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aldogiannuli

Il risultato di Potere al Popolo

di Aldo Giannuli

Potere al Popolo (che ho votato e, nonostante abbia mancato il quoziente, sono contento di aver votato) è stato un esperimento interessante: non va sottovalutato come un gruppo di ragazzi, con il solo appoggio di altri piccoli gruppi solidali e qualche fettina di Rifondazione, sia riuscito a raccogliere le firme in tutte le circoscrizioni elettorali.

Considerando poi che Rifondazione ormai non esiste più, dato che Ferrero è riuscito nell’impresa su cui si sta cimentando Renzi: distruggere il proprio partito sino a raderlo al suolo (a proposito: non ho capito se Ferrero è il Renzi di Rifondazione o è Renzi il Ferrero del Pd, dite voi) il risultato di 370.000 voti non è affatto disprezzabile, tenuto anche conto del fatto che De Magistris non ha mosso un dito per sostenere Pap.

Ciò detto e reso il dovuto onore delle armi ai suoi promotori, va detto che il risultato è oggettivamente bruttino e non solo perché la lista prende la metà dei voti che aveva Rivoluzione Civile (che era un obbrobrio di lista), ma perché non intercetta nulla della fiumana elettorale che dal Pd si è riversata sul M5s e con una concorrenza di bassissimo profilo come quella di Leu.

Molto grave è che del massiccio voto referendario che ha bocciato la controriforma renziana, non sia andato nulla né a Pap né a Leu, ma tutto al M5s che, se il fiuto non mi inganna, è già pronto a far sue molte idee di quella “riforma” come dimostra la presenza di diversi sostenitori del Si a quella sciagurata operazione renziana (dalla Giannetakis al candidato contrapposto a Renzi nel collegio fiorentino).

Ma, soprattutto il risultato è insoddisfacente rispetto alle esigenze oggettive della situazione: Pap è una pianticella che può crescere e bene, ma anche molto esile e facilissima a morire per una “gelata”. Ciò non di meno, sono a disposizione per aiutare questi giovani compagni che, però, devono capire che non possono farcela da soli ed hanno bisogno di incrociarsi con altri soggetti politici.

Ad esempio è auspicabile che si concluda l’infelice esperienza di Leu separando la componente bersaniana che sogna e non vede l’ora di rientrare in un Pd derenzizzato da quella ex Sinistra Italiana che farebbe bene a riflettere come si deve sul destino sia di Leu che del Pd e a trarne le dovute conseguenze. Peraltro non sarebbe male continuare a girare come trottole per lo stivale facendo scouting di circoli, gruppi, collettivi, centri sociali, eccetera. La campagna elettorale è finita il 4 marzo, ma si è riaperta il 5. Pap, pur debolissima, può essere il primissimo nucleo di quegli stati generali della sinistra da cui poter estrarre un nuovo soggetto credibile della sinistra.

Personalmente sono convinto che il flusso di voti in uscita dal Pd sia tutt’altro che finito e che, passato il momento attuale di euforia, anche dal M5s potrebbe essercene uno ancora più vistoso di probabili delusi. Occorre preparare un contenitore credibile che possa accogliere questi flussi. Nel frattempo non bisogna perdere di vista altri tentativi che stanno già maturando in vista delle europee fra 14 mesi: dalla lista dei Sindaci di Pizzarotti alla lista De Magistris-Varoufakis di cui si parla con insistenza. E sempre che prima non ci sia un altro turno di politiche. Di fronte a queste turbolenze del quadro occorre non perdere la brocca: da un lato evitare confluenze troppo facili (per cui è necessario rafforzare il nucleo di sinistra intorno a Pap), dall’altro sarebbe sbagliato avere troppa “puzza sotto il naso”, per cui se dovessero esserci effettive consonanze politiche e margini di agibilità e visibilità politica eventuali proposte di alleanze non andrebbero fatte cadere.

Calma e gesso, ma continuando a lavorare!

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