Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

pierluigifaganfacebook

La sottile linea rossa. Il caso britannico

di Pierluigi Fagan

Cosa sta accadendo nell’Isola? B. Johnson ha detto che farà di tutto per evitare il lockdown ma richiama i concittadini a comportamenti auto-controllati più seri. Poiché sa che tale auto-controllo mancherà, ha avanzato la possibilità dell’uso di polizia ed addirittura esercito per contenere chi non si auto-contiene. E’ un passare la sottile linea rossa delle regole di convivenza civile e democratica, nel paese che poco più di tre secoli fa pose il Parlamento al posto del Re, inaugurando quella forma poi detta “democrazia liberale”. Il fatto quindi merita attenzione. Partiamo dall’inizio.

B. Johnson, nell’anno della transizione che doveva portare all’effettiva uscita dalla Unione europea, prende in considerazione il virus SC2 tardi. Ne minimizza la portata per evitare -in tutti i modi- di turbare il normale andamento economico della sesta potenza economica del mondo da poco superata dall’India (ripeto: India) per dimensione di Pil. Il normale andamento economico si temeva già venisse perturbato dalla transizione alla Brexit.

Sulla Brexit, va ricordato che il referendum relativo, si tenne nel 2016 ed il quadro geopolitico e geostrategico di allora era molto diverso dal successivo segnato dall’arrivo di Trump alla Casa Bianca.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Rossana Rossanda, per la verità

di Francesco Piccioni

Non è facile parlare di Rossana Rossanda, e si sarebbe molto arrabbiata con chiunque l’avesse voluta ricordare come una “icona”, ossia qualcosa di fondamentalmente innocuo e rassicurante.

Non è facile per me, che le devo l’ingresso a il manifesto, 25 anni fa, nonostante i mugugni di molti.

In queste ore abbondano i ricordi personalizzati, ritagliati sulla misura del “testimone” di questo o quell’episodio. Credo perciò che il modo più serio di ricordarla sia per un ruolo politico-culturale, dunque collettivo.

Mi riferisco alla funzione avuta nell’impedire che “a sinistra”, si cementasse come “pensiero unico” la lettura dietrologica degli anni ‘70, vicende della lotta armata compresa. Non furono molti – anche dentro a il manifesto, e l’attuale decadenza lo dimostra – a condividere la sua volontà di capire la radicalità di scelte che certo non aveva apprezzato, e anzi combattuto.

A motivare quella che solo i superficiali possono chiamare “curiosità” giocarono certamente diversi fattori.

Print Friendly, PDF & Email

coniarerivolta

La neverending lotta di classe di Confindustria

di coniarerivolta

La lettera che il neopresidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha inviato ai presidenti delle associazioni confederate ha fatto capolino sulle pagine dei giornali, attirando l’attenzione anche dei sindacati, per il provocatorio riferimento ai “nuovi contratti rivoluzionari” che gli industriali vorrebbero firmare. L’espressione ha fatto giustamente scalpore, ma una lettura complessiva della lettera fa emergere, in maniera ancora più limpida, la visione di Confindustria nella sua interezza, e ci suggerisce quali saranno i temi su cui lottare nel prossimo futuro e quali i fortini da difendere. L’armamentario retorico padronale, infatti, emerge in tutta la sua limpidezza – condito dalle parole d’ordine dell’antistatalismo e del parassitismo che da sempre contraddistinguono il capitalismo italiano – ma è sulle relazioni sociali e sulla struttura istituzionale del mercato del lavoro che Bonomi indugia con particolare interesse.

Cogliendo l’occasione di criticare il blocco dei licenziamenti e l’estensione della Cassa Integrazione, strumenti di tutela dei lavoratori invisi ai capitalisti e ai loro portavoce politici, Bonomi richiede un’accelerazione della riforma degli ammortizzatori sociali.

Print Friendly, PDF & Email

osservatorioglobalizzazione

Il Recovery Plan impone il rovesciamento del vecchio modello di sviluppo

di Roberto Romano

Tra circa un mese il governo italiano dovrà sottoporre alla Commissione europea il nostro Recovery Plan, ovvero il piano dei progetti che l’Italia intende finanziare con i 208 miliardi stanziati a nostro favore dall’Unione Europea per i prossimi tre anni. Non dubitiamo che all’interno dei diversi Ministeri coinvolti decine di tecnici siano al lavoro per mettere insieme un piano credibile. Sebbene fiduciosi, il governo dovrebbe avere alcune consapevolezze. Tra queste l’efficacia degli stimoli fiscali.

Perché per alcuni settori dipende dalla rilevanza e dalla capacità di reazione del settore stesso, e dalla possibilità di trasmettere tale stimolo al resto del sistema. La struttura economica del Paese condiziona l’efficacia delle misure con una lentezza nella trasmissione degli stimoli settoriali all’interno del sistema produttivo, sia in termini di scambi economici e sia in termini di trasmissione di tecnologia, innovazione e competitività (Istat, audizione Commissione Bilancio, 2 settembre).

Sembra si sia persa la cognizione che i finanziamenti del Recovery Fund saranno strettamente condizionali alle priorità dell’agenda europea, la quale, da mesi, ha già dettato linee guida molto chiare, focalizzate soprattutto su riconversione verde e sull’infrastrutturazione digitale.

