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controanalisi

Denaro facile e inflazione

di Francesco Erspamer

Volete capire cosa sia il neocapitalismo e smascherarne i trucchi retorici? Leggete i commenti di CNN sul crollo della borsa. La cui causa sarebbe la preoccupazione, cito, “che un ulteriore rafforzamento dell’economia possa far partire l’inflazione, assente negli ultimi nove anni; il che costringerebbe la Federal Reserve ad alzare i tassi di interesse”.

Che significa? Significa che dalla crisi del 2008, ininterrottamente, chi aveva capitali o sapeva come procurarseli (ai ricchi, le banche li offrivano a costo zero o quasi) ha fatto un sacco di soldi mentre il costo del lavoro e delle materie prime è restato uguale o è calato, determinando l’impoverimento dei lavoratori e della classe media, oltre che il saccheggio dell’ambiente e dei beni comuni. Si capisce che l’ineguaglianza economica sia aumentata oscenamente, con la complicità dei media e dei partiti liberisti di destra e di quelli di sinistra (in Italia, berlusconiani e piddini, che se non verranno spazzati via nelle elezioni di marzo continueranno la privatizzazione e americanizzazione del paese). Con candore CNN ci spiega che solo a queste condizioni l’economia può continuare a rafforzarsi; se invece portasse benefici diffusi e uno sviuppo equo e sostenibile, meglio allora che si raffreddi.

L’arroganza rende i media liberisti trasparenti. Prendete il titolo di prima pagina del New York Times di oggi: “L’epoca del denaro facile sta finendo e il mondo si prepara a delle scosse”. Il mondo? Denaro facile? In tre decenni di liberismo a beneficiare della bolla finanziaria sono stati pochissimi miliardari e, in misura minore ma significativa, la loro ampia corte di mediocri giornalisti, politici corrotti, economisti ignoranti, imprenditori generalmente inetti e intellettuali con poche idee e ancor meno coraggio. Per il mondo, se per mondo si intende la stragrande maggioranza della popolazione planetaria e buona parte di quella occidentale, il denaro non è stato affatto facile, anzi, la gente non ha fatto che impoverirsi, materialmente, spiritualmente e culturalmente. E se per mondo si intende la Terra, l’irresponsabile avidità di pochi l’ha portata sull’orlo della catastrofe ambientale.

Il fatto è che chi ha vissuto nella bolla finanziaria si è chiuso anche in una bolla ideologica e mentale, a impedirsi ogni possibilità di guardare la realtà e magari farsene influenzare; come chi si compra una mega villa in un’area residenziale recintata (ma il termine inglese è più evocativo: gated community) e si autoconvince che sia una situazione normale, ordinaria. O come gli aristocratici di fine settecento, che nei saloni e nei parchi di Versailles facevano finta di non sapere che nel resto della Francia si moriva di fame e non vedevano le tensioni che sarebbero esplose nella Rivoluzione. Il popolo non ha pane? e allora perché non mangia brioche?, si chiedono, sinceramente sbalorditi, i giornalisti del New York Times. La loro stupida autoreferenzialità prepara il Terrore prossimo venturo.

Diffidate dunque di chi demonizza l’inflazione e per evitarla chiede alla gente (e mai ai milionari e ai loro servi) sacrifici e austerity. Certo, anche l’inflazione può diventare un problema serio, come una febbre troppo alta; però entrambe non sono malattie, sono sintomi di un’infezione e anzi tentativi di contrastarla. In questo senso l’inflazione è un correttivo all’usura, ossia alla crescita della ricchezza attraverso pure speculazioni finanziarie, e un ripristino di condizioni sociali che alzando la tensione politica consentano ai lavoratori di rinegoziare continuamente i loro salari adeguandoli al reale costo della vita, e a tutti i cittadini di pretendere un’equa porzione della ricchezza creata dal progresso.

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