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lindipendente

Bombe sui bambini o disinformazione? Cosa sappiamo di quanto successo a Mariupol

di Andrea Giustini

Prima che essere un esempio di devastazione da guerra, il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol è un caso esemplare di confusione mediatica. Dichiarazioni, articoli di giornale, narrazioni, si sono rapidamente rincorse e smentite, rendendo impossibile farsi un’idea chiara di cosa sia successo il 9 marzo scorso. E questo non solo perché, come era prevedibile, la versione russa e quella ucraina sulla situazione all’ospedale sono diverse. Ma anche perché, in alcuni casi, sono le fonti di una stessa parte a divergere.

In questa situazione torbida, testate giornalistiche italiane non hanno comunque mancato di sospendere la deontologia professionale. Scegliendo arbitrariamente di trasmettere una sola versione, quella Ucraina, e spesso elevandola senza motivo a fonte certa e verificata, abbandonando oltretutto l’uso del condizionale. Ma le informazioni giunte, sino ad ora, non sono sufficienti per giudicare i fatti di Mariupol, rendendo evidente come siano necessarie verifiche e conferme.

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riformista

“Zelensky salito al potere con un colpo di Stato, guerra è tra Russia e Nato”

Umberto De Giovannangeli intervista Luciano Canfora

Una voce fuori dal coro. Per “vocazione”. Controcorrente, anche quando sa che le sue considerazioni si scontrano con una narrazione consolidata, mainstream. Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), è così. Sempre stimolante, comunque la si pensi. E le sue riflessioni sulla guerra d’Ucraina ne sono una conferma.

* * * *

Professor Canfora, in queste drammatiche settimane, in molti si sono cimentati nel definire ciò che sta avvenendo ad Est. Qual è la sua di definizione?

Punto uno, è un conflitto tra potenze. È inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie e i regimi autocratici… Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia e la Nato. Per interposta Ucraina. Che si è resa pedina di un gioco più grande. Un gioco che non è iniziato avanti ieri ma è cominciato almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich.

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lantidiplomatico

Su quelle "3 gigantesche manovre militari della Nato in Ucraina"

di Andrea Zhok

L'altro giorno il prof. Orsini - che nell'Occidente libero sta rischiando di rimanere per strada per aver ricordato fatti ed espresso motivate valutazioni - ha ricordato incidentalmente che l'anno scorso la Nato ha fatto tre gigantesche manovre militari in Ucraina. 
(Informazione nostrana sul tema non pervenuta). 

Ma non essendo l'Ucraina ufficialmente nella Nato di cosa si sarebbero mai dovuti preoccupare i russi? 

Dopo tutto l'adesione alla Nato è stata sì inserita dal 2019 nella Costituzione ucraina, ma senza una data.

E la Nato - dopo essersi continuamente allargata ad Est dal 1999, contravvenendo alla parola data -  aveva offerto l'ingresso a Ucraina (e Georgia) sin dal 2008, ma senza definire il momento dell'ingresso. 

Dunque perché preoccuparsi anzitempo? 

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theunconditional

Il collasso della civiltà e della cultura, ogni giorno, sotto i nostri occhi

di Riccardo Paccosi

Assistiamo, ogni giorno, alla trasformazione di un’ampia parte di popolazione in orda guerrafondaia irrazionale, assetata di sangue, con la bava alla bocca, e non possiamo farci nulla.

Rispetto a un fenomeno del genere, la possibilità di terza guerra mondiale non può essere stato, in sé, il fattore scatenante. Questo lo possiamo affermare con certezza facendo ricorso a quella facoltà intellettiva che gli uomini, gradualmente ma inesorabilmente, stanno dismettendo, ovvero la memoria.

Nelle varie fasi della Guerra Fredda tra USA e URSS, la terza guerra mondiale è stata sfiorata più volte.

Ebbene, in quelle circostanze non accadde mai che nell’occidente venisse impedito di esibirsi agli artisti russi.

Nel 1968, mentre i carri armati sovietici irrompevano a Praga, il violoncellista russo Rostropovich si esibiva a Londra eseguendo brani del compositore céco Dvorak.

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tazebao

Next generation fight

di Collettivo politico comunista

Il 18 settembre un enorme corteo di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici ha attraversato le strade di Firenze, rispondendo alla parola d’ordine “Insorgiamo” lanciata dagli operai della Gkn in lotta. Una lotta che si è posta come centro di mobilitazione nazionale e di rilancio delle mobilitazioni territoriali, sia per i lavoratori, sia per gli altri movimenti di massa.