Print Friendly, PDF & Email

materialismostorico

Domenico Losurdo, Imperialismo e questione europea

recensione di Domenico Passatelli

Domenico Losurdo, Imperialismo e questione europea, a cura di Emiliano Alessandroni, La Scuola di Pitagora, Napoli, 2019, pp. 552, Isbn 9788865427095

Il campo politico delle formazioni che nel nostro paese si richiamano, più o meno radicalmente, alla tradizione comunista appare oggi più che mai frammentato. Eppure, ancor più preoccupante della proliferazione di sigle e gruppuscoli sembra essere il disorientamento teorico: sia per quanto riguarda la prassi e i rapporti all'interno delle istituzioni nazionali, sia per ciò che concerne il piano della politica internazionale. Sembra chiaro, infatti, che qualsiasi operazione politica indirizzata ad una trasformazione in senso progressista della società e dei suoi organismi funzionali non possa prescindere da una riflessione sulla natura delle istituzioni dell’Unione Europea. Soprattutto la crisi greca e il fallimento di un discorso chiaramente alternativo alle politiche di austerità imposte a quel paese (quale quello che avrebbe potuto essere messo in atto da Syriza e dal suo primo ministro Tsipras) hanno aperto il campo a una serie di riflessioni di natura sempre più “massimalista” e dal carattere sempre più ostile nei confronti dell’UE.

Print Friendly, PDF & Email

lantidiplomatico

"Riforme vere o niente fondi". Ma non erano a fondo perduto?

di Gilberto Trombetta

Ci risiamo.

Nonostante le urla di giubilo dei mesi passati dei liberal-unionisti nostrani («La UE c’è, alla faccia dei sovranisti!»), l’Unione Europea getta ancora una volta la maschera e si mostra per quello che è. Per quello che è sempre stata.

Tralasciando che anche il Governo è stato costretto ad ammettere che i soldi del Recovery Fund – se mai ci saranno – si tradurranno in nuovo debito poiché si tratta di soldi da restituire (sia per quanto riguarda, ovviamente, la quota prestiti, sia per i sussidi che qualcuno voleva dipingere come soldi a fondo perduto), quello che conta davvero sono le pesanti condizioni, ex ante ed ex post, con cui questi soldi verrebbero erogati.

Insomma la UE continua a chiederci le riforme.

Ma quali sono le riforme che, da sempre, ci chiede la UE? 

Sono quelle che ci chiese con la famigerata lettera della BCE (firmata da Draghi e Trichet) dell’agosto del 2011¹:

- privatizzazioni su larga scala, in particolare nella fornitura dei servizi pubblici locali;

- riformare ulteriormente il sistema della contrattazione salariale collettiva e revisione delle norme che regolano il licenziamento e l'assunzione dei dipendenti;

Print Friendly, PDF & Email

lantidiplomatico

"Covid: sarebbe bastato lasciar lavorare i medici di base"

di Francesco Santoianni

Zero morti in Val Seriana. Intervista a Riccardo Munda, il medico di base che ha deciso di non interrompere le visite ai suoi pazienti

Covid. In teoria, l’estromissione dei medici di base avrebbe dovuto essere finita a maggio con l’inizio della Fase Due: in pratica, ancora oggi, molti gli ambulatori medici deserti, visite a domicilio sostituite da telefonata e ricetta inviata via mail. Le conseguenze sono devastanti: mortalità schizzata al 32% dopo sintomi cardiaci che avrebbero potuto, invece, essere diagnosticati e affrontati; accessi tardivi al pronto soccorso (per paura della quarantena obbligatoria dopo un pur fallace tampone); sospensione delle diagnosi di tumori che rischia di determinare una ecatombe nei prossimi mesi…

Una situazione aggravata anche della crisi della medicina territoriale che ha avuto esiti devastanti a marzo quando una circolare del ministero della Salute dispensava i medici di base (tutti lasciati privi di validi dispositivi di bio-protezione e terrorizzati da un fraudolento tasso di letalità del virus comunicato dal governo) dalle visite a domicilio che venivano surrogate con una telefonata supportata da un surreale questionario.

Print Friendly, PDF & Email

comidad

L’Italia è l'anima nera del neo-imperialismo tedesco

di comidad

Nell’attuale vicenda della Bielorussia si sta riproponendo il consueto schema del politicamente corretto, che vede il Sacro Occidente chiamato al suo dovere di soccorrere i popoli bisognosi contro i tiranni di turno. L’assioma da cui discende questo scenario è che il Sacro Occidente, pur con i suoi difetti, è comunque il migliore dei mondi possibili, l’unico in cui le libertà personali sono garantite.

Peccato che, analizzando caso per caso, questa convinzione non regga. A distanza di mesi, e ancora una volta, il regime francese di Macron ha stroncato le manifestazioni dei “gilet gialli” appellandosi alle misure sanitarie contro il Covid, che impediscono gli assembramenti e quindi le manifestazioni. In Bielorussia il “dittatore” Lukascenko non fa altrettanto, rimane anzi coerente con la sua scelta di non avallare l’emergenza pandemica. I nostri media plaudono alle masse che scendono in piazza contro Lukashenko, senza preoccuparsi che gli assembramenti possano determinare contagi come in Francia. Un virus che colpisce a corrente alternata ed a seconda delle convenienze politiche.

