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In morte di Fares. Una piccola storia ignobile
“-I livornesi chiedono più sicurezza più controlli poi se un tunisino scappa e affoga nei fossi fanno le manifestazioni. Se era in regola non sarebbe scappato….
-Era già conosciuto alle forze dell’ordine e qui dice tutto…
-Perché stava scappando? Forse aveva qualche problema? Se hai la coscienza pulita non scappi ma affronti.
-Ma che vergogna, questi fino a ieri vivevano nel deserto e mangiavano sabbia, oggi comandano a casa nostra… Che schifo
-A casa vostra e chi vi appoggia con voi
-Ieri mattina nella zona mia c’è ne era uno alle 8 di mattina di domenica che suonava tutti i campanelli”
commenti su Facebook – 25/04/21
“Dei proletari non si può avere alcun timore. Lasciati a se stessi, continueranno di generazione in generazione e di secolo in secolo a lavorare, a riprodursi e a morire, non solo senza alcun istinto alla rivolta, ma anche senza la capacità di comprendere che il mondo potrebbe essere diverso da come è… Del tutto irrilevante è stabilire che cosa pensino o non pensino le masse. Abbiano pure tutta la libertà intellettuale: tanto, sono prive d’intelletto.”
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Coordinate generali sulla dinamica della politica internazionale del XXI secolo
Per il 100esimo anniversario del partito comunista cinese
di Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli
La prima categoria da utilizzare, per un’indispensabile mappatura politica del pianeta all’inizio del terzo millennio, è diventata a partire dal 2010-2013, il primato economico ormai acquisito dalla Cina popolare in termini di prodotto interno lordo a parità di potere d’acquisto in base persino ai dati empirici forniti dalla Central Intelligence Agency di Langley, mentre negli ultimi anni Pechino ha ormai raggiunto Washington anche in campo tecnoscientifico e finanziario.
Si tratta di una nuova fase storica di supremazia non-bellica che costituisce un evento di portata mondiale sia sul piano produttivo che politico, come del resto si rivelò anche in passato l’analogo sorpasso produttivo effettuato nel 1880 dagli Stati Uniti rispetto alla Gran Bretagna: tale gigantesco fenomeno è stato finora nascosto e celato di solito da parte dei massmedia e degli studiosi occidentali, oltre che da quasi tutti i leader della sinistra ivi compresa quella “antagonista”, dimostrando per l’ennesima volta le manipolazioni molteplici a cui è sottoposta l’opinione pubblica delle metropoli imperialiste.
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Quale capitalismo? (commento ad un articolo di Guido Viale)
di Giulio Maria Bonali
Se si parte dall’ assunto del tutto falso che “Oggi al modello di comunismo come statalizzazione di tutti gli aspetti della vita – passaggio obbligato verso la società senza classi – non si rifà più nessuno: è fallito per sempre con l’esperimento sovietico” non si può che arrivare a propugnare sciocchezze o banalità: oppiacei paradisi artificiali in luogo di realistiche lotte efficaci nell’ abolire lo stato di cose presenti.
La storia settantennale dell’ URSS non é affatto stata un “esperimento” condotto nell’ asettico ambiente di un laboratorio scientifico e “fallito per sempre”.
E’ stata invece una storia grandiosa, almeno per molti aspetti gloriosa, drammatica, sanguinosa, esitata in una tragica sconfitta (tragica innanzitutto per i lavoratori e i popoli dell’ ex URSS stessa, ma in varia misura anche per i lavoratori e i popoli di tutto il mondo, che ancora ne pagano – e in particolare anche noi ne paghiamo – le pesantissime conseguenze).
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Sogni di mappe e territori
Considerazioni a partire da “Helgoland” di Carlo Rovelli
di Giulio Blason
Nel suo ultimo libro, “Helgoland”, Carlo Rovelli traccia un’avvincente storia della teoria dei quanti e spiega al suo pubblico come le nozioni proposte dalla fisica quantistica sulla costituzione della realtà siano essenziali per formare una mappa sempre più precisa della nostra rappresentazione del mondo. Rovelli riesce a dipingere un vasto panorama di idee e immagini in una bellissima tela nella quale – destreggiandosi tra Einstein, Heisenberg e Nāgārjuna – non manca di menzionare il concetto espresso dal filosofo e matematico Alfred Korzybski secondo cui “la mappa non è il territorio”. Rovelli ci offre un evocativo esempio pratico di questo concetto nelle pagine in cui scrive: “fra le nostre mappe mentali e la realtà c’è la stessa distanza che corre fra le carte dei naviganti e la furia delle onde sulle rocce bianche delle scogliere dove volano i gabbiani”.