La manifestazione è stata una tappa importante, in questa fase si può dire epocale, per la ripresa della lotta di classe nel nostro paese e per riaffermare la centralità del conflitto capitale-lavoro. Risultato immediato è stato il blocco della procedura di licenziamento.

La forza che ha saputo esprimere deriva dall’organizzazione operaia del collettivo di fabbrica e dalla sua dimensione concreta che ha permesso di decretare l’occupazione dello stabilimento, al grido “da questa fabbrica non si muove una vite”. Il prendere materialmente possesso dei mezzi di produzione ha da subito inciso nel rapporto di forza con i padroni. E questo è stato possibile solo grazie all’unità e alla compattezza del collettivo operaio.

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federicodezzani

Italia prossima Ucraina?

di Federico Dezzani

A margine della crisi ucraina, è tempo di analizzare la specifica situazione dell’Italia che, insieme alla Germania, sarà la grande perdente delle sanzioni alla Russia. Oltre alla scomparsa del mercato russo e all’esplosione dei costi energetici, l’Italia è sottoposta nel breve-medio periodo a due gravissime insidie: il rialzo dei tassi, con concreta possibilità di default finanziario, e la destabilizzazione del Mediterraneo attraverso la fiammata dei prezzi delle derrate agricole, col concreto rischio di un blackout energetico e di nuove ondate migratorie. La Francia si prepara ad avanzare nella penisola.

Il vuoto al centro del Mediterraneo

Partiamo da alcune basi elementari di geopolitica: come più volte evidenziato, l’Italia è indissolubilmente legata alla Germania, di cui costituisce una proiezione in senso latitudinale in direzione del Mediterraneo. Ciò spiega perché qualsiasi iniziativa geopolitica tedesca di una certa rilevanza (Nord Stream e rapporti privilegiati con Russia e Cina) abbia sempre trovato un corrispettivo in Italia (Sud Stream e Nuova via della Seta).

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lantidiplomatico

Tiziana Alterio, 'Il Dio Vaccino'. Segui il denaro e vedrai tutto più chiaro

di Damiano Mazzotti

Tiziana Alterio è una giornalista indipendente che ha adottato il metodo di Falcone di seguire i soldi per scoprire i veri registi dei grandi affari poco chiari. Il libro “Il Dio Vaccino” è la sintesi molto illuminante delle innumerevoli interrelazioni finanziarie tra la ricerca scientifica, le società editoriali, le multinazionali farmaceutiche e le multinazionali bancarie (prefazione di Mauro Scardovelli, 2021, 267 pagine, euro 23; si può ordinare tramite il sito www.tizianaalterio.it).

La Farmascienza è diventata la nuova religione della società occidentale secolarizzata. Ora è subentrata “la logica ossessiva per cui l’umanità sarà salva quanto tutta la popolazione sarà vaccinata”, che “ha prevalso su tutto, anche sulle evidenze scientifiche delle cure domiciliari che molte vite hanno già salvato” (p. 21). I governi hanno imposto “la logica di una medicina autoritaria” con perniciosi protocolli ministeriali di massa, che non hanno potuto tenere conto delle problematiche e delle differenze individuali, trascurando del tutto le tradizionali cure domiciliari antinfluenzali, che hanno prodotto degli ottimi risultati negli anni passati, con terapie centrate sulle complicazioni sintomatologiche e batteriche derivanti dalla malattia virale.

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ilsimplicissimus

La Storia messa al bando

di Anna Lombroso

Ormai è evidente che MicroMega rappresenta plasticamente la discarica dove vengono conferiti i veleni del progressismo neoliberista, i cui sacerdoti si affannano per sollevarci dalla fatica di pensare autonomamente, dandoci l’illusione di acquistare al prezzo di copertina l’appartenenza a un ceto superiore, disincantato, ma ancora intriso di Valori, Principi, Convinzioni che fanno parte del bagaglio intellettuale e morale, stanca dotazione degli illuminati.

Troppo pesante per la gente comune, cui ieri Enzo Marzo, giornalista del Corrierone e autore di un libro, “Le voci del padrone”, che secondo il risvolto di copertina “costituisce un atto d’accusa dello stato di degrado e di servitù del giornalismo italiano”, raccomandava vivamente di smetterla di disquisire del passato, perché parlarne oggi “non fa che aiutare Putin, indebolire la resistenza ucraina e rendere meno efficace la forza deterrente della pressione dell’opinione pubblica mondiale”.

Per suffragare la spericolata tesi fa riferimento a Keynes che abbandonò l’incarico di collaborare alla stesura del Trattato di Versailles perché riteneva troppo severe le misure punitive contro la Germania.