Print Friendly, PDF & Email

ilparagone

La lezione del nuovo premier giapponese: non c’è alcun limite al debito che può emettere uno Stato (se dispone della sovranità monetaria)

di Thomas Fazi

Da oggi (16 settembre) il Giappone ha un nuovo primo ministro: Yoshihide Suga, presidente del Partito Liberal Democratico ed ex ministro degli affari interni e delle comunicazioni e segretario generale del governo negli esecutivi guidati da Shinzō Abe. Sotto la sua guida, possiamo essere certi che il Giappone continuerà a impartire lezioni di macroeconomia al mondo e a sfatare i molti miti che, ahinoi, continuano ancora a circolare in materia di deficit e di debito pubblico, soprattutto nella nostra disgraziata Europa.

Solo qualche giorno fa, nel corso di un’intervista, Suga ha dichiarato chiaramente che non c’è alcun limite al volume di titoli di Stato che può emettere il governo giapponese e dunque al rapporto debito/PIL del paese, che quest’anno dovrebbe raggiungere il 270 per cento (sì, avete letto bene). «L’unica cosa che conta in questo momento è migliorare le condizioni economiche: creare posti di lavoro e proteggere le imprese», ha aggiunto.

Suga si è limitato a enunciare una banalissima verità, che, però, in un tempo di inganno universale (soprattutto sui temi economici) quale quello che viviamo da anni, acquista una valenza quasi rivoluzionaria.

Print Friendly, PDF & Email

istitutoitalstudifil

Memoria del possibile - Gli anticorpi del Capitale*

di Alessia Araneo

A pochi mesi dall’esplosione del Coronavirus in Italia, l’indicibile si è tramutato, quasi tragicamente, in dicibile: quanto non riuscivamo a nominare e a comprendere entro le nostre categorie interpretative sino a poche settimane fa, oggi appare, forse con inganno, più chiaro.

L’indeterminato è stato, in qualche modo, “addomesticato”: se non sconfitto, il virus è stato “normalizzato”, agglutinato nelle nostre affaccendate quotidianità e “concettualmente” superato. Lungi dall’aver problematizzato o trasformato radicalmente le nostre esistenze − così come prometteva o minacciava di fare – il virus le ha “sospese” per qualche tempo.

Quanto abbiamo vissuto in Italia e quanto ancora infuria nel resto del mondo sembra possedere alcuni caratteri del tutto speciali, che poco condividono con il nostro passato più recente o, almeno, con quel passato di cui abbiamo più vivida memoria. Negli ultimi mesi, si è avuta come l’impressione di affrontare una enormità sconosciuta: qualcosa di grande, dai contorni sfumati e sfuggenti, non delimitata né afferrabile, imponderabile e imprevedibile.

Print Friendly, PDF & Email

micromega

Che brutto risvegliarsi in un’Italia con meno democrazia

di Tomaso Montanari

Tomaso Montanari analizza i risultati elettorali. Dalla tristezza di un risveglio in un’Italia meno plurale e con il conflitto sociale istradato nelle istituzioni, alla consapevolezza dell’inesistenza di una sinistra capace di portare al voto gli esclusi, i marginali, i poveri. “Occorre battere strade più lontane, più impervie”

Il giorno dopo queste strane elezioni pandemiche ci siamo svegliati con meno democrazia. Mi pare questa la cifra dominante: almeno se con ‘democrazia’ intendiamo pluralità, rappresentanza, istradamento del conflitto sociale nelle istituzioni. Decenni di plebiscitarismo, maggioritarismo, riduzione quantitativa e qualitativa della rappresentanza danno i loro frutti: in Veneto e in Campania siamo al dominio personale, al di là di ogni partito; in Liguria perde l’unico progetto in qualche modo progressivo; in Toscana trionfa una paura creata ad arte.

Sulla mia Toscana vorrei scrivere qualche parola in più. Mentre per fortuna muore nella sua stessa culla Italia Viva (4,48% mentre mancano ancora poche sezioni da scrutinare), Renzi trionfa nella sadica imposizione al Pd di Eugenio Giani, un candidato di apparato, anzi di corridoio. Del tutto incapace di parlare di futuro, del tutto alieno da ogni idea di sinistra. Come ho continuato (inutilmente) a scrivere fino a ieri, quel candidato inguardabile era un candidato naturalmente vincente: perché capace di attrarre moltissimi voti dalla destra del potere, e insieme di ricattare (proprio per la sua apparente debolezza) gli elettori di sinistra attraverso la paura della destra popolare.

Print Friendly, PDF & Email

manifesto

Le intense passioni di una donna austera

di Luciana Castellina

Una grande storia. Rossana è stata una grande intellettuale inedita: colta e raffinata, ma insieme fino in fondo militante come qualsiasi altro compagno di base. Senza negare rotture e contrasti, voglio riportarvi a mente un pezzo del nostro vissuto che spiega come anche i conflitti non abbiano incrinato i nostri rapporti

L’ho vista per l’ultima volta giovedì, prima di ripartire per un altro comizio della campagna elettorale e referendaria in corso. Le piaceva che le raccontassi cosa succedeva, come si mettevano le cose in questo o quel posto. Perché Rossana, impedita a muoversi dal maledetto ictus che da tanti anni l’aveva paralizzata, continuava a girare per il mondo con la testa: il tavolo accanto al suo letto sempre carico di libri appena usciti, ma anche di quelli che le consentivano di tornare a cose importanti del passato.