Nonostante l’autore nella sua magistrale esposizione dissuada il lettore dal perseguire una visione del mondo retta dal determinismo meccanicista, non si può fare a meno di riflettere su quanto la fiducia dello stesso Rovelli nei riguardi di una sempre più accurata mappatura del reale lasci qualche margine al sogno di poter trovare un giorno la chiave d’accesso alla totalità dell’universo.
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DEF 2021: il capolavoro dell’austerità
di Gustavo Piga
L’ultimo Documento di Economia e Finanza, il primo dell’era Draghi, è uscito il 15 aprile, sostituendo l’ultimo dell’era Conte del 5 ottobre 2020. Insieme ai dettagli del Recovery Plan, l’annuncio del quadro di politica economica all’interno del quale si muoverà questo Governo nel prossimo triennio, specialmente rispetto al precedente, è ora disponibile.
Il Governo Conte lasciava nei suoi piani due promesse. La prima, quella di una forte disponibilità nell’immediato a sostenere l’economia alle prese con il dramma della pandemia. Per il 2020 era previsto un aumento del deficit su PIL dall’1,6% del 2019 al 10,8%. L’aumento c’è stato, ci dicono i dati di sintesi contenuti nel DEF del governo Draghi, ma meno di quanto promesso: il deficit 2020 si è fermato al 9,5%, 1,3% in meno (più di 20 miliardi in meno) di quanto autorizzato anche dall’Europa. La seconda promessa, di portare l’economia italiana a crescere del 6% nel 2021, è oggi stata ridimensionata al 4,5%, un calo significativo. In un certo senso è ovvio che tale risultato non possa essere addebitato al precedente Governo, in quanto la Nota di aggiornamento di ottobre non poteva tenere conto dei peggioramenti autunnali della pandemia e delle connesse ulteriori restrizioni.
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Il neoliberismo dell'Europa è antiquato, antistorico e perdente
di Pasquale Cicalese
Mentre in giro per il mondo ci si chiede come uscire dal tunnel della tripla crisi (economica, sanitaria, ambientale), e si ripropongono in salsa blanda alcune delle vecchie ricette para-keynesiane (investimenti pubblici, qualche tassa in più per i ricchi, ecc), qui nel Vecchio Continente nulla sembra turbare i sonni neoliberisti dell’Unione Europea.
E’ vero, davanti all’esplodere della pandemia si è vista costretta ad ammette – in via assolutamente straordinaria, per carità! – un briciolo di debito pubblico comune. Ma con tali limiti e condizionalità che qualche paese – il Portogallo, per esempio, e forse anche la Spagna – ha deciso, o sta pensando, di rifiutare la parte in “prestiti” e accettare soltanto la frazione in “grant”, finanziamenti detti “a fondo perduto” anche se comunque in parte da restituire.
L’entità del cosiddetto Recovery Fund (750 miliardi, se davvero sarà questa alla fine la cifra vera) è comunque risibile rispetto alla dimensione dei problemi e dell’Europa. E in ogni caso saranno (forse) elargiti nell’arco di sei anni. Solo negli Usa (con il 60% della popolazione europea) sono per il momento arrivati a 4.000 miliardi, di cui 2.000 già approvati, in un paio d’anni.
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Sovrastrutturalismo endemico
di Andrea Zhok
Per 14 mesi ci hanno raccontato l’epopea di “Aperturisti” contro “Rigoristi”, come se fosse un grande dilemma morale.
Il grido di battaglia dei primi era l’invocazione dell’inviolabilità della Libertà. Quello dei secondi la sacertà di ogni singola Vita Umana.
Per 14 mesi abbiamo seguito quest’appassionante vicenda in uno snervante alternarsi di colpi di scena, con il succedersi, in una dialettica senza sintesi, di isterie di senso opposto.
C’era la settimana in cui la parola d’ordine sui giornali era “Il paese deve ripartire!”, e quella in cui era “Il contagio è fuori controllo!”
Il paese, inizialmente unito, saldo e disposto anche al sacrificio, è stato sbrindellato con la creazione di un’apparente opposizione di principio, su cui si sono infrante amicizie, disfatti progetti politici, e in cui si è pervenuti all’ennesima frammentazione in una guerra di tutti contro tutti: la situazione più facile da guidare docilmente in qualsivoglia direzione.
E pensare che ciò sia stato fatto avendo in mente una direzione, che si è stati strumentalizzati per uno scopo, sarebbe quasi consolante.
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L’Europa vista da un riformista
di Carlo Clericetti
La solitudine del riformista” è il titolo di un famoso articolo di Federico Caffè sul Manifesto (e poi di un libro che raccoglieva vari suoi interventi). Ma già John M. Keynes aveva espresso lo stesso concetto nel saggio “Le prospettive economiche per i nostri nipoti”, biasimando gli “opposti conservatorismi” di reazionari e rivoluzionari. E’ un concetto più volte richiamato da Francesco Saraceno nel suo saggio “La riconquista – Perché abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela” (ed. Luiss).