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manifesto

Un arrivederci ai lettori del manifesto

di Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco

L’8 marzo, dopo averla per breve tempo pubblicata online, la redazione del manifesto ha fatto sparire nottetempo la rubrica L’Arte della guerra anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina.

Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica. Un caro saluto ai lettori, che continuerò a informare attraverso altri canali.

Manlio Dinucci

* * * *

Risposta

È con vero dispiacere, dopo tanti anni di collaborazione con la preziosa rubrica “L’arte della guerra” che riceviamo questo arrivederci. Ma è doveroso, per l’autore, per il manifesto e per i lettori precisare l’ accaduto.

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seminaredomande

La zappa sui piedi…

di Francesco Cappello

Già prima della guerra i prezzi del gas in ambito UE erano aumentati in un anno di quasi 10 volte; da gennaio 2021 le quotazioni del greggio sono passate da circa 40 dollari al barile a punte di 70 dollari. Il nostro paese ha subito l’incremento maggiore in ambito Ue (+180%). Nello stesso periodo il prezzo del grano è raddoppiato e quello del mais è lievitato del 40%. C’è stato, più in generale, un incremento enorme del prezzo delle materie prime. In merito all’incidenza dei costi energetici in rapporto al PIL scrive il Sole 24 ore del 6 marzo: “Petrolio alle stelle, cosa succede se si supera la soglia critica del 7% del Pil? Quando la spesa energetica tocca quella soglia, storicamente scatta la recessione: ora siamo già oltre il 5%. Il rischio è globale, ma il conto più salato tocca all’Europa per la sua dipendenza dai Paesi produttori”.

Da un articolo sul NYT abbiamo appreso, nel corso di un’intervista a Manlio Dinucci su byoblu, che nel nostro paese, sulle coste occidentali sarde, è prevista la costruzione di tre nuovi rigassificatori e che i costi del megawattora del gas liquefatto da scisti bituminosi (ambientalmente insostenibile) proveniente dagli USA, è passato dai 15 euro a oltre 100. A proposito delle finte preoccupazioni green dei governi europei sappiamo che si stanno riesumando antiche centrali a carbone e proponendo “nuove” centrali nucleari “sicure”.

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ilsimplicissimus

Vaccini, vengono fuori le prime prove del delitto

di ilsimplicissimus

I primi documenti sugli studi clinici dei vaccini, che la Fda e la Pfizer sono stati costretti a consegnare in base al Freedom information Act, rappresentano un vero scandalo e determineranno una completa perdita di fiducia nella medicina o quanto meno una salutare lezione sui pericoli di privatizzazione della stessa. Le analisi sulla prima tranche di documenti presentati mostrano infatti un panorama desolante che possono essere riassunti nel fatto che le malattie sistemiche nei gruppi di studio clinico erano il doppio tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati:

“Entro sette giorni dopo ogni dose, si è verificato il doppio degli eventi sistemici nel gruppo vaccinato (23%) rispetto al gruppo placebo (11,3%), mentre la febbre grave era 14 volte più comune nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo".

Inoltre i documenti mostrano chiaramente che il vaccino non rimane nel sito di iniezione, ma si diffonde ampiamente in tutto il corpo.

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lantidiplomatico

Ermanno Bencivenga, filosofia politica della grande paura

Come restare umani e razionali

di Damiano Mazzotti

Ermanno Bencivenga è un filosofo che lavora negli Stati Uniti e “La grande paura” è il saggio che dimostra la sua grande responsabilità di illustre cittadino e che analizza in modo molto razionale l’eccessivo allarmismo mediatico e l’ambigua gestione politica dell’emergenza sanitaria legata al nuovo Coronavirus (https://www.gingkoedizioni.it, Verona, 2021, 126 pagine, euro 17).

La premessa del professor Bencivenga è molto lineare: l’attuale deriva sociale legata all’emergenza sanitaria e parasanitaria “ha avuto un impatto paragonabile a una guerra mondiale” e “ha accelerato un processo di imbarbarimento della nostra umanità che era già in corso ma, in questa brusca accelerazione, ha acquisito una tragica evidenza” (prologo). La mente dei cittadini e di troppi professionisti della sanità e dei media è stata circondata dalla ragnatela quasi invisibile dell’ideologia assolutista del neoliberismo finanziario, che opera in modo conscio e inconscio, diretto e indiretto (https://www.giornalesentire.it/it/michael-sandel-il-mercato-elimina-i-valori).

