medias res, nel  pamphlet della primavera 2020 Epidemie e controllo sociale (Manifestolibri). Oggi il sociologo riprende quelle intuizioni e le mette in prospettiva, per dirci che in quei ventiquattro mesi è successo qualcosa di inedito nella vicenda pubblica e nella società italiana.

Print Friendly, PDF & Email

sollevazione2

Guerra e pandemia stessa strategia

di Alceste De Ambris

Prendo spunto dall’articolo di Pasquale Cicalese, secondo cui “C’è del metodo nella follia delle cancellerie occidentali”.

Le gravi sanzioni economiche e finanziarie alla Russia, in particolare il divieto di utilizzare per i pagamenti il sistema di transazione interbancario Swift e il congelamento delle riserve depositate dalla Banca centrale russa presso le altre Banche centrali, da una parte appaiono esorbitanti e sproporzionate, e d’altra parte sembrano danneggiare di rimbalzo le stesse economie europee. Tale atteggiamento bellicoso delle cancellerie occidentali (compreso l’invio di armi), per nulla orientato a trovare a una soluzione diplomatica al conflitto, fa sospettare che nasconda un’intenzione non dichiarata. Lo stesso si può dire per l’atteggiamento apparentemente “suicida” del governo ucraino, evidentemente eterodiretto, che sembra porsi l’obbiettivo di prolungare e rendere il conflitto più cruento, coinvolgendo i civili, così da suscitare una reazione emotiva anti-russa.

E il piano perseguito, secondo Cicalese, sarebbe appunto quello di “staccare l’Europa dalla Russia” in modo definitivo, e costruire una “cortina di ferro economica” che divida il mondo il due blocchi: il capitalismo occidentale da una parte, e il tutto resto dall’altra parte.

Print Friendly, PDF & Email

euronomade

L’Occidente va alla guerra

di Sandro Mezzadra

Mentre la guerra non si ferma, vanno ridefinendosi gli schieramenti e gli equilibri su scala mondiale, nella prospettiva di un dopoguerra destinato a essere comunque segnato da dinamiche di militarizzazione e riarmo con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. Non formulo ipotesi sugli scenari bellici, ma certo una lunga durata della guerra in Ucraina (a bassa o alta intensità) non sembra sgradita ad alcuni dei più importanti attori globali. Questo vale per una parte almeno dell’estabilishment statunitense, come si è visto dal discorso di Joe Biden a Varsavia. Il logoramento della Russia in una sorta di Afghanistan europeo, senza curarsi del potenziale tracimare del conflitto verso ovest e verso est, costituirebbe infatti una straordinaria occasione per proseguire quel processo di ricostruzione dell’Occidente che l’amministrazione americana ha perseguito fin dal suo insediamento. L’Unione Europea, in particolare, accelererebbe la sua integrazione militare sotto la doppia pressione dei Paesi dell’Europa dell’est e della Nato, confermando quella funzione di guida degli Stati Uniti che a partire dalla Grande Guerra ha definito il concetto stesso di Occidente.

Print Friendly, PDF & Email

teleborsa

Saldi esteri da brivido

di Guido Salerno Aletta

Se i conti commerciali vanno in rosso, il debito pubblico italiano non regge

Bisogna essere chiari su un punto: le Banche centrali non hanno poteri di intervento nell'attuale contesto di inflazione dei prezzi dell'energia e delle materie prime, tutti prodotti che l'Italia importa sia per i propri consumi interni sia per la sua caratteristica di economia di trasformazione che rivende all'estero con valore aggiunto quanto ha acquista dall'estero.

A maggior ragione vale la questione della indipendenza sul piano alimentare: il problema non è solo quello di soddisfare il fabbisogno interno, quello di sfamare coloro che vivono in Italia, ma quello delle importazioni destinate alla trasformazione. Le industrie italiane comprano grano dall'estero per fabbricare pasta che viene poi esportata in tutto il mondo. Lo stesso vale per le importazioni del latte e delle carni: i formaggi o gli insaccati che vengono prodotti riprendono la via dell'export. Lo stesso vale per una serie di materie prime minerali: si importano caolino ed argilla per fare ceramiche e piastrelle che vengono esportate con buon profitto.

Print Friendly, PDF & Email

theunconditional

Quando chi sta perdendo si porta via il pallone

di Pierluigi Fagan

Ieri abbiamo usato una immagine simbolo del mondo come un pallone oggetto di giochi di contesa. Oggi continuiamo con la metafora del sogno di possederlo tutto questo pallone-mondo e laddove la realtà intralcia i sogni, si può arrivare a sottrarre l’oggetto stesso del contendere. Se non vincerò al gioco di quel pallone, mi porto via il pallone o lo buco, così nessun altro potrà giocarvi, fine dei giochi.

Ieri abbiamo assistito in mondovisione, forse per la prima volta che io ricordi, ad una seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il nostro miglior uomo, nostro in quanto occidentali, ha arringato piuttosto arrabbiato il Mondo dicendo che se questa istituzione planetaria non è in grado di istruire un processo tipo Norimberga, se non è in grado di estromettere la Russia ed il suo fastidioso diritto di veto dal Consiglio di Sicurezza, allora tanto vale che l’ONU si sciolga ed ammetta la sua inutilità ed impotenza, lasciando il campo a qualche nuova forma ordinativa.