Nei confronti dell’Europa, osserva Saraceno, prevalgono due atteggiamenti opposti: quello di chi rifiuta qualsiasi cambiamento di prospettiva e quello di chi ritiene che l’Unione sia irriformabile e quindi solo da distruggere o abbandonare. Così, viene soffocato il dibattito su quello che sarebbe realisticamente possibile cambiare, per correggere gli errori del passato e per modificare una struttura di cui sono emerse chiaramente le disfunzionalità.
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Covid-19: Mentana, sbufalatore distratto
di Leopoldo Salmaso
Il 6 marzo 2021, mentre volavo in Tanzania per una delle mie periodiche missioni, Byoblu pubblicava questa intervista che avevo rilasciato qualche giorno prima.
Nel finale (min. 27:30) dico che “ogni cittadino può fare 2+2, ma solo se segue i canali alternativi, non la signora Gruber o Mentana”… Preciso: Gruber e Mentana rappresentano il mainstream controllato dai padroni del mondo, alla pari dei loro colleghi che trasmettono il pensiero unico sui canali RAI, Mediaset, e sulla grande stampa. Perché ho nominato loro due e non altri? Perché di sera, finché mi aggiorno in rete, mi devo spesso sorbire in sottofondo quei due portavoce, dato che ancora riscuotono una qualche attenzione da parte di mia moglie.
Ora, essendo rientrato in Italia da pochi giorni, scopro che il signor Enrico Mentana, già poche ore dopo la pubblicazione della mia intervista su Byoblu, mi aveva dedicato una “sbufalata” sul suo giornale online, a firma Juanne Pili. Titolo: “La bufala dei vaccini anti Covid 19 che causano le varianti del virus”.
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Con il ministro Bianchi a scuola si premia chi è più ricco
di Tomaso Montanari
Il curriculum dello studente mette tra parentesi il diploma a cui è allegato: perché al mercato non basta il valore legale del titolo di studio, e nemmeno il voto. Il mercato vuole sapere cosa sta comprando. E così il ministero glielo dice: rendendo ben chiaro che la scuola deve servire non a formare cittadini, ma a piazzare capitale umano sul mercato del lavoro. E questo curriculum serve egregiamente a far capire che tipo di “pezzo di ricambio” è il ragazzo a cui sta attaccato. Ma il peggio deve venire, ed è legato alle Attività Extrascolastiche. Le commissioni della maturità si troveranno a interrogare e a valutare anche in base a un esplicito documento dell’abisso di diseguaglianza economica, sociale e culturale che divide e inghiotte i ragazzi della nostra scuola. Perché soggiorni all’estero, viaggi, sport, corsi di lingua, di teatro, di fotografia, di danza, di informatica, di musica… che i ragazzi inseriranno tra le Attività Extrascolastiche certificheranno solo una cosa: la ricchezza e la povertà delle rispettive famiglie. Dalla scuola in grembiule, solennemente egualitaria, siamo passati a un’esibizione della ricchezza autorizzata, anzi sollecitata, dal superiore ministero.
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Tosel e il comunismo della finitudine
di Lelio La Porta
Dall’Introduzione del 1844 alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico (redatta nel 1843 e pubblicata nel 1927) inizia il regolamento di conti di Marx con la filosofia idealistica. Proprio in questo scritto Marx usa l’espressione “das Kommunistische Wesen”, tradotta da Galvano della Volpe con “l’essere in comune”, per caratterizzare la separazione esistente fra lo Stato astratto hegeliano e la società civile come luogo in cui si realizza la comunità all’interno della quale agisce l’individuo.
Intorno al concetto di “essere in comune” ruotano i saggi di André Tosel (1941-2017), risalenti al 1996, intitolati Studi su Marx (ed Engels). Verso un comunismo della finitudine (traduzione e cura di Marco Vanzulli, Edizioni Punto Rosso, Milano, pp. 136, €. 16,00; bella e non solo doverosa la dedica a Giuseppe Prestipino e a Domenico Jervolino, amici di Tosel, “che contribuirono in modo determinante ad introdurre in Italia il suo lavoro”).
L’idea moderna di comunismo non può essere disgiunta dal concetto moderno di proprietà sulle cose perseguita, come ci insegna Marx, per poter dominare indirettamente le persone, concetto che quasi sostituisce quello premoderno di un dominio proprietario direttamente esercitato sulle persone.