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altrenotizie

Zelensky e gli amici nazisti

di Mario Lombardo

Il massiccio invio di armi al regime di Kiev, per cercare di resistere alle operazioni militari russe, sta sollevando con estrema urgenza, anche se non per governi e media occidentali, il problema dei destinatari di questi equipaggiamenti, visto che lo stato e le forze di sicurezza ucraine sono pervasi da elementi apertamente neo-nazisti e di estrema destra in genere. Lo stesso presidente, Volodymyr Zelensky, nonostante le origini ebraiche e una carriera politica decollata grazie alle promesse di pacificazione con Mosca, ha da tempo accettato l’influenza neo-nazista sul suo governo, tanto da rendere insignificanti le rassicurazioni occidentali circa la natura democratica delle forze su cui si baserebbe la “resistenza” anti-russa.

Un’analisi recente pubblicata dal sito di informazione alternativa The Grayzone Project ha riepilogato le tappe dell’evoluzione dell’atteggiamento di Zelensky dopo la sua elezione nel 2019. Il suo nettissimo successo alle urne contro il presidente uscente, Petro Poroshenko, era dovuto in primo luogo a un’agenda basata sulla “de-scalation delle ostilità con la Russia”, visto il pesante fardello che il conflitto alimentato dall’Occidente nelle regioni orientali ucraine rappresentava per la popolazione di questo paese.

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coniarerivolta

Occhio non vede, cuore non duole: il sussidio nascosto della BCE alle banche

di coniare rivolta

Con la fine ormai prossima della sospensione del Patto di Stabilità, il dibattito sulla spending review e sulla riduzione della spesa pubblica che finanzia scuole, ospedali e pensioni si fa sempre più insistente, aprendo la strada al ritorno dell’austerity di matrice europea. Come sempre, tuttavia, vi sono diversi settori che superano indenni questo dibattito, a partire dal comparto bancario.

A offrirci lo spunto, qualche tempo fa Minenna (Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) dalle pagine del Sole24Ore e Imperatore da quelle del FattoQuotidiano discutevano degli arbitraggi delle banche europee sui tassi di policy negativi della BCE – ossia operazioni di acquisto e rivendita di attività finanziarie sui mercati che sfruttano le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto certo, senza che il soggetto che la pone in essere corra alcun rischio. Questi arbitraggi avrebbero fruttato alle banche in questione vari miliardi, regalati loro dalla BCE, in barba a tutta la retorica che stampare moneta per finanziare la spesa è male.

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petiteplaisance

Gli indifferenti, sempre loro!

di Fernanda Mazzoli

Il combinato disposto di analfabetismo politico ed atrofia etica corrode in profondità la linfa vitale dell’esistenza collettiva

In uno degli ultimi giorni della Comune, un insorto replicò ad un tale il quale, arrestato come sospetta spia dei Versagliesi, rivendicava la propria innocenza e totale estraneità ai fatti, ricorrendo all’argomento che mai si era interessato di politica, che proprio per questo lo uccideva. Ed aggiungeva, dopo che il presunto traditore gli era stato tolto dalle mani per essere ascoltato dal Comitato di salute Pubblica:

«La gente che non si occupa di politica!…: Ma sono i più vigliacchi e i più furfanti! Aspettano, ‘sti tipi, per sapere su chi sbaveranno o chi leccheranno dopo il massacro!».[1]

Le parole dell’ignoto combattente delle barricate di Montmartre, che odiava gli indifferenti mezzo secolo prima di Gramsci, accompagnano da qualche tempo le mie giornate come un ritornello sconsolato o un commento tanto risolutivo quanto laconico all’attuale stato delle cose.

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pianocontromercato

La Bretton Woods 3

di Pasquale Cicalese

Tasso di inflazione a febbraio in Cina pari alo 0.9% (5.9% area euro), tasso di inflazione alla produzione Cina 8.8% (Germania a gennaio 17.8%). Inflazione core Cina 1.1%. Aumento mensile dello 0.5% dovuto a energia e materie prime. La Cina para la tempesta mondiale inflazionistica mondiale dovuta al boom delle materie prime. Il differenziale inflazionistico a livello di produzione con la Germania le erode a quest’ultima quote di mercato, avendo ormai la Cina raggiunto target tecnologici quasi alla pari. Come sostenevo giorni fa il differenziale inflazionistico Cina-Area Euro e Cina-Usa pone quest’ultimo in vantaggio a livello industriale, prova la performance delle esportazioni a gennaio-febbraio che hanno battuto le stime, con boom surplus commerciale. L’area euro intanto si prepara a nuovi strumenti finanziari per sostenere la base industriale attraverso il protezionismo fiscale (aiuti alle grandi imprese, mentre li si manda alla deriva le piccole). La guerra commerciale continua e sembra che la Cina, terzo attore globale nello scontro Usa Russia, si avvantaggi, come avevo sostenuto due settimane fa nel blog.

