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1917-2017: Cento anni di morte, cento anni di resistenza

di Collettivo Palestina Rossa

Balfour, 117 parole che compongono un crimine

Nel 1916 gli aerei degli Alleati lanciavano volantini sugli arabi chiedendo di combattere i turchi per ottenere indipendenza e libertà. Nello stesso tempo Mark Sykes in Gran Bretagna e Georges Picot in Francia restavano serrati in una stanza con una mappa del Medio Oriente a pianificare come spartirselo.

Un anno dopo Arthur James Balfour, ministro degli esteri britannico, concluse un accordo segreto con ricchi ebrei europei per facilitare l’istituzione di una “casa ebraica nazionale”, non uno stato, non nella, non della Palestina. Conservò questo accordo sotto chiave. Nel frattempo, nella primavera del 1917, le forze britanniche entrarono in Palestina e bombardarono Gaza con munizioni di gas tossici (sì) e distrussero la maggior parte dei suoi antichi palazzi, ma furono sconfitte due volte alle porte di Gaza.

La sera del 31 ottobre 1917 le forze di Allenby conquistarono Beer Sheba in un attacco a sorpresa. Le porte della Palestina si spalancarono. Allenby inviò un cablo a Londra il 1° novembre: “Abbiamo conquistato Beer Sheba. Gerusalemme sarà il tuo regalo di Natale”.

Balfour aprì il suo cassetto e il 2 novembre 1917 rese pubblico il suo accordo segreto:

Egregio Lord Rothschild,

È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che è stata presentata e approvata dal governo.

 Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che non deve essere fatto nulla che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni.

Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.

Con sinceri saluti

Arthur James Balfour”.

Nel 1917 Arthur James Balfour con 117 parole si è reso criminale e complice di uno dei più vili genocidi della storia umana, quello contro il popolo palestinese. Stiamo assistendo oggi alla più lunga guerra contro un popolo: Cento anni di lotta del popolo palestinese per la libertà e l’indipendenza nel proprio paese. Cento anni di morte e distruzione nella regione, ma anche cento anni di resistenza.

I cento anni testimoniano la distruzione della Palestina e la dispersione del suo popolo. Cento anni di violazione di ogni articolo dei diritti umani e del diritto internazionale, senza rimedio o ricorso. Cento anni che culminano nell’unico progetto coloniale esistente oggi.

Tale atto è stato reso possibile dalla più grande, più lunga, completa, premeditata e continua opera di pulizia etnica nella storia moderna. Balfour non si vergognava del suo atto. Dichiarò chiaramente la propria posizione: “Per la Palestina non proponiamo nemmeno di passare attraverso modalità di consultazione dei desideri [non diritti] della popolazione attuale del paese”.

Se queste erano precise dichiarazioni politiche, le successive azioni britanniche in Palestina attuarono queste parole.

Il primo atto fu quello di scegliere un ministro britannico sionista, Herbert Samuel, come primo Alto Commissario della Palestina, il cui compito ufficiale era di portare all’indipendenza della Palestina e ad un governo operativo.

Samuel fece il contrario: creò le radici per l’ascesa di Israele. Nel suo mandato (1920-1925) e legalmente solo dal 1922 mise le fondamenta del futuro stato d’Israele, promulgò decine di leggi che facilitavano l’acquisizione ebraica della terra palestinese, riconobbe l’ebraico come lingua ufficiale, fondò istituzioni ebraiche separate: sistema bancario, sistema educativo, sindacato (Histadrut), opere pubbliche (Soleh Boneh), società di produzione di energia (Rosenberg). Ma le leggi più pericolose per l’eliminazione della Palestina furono la creazione di un consiglio legislativo ebraico separato e delle forze armate separate ebraiche (Haganah), che alla fine conquistarono la Palestina.

Nella lingua legale di oggi, Samuel pose le basi dell’Apartheid israeliano. La nascita dell’apartheid.

La marea di coloni ebrei europei in Palestina raggiunse il suo picco verso la metà degli anni ’30. Alla fine del 1936 la popolazione di immigrati ebrei totale salì a 384.000, il 28% dell’intera popolazione (dal 9% all’inizio del Mandato). Questo infiammò la rivolta araba palestinese (1936-1939).

La rivolta fu respinta dai britannici con la massima brutalità: la RAF bombardò indiscriminatamente i villaggi. L’aumento di vittime civili fece infuriare la popolazione e aumentare il numero di coloro che si unirono alle file dei ribelli (chiamati “banditi” dagli inglesi). Le forze britanniche attaccarono i villaggi, distrussero le loro provvigioni e tennero gli uomini in gabbie per due giorni senza cibo né acqua. La punizione collettiva fu ampiamente applicata. I partiti politici furono sciolti, i leader imprigionati o deportati.