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Chi è che fabbrica le teorie della cospirazione?
di comidad
L'agenzia ANSA lancia la notizia sconvolgente che la figlia di Bill Gates si è vaccinata e che ai giornalisti presenti all’evento epocale ha rivolto una battuta sulle teorie della cospirazione che circondano la figura del padre: nessun microchip le sarebbe stato impiantato con quella iniezione. Se qualcuno non sapeva dell’esistenza di quella teoria della cospirazione (quasi tutti), ora, grazie alla figlia di Bill Gates ed all'ANSA, ne è venuto a conoscenza. Non che come teoria cospirativa sia granché, dato che si poteva facilmente inventare qualcosa di più suggestivo; ad esempio, l’inoculazione di DNA alieno.
Immaginiamo adesso di essere uno che di mestiere fa l’addetto alle pubbliche relazioni; anzi, come si dice oggi, il consulente d’immagine o “spin doctor”. Il nostro cliente è un tizio supermiliardario che presenta stridenti situazioni di conflitto di interessi. Il supermiliardario gestisce una fondazione filantropica non profit, che si giova quindi di una esenzione fiscale; e, con quella fondazione, promuove prodotti finanziari, informatici, industriali e farmaceutici di società di cui è azionista. Il supermiliardario si è così confezionata un'attività di lobbying scaricandone indirettamente il peso sul contribuente.
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Il suicidio di Grillo. Cui prodest?
di Fabrizio Marchi
La sparata di Grillo è stata talmente improvvida, grossolana e controproducente sia per lui, da un punto di vista politico, che per il figlio, da far pensare che gliela abbiano addirittura imposta. Una sorta di scambio.
Per la serie “Ti togli di mezzo definitivamente e sparisci dalla scena politica e le cose per tuo figlio, terminato il clamore mediatico da te stesso creato, si aggiusteranno”.
Non essere un complottista non mi impedisce però di riflettere sul fatto che Grillo abbia scelto di spettacolarizzare una vicenda sulla quale, tutto sommato, finora, non erano stati accesi i riflettori.
L’ormai ex leader (specie dopo l’uscita in questione) del M5S ha moltissimi difetti e, per quanto mi riguarda, sono ovviamente molto lontano dalle sue posizioni, ma non è certo un ingenuo nè tanto meno uno sprovveduto, al contrario l’astuzia è sempre stata una delle sue doti o armi fondamentali. Perché, dunque, si è esposto in quel modo? Non aveva nessun senso, anche e soprattutto ai fini della difesa del figlio.
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Je ne suis pas leniniste, disse Lenin
di Gigi Roggero
Recensione di Gigi Roggero a «Lenin. La formazione di un rivoluzionario (1870-1904)»
Ho paura che una corona sulla sua testa
possa nascondere la sua fronte
così umana e geniale,
così vera. Sì, io temo
che processioni e mausolei,
con la regola fissa dell’ammirazione,
offuschino d’aciduli incensi
la semplicità di Lenin; io temo,
come si teme per la pupilla degli occhi,
ch’egli venga falsato
dalle soavi bellezze dell’ideale.
V. Majakovskij
Leggetelo questo libro di Guido Carpi, per diversi motivi. Uno – non il più importante, anche se crediamo non dispiaccia affatto all’autore, docente di letteratura russa presso l’Orientale di Napoli – perché è scritto bene, con rigore storico e chiarezza espositiva, con capacità di coinvolgere il lettore anche nei passaggi più complessi.
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Può veramente fallire il New World Order? Sì, con la singolarità quantistica
Sta cambiando qualcosa in questa follia sanitaria
di Paolo Genta
Sta cambiando qualcosa in questa follia sanitaria collettiva: i tentativi disperati, arruffati e maldestri della nomenclatura globalista di mantenere il controllo della situazione, forse non sortiscono, tutto sommato, l’effetto desiderato, o perlomeno non nella misura prevista, e forse gli stessi autori se ne sono accorti già da alcuni mesi. Che cos’è che non va? Di fatto alcuni politici sembrano frenare le loro compulsioni pubbliche ad una imposizione vaccinale, mentre altri si mostrano improvvisamente possibilisti, prudenti, attendisti o semplicemente più silenziosi. Perché tutta questa prudenza, dopo più di un anno di arroganza da sceriffi, di pestaggi sulla strada, di terribili diktat mediatici? Forse perché stanno cercando una exit strategy, timorosi dei primi successi di sentenze e procure e stanno cercando di smarcarsi? Perché le bombe giudiziarie dell’avvocato Mauro Sandri stanno arrivando, o sono già in dibattito nelle varie sedi nazionali ed europee e mineranno alla radice i criteri di gestione della “pandemia”, per esempio sui cicli del tampone (massimo 25, non 40!) e sulla causa collettiva di risarcimento danni da Lockdown al governo.