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piccolenote

Ucraina: dare spazio alla diplomazia e non alimentare l'odio

di Piccole Note

L’incontro di Antalya tra i ministri degli Esteri russo e ucraino non ha sortito risultati tangibili, come abbiamo scritto ieri. Ma ciò era chiaro fin da prima, dal momento che non c’erano le condizioni per un’intesa. E, però, il solo fatto che si siano incontrati deve essere registrato come un successo, dato il clima polarizzato del momento.

Segno di tale clima è anche il fatto che i media internazionali non hanno dato quasi nessuna visibilità all’incontro prima del suo svolgersi, come se fosse particolare di nessun interesse rispetto al teatro bellico, indice che le forze che spingono per un confronto a tutto campo stanno prevalendo su quelle che cercano una soluzione a questa tragedia.

Così le riflessioni di Domenico Quirico sulla Stampa, che ha salutato con sollievo l’inizio di un impegno diplomatico, vanno lette con sollievo e grande attenzione.

“Il ritorno possibile della diplomazia – scrive – significa un metodo: che le cose vanno affrontate e non subite, mantenere aperti i canali di comunicazione con il nemico, parlare, mediare, anche e soprattutto in segreto, non c’è nulla di cui vergognarsi, perché strappare anche un solo giorno alla guerra, abbreviarla significa salvare vite, cose, speranze”.

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frontiere

Panta rei

di horusarcadia

L’articolo di Pierpaolo Dal Monte “La politica ai tempi del colera, appunti su teoria e prassi”, ci espone severamente la situazione e il compito che abbiamo di fronte nell’impostare le linee di un cambiamento politico: dobbiamo tagliare i rami secchi, eliminare gli armamentari ormai inutili e cancellare tanto tratto di strada che – portandoci sin qua – si è dimostrata infida e maligna.

Non si può non concordare.

E ci mette anche in guardia dalla facile tentazione di volgerci a vagheggiare il ritorno a modelli, idee e contenuti legati ad un lontano paradiso perduto, al ritorno ad un’età dell’oro che – ammesso che sia mai esistita (i favolosi trenta?) – sarebbe in ogni caso impossibile da ricreare.

“Idealizzazioni che indulgono a vacue fantasie” si dice.

E se pure condizioni di vita realmente migliori si fossero concretate in passato e tali livelli generali siano senz’altro desiderabili (soprattutto se confrontati con le innegabili sofferenze del presente) ebbene tanti e tali avvenimenti, tanti e tali cambiamenti di ordine strutturale si sono radicati che sarebbe del tutto impossibile districare i fili dell’intreccio, tornare a separare le acque ormai miscelate dalla corrente.

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comidad

Le guerre civili a scatola cinese dell'Italietta

di comidad

All’inizio della scorsa settimana si diceva che la questione della riforma del catasto avrebbe messo a rischio la sopravvivenza del governo. Era troppo bello per essere vero, e infatti non era vero. In base alla narrazione sarebbe stato il voto di un partitino con l’1% a consentire alla proposta di passare. Ma si tratta appunto di narrativa, poiché anche i partiti di centrodestra, a parole ostili alla riforma, si sono limitati a votare contro, senza uscire dal governo, benché ad essere più sensibile ai timori di una revisione delle stime catastali sia proprio il loro elettorato. Draghi assicura che la revisione non comporterà nuove tasse sulla casa, ma tutti sanno che sono chiacchiere.

La prima casa è il principale ammortizzatore sociale, l’ancoraggio materiale della famiglia. Colpirla in una fase economica come questa sarebbe una misura destabilizzante, un atto di guerra civile. Dopo essere stato in gran parte alleato delle oligarchie contro il lavoro, oggi è il ceto medio ad essere oggetto di una spoliazione dei suoi risparmi e dei suoi patrimoni immobiliari. Da anni il Fondo Monetario Internazionale esorta i governi italiani a tassare la prima casa, e la riforma del catasto serve a innescare la mina per rendere operativo il provvedimento.

