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L’effetto Seneca e le prostitute a Firenze

di Miguel Martinez 

Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza
e per i nostri beni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza
con cui si produce e, invece, l’incremento è graduale, la rovina precipitosa.”

Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilio, n. 91

Qualche anno fa, Ugo Bardi, docente di chimica all’Università di Firenze, assieme ad alcuni collaboratori, lanciò una di quelle idee geniali che gettano luce su una vasta quantità di fenomeni.

Ugo è uno scienziato di quelli seri, che però ha una vasta conoscenza del mondo classico e dei testi latini e greci, non ha i paralizzanti pregiudizi politici che rendono banali le menti migliori, è decisamente toscano (è nato in Oltrarno) ma anche un poliglotta che scrive in perfetto inglese, peraltro con un sano senso dell’umorismo, e possiede una notevole capacità di divulgazione.

L’Effetto, Curva o Dirupo di Seneca è un concetto semplice:

Non vi capita mai, di tanto in tanto, di trovare qualcosa che sembra avere molto senso ma non sapete dire esattamente perché? Per lungo tempo ho avuto in mente l’idea che quando le cose cominciano ad andar male, vanno male alla svelta. Potremmo chiamare questa tendenza “Effetto Seneca” o il “dirupo di Seneca”, dallo scritto di Lucio Anneo Seneca che scrisse che “l’incremento è graduale, la rovina precipitosa”.

L’applicazione primaria è al rapporto tra risorse, economia e inquinamento, ma il meccanismo va molto oltre.

Negli anni, questo concetto si è andato sviluppando, grazie anche a un gruppo di ricercatori che si è messo a studiare come funziona l’Effetto Seneca in termini matematici, storici, ecologici, demografici, climatici e fisici. La maggior parte di queste riflessioni si svolgono in inglese sul blog Cassandra’s Legacy, ma si trova qualcosa anche in italiano sui vari altri blog che Ugo cura.

Insomma, la Curva di Seneca ha questo aspetto:

SenecaBrite

La curva di Seneca ci aiuta a cogliere il ritmo sottostante a cose di cui sentiamo parlare confusamente, a partire dalla crisi climatica.

Tutto questo per introdurre una mia riflessione.

La città in cui vivo è cresciuta nel tempo: per semplificare, possiamo immaginare l’aumento contemporaneo di popolazione, risorse, comodità, istruzione, aspettativa di vita come un’unica linea, simile a quella che si vede a sinistra nello schema: è la linea della città.

Ma la città è tenuta insieme da regole. Che all’inizio erano molto semplici, poi ognuna di queste regole è stata ridefinita. Un po’ perché sorgono nuove situazioni, un po’ perché fatta la legge, trovato l’inganno e un po’ perché un tizio pagato per scrivere regole passa otto ore al giorno da quando è stato assunto finché va in pensione proprio a scrivere regole.

Aggiungiamo poi, ovviamente, le regole sovraordinate: ad esempio le leggi nazionali; ma anche quelle subordinate, come le tabelle degli orari degli autobus.

Gli esseri umani, a tutti i livelli, seguono le regole, insomma sono le regole che comandano.

Anche le regole seguono un proprio percorso ascendente, più o meno parallelo a quello della città.

Ora, immaginiamo che la Linea della Città tocchi l’apice e inizi a declinare.

Non c’è il botto, anche perché il mondo è interconnesso, e se l’Egitto va a rotoli, la mia città ci guadagna in turisti (ma anche in rifiuti non riciclabili e residenti in fuga).

Semplicemente, aumenta il traffico, salgono i livelli di inquinamento, nelle aule gli alunni passano in media da 22 a 23, diminuisce magari di poco l’aspettativa di vita, non si trovano più spazi dove scaricare i rifiuti.

Si torna apparentemente indietro, ma non si tratta soltanto di “vivere come quarant’anni fa”, perché alcune cose – a partire dalla plastica nell’acqua ad esempio – allora non c’erano.

Ogni cittadino si trova di fronte a piccole difficoltà nuove.

Cose minuscole, che però si sommano: rispetto all’anno scorso, deve fare un chilometro in più su un autobus che fa due corse in meno di prima, per avere un’analisi medica con un ticket che costa due euro in più, e quando torna a casa trova che non riesce a entrare nel portone, perché qualcuno ha parcheggiato davanti approfittando del fatto che hanno tagliato di un’unità il numero di vigili nel quartiere.

E’ un tema che ho trattato qui cinque anni fa, interessante notare come la parte propositiva di cui parlo all’inizio – i tablet per tutti – non si sia affatto realizzata, mentre per quanto riguarda le adozioni a distanza, credo che non si facciano proprio più.

Affrontare una situazione di declino richiederebbe un intervento deciso, che permetterebbe una discesa controllata lungo il crinale destro del grafico.

Chiaramente nessun candidato oserebbe mai dire, “scendiamo insieme, alla fine del mio mandato starete peggio di oggi, ma non troppo” perché lo voteremmo solo io e Ugo, e questo è già un problema.

Ma per avere una discesa controllata, bisognerebbe smantellare e rifare ad una la maggior parte delle regole ideate per seguire un percorso ascendente. Però sono le regole a comandare sulle persone, e ogni regola è presidiata da un interesse di qualche tipo, spesso in grado di smuovere studi legali.

Si può pure essere d’accordo che esista un problema globale, ma…

“Il cambiamento climatico non è certo dovuto solo al mio impianto di aria condizionata che ho comprato regolarmente, eccoti lo scontrino se non ci credi, e poi ho il diritto umano al fresco d’estate! E poi ve la prendete sempre con noi poveracci che lavoriamo, ai ricchi non gli dite niente?”

Ma il declino significa anche meno risorse economiche per le istituzioni che dovrebbero governare il declino, e quindi meno forza per modificare le regole.

Ogni figura istituzionale, dall’ultimo vigile al Presidente del Consiglio, si trova quindi praticamente paralizzato. E l’impossibilità di governare la discesa ovviamente  rende molto più veloce la discesa stessa. E’ uno dei fattori che contribuiscono decisamente all’Effetto Seneca.

Ma è esattamente nel momento di crisi –  cioè quando si passa il crinale dalla sinistra alla destra del grafico – che la gente sente più bisogno delle istituzioni.

Quindi le istituzioni reagiscono in due modi.

Da una parte, tutelandosi con quantità sempre crescenti di nastro bianco e rosso per chiudere ciò che è pericolante, riparandosi dietro un muro di assicurazioni, evitando di firmare qualunque cosa possa metterli nei guai.

Dall’altra, mandando segnali sempre più rumorosi e mediatizzati nei pochi campi in cui possono davvero intervenire: leggi contro i saluti romani su Facebook, decreti contro i lavavetri o improbabili gride contro la prostituzione nelle strade, insomma tutto quel mondo pittoresco che giorno per giorno vediamo sui siti dei quotidiani.

Cose che riescono a sembrare importantissime, perché creano subito schieramenti contrapposti e una grande eccitazione generale, trascurando il fatto che ben poche delle sempre meno vigilesse fiorentine oseranno affrontare magnaccia armati di coltelli alle tre di notte.

Il punto non è se certe misure o proposte siano giuste o sbagliate; è che sono tutto ciò che un politico oggi può fare.

Però così tutti finiscono per distrarsi ancora di più, rendendo ancora meno facile adattarsi al declino.

“All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa/ e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora”

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