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Punto e a capo
di S. Ammirato, G. Cantafio, A. Gaudio, G. Montuoro
Questo testo, a cura della redazione di «Malanova», si inserisce nella discussione in corso nella sezione «scatola nera» sul tema della crisi della militanza politica
Siamo fermi. Punto. Mentre l’analisi capitalistica avanza ed è conscia dei propri obiettivi, non si dà una contro-analisi cosciente e diffusa nel corpo antagonista. Ondeggiamo nell’indecisione tra la scelta movimentista e quella partitica, tra il formale e l’informale (come se ci fossero reali alternative all’organizzazione), tra la melensa retorica sorniona dell’astensionismo radicale e acritico e la disperazione cosmica che conduce a formare liste civiche anche per presentarsi alle elezioni condominiali. Questo spinge alla proliferazione di contenitori/sigle – quasi sempre corpuscolari − più o meno organizzati, ma che sporadicamente riescono a farsi coscienza collettiva. Si promuovono, con molta enfasi, «nuovi» percorsi politici per poi capire che, fin dall’inizio, si mirava al partitino o alla lista elettorale, lasciando intendere che il partito in sé sia soltanto espressione della questua impietosa del consenso elettorale e non organizzazione operante all’interno del conflitto di classe.
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Il Recovery Fund è un diversivo
di coniarerivolta
“Questa è una mossa Kansas City: loro guardano a destra, e tu vai a sinistra”. Così il Bruce Willis del film Slevin battezza il diversivo con cui un sicario distrae la sua vittima prima di ucciderla. Il Recovery Plan è una mossa Kansas City: da ormai quasi un anno – quando si iniziò a vociferare di Eurobond e altre chimere – non si fa altro che parlare di questo presunto fiume di denaro con cui le istituzioni europee stanno salvando ognuno di noi dal virus. Un fiume di denaro che a ben vedere non supera 50 miliardi di euro, anche utilizzando le stime più ottimistiche sui risparmi relativi ai prestiti, che l’Unione Europea erogherà comunque nell’arco di sei anni (2021-2026) e solo subordinatamente alla più ferrea applicazione della disciplina di bilancio.
Tutti siamo chiamati a discutere del salvifico Recovery Plan, o Next Generation EU, o PNRR, in un moltiplicarsi di nomi, acronimi e denari che assomiglia ad un gioco di specchi. Tutto il dibattito economico attuale ruota intorno a questo labirinto di specchi: il Recovery premia i giovani? Quante risorse andranno al Sud? E le donne? Quante risorse andranno al sistema sanitario? Sarà la forza trainante delle due fatidiche transizioni, quella digitale e quella ecologica? E il ponte sullo stretto?
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No al passaporto vaccinale
di Moreno Pasquinelli
Verrà il giorno della giustizia, verrà il giorno della vendetta…
Il famigerato Roberto Burioni (su Twitter) non ha peli sulla lingua: «Secondo me l’idea del ‘pass’ è ottima. Impedire a chi rifiuta il vaccino i movimenti e l’ingresso nei bar e nei ristoranti sarà più efficace di qualunque obbligo nello spingere gli indecisi a vaccinarsi».
Detto fatto. Anche in questo caso ubbidendo alle direttive della funesta Unione europea, il governo Draghi vuole istituire a passo di corsa, cioè già dal 26 aprile, la “certificazione verde”, nome infingardo per intendere il passaporto vaccinale — QUI i dettagli. Previsto addirittura l’arresto per chi falsificasse l’attestato.
Ove entrasse in vigore saremmo piombati in uno STATO DIGITALE DI POLIZIA. Un ulteriore passo nel regime del capitalismo della tecno-sorveglianza di massa. In nome della salute pubblica una nociva dittatura, sotto le mentite spoglie dell’emergenza sanitaria un politico Stato d’Eccezione.
Come dice giustamente Agamben, tutti gli asintomatici che rifiutassero di vaccinarsi sarebbero classificati untori e per questo bollati con lo stigma della colpa, del più infamante dei peccati.
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Socialismo, mercato o altro?
di Riccardo Zolea, Jacopo Temperini
Recensione di Enterprises, industry and innovation in the People's Republic of China. Questioning Socialism from Deng to the Trade and Tech War di Alberto Gabriele
Negli ultimi mesi la Cina è sempre più spesso oggetto del dibattito pubblico e delle discussioni private. La ragione è tristemente legata alla pandemia mondiale di Covid-19. Questo paese sembra infatti essere il luogo dove si è sviluppato il virus e dove questo ha mietuto le sue prime vittime. Subito dopo, però, la Cina è diventata il primo paese a bloccare la pandemia con un drastico e rigoroso lock-down, è riuscita a costruire un ospedale in dieci giorni per aiutare i malati di Wuhan, è stata uno dei primi paesi a sviluppare vaccini efficaci. In occidente tutto ciò ha creato molta curiosità, ammirazione e timore. Oggi in Cina i casi ufficiali di Covid-19 sono circa 90.000; in Italia, Francia, Spagna e Germania i numeri oscillano tra i 3 e i 5 milioni; negli USA oltre 31,5 milioni; in Russia più di 4,5 milioni; in India quasi 13 milioni. Inutile dire che la Cina è il paese più popoloso al mondo con circa 1,5 miliardi di abitanti e che il contagio per abitante è infinitamente minore rispetto a quello dei paesi occidentali[1].