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comuneinfo2

Resistenza civile

di Lorenzo Guadagnucci

La resistenza armata è descritta e concepita come una scelta ovvia e opportuna per l’Ucraina, ma perché scartare a priori altre strade? Perché non incoraggiare una resistenza civile del popolo? Certo, non potrebbe fermare l’invasione, ma nemmeno la resistenza armata sembra in grado di farlo e non a caso Zelenski parla di terza guerra mondiale. Una resistenza popolare con forme di non-collaborazione e boicottaggio potrebbe col tempo cambiare lo scenario, scrive Lorenzo Guadagnucci, favorire la nascita di una conferenza internazionale su tutte le guerre in corso ma anche l’accoglienza per gli obiettori di coscienza ucraini

Fra i tanti paradossi del non-dibattito sulla guerra in Ucraina e sulle scelte che abbiamo compiuto o stiamo per compiere e su ciò che ne può conseguire (questo aspetto, in particolare, è pressoché inesistente nel discorso pubblico), c’è un piccolo ma rivelatore paradosso. Molti, fra quanti sostengono la necessità di inviare armi da guerra al governo ucraino, fanno un parallelo con la resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale: partigiani allora contro l’occupazione nazifascista, partigiani oggi contro l’invasione russa; il paradosso è che gli eredi dei nostri partigiani, cioè l’Anpi, respinge tale accostamento ed è scesa in piazza per la pace e contestando l’opportunità di gettare benzina, cioè armi, sul fuoco della guerra.

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carmilla

Ieri, oggi (e domani?)

di Mauro Baldrati

Non si creda che durante il ventennio il regime fascista fosse un organismo omogeneo, pervaso da esaltazione e adorazione per il Duce sul cavallo bianco, come vagheggiava Sofia Loren in Una giornata particolare. O meglio, nell’immaginario popolare era certamente diffusa questa riduzione comica del Potere, ma la ragnatela che avvolgeva il paese con la sua trama demagogica e la sua violenza, copriva un nido di vipere, un branco di belve fameliche in guerra tra loro. C’erano rivalità tra i gerarchi, guerre intestine, calunnie, maldicenze. La corruzione dilagava e trascinava con sé i complotti, gli scandali, le richieste di epurazioni e di confino. Mussolini lo sapeva. Sapeva tutto. Ogni giorno riceveva memoriali, denunce delle malefatte dei vari podestà o federali. Leggeva, sottolineava con le immancabili matite rosse e blu a punta grossa, e taceva. E non agiva. Lui non agiva. Qualcun altro doveva svolgere il lavoro sporco. Quando, dopo la marcia su Roma e il colpo di stato, iniziò la massiccia opera di burocratizzazione “totalitaria e integrale del regime fascista”, il suo primo pensiero fu di cacciare dalle leve del potere la masnada di trafficanti, ma soprattutto i teppisti, i picchiatori e gli assassini, esseri ignoranti e bestiali di cui non aveva più bisogno.

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teleborsa

Oltre il Dollaro: Next Monetary War

Se Cina e Russia si facessero pagare l'export solo in Yuan e Rubli

di Guido Salerno Aletta

Tutto è convulso, assai complesso da decifrare, in questa fase delle relazioni internazionali innescate dalla invasione della Ucraina da parte dell'esercito russo.

Non è questa la sede per fare previsioni di come andrà a finire: se sarà la Ucraina a cedere di schianto, se ci sarà una interminabile guerra civile, ovvero se sarà invece un Regime Change a Mosca che determinerà rivolgimenti politici inimmaginabili.

Ci sono due aspetti concreti, invece, da valutare fin d'ora: le sanzioni economiche e finanziarie decise nei confronti della Russia e le contromisure che saranno assunte da Mosca.

Le prime sono già note: c'è stato prima il blocco dei beni personali di una serie di Oligarchi e poi il divieto di utilizzare per i pagamenti da e verso la Russia del sistema di transazione interbancario Swift. Niente invece, per il momento, che riguardi invece i pochi asset delle imprese russe all'estero. La impossibilità di usare il sistema Swift per regolare le transazioni commerciali da e verso la Russia mette in discussione innanzitutto il pagamento da parte russa dei debiti attraverso il sistema delle banche occidentali che hanno filiali in Russia, ivi comprese quelle italiane: in teoria, sarebbero inesigibili. Per le Banche, che ne rispondono verso le aziende, sarebbero perdite di bilancio colossali, per decine di miliardi di euro.

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lantidiplomatico

META, gli "standard della community" e i russi

di Andrea Zhok

L'agenzia Reuters riporta che Meta Platforms (Facebook/instagram) consentirà agli utenti di invocare la violenza contro russi e soldati russi; si stanno anche consentendo post che chiedono la morte del presidente russo Vladimir Putin o del presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

La stessa piattaforma mondiale monopolista che blocca post con articoli scientifici perché "violano gli standard della community", consente espressioni che rappresentano reato anche secondo la legge ordinaria.

Naturalmente lo avevamo capito da tempo, però credo che le implicazioni non ci siano ancora del tutto chiare: la "rete" è dominata da attori made in USA e le principali piattaforme monopolistiche sono oramai scese in campo politicamente con intenti di orientamento dell'opinione pubblica. Questo mentre il sistema dell'informazione è dominata da tempo da un circoscritto numero di grandi rappresentanti del capitale finanziario.

