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ilsimplicissimus

Conte con lo sconto

di ilsimplicissimus

La cattiva coscienza era talmente forte, la torsione costituzionale e la dettatura da Berlino così evidenti, le conseguenze così potenzialmente gravi che non sono bastate le difese d’ufficio dell’informazione mainstream italiana e nemmeno le minacce a mano armata di spread per metterci una pezza: Mattarella dopo due settimane di veti ha dovuto cedere proprio quando pensava di aver disinnescato la mina Savona. E’ probabile, visti i tempi rapidissimi in cui tutto questo è avvenuto, che così come l’accanita resistenza anche la resa al governo “populista” sia sta suggerita da fuori, quando in qualche capitale del Nord ci si è accorti dell’errore di valutazione commesso, che la crisi istituzionale non valeva la candela di un governo tecnico o per meglio dire calabraghe perché avrebbe mandato il Paese in una fibrillazione di lungo periodo e con conseguenze imprevedibili. Si è così giunti a un compromesso lampo: è caduto il veto su Savona purché fosse sistemato in posizione defilata e si è scelto Giovanni Tria all’economia, un neoliberista di non chiara fama, amico di Brunetta e convinto assertore della flat tax la quale in sostanza significa che i ricchi debbano pagare poche tasse e i poveri reggere invece tutto l’impianto dello stato. Che sia poi molto critico rispetto alla gestione germanocentrica della Ue e del suo uso moneta unica è abbastanza secondario perché tutti gli economisti tendono a dare la colpa dei fallimenti strutturali della loro ideologia a situazioni contestuali.

Detto questo abbiamo il solo governo possibile nel drammatico momento in cui siamo e a cui ci hanno portato. Il che non vuol dire necessariamente un buon governo, ma probabilmente il migliore che si può strappare nella situazione di precollasso del Paese e dopo quasi un decennio in cui siamo vissuti col cappio al collo. Non vuole nemmeno dire un esecutivo che sarà in grado di onorare le promesse fatte, né quelle dei progrom di Salvini, né quelle di ricontrattazione dei trattati che se non sono proprio nei programmi fanno parte quanto meno della cultura collante del Movimento 5 stelle, per non parlare di redditi di cittadinanza o di altro. Ciò che rende il governo Conte migliore rispetto ad altri è in fondo qualcosa che appartiene più alla sua semplice esistenza che non alla sua probabile o possibile azione: l’essere espressione del voto piuttosto che di manovre di palazzo e l’essere nato a dispetto dell’oligarchia, anche se poi le contraddittorie e vaghe culture dalle quali nasce gli renderanno difficilissimo rispondere alle attese di chi ha votato per i Cinque Stelle o per la Lega. Insomma l’essere espressione di un voto piuttosto che di caste di potere.

Ora libero il Pd, i suoi gerarchi renziani e qualche intellettualino di contorno di favoleggiare un ridotto in Valtellina per una futura e improbabile riscossa: tutti sanno che ormai la dinamica politica è completamente mutata sotto l’infuriare dei problemi reali e c’è spazio a volontà solo per nuove formazioni, non certo per una rianimazione delle vecchie. Del resto il governo Conte, molto probabilmente a sua insaputa, rappresenta nella sua stessa possibilità di esistenza una mutazione incipiente di rapporti geopolitici il cui esito è al momento imperscrutabile, ma che apre spazi di manovra impensabili fino a qualche settimana fa: in particolare i Paesi forti del centro e Nord Europa negavano che nella Ue ci fosse spazio per la solidarietà, lo negavano il commissario Oetttinger e lo stesso Junker, una panoplia di arroganti di secondo piano e lo diceva apertamente il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Ora invece il premier belga Guy Verhofstadt, con una faccia tosta che grida vendetta cambia completamente registro e sostiene a Strasburgo che “Il Sud deve ergersi in solidarietà con il Nord, con la Germania specialmente, nella imminente guerra commerciale con Trump”. Ma guarda un po’, prima non meritiamo solidarietà e adesso dobbiamo essere noi solidali per mantenere in piedi il surplus commerciale che mentre ci castiga, consente alle elites di comando del Nord Europa di resistere alle situazioni di progressivo impoverimento e disuguaglianza che hanno creato. Mai sentito qualcosa di più miserabile, specialmente dopo che per un quarto di secolo questi signori, per realizzare le loro mire politiche hanno acconsentito al caos di Washington, senza mai preoccuparsi di contenerlo, di fare da contraltare, di contestare le guerre sanguinose e il pestaggio a sangue di ogni diritto internazionale.

Questo non è parlare d’altro o divagare perché proprio questa situazione fornisce fortunosamente al governo qualche asso nella manica nella partita contro i bari di Bruxelles e Berlino. Vedremo se saranno in grado di fare qualche punto.

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