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orizzonte48

Se in una notte d'inverno (della repubblica) il viaggiatore "Italia"... è atteso al varco(EBA + BCE)

di Quarantotto

1. La sorte dell'autonomia politica italiana è segnata: le elezioni, qualunque esito possano avere - anche (in apparenza) divergente dalla predeterminazione idraulica cui tende il controllo mediatico-culturale orientato dall'oligarchia cosmopolita -, non possono ormai più segnare un indirizzo politico diverso dal proseguire la desovranizzazione fissata dal vincolo €uropeo.

Un governo potrà formarsi solo se avrà il consueto e ormai consolidato ruolo di consiglio di amministrazione della "controllata" Italia.

Punto.

Risulta perciò molto più utile, ai fini pratici e cognitivi - cioè per decifrare lo sviluppo della traiettoria, o più esattamente il "piano inclinato", a cui siamo vincolati-, parlare d'altro.

In particolare, mettendo da parte le tortuose e tutto sommato irrilevanti vicende della formazione del governo, cerchiamo di sbirciare sui principali appuntamenti con impoverimento, materiale e culturale, deindustrializzazione e minor crescita economica unita a deflazione salariale, che ci riservano l'appartenenza all'eurozona e gli obblighi derivanti dall'adesione all'Ue (così come si esprime, in modo permanentemente acritico e inerziale, la stessa Corte costituzionale; e come peraltro ci tiene a ribadire il prof.Cassese; p.4).

 

2. Un quadro sintetico, ma solo esemplificativo, dato che l'ingranaggio in cui siamo inseriti lavora incessante su ogni possibile aspetto della vita socio-economica della Repubblica un tempo fondata sul lavoro, lo avevamo già fornito (qui, infine):

Mentre, peraltro, si scopre che il salvataggio bancario post-referendum 2016, com'era inevitabile, graverà sul deficit 2017 e sul rapporto debito/PIL, con tanto di ricacolo Istat dell'incidenza aggiuntiva ai fini delle comunicazioni all'Ue, e mentre incombono sia l'Addendum BCE, operativo dal 1° aprile, e le sempre più pericolanti altalene di Wall Street e dell'economia reale (o meglio subprime-founded) USA, un governo all'altezza pare sempre più dover essere quello disposto a fare welfare bancario insieme con una feroce austerità fiscale di "copertura" che, com'è ormai pacifico nel Deep State italico, è l'unica cura contro le...crisi (laddove, come abbiamo visto, l'irrealtà dei dati spadroneggia indisturbata).

 

3. Ci pare utile focalizzare sullo specifico aspetto delle conseguenze sistemiche (cioè coinvolgenti tutta la società italiana e non solo il relativo settore dell'offerta) dell'Unione bancaria: quella cosa che serve a determinare un'emissione di moneta esclusivamente bancaria, secondo la ben nota aspirazione hayekiana alla totale de-nazionalizzazione della moneta, e conseguentemente, a concentrare il settore bancario dell'intera eurozona in pochi istituti, esteri o a proprietà estera, alla cui totale mercé siano poste le politiche economico-fiscali dei paesi dell'eurozona.

 

4. La sua evoluzione applicativa ha portato all'applicabilità, dal 1° aprile di quest'anno, dell'Addendum BCE. Il suo funzionamento essenziale lo abbiamo così riassunto (p. 11.4):

"...con l'addendum si arriva, prima di tutto, a porre uno standard di ricapitalizzazione insostenibile (nella situazione relativa dell'economia italiana e anche in assoluto).

Da ciò si innesca una corsa verso 3 esiti vincolati (nel senso di concretamente inevitabili):

a) il bail-in per sostanziale conclamata insolvenza della banca incapace di ricostituire il suo capitale a fronte delle svalutazioni in bilancio dei suoi attivi e delle garanzie;

b) la riuscita della ricapitalizzazione, laddove, per ragioni forse casuali, i crediti erogati, e garantiti, negli ultimi 7 anni presentassero un (anomalo) basso grado di "incagli" (se non fossero garantiti, l'anzianità per attualizzare l'obbligo di accantonamenti al 100% sarebbe di 2 anni); comunque in tal caso, il capitale utilizzato verrebbe, inevitabilmente, da soggetti finanziari esteri che assumerebbero il controllo della banca "fortunella";

c) un burden sharing con successivo intervento di ricapitalizzazione pubblica: e qui, però, di fronte al volume di capitale aggiuntivo imposto da accantonamenti al 100% (unito alle svalutazioni delle garanzie), - diciamo una cinquantina di miliardi - lo Stato italiano si troverebbe in condizioni critiche e con la probabile opposizione delle autorità UE bancarie e sulla "concorrenza". E, aggiungiamo, con problemi di rispetto dei limiti del fiscal compact-pareggio di bilancio divenuti praticamente insormontabili.

ERGO: dopo inenarrabili drammi altamente mediatizzati, si tornerebbe all'ipotesi a). Che comunque, tra l'altro, conduce poi a delle new-banks acquisite da investitori esteri, cioè all'esito dell'ipotesi b).

 

5. Ecco però che, visto che le escogitazioni €uropee sono dotate di creatività illimitata, in aggiunta a questo quadro, arriva una nuova sorpresina, questa volta non dalla BCE ma dall'EBA: che emana nuove "linee guida" (ennesima fonte di soft law dissimulatrice di un precetto draconiano; il tipo di fonte più amata dal peculiarissimo modo in cui in €uropa si intende la Rule of Law; qui, pp.2-3).

