Elogio di Lenin e della rivoluzione russa
di Diego Fusaro
Nel tempo della falsificazione universale e della manipolazione organizzata delle coscienze in senso liberista, cosmopolita e libertario, dire la verità è più che mai un gesto rivoluzionario. La Rivoluzione russa, di cui si rievoca il centenario, è stata oggetto di una feroce e volgare demonizzazione dai media di regime, dai rotocalchi aziendali e da intellettuali a guinzaglio più o meno corto. Per quel che mi riguarda, come ebbi modo di ricordare quest’estate in una conferenza tenuta insieme a Luciano Canfora (tra i pochi, con Domenico Losurdo e con il compianto Costanzo Preve pensatori liberi e onesti), la Rivoluzione russa merita di essere celebrata. Oggi più che mai. E ciò per almeno cinque ragioni:
1. la Rivoluzione di Lenin è stata, dopo la Comune di Parigi, la prima rivolta delle classi subalterne organizzate contro il dominio classista del capitalismo egemonico;
2. la rivoluzione di Lenin ha reso possibile quel comunismo a cui dobbiamo – contro le falsificazioni della storiografia pigra e allineata – la liberazione dell’Europa dai nazifascismi;
3. la rivoluzione di Lenin e il comunismo storico novecentesco hanno contenuto, fino al 1989, a mo’ di potenza catecontica, la marcia della barbarie capitalistica; che infatti ha ripreso a furoreggiare incontrastata dopo il 1989;
4. la rivoluzione bolscevica e il comunismo storico novecentesco hanno reso possibile le conquiste salariali, il sistema welfaristico e le vittorie delle classi subalterne in Occidente (fino al 1989, dietro il sindacato si stagliava l’ombra imponente dell’Unione Sovietica, ciò che rendeva il sindacato più forte);
5. la rivoluzione russa ha reso possibile, a livello immaginativo, pensare un mondo diverso: rispetto alla barbarie del capitale, ma anche rispetto al comunismo realizzato.
Dopo il 1989, invece, si impone come solo Weltbild possibile quello del free system market. Trionfa il pensiero unico, si eclissa il senso della possibilità di essere altrimenti. Per queste ragioni, qui appena accennate (e sviluppate più estesamente nel mio libro “Il futuro è nostro”, 2014), dobbiamo celebrare incondizionatamente la rivoluzione russa come anno epocale della storia dell’umanità o, come direbbe Hegel, come tappa fondamentale nel percorso con cui lo Spirito acquista coscienza della propria universale libertà.
Comments
Davvero non sai cosa intendo per pubblico "alto" ? Mi pare evidente che il target di Poliscritture sia quel 5 o poco più per cento della società che frequenta il mondo culturale in cui Poliscritture vive ( e magari seguisse in tutto o in gran parte la rivista ) . Questo target io definisco "pubblico alto", naturalmente solo sul piano culturale . Si tratta certo di una èlite.
non discuto le tue preferenze. Tengo a precisare che l'articolo da te citato è di Giulio Toffoli e non mio e che Poliscritture non si rivolge ad un pubblico "alto" (non so, tra l'altro, cosa intendi).
Comunque fa' buone letture.
Conoscevo poliscritture, rivista per un pubblico "alto" ; ne ho approfittato per rileggermi il dialogo col Tonto su Trump .Dove ho trovato conferma del fatto che ad Abate, delle masse oggetto dei vari catechismi, gliene frega poco. A me invece molto. E se il solo mezzo di comunicazione con le masse è catechistico, ribadisco di preferire il catechismo di Fusaro a quello di regime.
Dai un'occhiata a Poliscritture e poi sciacquati la bocca prima di fare accuse sciocche.
Catechismo (per le masse Web) e pubblicità del *suo* libro: così si *celebra incondizionatamente" la Rivoluzione russa.