Adesso leggeva sulla storia della Cina. E poi i giornali, la tv, le visite dei compagni che ormai l’affaticavano molto ma cui cercava di non rinunciare perché erano un canale di comunicazione col mondo di cui la malattia l’aveva privata.

Rossana, staffetta partigiana col nome Miranda, ha sempre continuato ad essere combattente, a prendere parte e posizione.

Print Friendly, PDF & Email

facebook

A mo' di analisi del voto

di Johnny Vermittlung

Prima, molto rapidamente, i numeri. Partiamo dal caso toscano. Con quasi tutte le sezioni scrutinate, la lista Toscana a Sinistra promossa da Rifondazione, Potere al Popolo e altre realtà si arresta a uno sconfortante 2,8%, ben lontana dalla soglia di sbarramento e soprattutto in netto calo rispetto al 6,3% della scorsa tornata elettorale regionale (quando però c’era dentro Sinistra Italiana). Alle Europee del 2019 La Sinistra aveva ottenuto il 2,6%. Le due liste con falce e martello, il PC e il PCI, raccolgono circa l’1% dei voti ciascuno. L’insulso derby finisce in pareggio. Il PC rizziano cala drasticamente rispetto all’1,7% conseguito alle Europee di un anno fa. Nelle Marche la lista Comunista (PC+pezzi del PCI) totalizza un 1,4% (il PC alle Europee aveva ottenuto l’1,1%). Nel proprio feudo campano, PaP supera a stento l'1%, pur senza alcuna competizione a sinistra di De Luca.

Tutte sinistre autonome dal centrosinistra, che nonostante la soddisfazione di quella che di solito è una pregiudiziale che impedisce gli apparentamenti, non sono riuscite a presentarsi unite. Ma fa niente. Non è su questo piccolo cabotaggio che bisogna insistere, la miseria in cui versiamo è evidente per l’ennesima volta a tutti e trovo poco utile un’analisi del voto classica. Proverò a dire altro.

Print Friendly, PDF & Email

infoaut2

Crisi pandemica, Crisi globale: cosa ci aspetta?

di Infoaut

A 6 mesi dall’arrivo in Italia della pandemia globale del Covid-19 si iniziano a delineare gli effetti a medio termine dell’ennesima crisi economica del XXI secolo

Qualche nota sulla Legge di Bilancio 2021, i drammatici dati del mondo del lavoro e sulla polarizzazione della ricchezza ci forniscono gli elementi per inquadrare la situazione corrente e prospettica della recessione economica in corso.

Quest’ultima è ben messa a fuoco dalla fotografia sulle previsioni di crollo del PIL, che per l’Italia si aggira intorno al 10%, mentre l’Eurozona dovrebbe fermarsi ad un – 8%. Dati ben peggiori del biennio 2007-08 quando il casinò finanziario di Wall Street generò panico, disoccupazione e povertà per centinaia di milioni di persone nell’intero globo (anni 20’ finance mode on).

Il circo mediatico composto da politica istituzionale, media, giornali e ‘tecnici’ dell’economia ha tentato, non invano, da un lato di ‘normalizzare’ e dall’altro di ‘eccezionalizzare’ la crisi in corso.

Print Friendly, PDF & Email

kriticaeconomica

"Ma", l’imbarazzante congiunzione nel titolo di Repubblica

di Marcello Spanò

Titolo di Repubblica del 15 settembre 2020: “Vola la deflazione ma i consumi non decollano”.

La deflazione, secondo i manuali di economia del primo anno di università, è quel processo di abbassamento dei prezzi attraverso cui un’economia che attraversa un momento ciclico negativo, con alti tassi di disoccupazione, si avvia verso la ripresa. Infatti, raccontano i manuali, il fatto che i prezzi scendono stimola la domanda di beni (domestica o estera), cosa che induce un aumento della produzione e dell’occupazione. Facile no? Se una cosa costa meno, ti viene più voglia di comprarla. C’è bisogno di andare all’università per capirlo?

Da cui il mistero di quel “ma”!

Ma allora perché i consumi non aumentano, se i prezzi scendono?

Uno studente del primo anno di università non lo sa. Va be’, allora sicuramente lo sapranno gli studenti degli anni successivi al primo, magari lo sapranno gli esperti.

Vediamo… Il Fondo Monetario Internazionale, loro sono esperti, no? Bene, quando un paese è in crisi finanziaria, il FMI suggerisce una ricetta molto semplice: abbassare il costo del lavoro, così da ridurre il costo dei beni prodotti, aumentare la competitività internazionale, aumentare le esportazioni e fare ripartire l’economia.

Print Friendly, PDF & Email

brancaccio

La lotta alla "casta"? Solo un alibi per l'austerity

di Emiliano Brancaccio*

Sostenuta dai potentati mediatici e finanziari, la propaganda anti-casta di questi anni è stata soltanto una delle forme fenomeniche della reazione anti-statuale. In essa non c’è nessuna rivoluzione giacobina, nessun furore rosso. Solo bieca vandea liberista

Meno di un euro, nemmeno un caffè all’anno. E’ questo il risparmio che ogni cittadino italiano potrà attendersi dal taglio dei parlamentari che sarà oggetto di referendum confermativo il 20 e 21 settembre prossimi.

