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pensieriprov

Modus pensandi neoliberalis

di Sandro Arcais

«Abbiamo scelto una procedura molto veloce, per assegnare il sussidio». Che non sarà fine a se stesso: «Chiunque riceverà il Reis, firmerà un patto con cui s’impegna a reintegrarsi nella società, o permettere alla famiglia, soprattutto ai figli , di superare i problemi in cui è finita e da cui finora è stata stritolata».

La citazione è tratta da un articolo apparso su un quotidiano locale legato alla flotta della sinistra neoliberista, globalista, eurista, unioneuropeista, innamorata della grande finanza, che ha la Repubblica delle Banane quale sua portaerei. Nell’articolo viene data notizia che la giunta regionale neoliberista sarda ha varato il Reddito di inclusione contro povertà ed emarginazione. Sulla questione specifica, più che il suddetto articolo, può aiutarvi questa pagina pubblicata in Regioni.it.

Le parole della citazione sono di Luigi Arru, assessore alla Sanità. È ormai sempre più frequente il caso di uomini delle istituzioni che svelano candidamente e del tutto ingenuamente la loro appartenenta a quella mutazione antropologica che è l’homo neoliberalis globalisticus. E che, come i pesci in fondo al mare, non sospettano neanche che possa esistere un mondo più aperto e libero fuori dall’elemento acqueo. Insomma, non è che fingano perfidamente di essere limitati nella loro visione del mondo. Semplicemente lo sono.

Pochi giorni fa, il nostro presidente ci ha parlato in toni allarmati della minaccia rappresentata dai mercati per i nostri risparmi [e per la democrazia e la sovranità popolare: lui non l’ha detto, ma nei fatti in quello si risolve la prima minaccia], se i primi non sono rassicurati [ovvero accontentati nelle loro aspettative di guadagno], non per invitare il futuro governo ad approntare gli idonei mezzi per disinnescare o limitare tale minaccia [ai risparmi di chi li ha, ché la democrazia e la sovranità popolare, evidentemente, per il nostro presidente sono secondarie] ma per giustificare il suo rifiuto di nominare un ministro che nella sua lunga carriera si è dimostrato critico nei confronti dell’euro. La minaccia rappresentata dai mercati si combatte sottomettendosi ad essi: a quale categoria di uomini e donne può essere associato un pensiero simile?

Un mese fa nella mia scuola il prefetto locale ha tenuto una lezione ai ragazzi sulla Costituzione. Tra le altre cose ha sanato la contraddizione tra l’art. 11 (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”) e la presenza dei soldati italiani in tante missioni all’estero (ai confini della Russia, per esempio) tese a far di tutto tranne che ad assicurare la pace, richiamandosi alla globalizzazione e al fatto che tale nuova condizione proietta i confini di un paese molto al di là dei propri confini geografici, e che quindi, sì, insomma, i confini della patria ormai li si difende molto lontano dai confini della patria. Chiaro? [Molti di voi, conosciuto questo pensiero del prefetto di provincia si immagineranno chissà che mascella pronunciata e petto in evidenza! Macchè! Un omino gentile gentile, anche un po’ timido e impacciato, a cui è toccato in sorte di fare carriera nella burocrazia statale italiana nel trentennio in cui si è imposto questo strano mostro-pensiero figlio deforme di molti padri e madri: l’autorazzismo, il disprezzo per l’interesse, la sovranità nazionale e il benessere del popolo, l’esaltante sogno-desiderio di letteralmente annullarsi e sciogliersi in una muscolosa Europa e di competere così con gli altri giganti mondiali. Semplicemente un uomo dei nostri tempi, insomma].

Ma torniamo all’assessore alla Sanità della regione Sardegna. Nelle sue parole possiamo trovare, espliciti e impliciti, molti ingredienti del pensiero neoliberista.

Primo ingrediente: lo stato può elargire reddito [insomma, reddito …] ma non creare lavoro direttamente.

Secondo ingrediente: lo stato elargisce un reddito in cambio di un impegno a darsi da fare: consentire a un figlio di concludere gli studi [se non li conclude è colpa tua che non hai fatto abbastanza per dargli una educazione sana e idonea], partecipare ad attività di formazione [prima la formazione avveniva sul posto di lavoro, ora è stata del tutto esternalizzata: si è in perenne formazione, perennemente inidonei, perennemente minorenni sociali], accedere a tirocini [vedi sopra] o, nel migliore dei casi, accettare un lavoro [qualunque esso sia e qualsiasi siano le sue condizioni].

Terzo ingrediente: chi è de-integrato dalla società, lo è a causa sua, perché non si è abbastanza impegnato a “integrarsi nella società” [detto in altra maniera: se sei disoccupato, lo sei perché non ti sei impegnato abbastanza a cercarti un lavoro e/o non sei stato pronto ad accettare il lavoro che c’è alle condizioni date].

Quarto ingrediente: se i tuoi figli sono dei disperati al pari di te è colpa tua [insomma: che tu sia disperato non è colpa di nessuno, se non tua, o al limite dei tuoi genitori (ma questa non è minimamente un’attenuante). Ma che i tuoi figli siano dei disperati non è colpa loro, come logicamente ci si dovrebbe aspettare, ma tua che sei stato fallimentare anche come genitore. In tutta questa ricerca di colpevoli manca una sia pur minima considerazione del tipo di terreno in cui un seme cade: come provare a far crescere pomodori sulla sabbia e poi prendersela con le misere pianticelle se sono cresciute misere].

Quinto ingrediente: lo stato dà i soldi a te perché tu “permetta” ai tuoi figli di “superare i problemi” in cui sei finito [a causa di cosa? Non è dato sapere. Ma forse la domanda giusta da una prospettiva neoliberista è: a causa di chi? Tua, naturalmente].

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Il neoliberismo è la nuova religione basata sulla condizione della colpa individuale. In questo prosegue il cristianesimo, soprattutto nella sua versione protestante-calvinista. Una religione basata su una visione semplice, ma sbagliata e monca, dell’uomo. Una visione che pensa l’individuo come entità perfettamente isolata, chiusa, incondizionata e autoproducentesi, e quindi perfettamente responsabile individualmente della sua condizione. Chi sta bene, non deve niente a nessuno, né passato né presente. Chi sta male, deve incolpare solo se stesso. Una visione che necessariamente, se introiettata, porta o alla presunzione, all’hybris e al disprezzo, o all’autodisprezzo e all’autoflagellazione, o all’invidia e alla guerra tra poveri, o alla ribellione senza futuro. A un uomo mentalmente spostato, insomma, in tutte le versioni.

Guardatevi dal neoliberismo.

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