Ora, bisogna ricordare che le regole d'ingaggio delle democrazie formali dicono che se l'opinione pubblica maggioritaria è favorevole a X, qualunque cosa sia X, anche la più abietta porcata, esso è legittimo.

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marx xxi

Chi è il nemico e come combatterlo

di Roberto Gabriele

E’ bene che i compagni affrontino fino in fondo le questioni legate alla guerra in Ucraina per avere, in una situazione difficile e complessa come l’attuale, le idee chiare su come attrezzarsi.

Ci sono difatti diverse questioni da chiarire e riguardano ambiti diversi.

Una riguarda direttamente i comunisti. Con l’intervento russo in Ucraina riemergono attualizzate posizioni che confermano le derive che si sono espresse già in passato in varie occasioni. Da una parte il PCF, i comunisti francesi e il PTB belga che condannano l’intervento russo. Dall’altra il KKE, il partito comunista greco, che oggi dirige una sorta di V internazionale che ne condivide le posizioni, che di fronte all’intervento russo sostiene la teoria dei tre imperialismi in conflitto tra di loro: USA, Cina e Russia. Per il KKE e la sua cerchia l’intervento russo in Ucraina dovrebbe dunque essere inquadrato in questo contesto.

Oltre ai comunisti anche quello che si usa chiamare il settore degli ‘antagonisti’ ha creduto bene di condannare l’intervento russo, che di fatto viene considerato un’avventura imperialista.

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linterferenza

L’omicidio/suicidio (annunciato) dell’Europa

di Fabrizio Marchi

“Il gasdotto Nord Stream 2 è ormai morto, è un grosso pezzo di metallo in fondo al mare, e non credo che possa essere resuscitato”.

Parole della sottosegretaria agli Esteri americana, Victoria Nuland.

Ecco svelata, in poche righe, la strategia americana nel quadrante europeo: separare a tutti i costi l’Europa dalla Russia. Questa è stata ed è la vera finalità del processo di destabilizzazione che gli USA stanno portando avanti in Ucraina da almeno un decennio, oltre naturalmente all’accerchiamento della Russia attraverso l’ampliamento della NATO ai paesi del fu Patto di Varsavia e alle ex repubbliche sovietiche. L’attacco russo in Ucraina è cacio sui maccheroni per Washington perché, da questo punto di vista, non fa che dare un colpo sull’acceleratore alla più che decennale politica statunitense nei confronti dell’Europa.

Per gli Stati Uniti l’Europa è infatti un pezzo fondamentale e strategico dell’impero a cui non possono per nessuna ragione rinunciare.

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rifonda

La "guerra di Putin”

di Angelo D’Orsi

È di oggi (nella newsletter del CESPI, di cui è presidente) un intervento di Piero Fassino, presidente Commissione Esteri, già fondatore del PD (bel titolo di merito), di una ipocrisia sconcertante, fin dal titolo: “La guerra di Putin”. No, questa è la guerra di cui gli Usa hanno posto le premesse, una guerra per dare un colpo alla Russia, e per allontanare da essa l’Europa, anche contro i propri interessi. E Fassino, noto genio della politica, giustifica tutto tranne che la guerra di Putin: solo per la Russia non valgono i principi che valgono per gli altri Stati, a cominciare dal nostro, e da tutti i membri della UE, che sta certificando ancora una volta il proprio fallimento. Scrive Fassino: “…Putin in pochi giorni ha dissestato gli equilibri geopolitici che dalla caduta del muro di Berlino avevano garantito stabilità e sicurezza in Europa”.

Ma dov’era Fassino nel 1999 quanto una coalizione di 19 Stati aggrediva la Federazione Jugoslava? Mi pareva fosse lui ad aver dichiarato: “Solo chi non ha guardato negli occhi un bambino kosovaro può essere contrario a questa guerra”, o forse lui parlava di operazione di peacekeeping, mentre intellettuali obnubilati dalla falsa coscienza, parlavano di “guerra umanitaria”, di “guerra disinteressata”, di “guerra etica”, oltre che naturalmente di “guerra giusta”?

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kelebek3

A Empoli scoprono l’acqua fredda

di Miguel Martinez

La notizia più importante del mondo oggi, non viene da Kiev, da Mosca o da Washington.

Viene da Empoli.

Empoli è nota nella storia per tre episodi.

UNO

1 marzo 1921, le Guardie Rosse (che suona tremendo, ma erano dei contadini toscani di vent’anni) sentono dire che stanno arrivando i fascisti, e quando vedono dei camion, aprono fuoco. E ammazzano per sbaglio un gruppo di marinai in licenza.

