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effimera

Il prevedibile sfacelo della sinistra genovese (e italiana) che da 30 anni va a destra

di Salvatore Palidda

Dopo il commento di Gi.M. dedicato a Milano e alla parabola di Giuliano Pisapia pubblicato su Effimera questa mattina, aggiungiamo un breve testo di Salvatore Palidda sul risultato delle elezioni a Genova (e in altri comuni interessati dalle amministrative), segnate dalla pesante sconfitta della “sinistra” e dal prevalere dell’astensionismo: “La pseudo-sinistra che s’é alternata a Berlusconi dopo la fine dei 40 anni DC non ha smesso di pensare ad andare al potere imitando la destra”. Da leggere insieme, tra assonanze e differenze

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L’11 e il 25 giugno 2017, 9.172.026 italiane e italiani avrebbero dovuto votare il loro sindaco e il loro consiglio municipale in 1.004 comuni, di cui 25 capoluoghi, otto con più di 100 mila abitanti e 161 con più di 15 mila. Palermo, Genova Padova, Verona e Taranto le città le più importanti. 4,3 milioni di elettori dovevano votare al ballottaggio. Al primo turno ha votato il 58% degli aventi diritto e al ballottaggio solo il 46%. Come hanno segnalato numerosi osservatori, la destra è riuscita a realizzare una netta rivincita rispetto alle elezioni locali del 2012 e soprattutto ha vinto comuni considerati“feudi storici della sinistra”, quali Genova, Sesto San Giovanni (la Stalingrado d’Italia) e altri ancora.

Solo Renzi, contestato anche in seno al suo partito, s’è mostrato convinto di non aver perso. Suscitando ilarità, ha detto che il risultato è stato 67 a 59 per la sinistra, mentre pare che la metà dell’elettorato di sinistra non sia andato a votare. Dopo il ballottaggio, sui 110 comuni con più di 15 mila abitanti, 53 sono stati vinti dalla coalizione di destra, 34 dal centro-sinistra, 8 dal M5S, e 15 da liste cosiddette civiche (né di destra né di sinistra, fra queste Parma vinta da Pizzarotti).

Ciò che è ancor più grave è innanzitutto l’aumento della delusione, del dolore, dello smarrimento, dell’amarezza e a volte del disgusto degli ex-elettori di sinistra rispetto a ciò che sono diventati l’ex-PCI, il PSI e anche ciò che passava per la sinistra della sinistra (Rifondazione Comunista e SEL). Come ha detto un operaio in occasione dei risultati del primo turno: “No, non andrò più a votare; la sinistra? Non esiste più!”. E un altro operaio s’è anche messo a piangere!

Altrettanto grave è il successo di una coalizione di destra dominata dalla Lega Nord e dai fascisti, tutti spesso in combutta con gruppuscoli e squadristi nazi (fra i quali alcuni a presenziare con le loro abituali modalità le diverse uscite pubbliche dei candidati di destra fra i quali Bucci a Genova). Questa riuscita si deve sia alla mobilitazione efficace dell’elettorato fedele alla destra, all’adesione probabilmente occasionale di una parte degli elettori del Movimento 5 Stelle e anche a qualche ex-elettore della sinistra; questi soprattutto per protesta contro una leadership del PD che, grazie a Renzi, governa con la metà di parlamentari che prima stavano nel partito di Berlusconi. Insomma, la maggioranza degli ex-elettori della sinistra non havotato per delusione o disgusto e questo da anni, altri sono passati al M5S e qualcuno persino nei ranghi della destra. Dalla fine del PCI sino a Renzi la pseudo-sinistra ha finito per governare come la destra e a volte peggio, sia per quanto riguarda le politiche economiche, sociali, della pubblica istruzione, dell’università e della ricerca, della sanità, della prevenzione dei disastri sanitari-ambientali, dei diritti umani e degli immigrati, la mancanza di una legge sulla tortura e di quella per dare la nazionalità ai figli di stranieri nati o cresciuti e ben integrati in Italia. A questo s’aggiungono le continue scelte a favore delle banche fra le quali quelle sospette di amicizia e parentela col sig. Renzi e altri ministri e infine i diversi scandali di gente del governo e della maggioranza parlamentare. Così la pseudo-sinistra di Renzi è sempre più apparsa alquanto simile a quella di Berlusconi al punto di spingere una parte dei parlamentari PD ad abbandonare il partito.