La nuova escogitazione la descriviamo con le parole utilizzate dal recentissimo comunicato del "comitato esecutivo ABI" ed enfatizziamo i passaggi che, per la loro importanza, risultano manifestamente autoesplicativi:

"(18 aprile 2018) Il Comitato esecutivo dell’ABI, presieduto da Antonio Patuelli, sulla base di una relazione del Direttore Generale Giovanni Sabatini, ha avviato l’esame del documento “Bozza di linee guida sulla gestione delle esposizioni deteriorate e ristrutturate” posto in consultazione dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) l’8 marzo 2018.

Nel metodo, il Comitato esecutivo ha innanzitutto evidenziato come il documento posto in consultazione dall’ EBA faccia seguito alle Linee guida sulla gestione dei crediti deteriorati emanate nel marzo del 2017 dalla BCE-SSM, a cui hanno poi fatto seguito le decisioni del Consiglio europeo del luglio 2017 che ha definito un action plan sul tema dei crediti deteriorati, a cui è seguita la consultazione sulla proposta di Addendum della BCE-SSM poi reso definitivo nel marzo 2018 e la proposta della Commissione europea che ora dovrà seguire l’iter legislativo europeo prima di divenire norma comunitaria.

Il Comitato esecutivo constata una convergenza tra le Linee guida dell’EBA e quelle della BCESSM, d’altro canto ha rilevato che le Linee guida (dell’Eba e della BCE-SSM) rispetto all’Addendum e alla proposta della Commissione europea si muovono su logiche parzialmente diverse".

Il Comitato esecutivo ritiene che il susseguirsi in tempi brevi di norme primarie, norme secondarie, linee guida in modo non sempre coordinato e proporzionato non assicuri la certezza del diritto e non faciliti l’adeguamento alle norme da parte del settore bancario e non favorisca il supporto alle imprese e alle famiglie.

Le Linee guida dell’EBA introducono una puntuale soglia quantitativa ai fini della individuazione della categoria di banche con un elevato livello di NPL. Tale soglia viene fissata ad un valore del 5% del NPL ratio (rapporto tra totale dei crediti deteriorati e totale dei crediti).

In proposito tale valore non appare sufficientemente giustificato in particolare alla luce del permanere delle rilevanti differenze in termini di tempi di recupero dei crediti per via giudiziale tra gli stati membri dell’Unione Europea.

La risposta alla consultazione dell’EBA sarà sottoposta al Comitato esecutivo di maggio, in tempo utile per rispettare il termine dell’8 giugno."

 

6. Un breve commento per evidenziare ciò che l'ABI non dice, per sue proprie preferenze, e che invece risulta corollario inevitabile della nuova disciplina che dovrebbe irrompere nella seconda parte del 2018, apposta per acuire l'assoggettamento del sistema bancario italiano, - e quindi, più che altro, la sorte di milioni di risparmiatori- all'ampissima discrezionalità applicativa dell'Addendum, intanto che la più "tenue" proposta della Commissione impieghi un paio di annetti completare il suo "iter legislativo".

sofferenze grandi banche

Se si considera che tra i principali istituti italiani, solo Banca Intesa registra attualmente un "programmato" rapporto NPL/impieghi vicino alla soglia EBA (6%, pur sempre di poco superiore, ma stimato in base a cessioni effettuande entro il 2021), e che si arriva a estremi come quello Carige, passando per il "solito" MPS, e se si considera che (come invece si sottace) che la generazione degli stessi NPL discende essenzialmente dal grado di applicazione del rigore fiscale imposto dalle regole €uropee, è agevole intuire che la regola EBA servirà a mettere sottoscacco non solo le principali banche nazionali, ma, ancor prima, qualsiasi governo si formasse nelle prossime settimane.

 

7. Un futuro governo, qualunque esso sia, si troverebbe simultaneamente impegnato (v. qui, p.2) a fare manovre correttive del deficit per il 2018 (obiettivo, a pena di infrazione: 1,6) e manovre ulteriori con la legge di stabilità per il 2019 (obiettivo: 0,9) e a tentare disperatamente di impedire i bail-in, intervenendo con fondi pubblici di salvataggio sul modello MPS (che rialzano il deficit stesso, come abbiamo appena constatato, e impongono un draconiano "piano di rientro" €uroimposto).

Ma, inevitabilmente, nell'imminente futuro, il governo agirebbe in uno scenario in cui le banche nazionali, in capo a pochi mesi o, al più, un anno, via via che si dispiegano gli effetti del rigore fiscale aggiuntivo, si troveranno "in pancia" nuovi e aggiuntivi NPL, soggetti ai criteri di qualificazione sostanzialmente retroattivi posti dall'Addendum.

 

8. Inutile aggiungere che i beni, immobiliari e aziendali, che costituiscono le garanzie sottostanti sarebbero in rapida, se non verticale, svalutazione, determinata dalla sovraofferta in executivis che scaturirebbe da questo congegno (il grande cimento dell'Ital-tacchino).

Non parliamo, poi, di cosa accadrebbe se, con intelligenza acutissima, un nuovo governo escogitasse un'ulteriore imposizione patrimoniale, come vorrebbero, sempre concordi, l'eurosinistra - presto al governo- e il FMI (con tanto di Lagarde aspirante prossima presidente della Commissione Ue).

Le politiche pro-cicliche, si sa, sono la specialità dei governi filo-€uropei ad ogni costo. Ma proprio a OGNI costo...

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