Iniziata una dozzina di anni fa come puritana ribellione verso un ceto politico ingordo di privilegi, la lotta alla casta giunge così al suo infimo epilogo. In origine la crociata poteva rivendicare risparmi un po’ più consistenti, come ad esempio la stretta di 700 milioni sulle famigerate auto blu. Oggi deve accontentarsi di un più magro bottino: dall’annunciato taglio dei parlamentari verranno meno di 60 milioni. Ma a ben guardare, nemmeno ai suoi esordi la guerra alla casta ha avuto la benché minima rilevanza macroeconomica. I tagli più rilevanti ai privilegi del ceto politico, effettuati sotto l’austerico governo Monti, non hanno mai raggiunto il millesimo della spesa pubblica nazionale. Una roboante propaganda su risibili voci di contabilità, insomma.

Print Friendly, PDF & Email

vocidallestero

I casi di coronavirus stanno aumentando ma i decessi rimangono stabili. Perché?

di Carl Heneghan* e Tom Jefferson*

Solitamente la diagnosi di Laboratorio dell’infezione da COVID-19 si basa sulla ricerca in un tampone delle alte vie aeree (naso-faringeo o oro-faringeo) dell’RNA virale con metodiche di biologia molecolare (PCR). Tuttavia, come sostiene il prof. Heneghan, Direttore del Centro di Medicina basata sull’Evidenza [la pratica medica basata sull’uso esplicito e coscienzioso delle migliori prove scientifiche] dell’Università di Oxford, "annunciare semplicemente i nuovi positivi al test ci dice molto poco, mentre quello che dobbiamo sapere con un ragionevole grado di certezza è se un caso 'positivo' è contagioso oppure no", anche per non correre il rischio di isolare persone non infettanti e mettere in quarantena i loro contatti o intere comunità.

Alla luce di questi presupposti, di recente ha avuto ampia risonanza mediatica (si veda, ad esempio, qui e qui ) la notizia di una possibile sovrastima al tampone dei casi effettivamente positivi e contagiosi, riportata in un lavoro del team di Oxford attualmente in corso di revisione tra pari. Una scoperta importante che aggiunge ulteriori elementi a un dibattito in corso nel mondo scientifico e con ampie ricadute nella pratica clinica (si veda ad esempio qui oppure qui).

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

“La politica” sognata da Gabanelli & co.: tecnici senza opinioni…

di Dante Barontini

La fine della fase “populista” della politica italiana si sta avvicinando a grandi passi. I segnali sono innumerevoli e convergenti (il riposizionamento generale rispetto al referendum sul taglio dei parlamentari è forse il più evidente, non certo il principale), e conviene perciò guardare ai nuovi sentiment che si candidano a diventare il “senso comune” dei prossimi anni.

La pochezza della classe politica derivata dalla “discesa in campo” della cosiddetta “società civile” è così indecente che chiunque provi ad affondare il colpo non può trovare resistenze. Dunque prepariamoci a mandare in soffitta (quasi) tutto l’armamentario mentale escogitato da grillini e leghisti in formato Salvini, a cominciare dall’”uno vale uno”, le soluzioni semplici o immaginarie, l’odio per i “professionisti della politica”, nonché per le organizzazioni politiche gerarchiche e radicate sui territori (smantellate fin dai tempi del “partito leggero” in salsa Veltroni e “nuovisti” vari).

Del resto, la congiuntura economica, e dunque anche quella politica, pongono problemi che non si risolvono con l’improvvisazione e l’occhio incollato ai sondaggi. La pandemia ha fatto esplodere un modello economico e sociale (per gli effetti toccherà attendere ancora qualche settimana o un trimestre, nel migliore dei casi).

Print Friendly, PDF & Email

la citta futura

Come cambia l’economia dopo la pandemia?

Federico Giusti intervista Francesco Schettino

Il capitalismo cerca di recuperare i margini di profitto sottraendo salario sociale anche il meccanismo del debito pubblico. Lo Stato è ostaggio del suo maggiore azionista, i creditori. Occorre un audit del debito e il rilancio della pianificazione del sistema economico

Francesco Schettino è un economista, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e all’Università Popolare Antonio Gramsci di Roma. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni ed è stato uno dei maggiori collaboratori della pregevole rivista marxista La Contraddizione. Anche questo giornale ha ospitato alcuni suoi articoli. Dopo quelle rivolte a Domenico Moro e Alan Freeman, anche a lui, che ringraziamo per la disponibilità, rivolgiamo alcune domande in merito alla fase che si va sviluppando a seguito della pandemia.

* * * *

Domanda (D). La pandemia da Covid-19 ha senz’altro fatto da detonatore della crisi economica e l’ha inasprita. Per noi, però, la pandemia è intervenuta in un momento già critico per l’economia mondiale per cui essa non può essere considerata l’unica responsabile dei problemi economici che stiamo vivendo. Per te qual è la natura di questa crisi?

