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Picco per capre

di Miguel Martinez

Sentiamo confusamente di trovarci a un punto stranissimo della storia. Tutti hanno in questo momento più di quanto abbiano mai avuto i loro avi. Quindi ci troviamo in un punto elevato.

Eppure intuiamo che qualcosa di terrificante si stia muovendo sotto i nostri piedi. C’è molto incertezza su cosa siano esattamente quei tremori e quel rombo confuso, ma per la prima volta in due secoli, ci rendiamo conto che la salita è finita. Il nostro punto elevato è quindi un picco. Come in quei grafici che si vedono nei fumetti, e noi stiamo lì in cima.

Ora, ho sempre sognato che qualcuno riuscisse a cogliere e spiegare in maniera chiara cosa sia quel rombo o quei tremori.

Ho visto tantissimi libri di esperti campo singolo, che ci spiegano qualche aspetto: crisi economica, ingiustizie sociali, migrazioni, inquinamento, trasformazione tecnologica, cambiamenti climatici, debito, scarsità di risorse, distruzione della biodiversità, disoccupazione…

Ogni volta, è un pugno nello stomaco, ma rimani con molti dati (facili da dimenticare) e la sensazione che ci sia qualcosa che collega tutto, però non riesci a metterlo bene a fuoco.

Se solo esistesse un libro piccolo, leggibile, non retorico, che permettesse a noi capre – non specialiste ma curiose – di capire il picco su cui ci troviamo…

Bene, quel libro esiste e si chiama, appunto Picco per capre, pubblicato da Luce Edizioni.

Gli autori:

Jacopo Simonetta ha lavorato da una vita su progetti ambientali, in luoghi remoti del mondo (fu in Somalia, mi ha raccontato, che capì che gli aiuti europei facevano parte più del problema che della soluzione).

Luca Pardi, chimico, lavora al Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Picco per capre è un testo estremamente leggibile, spesso divertente, ma implacabilmente logico.

Gli autori riescono a farti seguire un ragionamento fino in fondo, senza perdere mai il filo. E senza una parola superflua, perché lo scopo non è tanto quello di informare quanto di darci tutti le chiavi per capire le informazioni.

Facendo capire, grazie anche a illustrazioni molto chiare, i meccanismi fondamentali del mondo in cui viviamo.

Il libro, va da sé, lo si compra (io finora ne ho comprate quattro copie che sto regalando in giro), a quindici euri…

ma voglio darvi un esempio di come gli autori riescono a far capire un meccanismo fondamentale. Che sono quelle cose per cui, come dicono gli inglesi, non riusciamo mai a vedere il bosco per via degli alberi.

Ecco il mondo visto dagli economisti:

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Un ciclo perfetto, dove io lavoro per l’azienda, che mi paga; io prendo i soldi, compro i prodotti dell’azienda e investo i soldi nell’azienda stessa. Ovviamente di tante aziende diverse, ma il concetto è quello.

E’ un meccanismo così bello, che tutti i media e i politici, di destra o di sinistra, lo ritengono oggi l’unico bene immaginabile.

Ma andiamo avanti.

I soldi che investo – tramite una banca – me li faccio ripagare con gli interessi:

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Le tre famiglie qui prestano 400 alla banca, che li ripresta all’azienda. La quale – ancora prima di guadagnare realmente qualcosa – deve quindi restituire 440 euro, con quei 40 in più che vanno in parte alla banca, in parte alle tre famiglie.

Quindi l’azienda deve prendere quei 40 euro in più da qualche parte, tagliando magari gli stipendi (però lì metterebbe in ginocchio i propri consumatori), ma soprattutto prendendo risorse dalla natura.

Nella natura, ci sono risorse di due tipi, rinnovabili e non rinnovabili.

Quelle non rinnovabili si trasformano in un’unica direzione, da roba utile in rifiuti/inquinamento:

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Direte, ma lo sapevamo già… però lo sapevamo insieme a tante, troppe altre cose, sepolto in qualche cassetto della memoria.

Invece con queste tre figure, comprendiamo che cosa succede quando si separa l’economia dall’ecosistema. E diventa qualcosa che possiamo anche spiegare con facilità ad altri.

Gli autori di Picco per capre descrivono in realtà la convergenza di tanti meccanismi, non solo di questo: l’aumento della popolazione, i cambiamenti climatici, la demografia, l’acqua, il problema dell’alimentazione.

Ma soprattutto hanno fornito a noi capre uno strumento credo senza precedenti per andare al sodo della crisi che stiamo vivendo.

Quindici euro prego!

(No, l’editore non mi ha pagato il pranzo).

Comments

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Mario Galati
Tuesday, 16 January 2018 09:04
Sembra che i caprai, nel ciclo economico della valorizzazione, abbiano considerato l'utilizzazione e il consumo di natura ma abbiano scordato qualcosa che si chiama pluslavoro e plusvalore.
Mi dispiace, ma io mi tengo stretti i miei libri, forse non tutti piccoli e scorrevoli, ma veri e demistificanti.
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