Print Friendly, PDF & Email

osservatorioglobalizzazione

Transizione, deglobalizzazione, digitale: il futuro secondo BlackRock

di Larry Fink

Il 24 marzo scorso Larry Fink, amministratore delegato del colosso finanziario BlackRock, ha pubblicato una lettera aperta a investitori e azionisti per mostrare la sua personale idea di mondo per l’era aperta dal conflitto ucraino. BlackRock maneggia 10 trilioni di dollari in asset ed è capace di determinare con le sue scelte la condotta di molti investitori in tutto il mondo. Fink non è nuovo a questi esercizi di futurologia: a febbraio, in un messaggio intitolato “The Power of Capitalism”, sottolineò che transizione green, svolte economiche e altri piani di discontinuità avevano senso solo se capaci di portare profitto. Ora nella sua nuova lettera Fink dice che l’era per la profittabilità di questi settori è vicina e accelerata dalla crisi russo-ucraina, che avrebbe posto inizio all’era della “de-globalizzazione”. Abbiamo voluto tradurre la parte più importante e centrale del lungo messaggio di Fink.

Larry Fink’s Chairman’s Letter to Shareholders | BlackRock – Qui il testo originale

* * * *

Implicazioni dell’invasione russa dell’Ucraina per aziende, paesi e clienti

Il denaro che gestiamo appartiene ai nostri clienti. E per servirli, lavoriamo per capire in che modo i cambiamenti in tutto il mondo influiranno sui loro risultati di investimento.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

 Bucha: un crimine di guerra o una operazione Psyop?

di Federico Rucco

I giornalisti dell’Associated Press a Bucha, una piccola città a nord-ovest di Kiev, hanno visto i corpi di almeno nove persone in abiti civili che sembravano essere state uccise da vicino. Almeno due avevano le mani legate dietro la schiena. L’AP ha anche visto due corpi avvolti nella plastica, legati con nastro adesivo e gettati in un fosso.

Oleksiy Arestovych, un consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, ha parlato invece di decine di civili uccisi trovati nelle strade di Bucha e nei sobborghi di Kiev di Irpin e Hostomel in quella che sembrava una “scena di un film horror”.

Arestovych ha detto che alcune persone sono state colpite alla testa e avevano le mani legate, e alcuni corpi mostravano segni di tortura, stupro e bruciature.

Quello di Bucha appare dunque come un “crimine di guerra” da gettare ulteriormente sul piatto dell’orrore verso le opinioni pubbliche europee, maggioritariamente contrarie al  coinvolgimento nella guerra, per romperne ogni rifiuto o resistenza nel sostenere un interventismo compulsivo e pericolosissimo.

Print Friendly, PDF & Email

storiasegreta

Il rublo d’oro

di StoriaSegreta

Le notizie di questi giorni, anche astraendo dalle cronache belliche,  si susseguono a ritmo incalzante. Tra la Russia e le oligarchie occidentali è scoppiata una vera e propria guerra finanziaria in cui i contendenti si stanno giocando il tutto per tutto.

L’Occidente aveva iniziato con sanzioni commerciali, che in qualche modo potevano considerarsi ‘nella norma’, anche se i congelamenti di beni personali di cittadini russi non si sa a quale principio giuridico facessero riferimento, ma poi aveva alzato il tiro congelando le riserve in valuta estera della Banca Centrale Russa ed espellendo molte banche russe dallo SWIFT.

Il 16 marzo 2022 Putin aveva risposto con una dichiarazione durissima in cui prendeva atto che i cosiddetti asset primari non erano più tali in quanto potevano semplicemente essere rubati e che molti paesi avrebbero convertito le riserve in valuta in cose più concrete come terra, materie prime e oro (qui).

La dichiarazione era un po’ criptica ma voleva significare che il sistema occidentale basato sulle valute fiat stampate dal nulla era finito.

Print Friendly, PDF & Email

riformista

“Europa appecoronata agli Stati Uniti, in Ucraina guerra criminale come quella di Bush in Iraq”

Umberto De Giovannangeli intervista Moni Ovadia

Moni Ovadia è tante cose. Attore, cantante, musicista, scrittore. Soprattutto, è uno spirito libero che sa andare controcorrente, che non ha paura di “provocare”. E il suo j’accuse affidato a Il Riformista ne è una “esplosiva” riprova.

* * * *

C’è da avere un po’ di paura di fronte a un pensiero unico in divisa e con l’elmetto?

In divisa e con l’elmetto, seduti nel salotto, però. Sì, sempre c’è d’avere paura di queste cose, di un “pensiero” militarista e militarizzato, che finisce pure per “silenziare” un signore vestito di bianco che ha avuto l’ardire di dire in faccia ai politici nostrani arruolati dalla Nato parole che devono essere scolpite nei nostri cuori e rilanciare in ogni dove: “Pazzi, Pazzi” a voler aumentare, 40 miliardi, le spese di guerra. Sì, di guerra. Perché tali vanno considerate. Ma c’è una logica in questa follia…

 

E quale sarebbe?