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

La madre e il naufragio nell’oceano Atlantico

di Mauro Armanino

Niamey, settembre 020. Una quarantina di migranti sono annegati e uno solo è sopravissuto. Il naufragio si è verificato in acque internazionali, al largo della Mauritania il giovedì 6 agosto scorso. Tra gli scomparsi nel mare c’era anche suo figlio. Jacklyn era partita dalla Costa d’Avorio per cercarlo e farlo tornare da lei. Dalla Guinea era passata nel Senegal e, a causa delle frontiere sbarrate a causa del Covid, non aveva potuto raggiungere la Mauritania. Suo figlio Camara avrebbe dovuto trovarsi, secondo le sue informazioni, nella capitale Nouakchott. Era invece andato probabilmente a Nouadibou, all’altra estremità del Paese, un tempo meta privilegiata di migranti in cerca di futuro. Il solo superstite del naufragio sembrava essere un cittadino della Guinea, ha precisato un responsabile delle Nazioni Unite per i rifugiati. Col tempo Nouadibou è diventata come una stazione ferroviaria abbandonata da tutti. Le pattuglie marittime, verso le isole spagnole delle Canarie e i controlli verso il deserto che separa dal Marocco, hanno reso le due frontiere invalicabili. Nel dicembre dell’anno scorso erano periti nel mare 60 migranti africani, uno dei peggiori naufragi della costa atlantica. Jacklyn ha domandato i nomi dei presunti naufraghi e tra questi c’era quello del figlio.

Print Friendly, PDF & Email

pierluigifaganfacebook

Lo scontro tra immagini di mondo anticipa sempre lo scontro tra pezzi di mondo

di Pierluigi Fagan

Si acuisce la deriva continentale delle immagini di mondo riguardo l’interpretazione del fenomeno conosciuto col nome SARS-CoV-2.

Il nuovo catalizzatore è la pubblicazione su un archivio open access (dove cioè scienziati e ricercatori fanno upload per conto proprio dei propri studi) del supporto scientifico alle accuse che la virologa cinese Li Meng Yan, fa costantemente da luglio 2020, ovvero che il virus è stato ingegnerizzato volutamente dai cinesi per scopi militari, guerra batteriologica. L’accusa venne anticipata da Trump ai primi di marzo, lasciando intendere lavori di accertamento in corso da parte dell’intelligence, nell’ancora indecisa questione relativa al fatto se i cinesi avessero volutamente rilasciato il virus o gli fosse sfuggito nottetempo per dabbenaggine. Il direttore dei servizi di intelligence americani, dichiarava però di esser d’accordo con “l’ampio consenso scientifico” della comunità degli scienziati internazionale che negava questa origine artificiale.

Da marzo fino a ieri, non risulterebbe nessuno studio peer reviewed in tutto il mondo, che sostiene l’origine non naturale del virus o meglio risulterebbero solo studi che dopo analisi su questa ipotesi, la escludono. Per lo più a firma di scienziati americani o inglesi.

Print Friendly, PDF & Email

coniarerivolta

Il lavoro ai tempi della pandemia: un esercito di disoccupati

di coniarerivolta

Quali saranno gli effetti della pandemia sull’occupazione? I dati comunicati al termine dell’ultimo consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) ci aiutano a comprendere la portata della recessione che stiamo vivendo e fanno presagire il peggio per gli anni a venire. Per il 2021, infatti, la BCE stima ‘un picco del tasso di disoccupazione al 9,5%’ per l’Eurozona (i Paesi dell’Unione che adottano l’euro), dal 7,6% del 2019.

Per quanto evidenti, questi numeri non ci permettono, tuttavia, di catturare la portata di questa platea di disoccupati in termini assoluti. Per rendere meglio l’idea, stiamo parlando, per l’anno in corso, di quasi 16 milioni di persone in tutta l’area dell’euro, dato che sale a 20 milioni di individui se includiamo anche i paesi dell’Unione che non hanno adottato la moneta unica. Un numero spaventoso.

Così come spaventoso è il grido d’allarme lanciato pochi giorni fa dall’ISTAT, che segnala che nel secondo trimestre del 2020 il tasso di occupazione nella fascia d’età 15-34 anni è sceso al di sotto del 40% (38,6%). In aggregato, il numero di occupati cala di circa 470.000 unità (-2,0%) rispetto al trimestre precedente.

Print Friendly, PDF & Email

sbilanciamoci

Il socialismo secondo Nancy Fraser

di Salvatore Bianco

La filosofa femminista Nancy Fraser riscopre, tra i tanti, le ragioni del socialismo, un cambio radicale di prospettiva nel libro dal titolo esplicito Cosa vuol dire Socialismo nel XXI secolo? (Castelvecchi,2020) – che riproduce una sua conferenza tenuta a Roma nell’ottobre del 2019

Negli ultimi tempi si assiste ad un vero e proprio revival sulle prospettive del socialismo in questo nuovo secolo. Probabile che questa tardiva riscoperta sia dovuta, fra l’altro, alla falsa alternativa rappresentata dal sovranismo rispetto al neoliberismo, posto che l’uno e l’altro sono il diritto e il rovescio della stessa moneta capitalistica.

Il breve testo della prestigiosa filosofa Nancy Fraser, dal titolo esplicito Cosa vuol dire Socialismo nel XXI secolo? (Castelvecchi, 2020) – che riproduce una sua conferenza tenuta a Roma nell’ottobre del 2019 – rientra in questo particolare filone di ricerca, con una originalità specifica che si scorge sin dalla premessa: servirsi del termine socialismo, da molti decenni accantonato, per provare a rimuovere quel tabù culturale che ha contrassegnato la produzione teorica occidentale da più di un trentennio, una sorta di congiura del silenzio che ha consentito di parlare il meno possibile o di non parlare affatto in termini critici del capitalismo.

