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affaritaliani

Governo choc: deposita atto al Senato, prevista proroga emergenza fino a dicembre 2022

di Antonio Amorosi

Il mondo va verso l’uscita dalla pandemia. Ma il governo Draghi prevede lo stato d’emergenza fino a dicembre 2022. Una scelta ad oggi senza alcun fondamento

In Italia si governa a colpi di emergenza. Dove è finita la democrazia? E’ regime?

L’emergenza piace tanto al governo di Mario Draghi al punto che la compagine governativa è capace di atti di preveggenza, oltremodo in contrasto con le tendenze di tutti gli altri governi del mondo che stanno pianificando, dopo l’avanzata della variante Omicron (più infettiva ma meno pericolosa), l’uscita dalla pandemia.

E’ stato depositato tra gli atti del Senato, ed emerge con un documento datato 16 gennaio 2022, un testo che prevede di prorogare lo stato di emergenza in Italia fino a dicembre 2022. E’ il Disegno di legge 2448-quinquies presentato dal ministro dell'Economia e delle Finanze Daniele Franco, altro banchiere nel governo e fedelissimo di Mario Draghi.

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comuneinfo

Pandemia, guerra e capri espiatori

di Pasquale Pugliese

Sarebbe un errore dimenticare la conferenza stampa del 10 gennaio nella quale il presidente del consiglio, con tutto il suo carico di responsabilità politica, ha additato un preciso capro espiatorio responsabile della situazione pandemica: le persone non vaccinate. Non una parola sulle diverse cause della pandemia, non una sulla spese sanitarie che si riducono mentre aumentano quelle militari, ovviamente non una parola sul clima e sul linguaggio di “guerra al virus” che l’Italia alimenta da mesi come pochi altri

“La folla, per definizione, cerca l’azione, ma non può agire sulle cause naturali. Cerca dunque una causa accessibile che sazi la sua brama di violenza. I membri della folla sono sempre dei persecutori in potenza, perché sognano di purgare la comunità dagli elementi impuri che la corrompono, dai traditori che la insidiano” [René Girard, Il capro espiatorio]. Alle dieci ragioni che elencavo nell’aprile del 2020 (riprese e sviluppate nel libro Disarmare il virus della violenza. Annotazioni per una fuoriuscita nonviolenta dell’epoca delle pandemie, edizioni GoWare) per le quali ritenevo sbagliata l’adozione politica e mediatica del paradigma bellico per interpretare e narrare la pandemia di covid-19 come “guerra al virus”, allora iniziata da poco, oggi ancora in corso con la “quarta ondata” – che nel frattempo ha anche generato la gestione militare della campagna vaccinale – è necessario oggi aggiungere esplicitamente a quegli “effetti collaterali” uno ulteriore, che era contenuto in quell’articolo solo in forma implicita: ossia la ricerca ossessiva del capro espiatorio, per dare in pasto alla folla “il colpevole” della sofferenza diffusa, dalla quale dopo due anni non riusciamo ancora a guarire.

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eticaeconomia

Sull’affollata via di Damasco

di Giuseppe Celi, Dario Guarascio, Annamaria Simonazzi

Vi ricordate l’austerità espansiva, i limiti alla crescita causati da debiti pubblici elevati (si veda Heimberger in questo numero del Menabò), la necessità di separare la politica monetaria dalla politica fiscale, di ridurre deficit e debito a numeri magici ben definiti, e la necessità di punire i trasgressori per evitare che diano il cattivo esempio (l’azzardo morale), costi quel che costi? Contrordine compagni, forse ci siamo sbagliati.

La pandemia sembra aver finalmente convinto anche gli economisti più riottosi dell’insostenibilità della politica economica dell’EuroZona (EZ). Un’insostenibilità resa evidente già dalla crisi finanziaria del 2008. Il Patto di Stabilità e Crescita (PSC), e gli ulteriori vincoli fiscali introdotti in seguito, hanno contribuito al perdurare della crisi delle economie meridionali, accentuando la divergenza tra centro e periferia, e al complessivo indebolimento dell’economia europea rispetto ai suoi principali concorrenti, Stati Uniti e Cina. Sul fronte monetario, il vincolo statutario che vietava alla Banca Centrale Europea (BCE) di intervenire sul mercato dei titoli ha aumentato i rischi di insolvenza, esponendo l’EZ a un grado di instabilità sconosciuto nelle altre economie sviluppate.

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linterferenza

Cose di sinistra

di Ferdinando Pastore

In estate dissi che con il green pass si sarebbero avallate idee di selezione della specie, di nuovo classismo, che a loro volta avrebbero favorito la diffusione di quella discorsività, di quelle parole d’ordine tra cittadini, in grado di cambiare nella sostanza il comune sentire costituzionale. Mi riferisco alla definitiva scomparsa dei diritti universali, così come sono stati sviluppati nel ‘900, che permisero di costruire il terreno della sicurezza sociale generalizzata. Se in questi decenni sono stati erosi i diritti lavoristi, quelli che non associavano la protezione sociale alla mera indigenza o alla totale esclusione dalle relazioni produttive, ora si attaccano direttamente il diritto alla cura, all’abitazione, ai trasporti pubblici e ai servizi essenziali.