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Prima base interamente italiana nell’Africa occidentale. Mai discussa in Parlamento
di Antonio Mazzeo*
L’Italia avrà il suo posto al sole nel deserto del Sahara. A margine dell’incontro con l’omologa francese Florence Parly, il 13 aprile a Roma il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha reso noto che nel quadro della missione bilaterale MISIN in Niger, le forze armate italiane realizzeranno una propria base militare “a partire dal mese di luglio”.
“Lo ritengo un passo molto importante per il rafforzamento della nostra azione nella regione, che in prospettiva andrà a confluire in una sempre maggiore capacità dell’Europa in Sahel e nell’intera fascia sub-sahariana, dal Corno d’Africa al Golfo di Guinea, mettendola a sistema con il contributo alla stabilizzazione della Libia”, ha dichiarato Guerini.
L’annuncio-scoop sulla prima base interamente italiana in Africa occidentale (mai discussa né approvata in Parlamento), giunge un mese dopo l’arrivo in Mali del primo contingente delle forze armate italiane da impiegare nella controversa missione internazionale “Takuba” in Sahel, sotto il comando dello stato maggiore di Parigi.
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Ordine Usa contro la Russia: Italia sull’attenti
di Manlio Dinucci
Il ministro degli Esteri Di Maio e il ministro della Difesa Guerini sono stati convocati d’urgenza al quartier generale della Nato a Bruxelles, per una riunione straordinaria del Consiglio Nord Atlantico il 15 aprile: il giorno stesso in cui, a Washington, il presidente Biden firmava l’«Ordine esecutivo contro le dannose attività estere del governo russo».
L’Ordine non decreta solo espulsioni di diplomatici e sanzioni economiche, come hanno riportato i media. «Se la Russia prosegue o intensifica le sue destabilizzanti azioni internazionali», stabilisce l’Ordine, «gli Stati uniti imporranno costi tali da provocare un impatto strategico sulla Russia». Proprio per preparare l’«impatto strategico», ossia una intensificata escalation politico-militare contro la Russia, è stato convocato il Consiglio Nord Atlantico a livello dei ministri degli Esteri e della Difesa dei 30 paesi della Nato, presieduto formalmente dal segretario generale Stoltenberg, di fatto dal segretario di Stato Usa Blinken e dal segretario Usa alla Difesa Austin.
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Cuba, uno schiaffo all’imperialismo che brucia ancora
di Geraldina Colotti
La relazione di Raul Castro, all’VIII Congresso del Partito Comunista Cubano (Pcc) ha ricordato la lunga battaglia di Cuba per conservare la sua indipendenza, difendendola dalle continue aggressioni dell’imperialismo. Il Congresso si è svolto nei sessant’anni dall’invasione mercenaria della Baia dei Porci – dal 17 al 19 aprile del 1961 – con la quale la Cia voleva farla finita con la giovane rivoluzione che, il 16 aprile del 1961, aveva dichiarato il proprio carattere socialista con le parole di Fidel Castro.
“L’invasione di Playa Girón avvenuta durante il mandato di un presidente democratico – ha ricordato Raul, alludendo a Kennedy –, si inseriva nel programma per rovesciare Fidel Castro che prevedeva sabotaggi, azioni terroriste, il sostegno a bande controrivoluzionarie che massacrarono giovani, contadini e operai. Mai dimenticheremo i 3.478 morti, vittime del terrorismo di stato”.
Oggi, i documenti desecretati del Pentagono mostrano che, già nel 1960, la Cia aveva tentato di comprare il pilota che doveva portare a Praga una delegazione cubana di cui faceva parte Raul, affinché lo uccidesse simulando un incidente aereo.
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Gates, Big Pharma e il suprematismo dei vaccini
di Piccole Note
“Secondo il Wall Street Journal, l’azienda americana Johnson & Johnson ha contattato privatamente gli altri produttori di vaccini per chiedere loro di unire gli sforzi per la ricerca sui rischi di coaguli di sangue. Il quotidiano racconta che la J&J voleva creare un’alleanza con le altre aziende per comunicare con una sola voce benefici e rischi dei vaccini e dei coaguli di sangue. Ma solo AstraZeneca – che in Europa è da settimane al centro di una controversia sui rischi di coaguli del sangue – ha aderito. I dirigenti di Pfizer e Moderna, invece, hanno declinato l’invito. Il loro vaccino, ritengono le due aziende, è sicuro, e unirsi al progetto potrebbe macchiare la loro reputazione“.