Una stima minima delle vittime palestinesi: 5.000 uccisi, 15.000 feriti e altrettanti prigionieri. Più di 100 uomini furono giustiziati, compresi leader come l’ottantenne Sheikh Farhan Al-Sa’di, che fu impiccato durante il digiuno del Ramadan il 22 novembre 1937. Quindi, circa il 50% di tutti gli adulti maschi nella regione montuosa della Palestina, corrispondente grossomodo alla Cisgiordania di oggi dove la rivolta fu particolarmente attiva, fu ferito o imprigionato dai britannici.

Nel 1939 la società palestinese era smembrata, indifesa e senza un leader. L’anno 1939 può essere identificato come la Nakba inflitta dai britannici.

Circa dieci anni dopo, Ben Gurion fu l’artefice della Nakba inflitta dai sionisti nel 1948. I sionisti attaccano la Gran Bretagna.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale i sionisti premiarono la Gran Bretagna con il cui appoggio si erano aperte le porte della Palestina ad una marea di immigrati ebrei. I sionisti avviarono una campagna terroristica contro i loro precedenti benefattori. Bombardarono il quartier generale britannico, impiccarono soldati e rapirono giudici britannici.

Nel 1945 la Gran Bretagna dovette spedire in Palestina la sesta divisione Airborne per combattere il terrorismo sionista. Lo scopo non era quello di salvare la Palestina, ma di salvare i propri soldati. I sionisti assassinarono anche il conte Folke Bernadotte, il mediatore delle Nazioni Unite incaricato di portare la pace in Palestina. Le azioni ebraiche furono descritte come “terrorismo” dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nella risoluzione 57 del 1948.

Nelle restanti sei settimane del mandato i sionisti attaccarono e spopolarono 220 villaggi palestinesi e commisero massacri, il più infame fu Deir Yassin. Il compito degli inglesi sarebbe stato quello di proteggere i palestinesi: cosa hanno fatto? Non intervennero.

Non intervennero quando più di una dozzina di massacri furono commessi nei confronti dei villaggi palestinesi. Deir Yassin è il più noto. Il Comando britannico di polizia a Gerusalemme si trovava a pochi chilometri di distanza, ma non fece nulla. L’espulsione dei palestinesi da Tiberiade fu aiutata dagli inglesi che fornirono il trasporto per la popolazione espulsa. Nella massiccia evacuazione della popolazione palestinese di Haifa le forze britanniche non difesero la popolazione, ma aiutarono la sua partenza.

La caduta di Haifa la dice lunga sul fallimento del generale Stockwell nello svolgere le sue funzioni e proteggere la popolazione. Le accuse contro di lui e la sua “cooperazione” con i sionisti invasori rimangono ancora oggi una macchia nel suo curriculum.

Il manoscritto delle comunicazioni tra le pattuglie inglesi lungo l’asse Jaffa-Gerusalemme e il loro quartier generale nel periodo critico dell’aprile-maggio 1948 è una registrazione che denuncia la collusione britannica e il mancato rispetto dei propri obblighi.

Nella registrazione radio (n°129) delle truppe in servizio (aprile e maggio 1948), ci sono frequenti indicazioni che mostrano il rifiuto dell’esercito britannico di salvare gli abitanti palestinesi quando attaccati dagli ebrei. All’esercito fu ordinato di guardare, segnalare e non interferire. Quando gli ebrei chiesero aiuto, alle truppe fu ordinato di andare in loro soccorso.

Secondo la registrazione, il villaggio di Deir Muheisen bruciava sotto i colpi di mortaio dell’Haganah ebraica e i suoi abitanti urlavano chiedendo aiuto mentre le forze britanniche rimanevano a guardare senza fare nulla. Nelle loro relazioni deridono i palestinesi chiamandoli wogs (neri).

La sbrigativa partenza dei Britannici lasciò il paese nel caos e nella disperazione. Fu la più disgustosa partenza britannica da qualsiasi posto nell’Impero britannico.

La Gran Bretagna non consegnò un governo operativo ai palestinesi come le dettava il suo dovere. I Britannici lasciarono la Palestina nelle mani di coloni ebrei europei che erano stati introdotti nel paese dalla Gran Bretagna, addestrati e armati dalla Gran Bretagna. Il primo compito dei coloni fu quello di terrorizzare gli stessi britannici e cacciarli dalla Palestina. Fu peggio di un progetto coloniale.

A differenza di qualsiasi altro progetto coloniale, è finita con l’espulsione di massa della maggioranza della popolazione, la confisca della sua terra e delle proprietà, la distruzione del suo paesaggio e la cancellazione della sua geografia e della sua storia. E’ stato l’evento più tragico in 5.000 anni di storia della Palestina.

2017: Il governo britannico sta permettendo una “celebrazione” per ricordare quel crimine che è stata la dichiarazione di Balfour. Siamo certi che non passerà senza risposta questa vigliacca iniziativa, ci saranno quanti grideranno: Shame on you (vergognati) Theresa May e, a conti fatti, secondo l’andamento della storia, avranno ragione.

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