In un primo momento, data la drammatica apparizione della Realtà, si pensava che il tempo dei meccanismi di funzionamento del sistema neoliberale apparisse, anche agli occhi degli ortodossi sacerdoti del libero mercato, in un lampo superato. E difatti quei meccanismi si sono rivelati del tutto irrazionali nel fronteggiare una crisi di questa portata. L’idea che non esistano beni pubblici da tutelare e che la loro salvaguardia non spetti allo Stato che li dovrebbe proteggere dalle conseguenze inique della concorrenza, si è dimostrata, senza margine di dubbio, ideologica e demenziale.

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ilsimplicissimus

Cupola alla vaccinara

di Anna Lombroso

Abbiamo ormai capito che il cauto avvio del revisionismo pandemico prevede la concessione del diritto di parola e forse anche di comparsata in tv anche a qualche eretico prudente, a qualche sanitario timidamente perplesso, a qualche filosofo ammodino.

Purché però, ovviamente, esibisca le credenziali vaccinali, in modo da certificare l’adesione all’unico mezzo di contrasto all’apocalisse, secondo la narrazione governativa, tanto che ci sarebbe da suggerire un aggiornamento dell’algoritmo in modo che riporti il festoso autoscatto della cerimonia di somministrazione.

Deve essere per questa libertà di espressione condizionata, che in tutte le tribune, perfino quelle animate da pulsioni antagoniste e anticapitalistiche, c’è un nuovo fervore contestativo, dopo tante precauzioni e perplessità, depurato però da eccessi incompatibili con l’emergenza. Sicchè infilate nel contesto animoso trovano sempre spazio due o tre righe significative e una ferma dichiarazione di principio: non sono sfavorevole al vaccino, ho già fatto due e mi accingo alla terza o, cito proprio da un blog antiautoritario, “il sottoscritto, con tutte le perplessità del caso e la sua radicale sfiducia nei confronti delle multinazionali farmaceutiche, non è pregiudizialmente contrario alla vaccinazione, e infatti si è vaccinato”.

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nicomaccentelli

Alcune considerazioni sulle manifestazioni del 15 gennaio

di Nico Maccentelli

La manifestazione del 15 gennaio, con le due piazze romana e milanese, al di là del proclama di Ugo Mattei alla costituzione di un Comitato di Liberazione Nazionale, ha visto andare in scena una massa di partecipanti dietro le bandiere egemoni di una borghesia liberale, espressione di quei ceti medi attaccati dall ristrutturazione economica draghista e pandemica.

Di nuovo c’è che nella scena politica nazionale sta entrando una sinistra antagonista che dopo una prima fase in cui i soggetti andavano per ordine sparso, transfughi e cacciati fuori dalle tradizionali organizzazioni politiche e sindacali e centrosociali varie, oggi grazie a realtà unitarie come l’Assemblea Militante ritrova un percorso collettivo.

Certo i nodi da sciogliere non sono pochi, date le diverse provenienze, ma di positivo c’è il fatto che nelle due piazze principali si iniziano a vedere striscioni anticapitalisti e antifascisti, insieme alle bandiere no green pass provenienti dai No Tav sodali.

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theunconditional

Impedire che la guerra nucleare arrivi come un ladro nella notte

di Riccardo Paccosi

Dal 2014 – inizio della crisi ucraina – mi sono ritrovato a discutere su facebook della probabilità di terza guerra mondiale, trovandomi di fronte a un atteggiamento diffuso e trasversale volto alla rimozione del problema.

Su questo tema, infatti, l’incredulità non coincide con l’ormai classica polarizzazione tra populisti e progressisti in merito alle “teorie del complotto”. Certamente, le persone di sinistra rifiutano a priori di credere che il loro adorato capitalismo globale e la loro venerata visione deterministico-progressiva della storia possa volgere alla catastrofe, ma in questo caso la volontà di rimozione oltrepassa tali distinzioni ideologiche.

Da otto anni, in pratica, mi ritrovo a fronteggiare nelle discussioni i seguenti nodi problematici:

1) Gli ottimisti un tanto al chilo, fanno finta di non sapere che, nel campo occidentale, da un decennio si elaborano scenari e previsioni riguardanti una guerra nucleare “delimitata” e che, quindi, la teoria della Mutua Distruzione Assicurata è considerata superata da diversi ambienti militari.

