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Votateci, abbiamo gli stessi problemi!

Alessia Arcolaci intervista Viola Calofaro

Si è formata nei centri sociali, è precaria, napoletana e dal 20 novembre non si è mai fermata. Abbiamo intervistato Viola Carofalo, capo partito di Potere al Popolo!

Democrazia significa «Potere al Popolo!», è questo lo slogan che Viola Carofalo, portavoce del neonato movimento, dal 20 novembre sta portando in tutte le piazze d’Italia. La incontriamo al corteo organizzato a Roma in favore del popolo curdo. «Sono le donne curde che ci hanno insegnato la rivoluzione e la doppia rappresentanza, non potrei essere altrove oggi».

Napoletana, 37enne, precaria, Viola Carofalo è una delle attiviste (e attivisti) del centro sociale napoletano Ex Opg Je So Pazz che pochi mesi fa, quasi per provocazione, ha pubblicato sul web un video in cui chiedeva: «Ma alle prossime elezioni non possiamo proprio votare nessuno? Non ci sono donne, non ci sono precari, non ci sono stranieri.

Noi invece queste caratteristiche le abbiamo tutte, votate noi».

Così sono arrivate centinaia e centinaia di adesioni su tutto il territorio nazionale, tra cui endorsement di personaggi di rilievo a partire da Sabina Guzzanti passando per il regista Ken Loach per finire al francese Jean-Luc Mélencon del movimento France Insoumise.

Un sostegno che fa ben sperare alla lista di sinistra, sostenuta, tra gli altri, da Rifondazione Comunista, PCI e molti sindacati, per raggiungere e superare la soglia di sbarramento del 3 per cento per l’ingresso in Parlamento.

«Sono del Sud, sono una precaria, sono una donna, insegno filosofia – sorride Viola mentre intorn a noi sventolano le bandiere a sostengo del Kurdistan-.  Come dico spesso “le ho tutte”, sono una persona normale, come tante altre, per questo ho scelto la politica».

* * * *

Essere una donna l’ha penalizzata in quest’avventura?

«Non è facile. Ho ricevuto tanti commenti sul mio aspetto fisico, positivi e negativi e non è stato gradevole in nessuno dei casi. La cosa che mi ha ferita di più è stata però non essere considerata all’altezza di ricoprire il ruolo di capo politico perché  “non ho la giusta presenza”. Mi aspettavo queste difficoltà ed è per questo che sono qui».

 

Nel vostro movimento ci sono molte donne?

«Sì, siamo la maggioranza a dire la verità. La discriminazione la vivo ogni giorno sulla mia pelle, per esempio quando in un contesto pubblico vedi che danno più credito al tuo collega uomo, che è lui che ascoltano davvero. Questo accade in tutti i settori».

 

Tra le donne che fanno politica oggi, c’è qualcuna che stima?

«No,i miei modelli sono le grandi partigiane, come Teresa Noce, Nori Brambilla. Queste donne sono il simbolo del riscatto, dell’indipendenza, sono quelle che hanno aperto la strada da sole, senza avere un’organizzazione che garantiva per loro, c’è un avventurismo che mi piace e che rivedo in Potere al popolo».

 

E lo trova vincente?

«Oggi o ti lanci e fai qualcosa di folle e la gente ti segue oppure è molto difficile pensare a situazioni canoniche».

 

Potere al Popolo non è canonico ma è un movimento, non si allea con nessuno, si rivolge alla gente comune, non fa un po’ M5S?

«La differenza è che noi siamo di sinistra. La nostra idea era di non creare un partito bensì un movimento anche rispetto al meccanismo decisionale. Del M5s non abbiamo la stessa prospettiva politica, sui temi dell’Europa, dell’immigrazione e dei diritti noi siamo netti. Siamo contrari anche alla votazione online».

 

Perché?

«Noi non la utilizziamo anche se capisco possa essere utile  per chi ha una disabilità o vive in territori particolarmente rarefatti. Rischia però di far perdere il senso di incontrarsi, discutere e decidere per sintesi, come facciamo noi. Cerchiamo di arrivare a una decisione che faccia contenti tutti, senza l’opposizione della votazione».

 

Avete fatto così le vostre liste?

«Sì, ci siamo riusciti, rispettando i criteri di parità di genere, discontinuità generazionale e rispetto alle candidature precedenti. Abbiamo deciso tutto senza litigare, che per gente di sinistra non è facile».

 

Voi che «sinistra» siete?

«Per noi è molto forte l’aspetto solidale, antirazzista e di cooperazione. Bisogna tornare all’essenza, quando penso a cosa dovremmo fare penso alle prime organizzazioni operaie che s’impegnavano per cose semplici. Dobbiamo intervenire sul lavoro e i servizi primari».

 

Sono queste le priorità del vostro programma?

«Sì, insieme all’ambiente e alla disparità di genere. Non è sostenibile lavorare nel modo in cui la nostra generazione è costretta oggi, con contratti di 4 ore, costretti a lavorare la notte e la domenica a 4 euro l’ora in un centro commerciale. Tutto questo riguarda la qualità della nostra vita, negli ultimi anni ho visto andare via 17 persone del nostro gruppo, per fare i camerieri all’estero per esempio».

 

Rispetto all’immigrazione, cosa proponete?

«Chiediamo di aprire i corridoi umanitari e una pianificazione dell’accoglienza. I centri di accoglienza straordinaria sono un affare enorme per la camorra e la criminalità organizzata e al loro interno accadono cose incredibili dal punto di vista della violazione dei diritti. Servono strutture più piccole, più controllate, con un sistema di accoglienza diffusa».

 

Di Matteo Renzi cosa pensa?

«Lui e la sua squadra sono riusciti a fare quello che neanche Berlusconi aveva realizzato, attraverso scelte politiche e non tecniche, come ci hanno fatto credere».

 

Come mai lei non è candidata al Parlamento?

«Perché in questi mesi sono sempre stata in giro per l’Italia invece volevamo un candidato che fosse presente sul territorio».

 

Il 4 marzo come lo trascorrerà?

«Dormendo!Poi andrò dal parrucchiere visto che mi sono fatta la tinta da sola e ho sbagliato colore. Scherzi a parte, continueremo a lavorare sulle assemblee territoriali (adesso siamo in 160 città) poi se abbiamo anche rappresentanza, come io spero e credo, ancora meglio. L’obiettivo è potenziare la rete solidale, quella è la strada da percorrere. Quando dimostri che sei credibile perché risolvi i problemi reali dei cittadini  sviluppi con le persone una dinamica di partecipazione diretta».

 

Perché un elettore dovrebbe votarvi?

«Perché abbiamo gli stessi problemi».

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