Vaccini, il tentativo di un’alleanza mondiale
Così una nota su Dagospia racconta una nuova puntata della guerra dei vaccini che si combatte sulla nostra pelle. La notizia del tentativo di Johnson & Johnson per riaprire un tavolo di collaborazione per migliorare l’efficacia dei vaccini è respinta dagli stessi che sono diventati, di fatto, i monopolisti nel mercato dell’Occidente, il più ricco.
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La transizione ecologica non è una riforma ma una rivoluzione
di Piero Bevilacqua
Come bene argomentato da P.G. Ardeni e M. Gallegati l’annunciata rivoluzione verde europea e la sua versione italiana, la transizione ecologica, sembrano esaurirsi in un progetto di innovazione tecnologica orientato a ridurre i gas climalteranti, a limitare gli impatti dell’energia fossile, a rendere insomma il mondo un po’ meno sporco e a continuare tuttavia nella «crescita». Come se il problema fosse solo questo. C’è un treno che corre a velocità crescente e in traiettoria lineare, senza stazioni e senza destinazione finale, che sembra voler uscire dalla terra e continuare nello spazio delle galassie, e l’ambizione è di fargli produrre meno fumo e meno rumore, ma spingendolo a correre ancora di più. Si fa finta di non capire (o non si capisce realmente) che il problema è il treno, non la qualità dei suoi carburanti. La grande questione è il capitalismo nella fase storica presente e nella configurazione dei suoi poteri a livello mondiale.
Sino a poco meno di un secolo fa il capitalismo, nonostante le alterazioni prodotte nel corso del 1800, era un sistema compatibile con le risorse disponibili e con gli equilibri del pianeta.
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Mascherine senza nano-materiali
di Silvia Ribeiro
Nei primi giorni di aprile, diverse organizzazioni internazionali, tra cui ETC Group, Center for International Environmental Law (CIEL), Health Care Without Harm (HCWH) e Women Committed to a Common Future (WECF), hanno inviato una lettera urgente all’Unione Europea chiedendo di vietare l’uso di mascherine facciali e dispositivi di protezione sanitaria con nanografene e altre nanoparticelle: comportano troppi rischi di tossicità polmonare e lasciarle sul mercato potrebbe «minare pericolosamente la fiducia del pubblico nell’indossare maschere» hanno sostenuto le Ong. Anche in Italia si discute da tempo sul grafene: c’è chi ne ipotizza la tossicità in attesa di conferme e chi ne decanta le virtù in quanto “materiale delle meraviglie”. Silvia Ribeiro, che i lettori di Comune conoscono molto bene e da tre decenni è direttrice per l’América Latina di ETC, con status consultivo di fronte al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, spiega in questo articolo le ragioni della lettera all’Unione Europea, che non ha ancora trovato il tempo per rispondere. Quel tipo di mascherine sono intanto state ritirate dal mercato dal ministero della salute canadese e il Belgio, a sua volta, ha ritirato dal mercato 15 milioni di mascherine contenenti nanoparticelle di biossido di titanio e d’argento
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Maternità surrogata: la nuova bandiera della sinistra neoliberale
di Carlo Formenti
Fra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila Marisa Fiumanò, psicanalista lacaniana non sospetta – per cultura e biografia – di nutrire sentimenti bacchettoni, pubblicò una serie di libri e saggi sul tema della fecondazione assistita. Nei suoi scritti (per una bibliografia completa consultare il suo sito) ebbe il coraggio di andare controcorrente rispetto alla vulgata femminista che vedeva in quella pratica un nuovo strumento di “emancipazione” della donna, oltre che un mezzo per soddisfare il desiderio delle coppie infertili. In particolare, mise in luce come dietro quel fenomeno si nascondesse: 1) un’alleanza fra tecnologia e mercato finalizzata ad alimentare e sfruttare un bisogno umano; 2) un nuovo, pericoloso passo verso l’oggettivazione/mercificazione del corpo; 3) un altrettanto pericoloso passo verso la neutralizzazione della differenza e del desiderio sessuali; 4) la scarsa, per non dire nulla, attenzione nei confronti del “prodotto” (il bambino) e del suo diritto a “sapere” della propria origine.