Dopo l’eclatante sconfitta al referendum di dicembre 2016, il partito di Renzi è riuscito a offrire una vittoria, inimmaginabile qualche anno fa, a una destra nettamente dominata da razzisti e fascisti. Il caso della Liguria e in particolare di Genova, La Spezia e Savona è emblematico, innanzitutto per il più basso tasso di votanti: 42,6% e poi perché questa terra, prima di sinistra, è passata in mano a una maggioranza d’estrema destra.

 

Liguria e Genova: dal passato glorioso allo sfacelo

Uno sfacelo ben prevedibile! Quasi 40 anni di sinistra-diventata-destra. Un successo dell’Opus dei e della massoneria di destra e di “sinistra”. Disgustare e allontanare il popolo dalla partecipazione al governo della res publica per lasciare i poteri a un manipolo incontrollato fascista-razzista. Ecco in sintesi il processo che ha conosciuto Genova, la città medaglia d’oro della Resistenza contro il fascismo ei nazisti costretti ad arrendersi e consegnare le loro armi ai partigiani che hanno rispettato i diritti dei prigionieri di guerra nonostante i massacri nazisti e fascisti perpetrati poco prima nella zona[1]. E Genova fu anche la città dove il 30 giugno 1960 scoppiò la rivolta che fece cadere il governo DC di Tambroni sostenuto dai fascisti del MSI, una rivolta che si estese a tutta l’Italia, da  Genova alla Sicilia passando per Reggio Emilia, con tanti morti uccisi dalla celere di Scelba. Alla fine,quella rivolta, sostenuta dai reduci partigiani e leader nazionali della Resistenza fra i quali il ligure Pertini, vinse e la DC fu costretta a passare al centro-sinistra.

Tuttavia, dopo la fine degli anni 1970, la leadership del PCI e del PSI passò nelle mani di persone che progressivamente si avvicinarono alla cogestione degli affari finanziari, dell’immobiliare, delle imprese parastatali e dei diversi servizi. Ricordiamo che la prima “tangentopoli” si scopre a Genova. Da allora, tale leadership compone una sorta di compromesso storico con l’Opus Dei, creata a Genova dal potente e molto abile arcivescovo Siri. Questi organizza anche la “pastorale del lavoro”per contrastare il movimento dei preti operai di sinistra e in generale l’egemonia della sinistra a Genova; disloca preti e assistenti sociali cattoliche nelle fabbriche e nei quartieri operai e svolge il ruolo di mediatore. In grado di mettere d’accordo padronato, sindacati, lavoratori e camalli in occasione dei più aspri e duraturi conflitti e vertenze.

Dalla fine degli anni Settanta la pseudo-sinistra ha governato regione e città in accordo tacito con l’arcivescovado e la massoneria di destra e quindi la nuova“massoneria di sinistra”. La speculazione immobiliare è stata talmente devastante che città e regione sono state colpite da numerose alluvioni, tali da provocare oltre cento morti (dal 1970) ed enormi danni [2]. Ma dal 1975 gli amministratori locali non hanno fatto quasi nulla per risanare il territorio e a volte hanno persino aggravato i rischi di disastri ambientali con conseguente riproduzione delle inondazioni; allo stesso tempo la regione s’è rivelata essere una delle più colpite dai tumori dovuti a contaminazioni da amianto e altre emanazioni tossiche dalle industrie e dal trattamento criminale dei rifiuti. E gli scandali non hanno smesso di riprodursi. Da ultimo: il presidente della celebre Banca Carige aveva preso l’abitudine di rubare dala sua banca per versare soldi sul suo conto in una banca della vicina Montecarlo. Questo presidente da 30 anni era rinominato a tale funzione dai capi delle amministrazioni locali, l’arcivescovado e la confindustria, anche perché non mancava di far sì che il consiglio d’amministrazione della sua banca elargisse un po’ di finanziamenti a tutti i settori della città, cioè a tutti i notabili e anche a diversi accademici. In effetti il sistema di potere installatosi dalla fine degli anni ‘70 era ed è il classico clientelismo, qui di  destra e di pseudo-sinistra. Tutto ciò ha finito per produrre dei mediocri, a volte avidi e corrotti, amministratori. Ecco perché alcuni operai intervistati, con grande amarezza hanno espresso il loro sconforto: “non c’è più sinistra!”. Per altro, i genovesi sanno bene che il M5S non è un’alternativa; Grillo è un milionario di destra e probabilmente a Genova preferisce che il suo partito non vinca secondo la regola “che ognuno si faccia i fatti suoi”. Allora qui i pochi che hanno tendenza a cambiare partito finiscono per votare destra! E lo stesso chi pensa – per stupidità – di giocare sul “tanto peggio tanto meglio” o di “punire”la pseudo-sinistra votando a destra.

