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Deprezzamento della forza-lavoro: attività permanente del Capitale

di Carmelo Germanà

E’ un dato di fatto che in regime capitalistico i lavoratori sono esclusivamente capitale variabile da sfruttare, possibilmente super flessibili per entrare e uscire dai meccanismi produttivi in base alle necessità di valorizzazione del Capitale. Alla disumanizzazione di questo sistema si aggiunge il rivoltante quadro politico italiano. La recente questione dei voucher evidenzia la meschinità della borghesia italiana, dei politicanti di governo e di opposizione, della ipocrita e fasulla democrazia borghese. Il governo per evitare il referendum sulla abolizione dei voucher, cioè la forma forse più odiosa di abuso del lavoro, li ha prima cancellati per riproporli nuovamente con qualche modifica di facciata.

Ancora peggio è andata in precedenza con la finta contrapposizione tra sindacati e imprenditori per quanto riguarda il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. I sindacati, con il plauso di Confindustria, hanno spacciato per positivo un vergognoso accordo che riguarda oltre 1,6 milioni di lavoratori dell’industria, la categoria di punta tra i salariati, apripista delle novità che riguarderanno anche le altre categorie.

E’ scontato il ruolo attivo di Cgil-Cisl-Uil nel sostenere le esigenze padronali in nome dei sacri interessi dell’economia nazionale, l’esperienza insegna, però mai in passato si era giunti a tanta spudoratezza. Con l’ultimo CCNL dei Metalmeccanici, siglato il 26 novembre dello scorso anno valido per il quadriennio 2016-2019, i sindacati sono andati oltre. Mentre negli accordi antecedenti venivano scaglionati aumenti salariali, seppure miseri, adesso si ripartisce il nulla, o meglio pochi spiccioli in base all’entità delle future previsioni inflazionistiche, inoltre si introduce la novità dei buoni in natura invece degli aumenti in denaro, infine si colpisce ancora una volta il welfare attaccando la sanità.

Il contratto metalmeccanici è una nebulosa dove l’unica cosa certa è l’imbroglio, sbandierato da Fim-Fiom-Uilm come un ottimo risultato raggiunto. In sintesi esso prevede, secondo i sindacati, l’aumento complessivo dei salari di 92 euro lordi a fine quadriennio per il 5° livello (quindi riguardante una parte minoritaria di operai, aumenti comunque modesti anche se fossero veri), 51 euro corrisposti in denaro il resto sotto forma di benefit di varia natura. La quota in denaro verrà erogata a posteriori a giugno di ogni anno sulla base dell’inflazione dell’anno precedente. Si stima un aumento di 9 euro nel 2017 per una presunta inflazione dello 0,5% nel 2016, di 19 euro nel 2018 stimando l’inflazione all’1% nel 2017, di 23 euro nel 2019 per un’inflazione stimata all’1,2% nel 2018. Va da sé che i lavoratori non hanno nessun controllo dell’indicatore inflattivo, pertanto, come sempre, l’inflazione reale verrà stabilita al ribasso, basti pensare che nel metodo di calcolo sono esclusi gli aumenti dei beni energetici.

Per quanto riguarda i benefit le aziende erogheranno 450 euro nei prossimi tre anni sotto forma di buoni benzina, buoni scolastici, attività formative, ecc. Insomma quote di salario costituite da beni di consumo detassate a tutto vantaggio dell’azienda, mentre i lavoratori dovranno pagare su quegli stessi buoni il 23% di Iva. Stesso inganno concerne l’introduzione dal 1 ottobre 2017 dell’assistenza sanitaria integrativa obbligatoria, gestita da padroni e sindacati, di 13 euro al mese a carico dell’azienda: un primo passo verso la privatizzazione della salute e lo smantellamento del welfare. Come pure l’aumento di 4 euro al mese del contributo aziendale al fondo pensione Cometa, che andrà versato ai soli lavoratori già aderenti allo stesso fondo. Per il 2016 non è previsto niente se non il rimborso di 80 euro lordi una tantum. Questi sono solamente i punti di maggiore rilievo di un contratto che accontenta i padroni e penalizza fortemente i lavoratori. La presa in giro finale è che per aver fatto questo contratto Fim-Fiom-Uilm riceveranno automaticamente 35 euro dalle buste paga dei lavoratori a giugno 2017, a meno che ci sia un rifiuto scritto del singolo lavoratore.

La filosofia che sottende tale svolta è tutta da inscriversi nel percorso di crisi del Capitale e delle sue difficoltà nel trovare vie di uscita. I sindacati ufficiali hanno fatto di tutto in questi anni per dare una mano al sistema economico nella speranza di una ripresa tanto auspicata quanto vana negli esiti. Il risultato degli accordi sindacali ha avuto l’effetto, nel corso del tempo, di spremere i lavoratori il più possibile, di ridurre i salari e i servizi sociali, di estendere la precarizzazione del lavoro e di cancellare, in termini di diritti residui delle maestranze, quanto fosse di intralcio alla realizzazione dei profitti d’impresa.

Malgrado tutto questo l’economia ristagna e la società è sempre più polarizzata tra pochi ricchi e una massa crescente di poveri. Mentre la risposta delle cosiddette parti sociali, imprese-sindacati-Stato, è sempre la stessa: torchiare ulteriormente i lavoratori nella solita speranza che l’economia riparta. Da qui la geniale trovata di abolire preventivamente qualsiasi aumento salariale e di demandare l’eventuale restituzione di qualche spicciolo in futuro a seconda di come si metteranno le cose. La Fiom di Landini che in passato aveva contestato le altre sigle sindacali di categoria, criticando gli accordi che invece recentemente ha sottoscritto, palesa la natura borghese del sindacato istituzione, ma al contempo si evidenzia l’illusoria e ingannevole azione di qualsiasi sindacato, anche di base, nel momento in cui non si pone da subito l’urgente necessità dell’alternativa alla decadente società borghese.

E’ passato un secolo e mezzo da quando Marx ha analizzato con grande profondità la relazione che intercorre tra l’operaio e i mezzi di produzione con l’affermarsi pienamente del capitalismo e del sistema delle macchine ad esso corrispondente. Egli chiama sussunzione reale al Capitale la sorte che tocca al lavoratore da quel momento in poi, quando le conoscenze e le abilità si trasferiscono dall’operaio al capitale costante, privandolo di qualsiasi umanità e trasformandolo in una mera appendice della macchina, dove la produzione diventa fine a se stessa, produzione per la produzione, il cui unico scopo è la valorizzazione del Capitale.

Oggi, nella nuova era della robotica, per chi rimane in fabbrica tale analisi resta straordinariamente intatta nella sua validità e verità. Ogni aspetto della vita è potenziale merce di scambio per il Capitale. Riumanizzare la società significa abolire la schiavitù del lavoro salariato, cosa che non passa nemmeno lontanamente per l’anticamera del cervello alle forze reazionarie del Capitale, sindacati in testa.

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