Print Friendly, PDF & Email

eticaeconomia

Covid e crisi economica: è come nel dopoguerra?

Una riflessione a partire dall’ultimo Piketty

di Elena Granaglia

L’ultimo cinquantennio ha conosciuto diverse crisi economiche. Nessuna di esse ha tuttavia evocato il paragone con la situazione post-bellica che sentiamo oggi spesso formulare a proposito della crisi succeduta alla pandemia di Covid-19. Si tratta di un paragone utile? Alcuni lo negano, rimarcando le differenze fra allora e oggi in termini di distribuzione dei costi: le guerre colpiscono tutti ciecamente, mentre la crisi economica odierna ha colpito in modo disuguale, penalizzando alcuni settori e alcune imprese e, con essi, alcuni lavoratori più di altri. Molti lo sostengono. Lo stesso Draghi nel discorso all’ultimo meeting di Comunione e liberazione a Rimini ha affermato che oggi “ci deve essere d’ispirazione l’esempio di coloro che ricostruirono il mondo, l’Europa e l’Italia, dopo la seconda guerra mondiale.”

In queste note, vorrei sostenere che il paragone è utile ma per una ragione trascurata sia da chi lo mette in discussione sia da chi lo sostiene. La ragione è che la situazione post-bellica rappresenta un esempio importante di impegno nel contrasto alle disuguaglianze economiche. Quell’impegno era cruciale allora e lo è anche adesso.

Print Friendly, PDF & Email

labottegadelbarbieri

«La Terra brucia» di Giorgio Nebbia

recensione di Gian Marco Martignoni

Nel 2016 le edizioni Gruppo Abele, in occasione del novantesimo compleanno di Giorgio Nebbia, con il libro-intervista «Non superare la soglia» (*) avevano raccolto, grazie a Walter Giuliano, la testimonianza di uno dei padri della storia dell’ambientalismo italiano, essendo stato tra i promotori delle più rilevanti associazioni ambientaliste del nostro Paese – WWF, Italia Nostra, Lega Ambiente – oltre che parlamentare per un decennio sia alla Camera che al Senato. Ora, a un anno dalla sua morte, è stato pubblicato da Jaca Book (170 pagine, 22 euro) il libro «La Terra brucia» che raccoglie una serie di suoi profetici scritti, apparsi prevalentemente sulla rivista digitale Altronovecento, edita dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, ove a partire dal 2001 è stato depositato il “Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia” che in cinquanta faldoni riunisce la documentazione di oltre settant’anni di attività e più di cinquemila libri.

Il libro, come segnala il sociologo Lelio Demichelis nella postfazione, è stato pensato come un vademecum per i giovani che hanno animato anche nel nostro Paese le recenti manifestazioni contro i cambiamenti climatici, riattualizzando il dibattito che si era sviluppato negli anni ’70 attorno all’incompatibilità fra il modello della crescita capitalistica e le risorse finite del pianeta.

Print Friendly, PDF & Email

e l

Referendum, i pretestuosi motivi del SI

di Renato Fioretti

Un editoriale di Marco Travaglio a sostegno del taglio del numero dei parlamentari offre l’occasione di controbattere punto per punto alle argomentazioni di chi è favorevole alla riforma

Dell’attuale (mediocre) panorama giornalistico italiano ho, talvolta, condiviso qualche editoriale “al vetriolo” di Marco Travaglio; direttore de “Il Fatto Quotidiano”.

L’ho sempre fatto, però, con grande cautela e molte perplessità perché, a prescindere dall’abisso ideologico e politico che mi separava da colui che lo stesso continua a indicare quale suo “maestro” di giornalismo (cioè Indro Montanelli), mi risultava difficile riuscire a comprendere fino in fondo la sua autentica “vocazione” politica.

Probabilmente la diffidenza nei suoi confronti era dettata, in particolare, dalla notevole supponenza intellettuale e dall’incrollabile dose di certezze che hanno sempre accompagnato le sue quotidiane elucubrazioni.

Assolutamente coerente, quindi, al suddetto stile, la sua replica a una lettera attraverso la quale Alfiero Grandi1 - ex Segretario confederale della Cgil nazionale ed ex Responsabile nazionale dei problemi del lavoro degli ex DS - gli illustrava i motivi che, a suo parere, avrebbero dovuto indurre gli elettori a esprimere un convinto NO al referendum confermativo sul “taglio” dei parlamentari.

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Votare sì, li rende sempiterni

di Massimiliano Bonavoglia

Tempo fa una bella canzone intonava: “Prima di sparare pensa (…) Pensa che puoi decidere... tu”.

Sino a pochi mesi fa, chi avesse dichiarato di opporsi al taglio del numero dei parlamentari per il quale voteremo domenica, si sarebbe attirato i peggiori improperi, perché sarebbe sembrato un difensore della casta. Fortunatamente con il passare del tempo alcuni elettori ancora indecisi hanno avuto modo di approfondire e rivedere il dilemma sì-no, in un’ottica più ampia e meno ideologizzata. Sfortunatamente i dibattiti politici quest’anno rispetto all’ultimo referendum costituzionale, sono stati ridotti ai minimi termini, anche per l’ingiustificato prolungamento dello stato di emergenza voluto dal governo. Chi ha voluto informarsi, lo ha dovuto fare quasi autonomamente. Andiamo ai contenuti.

