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ilsimplicissimus

Franza o Spagna purché se magna?

di ilsimplicissimus

Quanto ci metterà la comunicazione e l’intellighenzia italiana legata al vecchio al Pd e a modalità di progressismo etichettario a saltare sul carro del vincitore? A parte i personaggi direttamente legati a dirette influenze nordatlantiche e/o gerosolimitane, non credo si tratterà di un processo molto molto lungo perché non ne va soltanto di quell’interesse di bottega per cui “Franza o Spagna purché se magna”, ma soprattutto perché da certe parti è rimasto ben poco da esprimere se non il politicamente corretto e la sua vacuità di sostanza. Del resto già in questi giorni si notano le prime vistose crepe nell’intonaco del discorso pubblico. Ha aperto i giochi uno degli intellettuali di maggior spicco di questo Paese, Claudio Magris che sul Corriere della Sera di qualche giorno fa ha scritto:

L’intenzione di alcuni esponenti della maggioranza di correggere le recenti leggi riguardanti le coppie gay e altri diritti civili potrebbe anche essere un’abile mossa che porterà al Governo consensi e voti, soprattutto per la probabile cecità della sinistra, che si concentrerà totalmente su questi temi, con proteste ora sacrosante ora discutibili, come è accaduto spesso, trascurando i problemi sociali, le elementari esigenze di vita e di lavoro e quella difesa dell’occupazione dei dipendenti e salariati, quando non disoccupati, che è il suo compito fondamentale.

Se molti elettori hanno abbandonato la sinistra e in particolare il Pd è proprio perché si sono sentiti delusi nella tutela e nella rappresentanza delle proprie esigenze. È probabile – e per me è triste e preoccupante – che la sinistra e il Pd, non più comunisti o socialisti ma partito radicale di massa (massa che si sta assottigliando), cadranno in questo tranello e subiranno ulteriori emorragie. Speriamo che Cinque Stelle si ricordi di essere il primo partito”.

Dal canto suo Carlo Freccero sul Manifesto scrive che la sinistra è ” ridotta a pensiero unico delle elites” e fa sfoggio “di un buonismo caritatevole che si limita all’accoglienza, ma non si pone mai il problema delle cause. Perché ci sono oggi tanti migranti? Perché siriani e libici che fino all’intervento dell’Occidente godevano di un tenore di vita elevato, sono oggi profughi in terra straniera?”

Quest’ultimo tema lo propongo personalmente fin dal 2012 da quando cioè si è capito che le primavere arabe avevano un nome più consono ovvero caos di produzione occidentale occidentale e che l’unico modo per evitare la tragedia mediterranea era proprio porre fine a questi giochi al massacro e lo sfruttamento selvaggio piuttosto che pensare a un ‘accoglienza senza condizioni, impossibile nei fatti e ipocrita quanto alle cause. Non lo dico certo per rivendicare una qualche prelazione, ma per mostrare quale fosse la difficoltà dell’establishment intellettuale nel dire cose più che evidenti, rinchiuso com’era dentro un paradigma retorico che si dichiarava a sinistra, ma di fatto ricalcava in tutto e per tutto quello neo liberista, comprese le drammatiche chiusure sociali e la sorda lotta alla democrazia rappresentativa, narrativamente compensata dall’asserzione di libertà esclusivamente individuali che vanno il nome di diritti civili, usati proprio per scardinare la civitas. Intediamoci, vanno benissimo, anzi sono essenziali, purché non siano un volgare baratto. Dice bene Magris: se saranno solo queste le battaglie della pseudo sinistra piddina e non si vede quali altre possano essere all’orizzonte, sono destinate a diminuire drasticamente l’area di consenso.

Nei prossimi mesi ne vedremo molti di questi cambiamenti di rotta che – a parte i clientes per vocazione o per necessità – verranno, come quelli riportati qui, senza necessariamente un appoggio al nuovo governo e alle forze che lo sostengono, alle loro buone o cattive intenzioni. Si tratterà o almeno lo spero, di qualcosa di più circoscritto e al tempo stesso di più importante: della liberazione dalla gabbia di una strumentazione narrativa ingannevole che di per sé potrà favorire la nascita di nuovi soggetti politici finora tenuti in un alveo marginale da due potenti argini, quello della sinistra fiancheggiatrice del pensiero unico, nonché detentrice del potere e quello di un’opposizione essenzialmente fondata su ciò che non si vuole. Un certo mescolamento di acque lo si è avuto con il referendum costituzionale e adesso, dopo le elezioni che hanno sancito la morte del renzusconismo, si fa strada la consapevolezza che il revanscismo di forme del passato è impossibile e peraltro inutile. Chi pensa, pensa al futuro e al modo di ricreare una speranza.

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