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L'esperimento italiano

di Franco Romanò

Credo che per cercare di capire cosa sia successo negli ultimi giorni prima del varo del governo, occorra partire dal forte calo della borsa di Milano subito dopo che Mattarella aveva affidato l’incarico a Cottarelli e poi - poche ore dopo - la dichiarazione di Merkel: “Anche con Tispras è stato difficile ma alla fine abbiamo trovato un accordo.” Si tratta di un eufemismo perché non c’è stato alcun accordo con Tsipras, bensì l’imposizione di un patto leonino cui il primo ministro greco non ha potuto sottrarsi dopo che cinesi e specialmente russi chiarirono di non potere intervenire per salvare la Grecia; ma la dichiarazione è stato di certo un segnale di via libera. Così, dopo gli errori a catena di tutti che minacciavano di portare ad altri mesi d’instabilità politica e a un pieno di voti leghisti e pentastellati se si fosse votato a luglio, la dichiarazione di Merkel e il fitto intreccio di prevedibili telefonate con i vertici della BCE (confermati da più parti) ha sbloccato la situazione: meglio un governo che un finto governo Cottarelli che nessuno avrebbe votato. Così, il cosiddetto governo del cambiamento che aveva tanto spaventato Mattarella, si fa con il beneplacito - obtorto collo - della Germania e delle istituzioni europee, più schizofreniche che mai nelle dichiarazioni di questi giorni, nei confronti dell’Italia.

La mossa di spostare Savona a un altro ministero, per cui bastava il semplice buon senso, ha potuto essere pensata solo dopo l’avallo; la scelta di destinare Savona proprio alle politiche europee suona come una beffa per tutti, ma specialmente per chi non lo aveva voluto, tanto più che Tria sembrerebbe assai prossimo a Savona: staremo a vedere. Il varo del governo non è che la conferma, seppure avvenuta in modo rocambolesco, dell’esistenza del doppio vincolo e di decisioni che vengono prese in stanze e apparati del tutto sottratti al controllo popolare: dubito che Di Maio e Salvini abbiano ben compreso questo e come sono improvvisamente arrivati conseguire l’obiettivo che sembrava ormai fuori portata, ma potranno sempre raccontare ai loro elettori la favola che alla fine ha vinto la democrazia. Il governo che nasce, secondo Revelli nell’interessante articolo pubblicato ieri sul Manifesto, è un ircocervo, un animale strano che prima di tutto occorre capire. Revelli ha ragione, ma forse il pericolo maggiore in questo momento è un altro e cioè che l’ircocervo venga interpretato secondo canoni di giudizio inadeguati che daranno vita a loro volta a un altro ircocervo di opposizione, il patto repubblicano subito lanciato dal Pd e che - viste le dichiarazioni apertamente di opposizione rilasciate da Berlusconi ieri sera - sembrerebbe interessare anche a lui. Un patto repubblicano, dunque, una versioen farsesca dell’unità antifascista, che rischia di andare da Berlusconi a Liberi e Uguali: un altro mostro, che sommato al primo fanno due mostri e non una opposizione al primo. Più che mai e più di prima, bisogna togliersi da questa falsa alternativa. Il primo ircocervo, peraltro, è l’Europa di Maastricht, alle cui regole - è bene ricordarlo - gran parte della sinistra ancora esistente nel 1992, si oppose per poi dimenticarsene, pensando di avere risolto il problema con la tassa sull’Europa proposta da Bertinotti, invece di leggere cosa c’era scritto veramente nei trattati. I nodi però verranno al pettine assai presto, anche perché ciò che è avvento in questi giorni in Italia, segna un salto di qualità nella crisi europea. Prima la crisi greca, poi quella portoghese di cui nessuno parla perché il Portogallo è marginale, ma è comunque meglio non far sapere in giro che il governo di sinistra portoghese sta interpretando tutte le regole europee a modo suo nel silenzio condiviso degli altri.

(Centeno: "Il Portogallo ha interpretato a modo suo le ... - Euronews it.euronews.com › Notizie › Mondo 22 feb 2018 - Il presidente dell'eurogruppo e ministro delle finanze di Lisbona auspica compromessi anti-austerity seguendo l'esperienza portoghese.)

Adesso la crisi italiana: credo che niente sarà come prima anche se è difficile prevedere quale sbocco le élite globalizzate europee sempre più nel panico, cercheranno di dare a questa crisi su cui piombano come un bombardamento i dazi statunitensi.

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