DUE

Domenica 26 dicembre 1943, per festeggiare Santo Stefano, il giorno dopo Natale, gli americani sganciano 210 bombe su Empoli, ammazzando – che quando gli americani ci si mettono sono molto più produttivi delle Guardie Rosse – 123 empolesi.

TRE

Il 5 marzo dell’Anno di Disgrazia 2022 è stata chiusa la piscina comunale di Empoli.

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antoniomazzeo

Nato e Ucraina: chi provoca chi?

di Antonio Mazzeo

Agosto 2021, aeroporto di Kabul, la fuga disordinata dei militari USA ed europei dall’inferno afgano, l’ipocrita abbandono di centinaia di migliaia di rifugiati, disperati ed affamati, alla vendetta di al-Qaida.

Febbraio 2022, crisi Russia-Ucraina, il rischio di una guerra mondiale, totale, nucleare. Nessuno spazio alla mediazione tra le parti. Kiev invoca aiuti ed armi, Washington dice Ok, Roma e la UE indossano mimetiche ed elmetto, pronte a fare la loro parte. Due scenari geograficamente distanti eppure tanto vicini temporalmente. Immagini che sintetizzano bene le incorreggibili contraddizioni della Nato, alleanza militare di cui nessuno in occidente sembra poterne fare a meno nonostante a decidere alla fine è sempre il socio di maggioranza a stelle e strisce. Si fa fronte comune solo contro il nemico di turno: il “terrorismo”, l’orso russo, il dragone cinese. Ma, in verità, le divisioni sono profonde. Regno Unito, Francia e Germania che sgomitano per soffiare agli Stati Uniti un po’ più di potere e e di denaro per le industrie belliche nazionali.

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Reality

di Pierluigi Fagan

Zelensky è la Chiara Ferragni della politica internazionale. L'hanno pensato per dire "vedi ce la potresti fare anche tu" e questo piace. Inutile cercare di rompere questo sogno alla gente, la realtà è così brutta che sognare è l'unico balsamo. In più è gratis, o tale si pensa.

Un secondo dopo che accade qualcosa o lui fa accadere qualcosa, madri incinte che sanguinano, centrali atomiche colpite da missili o in blackout, dopo aver parlato con Biden o Johnson ed addirittura Westminster in diretta e solo perché Dio aveva da fare, lui va in video e twitta. Tutti i giorni, più volte al giorno. Ha sempre un testo pronto, ha una intera squadra di spin doctor sotto. E visto che gente manda alle trattative, mi riesce difficile pensare siano ucraini. E vista la pertinenza, la velocità, la struttura della narrazione è ridicolo il solo pensarlo.

Pensate davvero che uno che sta intronato dopo 14 giorni di bombardamento, semi assediato, con la nazione in fiamme milioni di cittadini sfollati, m-i-l-i-o-n-i di donne-vecchi-bambini, invaso da uno dei più potenti eserciti del mondo, con mille ed uno problemi operativi da risolvere o da non risolvere come sfollare per tempo un ospedale di una città che i russi hanno impiegato giorni a cingere d’assedio, è credibile vada in video a fare occhiolino o la versione affranta o quella che urla “maledetti europei date l’assenso alla no-fly-zone, venite dietro al Vostro Capitan Libertà che sto lottando anche per voi!”? Tutti i giorni, più volte al giorno? Davvero riuscireste a farlo? Siate onesti. Dai, non ci credo. Tutto ciò vi sembra credibile?

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linterferenza

Il punto che non vogliamo affrontare

di Ferdinando Pastore

Nell’edizione domenicale del foglio propagandistico curato dai falchi di Washington, Angelo Panebianco si è lanciato nella scrittura di un vero e proprio compendio di guerra. Non una chiara esortazione a imbracciare fucili e kalashnikov ma una puntuale trattazione ideologica sull’etica che accetta l’idea del conflitto. Il manuale parte da una constatazione. Crollato il comunismo e la sua visione universalistica del progresso, i nemici della “rule of law” e dell’espansionismo di mercato vivono in una stanca condizione di debolezza. Al contrario l’Occidente è compatto nelle proprie idee-forza. Per cui il motto della Fine della Storia è più attuale che mai. Ma il mondo multipolare al di fuori delle sue barriere è molto pericoloso. Senza imbarcarsi in crociate occorre applicare un sano realismo. Di crociata.

Quindi per Panebianco non esiste nulla di attrattivo oltre la cultura mercantilista. Solo i nostri imperativi di concorrenza, di individualismo competitivo, annunciano capacità di fascinazione.