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sinistra

L’imperialismo come fase suprema del capitalismo

di Salvatore Bravo

Il re è nudo”, i mercati ed i tecnocrati non necessitano di mascherare il vero, le affermazioni si susseguono veridiche ed arroganti, e ripetono a grancassa che sono il capitale finanziario, i mercati, le multinazionali a determinare i governi. In questi giorni in cui non è possibile sottrarsi alla violenza dell’economia nel suo splendore abbacinante, non possiamo non cogliere occasione per capire il presente nella sua tragica realtà. Allo sgomento, all’indignazione bisogna offrire la fatica del concetto, altrimenti le risposte non arriveranno, e le domande si perderanno nel calcolo ossessivo dello spread, creatura metafisica del male, planata da mondi altri per disciplinare gli elettori, per porre ordine al caos della democrazia. Il materialismo storico ci ha liberati dal feticcio delle merci quale forma mentis astratta, per donarci strumenti concettuali per decodificare le ipostasi ed il loro silenzioso bisogno di dominio. In questo momento dobbiamo sottrarci al mondo degli slogan per riportare la verità storica alla suo potenzialità di liberazione creatrice ed emancipatrice. L’imperialismo come fase suprema del capitalismo di Lenin ci permette un’analisi attenta e puntuale dell’attualità. I pensatori della storia della sinistra respinti dalle sinistre ufficiali con timor panico non possono non essere la fonte a cui rivolgerci per decodificare il presente, operazione necessaria senza la quale ogni prospettiva futura è assente.

Non si tratta di una nuova venerazione idolatrica, perchè la storia ha nel suo ventre la materia da cui estrarre concetti per ripensarli mediandoli nella contemporaneità. Dal nulla non viene nulla. Le sinistre del nulla, negatrici della storia, della loro storia, lo dimostrano quotidianamente.

Lenin nel suo testo dimostra che la grande guerra è stata causata da una nuova fase del capitalismo : l’imperialismo finanziario. Le protagoniste di tale fase sono le banche e le industrie unite in un sodalizio esiziale per le masse. Il monopolio è possibile a causa della enorme presenza di denaro liquido ottenuto mediante il saccheggio del pianeta con il colonialismo: ”Concentrazione della produzione; conseguenti monopoli; fusione e simbiosi delle banche con l'industria: in ciò si compendia la storia della formazione del capitale finanziario e il contenuto del relativo concetto. Ora dovremo esporre come lo "spadroneggiare" dei monopoli capitalistici, nell'ambito generale della produzione di merci e della proprietà privata, metta inevitabilmente capo al dominio dell'oligarchia finanziaria. È da osservare che i rappresentanti della scienza borghese tedesca - e non di quella sola- come Riesser, Schulze-Gaevernitz, Liefmann, ecc., sono, senza eccezione, apologeti dell'imperialismo e del capitale finanziario. Essi non svelano, anzi occultano e abbelliscono il "meccanismo" della formazione dell'oligarchia, i suoi metodi, l'entità delle sue entrate (così "lecite" come "illecite"), la sua collusione con i parlamenti, ecc.1

Lenin dunque svela e rileva che la collusione tra banche e monopoli industriali trova nel parlamento il luogo della sua legittimazione. Lenin denuncia la democrazia borghese in quanto democrazia che usa le sue istituzioni per leggi funzionali al rafforzamento del capitale finanziario. Le decisioni in realtà non sono prese in parlamento, il trasformismo è dispositivo perennemente in atto in tutti i paesi democratici. In parlamento si varano leggi decise in altri luoghi, in regge private. La democrazia indebolita, in tal modo, consente il rafforzamento delle logiche economiche, per cui la politica è solo strumento dell’economia, ne è il paravento che serve a giustificare dinanzi alla massa, ridotta ad essere tale e non popolo, i provvedimenti legislativi a favore dell’aristocrazia planetaria del denaro. Il monopolio detiene un potere corruttivo e pervasivo, in quanto il denaro liquido può condizionare e determinare gli stati, le leggi, le costituzioni: “Il monopolio, non appena creato, dispone di miliardi, penetra necessariamente tutti i campi della vita pubblica, indipendentemente dalla costituzione politica del paese e da altri consimili "particolari". Gli scrittori tedeschi di economia politica sono generosi di incensamenti all'onestà dei funzionari prussiani e di riprovazione all'indirizzo del "panamismo" francese o della corruzione americana. Ma è un fatto che perfino la letteratura borghese sul sistema bancario tedesco è costretta continuamente a uscire dalla sfera delle pure operazioni bancarie, e a trattare, per esempio, della "corsa verso le banche", a motivo del sempre maggior numero dei casi di passaggio di funzionari governativi al servizio delle banche2

Il problema, dunque, non è risolvibile con la semplice antitesi tra democrazia e non democrazia, poiché in entrambi i casi resta invariato il sistema politico corruttivo. Nei sistemi democratici l’inganno si fa più capzioso, l’istituzione democratica è considerata dai cittadini un capitale in sicurezza e legalità e pertanto sono disposti ad indicare i limiti del sistema non democratico, senza comprendere che essi sono all’interno dello stesso sistema, solo in una diversa prospettiva. La sostanza è dunque eguale. La propaganda, i trombettieri della finanza spingono i popoli ad armarsi ed a massacrarsi in nome di nazionalismi e della democrazia, facendo affari e spostando il conflitto a livello orizzontale e non verticale. Lenin con il suo approccio è olistico, coglie le differenze, nello stesso tempo fa emergere la sostanza eguale dei diversi sistemi costituzionali. Scavo archeologico dell’imperialismo capitalistico che fa emergere le strutture che governano il pianeta.