Ridurre il numero dei nostri rappresentanti (si arriverebbe a 400 deputati e 200 senatori) produrrà un risparmio irrisorio, lo 0,007% ossia 57 milioni l’anno della spesa, quindi 95 centesimi all’anno per cittadino.

Print Friendly, PDF & Email

scienzainrete

Chi sarà vaccinato?

di Simonetta Pagliani

Mentre la ricerca lavora allo sviluppo di un vaccino per SARS-CoV-2, le incertezze e i dubbi legati alla precedenza da assegnare nella sua distribuzione sono ben analizzati sul portale Medscape da un dibattito moderato da Arthur L. Caplan, della divisione di Etica medica della New York University's Grossman School of Medicine

Holden H. Thorp, direttore di Science, alla fine di luglio scriveva che c’erano motivi per essere ottimisti circa l’allestimento di un vaccino contro il SARS-CoV-2 in tempi record: secondo il report dell’OMS, 165 candidati avevano dimostrato, nei primati non umani, una risposta immune apparentemente protettiva e 25 di essi erano passati alla sperimentazione sull’essere umano. Thorp sottolineava, tuttavia, anche i motivi di cautela: la sicurezza a lungo termine dei vaccini in preparazione sarà ignota fino a quando i volontari non saranno stati osservati per tempi sufficientemente lunghi e l’entusiasmo per l’efficacia nelle scimmie va temperato dalla nozione che questi animali non sviluppano forme gravi di Covid-19.

Negli Stati Uniti d’America, però, l’amministrazione Trump, dopo essersi messa alla testa degli anti-vaccinisti e degli anti-mascherina, aver proposto terapie fumettistiche, gettato discredito sul migliore dei suoi esperti, Anthony Fauci, pasticciato sull’uso dei test diagnostici, per uscire dalla crisi in vista delle elezioni presidenziali ha bisogno subito del vaccino, tanto da aver soprannominato la sua ricerca Operation Warp Speed (operazione velocità della luce).

Print Friendly, PDF & Email

lantidiplomatico

L'euro una fregatura per l'Italia

Il perché ce lo spiega il presidente Banca centrale olandese

di Thomas Fazi

Quando anche i banchieri centrali, cioè i guardiani dell’ortodossia, cominciano a muovere all’euro le stesse critiche dei “sovranisti”, c’è da preoccuparsi (o da rallegrarsi, a seconda dei punti di vista). È esattamente quello che è successo un paio di settimane fa in occasione di un discorso tenuto dal presidente della banca centrale olandese, Klaas Knot.

Senza troppi giri di parole, Knot ha spiegato perché l’euro si sia rivelato una manna per alcuni paesi, tra cui il suo, e una maledizione per altri, Italia in primis. La ragione è piuttosto semplice e ben nota a chi segue queste vicende: come dice Knot, l’euro avvantaggia i paesi fortemente orientati alle esportazioni – come l’Olanda, appunto, nonché ovviamente la Germania –, in quanto il cambio fisso impedisce alle valute di questi paesi di rivalutarsi, anche a fronte di un crescente avanzo commerciale; la valuta delle suddette nazioni (“l’euro olandese”, “l’euro tedesco” ecc.) risulterà così artificialmente bassa, permettendo a queste di mantenere il proprio avanzo commerciale indefinitamente, a parità di altre condizioni (diversamente da un contesto di cambi flessibili o fluttuanti, in cui un avanzo commerciale determina solitamente un apprezzamento della valuta del paese in questione e dunque una riduzione del suo avanzo commerciale).

Print Friendly, PDF & Email

blogmicromega

Liberare l'Africa dalla trappola del debito

di Carlo Formenti

La pandemia e il suo impatto su un’economia che non si era ancora ripresa dalla crisi del 2008 hanno ridotto l’attenzione di media e partiti politici sul tema dell’immigrazione. Negli anni precedenti questa questione aveva tenuto banco, opponendo la propaganda delle destre xenofobe agli appelli moralisti delle sinistre “no border”. Impegnati a mobilitare i rispettivi elettorati facendo leva su moti “di pancia” (da destra) e “di cuore” (da sinistra), entrambi gli schieramenti hanno sistematicamente eluso i problemi reali, come l’uso sistematico da parte delle classi imprenditoriali del fenomeno migratorio per scatenare una guerra fra poveri finalizzata a imporre tassi di sfruttamento disumani della forza lavoro straniera, indebolendo nel contempo il potere contrattuale della forza lavoro autoctona, o il peggioramento delle condizioni di vita delle periferie, già impoverite dalla crisi, provocato dall’invasione di masse ancora più miserabili.

Semplificando drasticamente, si potrebbe dire che le sinistre, mentre da un lato hanno colpevolmente sottovalutato quest’ultimo aspetto, regalando alla destra la chance di tingere di nero la rabbia delle periferie, dall’altro non si sono impegnate ad analizzare seriamente l’impatto sui livelli retributivi e occupazionali della guerra fra poveri di cui sopra, né a elaborare politiche orientate alla ricomposizione degli interessi delle classi subalterne.