Print Friendly, PDF & Email

kelebek3

L’eterno presente che esplode

di Miguel Martinez

Ogni essere vivente ha una propria visione del mondo, una cosmovisione, che si forma con la stessa vita che fa.

Il gatto che entro un certo numero di settimane non ha incontrato un umano di cui fidarsi, vivrà in un mondo completamente diverso da quello che se ne sta appollaiato sul mio braccio sinistro mentre scrivo queste parole.

Forse il primo a farmi percepire l’esistenza di altri mondi fu un predicatore evangelico americano a Roma cui chiesi di cosa campasse: mi disse che ogni sera, senza chiedere niente a nessuno, si trovava in tasca il denaro che gli serviva per sopravvivere.

Oppure il mondo degli zingari kosovari, o quello dei marxisti-leninisti, o degli avvocati milanesi, o della ragazza che alleva capre in campagna, o del nubiano dai pochi denti che vende verdure al mercato di Alessandria e a mezzogiorno stende il tappeto per salutare il Dio Uno o delle giovani psicologhe di un progetto Erasmus…

Print Friendly, PDF & Email

nicomaccentelli

“Noi ti vediamo e te lo riconosciamo con un punteggio”

di Nico Maccentelli

Questa frase di Bugani, assessore all’agenda digitale del Comune di Bologna (vedi qui), sintetizza bene cosa sia il “Portafoglio del cittadino virtuoso”, una sorta di patente a punti che già viene adottata da diversi comuni emiliani, tra cui Fidenza con gli appartamenti Acer, sul modello del credito sociale cinese.

E’ quel “noi ti vediamo” che è inquietante: il futuro che un tempo sembrava distopico, sta divenendo realtà e l’Emilia ancora una volta si rivela laboratorio del controllo sociale e dei modelli di produzione (vedi decentramento produttivo degli anni ’70), che oggi si estende appunto nel sociale e nel controllo della persona. Quelli che erano diritti diventano oggetto di premio o sanzione a seconda del comportamento, con un livello tecnologico che ormai è in grado di controllarci in ogni istante della nostra vita.

E’ ovvio che questo dispositivo che ha preso il peggio del percorso storico e politico cinese (alla faccia del “socialismo”!), non è altro che una trasmissione di pratiche del controllo quasi automatica che le classi dominanti, che siano oligarchie della finanza e multinazionali o mandarini burocratici di stato e di partito, adottano prendendo dai modelli più avanzati del comando sulla forza-lavoro e sulla popolazione.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

La fine del dominio del dollaro?

di Michael Roberts

L’estate scorsa, quando gli Stati Uniti sono fuggiti dall’Afghanistan, ho scritto un articolo sulla storia del dominio del dollaro USA, sostenendo allora che il dollaro USA sarebbe rimasto la valuta mondiale dominante per il prossimo futuro, ma che era in declino relativo rispetto alle altre valute, proprio perché l’imperialismo USA è in declino relativo rispetto alle altre economie rivali dalla metà degli anni ’70.

L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato alla ribalta questa discussione tra gli economisti mainstream e gli strateghi del capitale globale.

Il discorso è che il dominio del dollaro statunitense tramonterà e che l’economia mondiale è destinata a dividersi in due blocchi: Ovest e Est – dove l’Ovest è costituito da Stati Uniti, Europa e Giappone; e l’Est dai regimi “autocratici” di Russia e Cina, insieme all’India. Ma è questa la probabile riconfigurazione delle valute e dei flussi di capitale?

Nel mio post precedente, ho trattato in dettaglio il declino storico del dominio del dollaro USA nel commercio, nei flussi di capitale e come valuta di riserva.

Print Friendly, PDF & Email

marx xxi

I comunisti e la lotta contro la guerra

di Roberto Gabriele

C’è una pessima abitudine in Italia che è quella di dichiararsi comunisti a prescindere.

La cosa è tanto più grave in un momento come questo in cui le provocazioni americane e il servilismo del governo italiano ci stanno portando sull’orlo di una guerra mondiale.

Sulle ragioni di ciò che sta avvenendo c’è molta confusione in giro dovuta alla massiccia propaganda imperialista a reti unificate che, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, sta bombardando gli italiani con un cumulo di menzogne sulle ragioni del conflitto. C’è bisogno quindi di chiarezza e certamente questa non può venire da settori politici che pur essendo contro la guerra si fermano a un rifiuto generico, che non sa spiegare le vere ragioni del conflitto, le responsabilità e la dinamica dell’imperialismo che sta alla base di ciò che sta accadendo. In questo contesto c’è bisogno che i comunisti, i quali sull’analisi dell’imperialismo fatta da Lenin hanno fondato il loro atto di nascita, siano in grado di orientare milioni di persone per portarle a combattere sulla barricata giusta.