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Emergenzialismo, ultimo volto del capitalismo
di Leonardo Mazzei
A sentire i mezzi di informazione saremmo alla “riapertura”, o ancor più pomposamente alla “ripartenza”. E’ così? No, non è così. Posto che un allentamento delle misure era nelle cose, considerato che le proteste di queste settimane una certa pressione l’hanno esercitata, chi canta vittoria è fuori dalla realtà.
L’allentamento di Draghi è infatti millimetrico. Resta la folle “Italia a colori”, rimane il coprifuoco e vengono introdotti nuovi “pass” per la mobilità tra le regioni. Emblematico poi il caso dei ristoranti: quelli al chiuso (cioè la stragrande maggioranza) potranno riaprire solo il primo giugno, solo a pranzo e con regole capestro peggiori di prima. Dei famosi “sostegni” non si conosce ancora il dettaglio, ma sembrano pensati per le aziende di maggiori dimensioni: i piccoli e le partite Iva non si facciano illusione alcuna. Per chi non l’avesse capito, è questa la “distruzione creativa” annunciata da Draghi fin dal suo insediamento.
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Capitalismo virale
di ilsimplicissimus
L’altro giorno l’amministratore delegato di Blackrock, Larry Fink ci ha voluto deliziare con una delle stupidaggini che spesso escono di bocca agli ometti che salgono sui trampoli del denaro per parere intelligenti ed essere acclamati come emblema di un’epoca “C’è una cosa di cui noi americani e europei dobbiamo essere orgogliosi: è stato il capitalismo a creare i vaccini con metodi rivoluzionari, non la Cina. I vaccini cinesi sono efficaci solo al 50 per cento. La forza del capitalismo non è apprezzata abbastanza”. Come forse potete immaginare sono stronzate dalla prima all’ultima sillaba, prima di tutto perché l’affermazione sui vaccini cinesi è del tutto gratuita, priva di qualsiasi prova e proveniente dall’ennesimo agit prop che ogni tanto spunta fuori dal cappello magico dei servizi americani, poi perché l’efficacia dei vaccini occidentali è chiaramente gonfiata da studi scorretti, come è stato riconosciuto da moltissimi ricercatori e infine perché né il vaccino cinese né quello russo danno la marea di affetti avversi che hanno costretto perfino autorità sanitarie complici di Big Pharma ( vedi qui ) a sospenderne qualcuno, AstraZeneca e J&J, sebbene anche gli altri provochino più o meno le stesse reazioni.
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Stato sociale, quale futuro?
di Christian Marazzi
Nel giugno del 1937, proprio quando l’esperimento del New Deal di Franklin Roosevelt stava dando i suoi frutti migliori, con produzione, profitti e salari tornati ai livelli precrisi del 1929, il presidente americano dovette piegarsi all’ortodossia di politici e economisti conservatori, secondo cui il debito pubblico era troppo elevato. Roosevelt tagliò la spesa pubblica, diede una stretta al credito e aumentò le tasse. Poco dopo l’America piombò di nuovo nella crisi economica (1938). Fu solo il colossale programma di riarmo che permise all’economia statunitense di riprendere a crescere, recuperando lo stesso vigore degli anni durante i quali il primo esperimento di Stato sociale moderno aveva salvato il Paese dalla depressione. “Se la spesa negli armamenti risolverà davvero il problema della disoccupazione, allora è iniziato un grande esperimento” (…) “Potremo imparare un paio di trucchetti che verranno utili quando arriverà il giorno della pace”, disse Keynes (1939).
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Dal rumore bianco al virus: il silenzio di Don DeLillo
di coltrane59
Nell’ottobre del 2020 è stato pubblicato il breve romanzo “Il silenzio” di Don DeLillo.
Una coppia in volo verso New York e altre tre persone che stanno aspettando, in un appartamento di Manhattan, per vedere insieme il Super Bowl. Un blackout improvviso costringe l’aereo a un atterraggio di fortuna e gli schermi dei televisori e dei cellulari diventano improvvisamente neri. Cosa sta succedendo? Una guerra, un attentato terroristico o una ribellione improvvisa della tecnica e della natura? Le parole e i pensieri di queste cinque persone, rinchiuse in un appartamento di Manhattan nel 2022 da questa emergenza tecnologica, permettono al grande scrittore americano di raccontare le paure e i limiti di questo mondo devastato da consumismo sfrenato, tecnologie digitali, paura della morte e vita atomizzata.
Nel romanzo “Rumore bianco” (1985) DeLillo ci racconta di una nuvola tossica che esce da un vagone ferroviario e infonde nelle persone la paura della morte, la consapevolezza di non adeguarsi a ciò che non conosciamo e l’impossibilità di sottrarsi a quei rimedi o farmaci che allontanano le nostre angosce: “Non è che non ami la vita; è restare sola che la spaventa, Il vuoto, il senso di buio cosmico.”
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