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circolointernazionalista

Il difficile gigante

di Prospettiva Marxista

Una delle inveterate abitudini in cui incorrono molti di coloro che oggigiorno si richiamano al movimento operaio è quella di fare del desiderio il padre del pensiero, di trasformare avventatamente situazioni ed avvenimenti, che pure vedono un’attiva partecipazione della nostra classe – attività anche coraggiosa e generosa, ma sulla quale spesso, purtroppo, nell’assenza di una chiara posizione classista, si viene ad innestare la strumentalizzazione da parte delle logiche interne delle frazioni borghesi e dei vari schieramenti imperialistici in lotta – in cataclismi sociali pressoché insurrezionali, se non addirittura in “comuni” rivoluzionarie… Il tutto sulla base di scarse informazioni, provenienti da veline giornalistiche borghesi o dai più svariati, autoreferenziali e non rappresentativi blog di certa “sinistra”. La prima valutazione dei compagni di Prospettiva Marxista sui recenti avvenimenti del Kazakistan, che qui condividiamo e pubblichiamo, si discosta nettamente dal malsano vezzo di sostituire la frase all’analisi, e persino dal modo di intendere una doverosa solidarietà di classe.

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gruppogocciagoccia

Non è questo il modo di crescere

di David Leonhardt

Scritto per la rubrica The Morning Newsletter del New York Times. Grazie a Marilena Falcone per la traduzione di questo bellissimo pezzo. Non perdetelo!

Nel corso dei due ultimi anni, gli Americani hanno accettato di infliggere un danno maggiore ai bambini per infliggerne uno minore agli adulti. Per i bambini americani il 2022 sta iniziando in una situazione di crisi.Da tempo so che la pandemia sta mettendo in uno stato di sospensione le vite dei bambini. Ma solo quando ho iniziato a raccogliere i dati e a leggere i report ho davvero compreso quanto allarmante la situazione sia realmente.–Il prezzo da pagare–I bambini sono rimasti indietro a scuola durante il primo anno di pandemia e non hanno recuperato. Fra gli studenti dalla terza elementare alla terza media, il livello in matematica e lettura è risultato inferiore al normale questo autunno, secondo il gruppo di ricerca NWEA.

La riduzione è stata maggiore per gli studenti di colore e latini, e per gli studenti nelle scuole a elevata percentuale di povertà.“Non abbiamo memoria di crisi di apprendimento di questo genere” ha affermato Michael Petrilli del Thomas B. Fordham Institute a Politico.

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comuneinfo

Non in mio nome

di Paolo Cacciari

La metafora fuorviante della “guerra al virus” ha dunque prodotto il frutto più avvelenato: l’obbligo dei vaccini. Adesso tutti siamo chiamati a ragionare sul serio su come difendere le minoranze da provvedimenti autoritari. Richiamare la scienza e il diritto ora significa arrampicarsi sugli specchi per molte ragioni. «Non in mio nome. Per piacere, da vaccinato, vi chiedo di non giustificare politiche sanitarie dispotiche e repressive usando l’argomento della tutela della mia salute – scrive Paolo Cacciari -… Non basta appellarsi alla scienza, quando la scienza è costellata da “scienziati in affitto” che per decenni l’hanno screditata negando gli effetti cancerogeni del tabacco, la tossicità dei pesticidi, l’effetto serra dei gas climalteranti, le controindicazioni di molti farmaci prodotti dalle stesse Big Pharma che oggi si presentano come salvatrici del mondo… Non basta nemmeno affidarsi a un’idea astratta di diritto, quando le corti dei tribunali non sanno trovare i colpevoli delle stragi sul lavoro, ambientali, politiche…»

Non in mio nome. Per piacere, da vaccinato, vi chiedo di non giustificare politiche sanitarie dispotiche e repressive usando l’argomento della tutela della mia salute. La metafora fuorviante della “guerra al virus” sta dando i suoi frutti avvelenati. Non sono i renitenti, i disertori, gli obiettori di coscienza e nemmeno gli “imboscati” che pregiudicano la “causa comune” complottando con il “nemico”.

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marx xxi

Losurdo e la filosofia tra Lenin ed il marxismo

di Francesco Fistetti

A giugno del 2018 veniva a mancare Domenico Losurdo, uno dei massimi filosofi politici italiani, pugliese (era nato a Sannicandro di Bari nel 1941), le cui opere sono tra le più tradotte al mondo (dall’Europa agli Stati Uniti e al continente latino-americano), compreso il suo ultimo testo, Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere, edito da Laterza l’anno prima della morte.

Si era laureato con Pasquale Salvucci nel 1963 all’università “Carlo Bo” di Urbino, dove ha insegnato Storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della Formazione, ricoprendo anche la carica di direttore dell’Istituto di Scienze Filosofiche e Pedagogiche. Figura complessa di studioso militante, non esita a prendere posizione in Italia contro lo scioglimento del Pci e, sul piano internazionale, a schierarsi contro le cosiddette guerre umanitarie promosse, in nome dell’“esportazione della democrazia”, dagli USA e dall’Occidente. Polemista agguerrito, combatte su più fronti: dalla controversia sul revisionismo storico (da E. Nolte a F. Furet) al dibattito sul totalitarismo (da K. Popper a H. Arendt).