La questione che quindi si pone è di sapere se Genova diventerà come Nizza, cioè una città razzista e fascista perché abitata da un’assai alta percentuale di anziani e gente angosciata dall’insicurezza economica. Dalla fine degli anni ‘70 Genova ha perduto più di 300 mila residenti a causa del declino della grande e media industria e la trasformazione tecnologica del porto, il che ha decimato il numero di lavoratori del porto oltre che quelli delle industrie.

La destra che ha vinto non farà che peggiorare la situazione economica, e cercherà di puntare su “è tutta colpa degli immigrati e della sinistra che elargiva servizi sociali”. Questo gioco rischia di condurre a una città disertata dai giovani che da tempo la fuggono alla ricerca altrove di un avvenire un po’ accettabile.

Questa prospettiva riguarda anche una buona parte d’Italia, alquanto segnata dal calo demografico[3] e dal declino economico, malgrado l’apporto dell’immigrazione che produce quasi il 17% del PIL contando circa 8% della popolazione di tutto il paese.

La pseudo-sinistra che s’é alternata a Berlusconi dopo la fine dei 40 anni DC non ha smesso di pensare ad andare al potere imitando la destra, cioè perseguendo le ricette neoliberiste che sono esattamente quelle che hanno prodotto il disastro finanziario, economico e demografico oltre che sanitario-ambientale. Così facendo essa non ha conquistato poco l’elettorato di destra, ma ha perso quello di sinistra. Tutto ciò non l’ha spinto a ripensare il suo orientamento, ma al pari del sig. Renzi dopo queste elezioni, “persiste e conferma”, proprio perché ormai non ha più nulla a che vedere con le attese dei lavoratori e dei giovani!

Ecco perché viene da pensare alla famosa frase di Pasolini «Diffidate degli spacciatori di speranze”. È molto difficile non essere pessimisti, ma ciò non impedisce di pensare che la sola strada da seguire è ancora la costruzione ex-novo della sinistra.


NOTE
[1]Migliaia di operai genovesi furono deportati nei campi nazisticome punizione per gli scioperi e la maggioranzanon fece più ritorno e centinaia furono i giovanissimi e giovani resistenti uccisi dai nazisti nelle strade della città. Vedi fra altrii film Actung banditi di Lizzani: https://www.youtube.com/watch?v=-cbA9Lnrs-k&t=209s, e Le donne nella Resistenza di L. Cavani
[2] Vedi anche pubblicazioni dei geologi del CNR
[3] Sono assai eloquenti i dati Istat degli ultimi anni

Comments

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Eros Barone
Tuesday, 11 July 2017 11:41
Si vede che Palidda pensa che, per guarire Genova dal morbo della fascistizzazione avanzante, sia indispensabile una cura omeopatica: "la sinistra è morta, viva la sinistra!". E' il classico serpente che si morde la coda. D'altronde, nel suo articolo Palidda evita (chissà perché?) di citare Marco Doria, un sindaco del centrosinistra che ha brillato unicamente per la sua dorata inettitudine e per l'organica subalternità ai poteri dominanti: un esponente politico che ha grandi responsabilità nella 'débacle' del centrosinistra e che personifica proprio quella sinistra per la cui scomparsa piangono, a detta dell'autore, alcuni operai citati in questo articolo e per la cui resurrezione Palidda fa voti. In realtà, la sconfitta della sinistra opportunista a Genova e in Liguria è il giusto contrappasso che tale sinistra si è ampiamente meritata in tutti questi decenni. Il vero problema non è immaginare una sua improbabile rinascita, ma impegnarsi per la ricostruzione della vera alternativa, che è rappresentata soltanto da un partito di classe del proletariato, da un partito comunista.
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