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Accordo Lavoro. “Effetto Euro solo per i tedeschi. Noi in un vicolo cieco”

Intervista a Ilaria Bifarini

In Germania è stato raggiunto l’accordo sul lavoro: una settimana da 28 ore di lavoro per chi deve assistere parenti e bambini e un aumento in busta paga del 4,3%. Canta vittoria il sindacato tedesco dei metalmeccanici Ig Metall per la vertenza che si è conclusa a Stoccarda. Effetto Trump? Risponde su Lo Speciale Ilaria Bifarini, economista e autrice del libro “Neoliberismo e manipolazione di massa- Storia di una bocconiana redenta”, in procinto di dare alle stampe la sua seconda opera. Per l’ex bocconiana redenta, come ama definirsi, si tratta più di un effetto Euro, che vale solo per i tedeschi però.

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I giornali parlano di svolta della Germania: solo 28 ore settimanali e aumenti salariali. Si può parlare di effetto Trump, Bifarini?

Più che di effetto Trump parlerei di effetto Euro. La Germania infatti è evidentemente e innegabilmente la vera beneficiaria dell’unione monetaria europea. Grazie a una sapiente politica di cambio effettuata al momento dell’entrata nell’euro e a politiche lavorative e industriali ad hoc, la bilancia commerciale della Germania, che nel 2001 era negativa, ha riscontrato un surplus enorme. E ora sta raccogliendo i frutti.

Va comunque precisato che, sebbene abbia un tasso di disoccupazione bassissimo, esiste una percentuale molto alta di lavoratori poveri, i cosiddetta working poor, individui costretti a fare due lavori per sopravvivere. Non è tutto oro quello che luccica in Germania”.

 

Questo accordo è apripista in Europa, ma con le regole e i paletti europei l’Italia cosa può fare? E’ come imbrigliata o potrebbe muoversi in tal senso? Insomma a noi resta il Jobs Act…

“Un traguardo del genere è impensabile per l’Italia, che ormai è entrata nel vicolo cieco del Fiscal Compact, fatto di politiche di austerity, tagli e privatizzazioni. Purtroppo ogni possibilità di cambiamento e di riforma è irrealizzabile se non si rivedono gli accordi. Inoltre, leggevo di recente un articolo in cui i lavoratori italiani, col solito approccio colpevolizzante e italianofobo ormai diffuso, venivano tacciati di essere coloro che lavorano meno. In realtà non è così, siamo tra coloro che hanno un orario lavorativo maggiore, ma restiamo ancorati a una logica anacronistica, secondo la quale lavorare più ore vuol dire produrre di più, senza considerare altri fattori. Lavorare meno è lavorare tutti sarebbe una grande conquista che il mondo moderno aspetta e la soluzione a un tasso di disoccupazione elevato”.

 

La Germania pensa anche di rendere pubblico il trasporto pubblico come misura anti inquinamento. Modello statalista? E chi può permetterselo oggi?

“La Germania, come dicevo, è la grande beneficiaria della creazione nell’Eurozona. Il modello economico globale si basa sull’egemonia di alcune potenze che adottano il cosiddetto neomercantilismo: esse tutelano la propria economia nazionale e i diritti dei propri cittadini, usando a proprio favore la valuta, gli scambi commerciali, ecc e impongono agli altri paesi il modello neoliberista. È quanto fa la Germania in Europa, attraverso lo strumento dell’austerity per ridurre il debito pubblico. Agli altri Paesi non rimane che subire le regole del neoliberismo, che portano all’impoverimento della popolazione all’abbassamento dei diritti sociali, come sta avvenendo”.

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