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lantidiplomatico

"Il Covid non è curabile..."

di Marco Cosentino*

Non è curabile da un sistema sanitario spolpato e ridotto all'osso in nome di un malinteso e strumentale efficientismo aziendalista.

Non con medici di base cui è permesso seguire 1500-2000 persone. Assistiti, li chiamano. Ma che assistenza ricevono 2000 persone da una persona sola?

E questo in regime ordinario. Perchè invece il covid è una malattia d'altri tempi, di quelli nei quali il medico stava al letto del paziente tenendogli il polso, ascoltato il respiro, osservando le mucose rosee o cianotiche.

Col covid non te la cavi con una ricetta di statine o antiipertensivi. Dieci pazienti col covid ti riempiono una giornata di 48 ore. Ha ragione il mio amico fraterno primario ospedaliero: le cure ci sono ma non c'è chi le possa dispensare e applicare.

Eppure sarebbe bastato volerlo, così come si è voluto militarizzre un apparato di vaccinazioni in serie, almeno due terzi delle quali, ai giovani e ai sani, non hanno alcun significato medico.

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sinistra

RAI e pluralismo

di Salvatore Bravo

La RAI lancia, come ogni anno, la sua campagna abbonamenti. È il servizio pubblico per eccellenza, in quanto, in teoria, consente a chi non ha voce e potere economico di esprimersi, di contestare e proporre. Senza libertà di parola che la RAI dovrebbe attuare non vi è democrazia, ma oligarchia, pertanto la RAI dovrebbe essere servizio pubblico e non di Stato. Servizio pubblico è dare voce ad ogni cittadino con un’informazione libera ed imparziale. Quest’ultima è un ideale e una pratica “umanamente conseguibile” attraverso la visibilità alle minoranze. Spetta ai cittadini informati, elaborare socraticamente il concetto ed eventualmente schierarsi in modo ragionato e razionale. La RAI non dovrebbe essere TV di Stato, ovvero mezzo mediatico al servizio dei potenti di turno, ma servizio pubblico. Se ogni anno i cittadini della Repubblica pagano l’abbonamento TV è per usufruire della libera ed imparziale informazione che consolida la vita democratica. La RAI è di tutti come la scuola o il servizio sanitario, è uno dei presidi della democrazia. Garantisce la crescita etica e culturale dei cittadini nel rispetto delle differenze. Essa dovrebbe realizzare pienamente l’articolo 211 della Costituzione. Nel codice etico del marzo 2020 così si legge:

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ilchimicoscettico

Vaccini mRNA e miocarditi nei giovani

di Il Chimico Scettico

https://www.facebook.com/SaraGandini68/posts/288190840033817

Magari non ve ne ricordate, ma quando la campagna di vaccinazione italiana è cominciata è cominciata con la parola d'ordine "non esistono vaccini di serie b": un vaccino anticovid vale l'altro. Probabilmente in qualche manuale di comunicazione delle pandemie sta scritto così e sta scritto che è la cosa giusta da dire. Ma i dati di autorizzazione dicevano diversamente. E quando col vaccino AZ in primavera vennero fuori casi di trombosi del seno venoso cerebrale e trombi in presenza di piastrinopenia (nonché decessi) in giovani donne, ma non solo, fu un coro di "correlation is not causation" (la cosa "giusta" da dire, ancora). Peccato che questi effetti collaterali siano poi stati attestati dalle autorità di diversi paesi europei e poi da EMA (al che ricordo impagabili dissertazioni su rischio di trombosi nei voli aerei e nelle donne che prendono anticoncezionali).

Per l'ennesima volta, pressoché impossibile ricavare da trial su decine di migliaia di soggetti eventi con una frequenza di unità su centomila.

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lafionda

Il “pass” viola i principi fondamentali della nostra Repubblica

di Barbara Stiegler

Da quindici anni insegno etica e salute pubblica a medici e infermieri che vengono a formarsi all’università. Insieme, cerchiamo di capire perché il “consenso libero e informato” si è affermato come la chiave di volta dell’etica biomedica.

Perché compensa l’asimmetria potenzialmente pericolosa tra pazienti (o soggetti sani in una sperimentazione) e il potere medico. Perché può essere libero solo se viene accolto senza ricatti, minacce o pressioni psicologiche di alcun tipo – condizione essenziale perché non venga “estorto”. Perché di conseguenza non si può mai subordinare l’accesso alle cure all’accettazione del trattamento proposto e perché un paziente che si rifiuta di prestare il proprio consenso non può essere, con questo pretesto, escluso dal sistema assistenziale. Perché più in generale, e contrariamente alle ultime accuse di Emmanuel Macron che violano tutti i principi del nostro contratto sociale, i diritti del cittadino non possono, in alcun modo, essere condizionati dall’invocazione di doveri precedenti. Perché infine la raccolta dei consensi vieta qualsiasi ricorso all’argomento dell’autorità del tipo: “Obbedisci, perché sono io – o meglio le autorità sanitarie – che so cosa è bene per te!”