Internazionali sono anche i nuovi privilegiati, allora come oggi, i rentier: la ricchezza finanziaria costituisce una nuova aristocrazia sradicata e parassitaria. Il disprezzo verso le masse, verso i produttori, caratterizza la nuova aristocrazia: ”L'imperialismo è l'immensa accumulazione in pochi paesi di capitale liquido, che, come vedemmo, raggiunge da 100 a 150 miliardi di franchi di titoli. Da ciò segue, inevitabilmente, l'aumentare della classe o meglio del ceto dei rentiers, cioè di persone che vivono del "taglio di cedole", non partecipano ad alcuna impresa ed hanno per professione l'ozio. L'esportazione di capitale, uno degli essenziali fondamenti economici dell'imperialismo, intensifica questo completo distacco del ceto dei rentiers dalla produzione e dà un'impronta di parassitismo a tutto il paese, che vive dello sfruttamento del lavoro di pochi paesi e colonie transoceaniche.3

I capitalisti dunque spostano i loro interessi a livello internazionale, e dunque vi è necessità di un cambiamento internazionale, in quanto il capitale è globale. La presenza massiccia di denaro tra gli artigli della nuova aristocrazia consente il ricatto, a cui assistiamo in questi giorni, dei creditori. La colpa è ora il debito da espiare per sempre: fine pena mai. Il sistema dei prestiti è elemento economico imprescindibile del dominio dei pochi sui molti:” La Francia concedendo prestiti alla Russia la "strozzò" col trattato commerciale del 16 dicembre 1905, costringendola a certe concessioni fino al 1917; e lo stesso avvenne nel trattato di commercio concluso col Giappone il 19 agosto 1911. La guerra doganale tra Austria e Serbia, che durò, con una interruzione di soli sette mesi, dal 1906 al 1911, fu provocata in parte dalla concorrenza tra Austria e Francia per la fornitura del materiale da guerra alla Serbia. Nel gennaio 1912 Paul Descha dichiarò alla Camera francese che dal 1908 al 1911 le ditte francesi avevano fornito materiale da guerra alla Serbia per 45 milioni di franchi.4

Dinanzi a fatti in parte tanto palesi sorge una domanda: perché i popoli accettano il giogo dell’ingiustizia quotidiana. Lenin risponde a tale domanda affermando che anche la classe operaia è imborghesita, condivide le stesse aspirazioni della piccola borghesia:” Qui sono svelati chiaramente cause ed effetti. Cause: 1) sfruttamento del mondo intero per opera di un determinato paese; 2) sua posizione di monopolio sul mercato mondiale; 3) suo monopolio coloniale. Effetti: 1) imborghesimento di una parte del proletariato inglese; 2) una parte del proletariato si fa guidare da capi che sono comprati o almeno pagati dalla borghesia. L'imperialismo dell'inizio del XX secolo ha ultimato la spartizione del mondo tra un piccolo pugno di Stati, ciascuno dei quali sfrutta attualmente (nel senso di spremerne soprapprofitti) una parte del "mondo" quasi altrettanto vasta che quella dell'Inghilterra nel 1858; ciascuno di essi ha sul mercato mondiale una posizione di monopolio grazie ai trust, ai cartelli, al capitale finanziario e ai rapporti da creditore a debitore; ciascuno possiede, fino ad un certo punto, un monopolio coloniale (vedemmo che dei 75 milioni di chilometri quadrati di tutte le colonie del mondo, ben 65 milioni, cioè l'86% sono nelle mani delle sei grandi potenze; 61 milioni, cioè l'81% appartengono a tre sole potenze)5 .”

Lenin pone il problema del condizionamento dei popoli ridotti ad essere masse incapaci di rappresentarsi la caverna in cui sono caduti. La soluzione al problema ha trovato nella storia della sinistra varie risposte, che la sinistra istituzionale ignora o rigetta. Gramsci ci ha indicato la soluzione all’abbrutimento della reificazione nel partito quale luogo della partecipazione e della consapevolezza. La forza del capitale e dei suoi armigeri è l’assenza dei luoghi della partecipazione, della progettualità collettiva. In assenza di questa, tutto è possibile finanche al commissario europeo Oettinger affermare impunemente che saranno i mercati ad insegnare agli Italiani a votare. Si noti che la parola mercato è utilizzata come la teofania di un nuovo dio: l’economia.


Note
1 Lenin L’imperialismo fase suprema del capitalismo pag.22
2 Ibidem pag. 29
3 Ibidem pag. 54
4 Ibidem pag. 34
5 Ibidem p. 57 58

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