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Il piano di Putin e Trump: finirla con l’Ue e prendersi l’Europa

di Lorenzo Vita

Tra la Russia e gli Stati Uniti c’è di mezzo l’Europa. E a Donald Trump e Vladimir Putin quest’Europa, l’Unione europea, non piace per niente. Il presidente degli Stati Uniti lo ha fatto capire da subito: “L’Europa è il nostro nemico”.

Ma anche a Mosca c’è chi vede l’Unione europea come qualcosa di negativo. Le sanzioni decise da Bruxelles pesano sull’economia russa oltre che sulle nostre aziende. E l’agenda politica europea oggi è molto meno aperta alla Russia rispetto a prima. Mosca è stata esclusa per troppi anni dall’appartenenza al continente europea e il Cremlino, adesso, non ha motivo di sostenere la stabilità dell’architettura dell’Ue.

L’incontro di Helsinki fra i due leader si è svolto in un clima di tensioni profonde con il nostro continente. E certifica quello che ormai sembra evidente: le due potenze che hanno sempre influito sul continente europeo, non hanno più motivo di mantenerlo in vita con una struttura unitaria.

 

Il piano di Trump

Per gli Stati Uniti, l’Unione europea a tradizione tedesca rappresenta da sempre una minaccia. La Germania aveva (e ha) assunto un ruolo eccessivamente di primo piano, in grado di decidere le sorti del continente. E non era questo l’obiettivo strategico degli Stati Uniti quando hanno contribuito a far sì che l’Ue si formasse.

E del resto, non è una novità che in America vi siano ampi segmenti dello Stato e della politica che non sono favorevoli a un blocco europeo. Come spiegato su Il Sole 24 Ore, per decenni a Washington hanno vissuto la struttura europea come un problema. E adesso, l’amministrazione Trump sta semplicemente affermando un’idea che da tempo qualcuno ritiene possibile da mettere in pratica.

Sotto questo punto di vista, Putin e Trump si trovano a condividere lo stesso obiettivo: estendere la propria influenza in Europa per ottenere vantaggi politici ed economici. L’Unione europea è un terzo incomodo fra due potenze, cioè Russia e Stati Uniti. Stati nazionali europei che non si pongono sotto l’egida di Bruxelles sono invece Paesi che si legano ad altre superpotenze. Ed ecco che Mosca e Washington diventano, inevitabilmente, un “porto sicuro”, per usare una terminologia oggi molto comune.

L’incontro di Helsinki potrebbe quindi essere l’inizio di una nuova era per l’Europa. Una stretta di mano che rappresenta non solo la pacificazione fra due leader che la guerra non l’hanno mai voluta, ma anche un patto: un patto sull’Europa. Un tacito accordo in cui il summit Nato e il viaggio a Londra sono stati preludi chiarissimi. Da una parte Trump ha benedetto la Brexit e la spaccatura dell’Ue, dall’altra parte ha colpito duramente gli alleati europei paventando (dicono) addirittura l’uscita degli Stati Uniti dall’Alleanza.

 

L’interesse di Putin

Putin chiaramente ha tutto da guadagnare da questo scollamento fra America ed Europa. Nell’ipotesi di mantenimento in vita della struttura comunitaria, Mosca può comunque presentarsi come interlocutore privilegiato. La rottura fra le due sponde dell’Atlantico porta molti Stati europei a riferirsi al Cremlino come potenza affidabile. Inoltre, il solo settore energetico vale un occhio di riguardo dell’Europa verso la Russia, visto che la guerra commerciale iniziata da Trump ha colpito le possibilità che Trump esporti il suo gas in Europa.

Nell’ipotesi di disintegrazione dell’Unione europea, invece, per Putin ci sarebbe comunque un guadagno: quello di avere più possibilità di estendere la propria influenza. L’Unione europea fino a oggi ha sempre voluto contrapporsi a Mosca, ritenendola una democrazia incompiuta e accusando Putin di essere un autocrate con cui era formalmente escluso un dialogo per una forte partnership eurasiatica. Se crolla l’Ue, Mosca può invece riprendere i contatti in maniera molto più netta con i singoli Paesi provando a penetrare sul fronte dell’Europa centro-orientale, dai Balcani alla stessa Germania.

 

La miopia europea e la sponda cinese

Gli alleati europei a questo gioco non mancano. Ed è la stessa Unione europea a aver contribuito a questa fine attraverso scelte politiche scellerate e miopi. Di fatto, l’ondata sovranista che contrasta la politica europea è un prodotto della politica di Bruxelles. E aver spostato l’attenzione sui legami con Putin non ha fatto altro che dimostrare la cecità della burocrazia europea. Impegnata a cercare un nemico esterno prima ancora che a capire i propri demeriti.

Oggi, gli Stati Uniti e la Russia hanno buon gioco a cercare la via del dialogo per spartirsi il continente. Anche perché, mentre Putin e Trump si incontravano a Helsinki, il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang incontravano Donald Tusk e Jean Claude Juncker a Pechino. La Cina è pronta a sostenere l’Unione europea per contrastare le idee di Trump sul commercio e con la Nuova Via della Seta ha già messo le ancora in Europa. Mosca e Washington, evidentemente, non hanno alcun interesse a vedere arrivare Pechino nel Vecchio Continente.

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