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andreazhok

La meritocrazia sanitaria

di Andrea Zhok

L’altro giorno a Piazza Pulita (La7) Pierluigi Bersani, ex segretario del Partito Democratico ed ex ministro della Repubblica, ha affermato:

“Finché c’è posto per curare, bene. Se non ci fosse più posto, non sta fuori un malato di tumore o di leucemia perché qualcuno dice che il vaccino è roba da ridere. Questo bisogna che lo diciamo.”

L’affermazione di Bersani non è in verità niente di nuovo in questo tetro periodo della storia repubblicana, avendo avuto più volte occasione di udire minacce o raccomandazioni circa l’appropriatezza dell’idea che un cittadino che abbia scelto di non sottoporsi all’attuale vaccinazione anti-Covid non meriti di essere curato, o solo in subordine a tutti gli altri. Ma per quanto non nuova, e per quanto tinteggiata retoricamente con un contrasto ben scelto – malato oncologico vs. l’ignobile Franti che ride del vaccino – questa affermazione, pronunciata con tono torvo e ammonitore da uno dei leader storici di ciò che una volta si diceva “sinistra” rappresenta un salto di qualità. Se qualcuno avesse avuto bisogno di conferma del mutamento antropologico ed etico avvenuto nella “sinistra” in era neoliberale, questa affermazione suona come la sua conferma tombale.

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linterferenza

Altro che bluff, è la mossa del cavallo!

di Norberto Fragiacomo

Non può meravigliare nessuno che, a ottantacinque anni suonati, Silvio Berlusconi seguiti a “far politica” esclusivamente pro domo sua: è questo lo schema cui si è attenuto sin dai giorni ormai lontani della discesa in campo. Per lui l’interesse pubblico non conta niente, dovendosi conformare alle personali esigenze di un imprenditore corsaro.

Destano però un’involontaria ammirazione l’audacia (rectius: sfrontatezza) e il perfetto tempismo con cui l’ex cavaliere e “utilizzatore finale” si è lanciato nella corsa al Quirinale, spiazzando i c.d. avversari e soprattutto i sodali. Per capire il significato del suo azzardo occorre tener presenti alcuni dati di fatto. In apparenza il nostro non è mai stato così debole e marginale: l’età avanzata, il declinare delle forze e una FI ridotta al lumicino e in procinto di sfaldarsi sembrano evidenti svantaggi, malamente compensati da una conversione all’europeismo che è mera scelta tattica di sopravvivenza. All’interno di un centrodestra dato in continua crescita Berlusconi interpretava, nell’opinione degli osservatori, il ruolo di (logoro) vaso di coccio stretto fra due di ferro… eppure – e forse anche per questo – dall’improvvisa mossa del cavallo egli non ha nulla da perdere, e parecchio se non tutto da guadagnare.

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theunconditional

Una risposta a Piero Bevilacqua

di Daniela Poli

Buongiorno Piero,

seguo da tanto tempo il tuo lavoro di grande lucidità e spessore e in molti casi mi trovo d’accordo con quanto scrivi. Non amo molto replicare, sia per carattere, sia perché scrivere per me è faticoso, ma questa volta lo faccio.

Talvolta scorro i documenti che invii e in questi giorni sono stata attratta dall’articolo che hai pubblicato sui no-vax .[1]

Ho letto e sono rimasta molto colpita, ma ho esitato a rispondere, stavolta non per reticenza o difficoltà, ma perché la tua replica al bel documento di Giudo Viale e soprattutto i commenti dei tanti membri dell’Officina mi hanno sconfortato. Dai diversi scritti sembra che non ci sia desiderio di capire le ragioni dell’altro (ma siamo sicuri che sia proprio altro?) ma soltanto di separare “il noi dal voi”, di chiudersi in una zona confortevole fatta di certezze in cui è chiaro in partenza ciò che è bene e ciò che è male. Credo viceversa che in questa come in altre situazioni complesse sia utile fare un’operazione umile, ma necessaria, per comprendere fenomeni nuovi, e cioè mettersi in discussione, prendere in considerazione i propri limiti e le proprie umane paure, così come quelle degli altri.

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leonardolugaresi

Cosa sta facendo il covid, per colpa nostra. Una testimonianza dalla scuola

di Leonardo Lugaresi

Ho appena letto, sulla pagina Facebook dell’amico Domenico Fabio Tallarico, insegnante, un resoconto di quella che lui giustamente chiama una giornata di ordinaria follia nella scuola. Conoscendolo, so che la testimonianza è fededegna, e del resto credo che molti altri che lavorano nella scuola potrebbero portarne di simili. La riporto integralmente perché mi pare molto eloquente. Credo che documenti in modo impressionante uno dei tanti danni prodotti dall’avere – tutti quanti, perché in questo nessuno può chiamarsi fuori, ma le responsabilità non sono tutte uguali, e i conti prima o poi bisognerà farli – impostato l’intera gestione della pandemia su una politica della paura (e dell’ostilità, che ne è la figlia) e non della prudenza. L’ignoranza e il disprezzo delle virtù cardinali è un peccato che la nostra società sta scontando tragicamente.

