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piovonorane

O semplicemente di destra

di Alessandro Gilioli

Il dogma secondo cui la sinistra ottiene più consensi spostandosi al centro ha iniziato a scricchiolare molto tempo fa ma non lo avevano capito, o forse non lo volevano capire.

Ha inziato a scricchiolare nel 2008, quando Obama ha sconfitto Clinton alle primarie americane e poi è entrato alla Casa Biamca: e nessuno ricorda quanto fosse considerato "un improbabile estremista" Obama quando si candidò alle primarie dieci anni fa.

Di nuovo, il dogma ha mostrato di non funzionare più nel 2012, quando Hollande vinse in Francia con un programma molto di sinistra - poi tradito, certo, ma con quello aveva convinto i francesi.

E poi alle amministrative italiane tra il 2011 e il 2013 - Pisapia, Doria, Zedda, De Magistris, Accorinti - e mi ricordo ancora Cacciari in tivù a dire sicuro "Pisapia non vincerà mai, viene dagli extraparlamentari e da Rifondazione".

E poi Syriza alle elezioni greche, Podemos che dal niente conquista Madrid e Barcellona poi prende solo un punto meno del Psoe in Spagna, Sanders che perde di un soffio con Hillary ma secondo tutti gli istituti avrebbe meglio di lei battuto Trump, Mélenchon che fa il triplo dei socialisti in Francia e conquista le periferie povere a nordest di Parigi.

Insomma i segnali non sono mancati, decisamente.

Imperfetti, non lineari, fatti anche di errori e battute di arresto, con le inevitabili eccezioni, eppure sostanzialmente chiari nel loro insieme da quasi dieci anni: non è vero che per esistere, per crescere, per contare, la sinistra debba spostarsi al centro. Anzi, è proprio emulando il proprio avversario che la sinistra scompare, è così che perde la sua identità, le sue radici, il suo popolo.

Ora questo dato di realtà emerge con ogni evidenza anche dalla Gran Bretagna. E a questo punto per non capirlo bisogna essere sordi, ciechi, stupidi: o semplicemente di destra.

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Ps. A seguire, una breve antologia del buon umore:

«Con Corbyn i labouristi si avviano a 20 anni di sconfitte. Si vince al centro, non con la vecchia piattaforma di sinistra».
(Tony Blair, ex primo ministro inglese ed ex leader del Labour)

«Corbyn? La sua elezione a capo del Labour ha reso felici i conservatori».
(Matteo Renzi, segretario Pd)

«Corbyn rappresenta la certezza che i laburisti non dovranno battersi per il governo almeno fino al 2020. È’autolesionismo di ritorno di un grande partito che potrà dedicarsi a coltivare in solitudine le fantasiose ricette di Corbyn».
(Andrea Romano, deputato Pd)

«Corbyn è stato eletto da chi si illude nel sogno di un Labour selvaggio e invece perderà a manetta».
(Gianni Riotta)

«E così Corbyn il Rosso si è preso il Labour Party. Chi sarà più felice, Ken Loach o Cameron?”
(Sergio Staino, vignettista e direttore dell'Unità).

Corbyn è la sinistra che non vuole vincere mai»
(Maurizio Guandalini, analista finanziario, docente, editorialista già di Riformista e Unità)

«Dopo il Partito socialista francese, un altro grande partito della sinistra europea rischia di scomparire».
(Francesco Gerace, l’Unità)

«La sinistra inglese ha fatto una scelta semplice e suicida: l’internazionale dei Corbyn funziona solo nei talk show».
(Claudio Cerasa, il Foglio)

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