* * * *

Giorni di ordinaria follia nella scuola

Quelli che stiamo vivendo sono ormai giorni di pura follia, che gli adulti hanno trasmesso (peggio del virus) ai nostri ragazzi. Un esempio…

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conness precarie

Nei magazzini di Amazon tra lavoratori e robot

di Isabella Consolati

Sono ventotto i nuovi magazzini Amazon inaugurati in Italia tra il 2020 e il 2021: in soli due anni il colosso di Seattle ha raddoppiato gli impianti, segnando un picco di crescita mai raggiunto da quando, nel 2011, ha aperto il primo centro di smistamento a Castel San Giovanni (PC). Di crisi in crisi, approfittando prima delle conseguenze del crash finanziario del 2008 e della precarizzazione a cui il jobs act ha dato il via libera e poi della situazione pandemica, Amazon ha trasformato la geografia della logistica anche in Italia. Altrettanto velocemente sono cresciute a livello globale le denunce sulle pessime condizioni di lavoro nei magazzini e nel delivery e, da entrambi i lati dell’Atlantico, si sono moltiplicate le lotte e i tentativi di organizzazione a livello non solo nazionale. Il libro di Alessandro Delfanti – The Warehouse. Workers and Robots at Amazon (London, Pluto Press, 2021, pp. 179), una preziosa incursione nel mondo per lo più invisibile che rende possibili le consegne a domicilio – esce dunque in un momento particolarmente propizio.

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kriticaeconomica

Gkn: quali lezioni trarre

di Francesco Principessa

Quando si discute di politica economica in Italia, si nota subito l’assenza della politica industriale. Negli ultimi trent’anni, si è assistito alla privatizzazione di molte imprese pubbliche, non sempre rivelatesi efficaci, e a un sostanziale arretramento dello Stato nell’economia, accompagnato da un processo di erosione delle conquiste sociali e di polarizzazione della ricchezza e del potere. La vicenda della Gkn ha dimostrato che gli strascichi delle politiche neoliberali possono generare delle reazioni e far emergere elementi di novità.

Prima che lo stabilimento venisse rilevato da Francesco Borgomeo, il Collettivo operaio Gkn di Campi Bisenzio ha svolto un incredibile lavoro politico. Fra le altre cose, è stata elaborata una puntuale proposta economica per il governo italiano: la costituzione di un polo di innovazione tecnologica e sociale che sappia raccogliere intorno a sé il mondo dell’industria, dell’accademia e delle migliori forze civiche del nostro paese.

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comidad

Col pretesto dell'obbligo vaccinale l'agenzia delle entrate gestisce il green pass

di comidad

La lobby farmaceutica non aveva certo bisogno dell’obbligo vaccinale, poiché quel 10% della popolazione negatosi al sacro siero è ampiamente compensato dal susseguirsi delle dosi di richiamo, che si avviano a diventare trimestrali. Anzi, con l’obbligo vaccinale si rischia di scoperchiare una voragine di potenziali contenziosi giudiziari. Non che ci sia da farsi illusioni sulla magistratura, Corte Costituzionale compresa.

La normativa varata dal governo è talmente ambigua da non prevedere una procedura chiara per adempiere specificamente all’obbligo, con la prospettiva di ritrovarsi davanti il caro vecchio “consenso informato” da sottoscrivere. Ancora una volta si tratterebbe di estorsione di consenso e non di un obbligo giuridicamente inequivocabile. Non contento di aver stracciato ciò che rimaneva della Costituzione (del resto ci aveva già provveduto il governo Conte bis), il governo Draghi ha fatto strame della nozione stessa di legislazione, riconfermando che lo Stato, il pubblico e il privato sono astrazioni pseudo-giuridiche che coprono altre gerarchie sociali, cioè lobby e cosche d’affari.

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lantidiplomatico

Israele, Pfizer e la saga delle tante dosi ai tempi di Omicron

Senza dimenticare il Cts, l’Oms, l’Ema...

a cura di Marinella Correggia 

Il Ceo della multinazionale, Albert Bourla, ha dichiarato pochi giorni fa ( (1)): «Due dosi del vaccino offrono tutt’al più una protezione molto limitata. Tre dosi una protezione ragionevole contro ospedalizzazione e morte. Meno contro l’infezione» e dunque «lavoriamo a una nuova versione che sarà pronta a marzo». Sottolineando che ci sono due certezze: «Una prima è che il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. Sarà endemico ovunque, ha e avrà la capacità di creare varianti quindi vivrà, in un modo o nell'altro, insieme al genere umano per gli anni a venire. La seconda certezza che abbiamo è che la protezione immunitaria con le varianti che conosciamo e ora pare anche con Omicron, è di durata breve, sia con il vaccino che con l’infezione naturale: pochi mesi, sempre meno».

E nel paese apripista della vaccinazione con il prodotto di Pfizer, le misure sanitarie anti-Covid conoscono repentine evoluzioni. Ecco qua.

21 dicembre 2021: Israele propone una quarta dose di vaccino anti-Covid per gruppi ritenuti a rischio (2). La decisione è spiegata con la diffusione della variante Omicron. e sulla base del fatto che l’immunità legata alla terza dose decade velocemente, come è stato il caso per la seconda.

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lafionda

Stay human?

di Pietro Salemi

Compagni progressisti, il nome ‘compagni’ non so chi ve l’ha dato, ma in fondo vi sta bene, tanto ormai è squalificato.

Compagni progressisti, ricordo ancora le manifestazioni per i porti aperti, ricordo quando indossavate le “Orange vest” e quando protestavate contro Salvini al grido di “Restiamo umani”. Mi piaceva la vostra opposizione a politiche migratorie de-umanizzanti, mi piaceva il vostro interesse per il rispetto dei diritti umani.

Tuttavia, mi piaceva meno il fatto che il vostro interesse finiva una volta raggiunta la banchina di un porto italiano, mi piaceva di meno il fatto che non avevate alcun dress code per protestare contro il caporalato, lo sfruttamento di manodopera a basso costo e l’arruolamento spesso forzoso (per assenza di alternative legali) di quegli esseri umani nella fila della criminalità organizzata.

Però, in cuor mio, continuavo a coltivare la speranza che voi, compagni progressisti, sareste stati quelli che si sarebbero eretti a baluardo dei diritti fondamentali e del rispetto della dignità umana, allorché la Storia ci avesse posto al bivio della barbarie.

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fattoquotidiano

Omicron, l’epidemiologo Usa: “Ha tutte le caratteristiche di un’ondata endemica, alcuni paesi sono fuori dalla pandemia”

Peter D'angelo intervista John P.A. Ioannidis*

"Vedremo dei picchi di casi, ma i vaccini attuali più l'immunità da infezioni precedenti continuano a funzionare abbastanza bene per salvare vite tra gli anziani e tra i vulnerabili che sono più a rischio"

“Basta panico, fa bene chi esce. Dobbiamo vivere normalmente”. Così Sergio Abrignani, immunologo del Cts che ipotizza un “picco a gennaio, poi sarà come l’influenza per circa il 90% della popolazione vaccinata”. I dati su Omicron pubblicati dalla Berkeley, l’Università della California, parlano di una letalità inferiore del 91%, rispetto a Delta. Per comprendere al meglio cosa ci aspetterà nei prossimi mesi ilfattoquotidiano.it ha intervistato, John P.A. Ioannidis, epidemiologo e professore di Medicina all’Università di Stanford, con indice di affidabilità tra i più alti in assoluto (h-index 222). Lo scienziato ritiene che la la variante rilevata per la prima volta in Botswana e Sudafrica abbia “tutte le caratteristiche di un’ondata endemica”.

* * * *

La variante Omicron, dovrebbe raggiungere il suo picco nelle prossime settimane. Il vaccino “aggiornato” (quelli attuali sono sulla Spike del ceppo di originario di Wuhan) potrebbe essere disponibile a marzo-aprile. Le mutazioni corrono più veloci del vaccino, quali strategie alternative ci sono? Antivirali precoci?

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petiteplaisance

Enrico Berti. Un ricordo filosofico e umano

di Luca Grecchi

Con Enrico Berti ci ha lasciato il 5 gennaio 2022 uno dei maggiori storici della filosofia, in particolare del pensiero di Aristotele, nonché uno dei pochi filosofi rimasti, in grado di argomentare in maniera chiara, solida ed originale importanti posizioni teoretiche, illuminando insieme la cultura antica e la realtà del nostro tempo.

Per un bilancio complessivo della sua opera molti saggi, nei prossimi mesi, seguiranno; io stesso sono stato subito incaricato, dalla rivista Humanitas, di redigere un suo profilo. Quanto mi preme fare ora però, nella immediatezza della notizia della sua morte, è realizzare un piccolo ricordo personale, un po’ per consolarmi della perdita di un amico, e un po’ per mettere in risalto, per quanto in maniera sintetica, il valore dello studioso e della persona. Sono felice, peraltro, di avere ricordato più volte a Enrico, negli ultimi tempi, quando si lamentava delle sue peggiorate condizioni di salute – cosa che con gli amici più giovani, per pudore, non faceva – l’importanza di ciò che aveva realizzato nella sua vita, sia come pensatore che come educatore, essendo egli stato un costante sostegno ed un esempio per molte generazioni di studiosi.

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fattoquotidiano

La privatizzazione della ricerca: soldi statali, profitti alle imprese

di Giuliano Garavini

Da Big Tech a Big Pharma - Le innovazioni nate in azienda sono l’eccezione, la regola è che le multinazionali si appropriano di idee nate nel pubblico ricavandone rendite finanziarie

Viviamo in un film di fantascienza nel quale tutto, dalle alluvioni alle pandemie, appare minaccioso. Si diffonde la convinzione che, per riequilibrare il rapporto incrinato con l’ecosistema, sia necessario trasformare il nostro modello industriale e di consumi. La transizione dalle energie fossili è solo un aspetto dell’epocale trasformazione necessaria. La miscela salvifica è oggi individuata nel supporto pubblico a ricerca ed investimenti privati. Eppure, quando i cittadini si accorgono di come cospicue risorse pubbliche si traducano in enormi profitti privati – come nel caso dei vaccini di Pfizer e Moderna – si alimenta la diffidenza verso la scienza le autorità pubbliche. In un libro recente, “La privatizzazione della conoscenza”, l’economista Massimo Florio espone con lucidità il meccanismo attraverso il quale l’impresa privata – nel settore biomedico, dell’energia e del digitale – si appropria delle conoscenze generate dalla ricerca pubblica per trasformarle in rendite finanziarie, protette da inattaccabili posizioni di oligopolio.

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lafionda

2023: ultima fermata

di Lorenzo Palaia

Se Draghi verrà eletto al Quirinale ci troveremmo in una situazione simile a quella in cui si trovarono gli aventiniani durante il secondo ministero Mussolini, dopo l’uccisione di Matteotti, meno cruenta ma altrettanto drammatica. Purtroppo per noi però qui i parlamentari che si ritirerebbero sull’Aventino sono ben pochi. Mettendo insieme i 37 deputati di Fratelli d’Italia con i 16 di Alternativa si arriverebbe a 53, più forse qualche altro sparso, su un totale di 629. Tra i senatori va persino peggio: oltre ai 21 di Fd’I, 2 di Italexit, 1 di Pap, 1 del PC (potrei dimenticarne qualcuno). Il Governo Draghi ha una maggioranza che forse neanche Mussolini al tempo aveva. E non è un Esecutivo di emergenza bensì di normalizzazione, ormai in carica da un anno.

A questo punto le contromosse vanno prese seriamente e a prescindere dallo scenario. Se Draghi dovesse andare al Colle ci troveremmo un Paese così asservito all’equilibrio euroatlantico che nessun partito e nessun Esecutivo potrebbero aspirare a interpretarlo secondo gli interessi nazionali (figuriamoci sganciarsene).

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iltempo

"Basta con questi vaccini"

Crisanti contro le iniezioni ogni 4 mesi

Dario Martini intervista Andrea Crisanti

«Questa maratona vaccinale è sbagliata. Fare vaccini ogni quattro mesi ha un costo sul nostro sistema immunitario. Non è una cosa buona». Il professore Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, non usa tanti giri di parole per dire come la pensa. In questi giorni milioni di italiani si pongono la stessa domanda. Farà male ripetere tutte queste iniezioni nel giro di così poco tempo? Mentre corre la campagna delle terze dosi, già si parla del nuovo siero contro Omicron che sarà pronto a marzo. E dopo la quarta dose, ci toccherà fare anche la quinta? Crisanti si sottrae a questa logica: «La corsa alle varianti a cui stiamo assistendo è legata alla poca efficacia nel tempo di questi vaccini. Serve una strategia diversa».

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Professore, cosa intende?

«Significa che bisogna investire in vaccini diversi, di seconda generazione, che abbiano una durata maggiore. Non è possibile imporre questa maratona vaccinale a un’intera popolazione ogni quattro mesi. Nel lungo termine non è sostenibile».

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sinistra

Mandeville regna in Europa

di Salvatore Bravo

In Austria si incentiva la terza dose con premi da cinquecento euro da spendere per la spesa. Non è un dato secondario per comprendere la visione dell’essere umano dell’Europa unita. Il neofeudalesimo liberista ha la sua visione dell’essere umano: l’umanità è motivata solo dal calcolo in denaro. Sarebbe il caso di usare il termine neofeudalesimo liberista, poiché il liberismo presuppone la pluralità di soggetti in competizione e uno Stato minimo e neutro che non entra nella vita dei cittadini. Siamo di fronte, invece, a poche multinazionali che detengono il potere economico e politico al punto da usare gli Stati per i loro interessi oligarchici. Siamo in pieno neofeudalesimo con i popoli ridotti a plebe consumante. Se per incentivare la terza dose si fa leva su un buono da cinquecento euro e non sull’informazione, è evidente il disprezzo verso l’umanità: il popolo è trattato come plebe a cui si offre l’incentivo economico, perché incapace di comprendere il significato scientifico e politico della campagna vaccinale. La plebe non ha progetti politici, la temporalità dei servi è limitata alla crapula immediata, pertanto si offre un incentivo che svela la visione antropologica del neofeudalesimo.