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ilsimplicissimus

Uova in faccia alla verità

di ilsimplicissimus

C’è un antirazzismo da salotto e da giornale che lancia allarmi pretestuosi e uno invece reale che fa strage: sotto ferragosto questi due tristi capitoli della realtà italiana si sono incontrati e scontrati in modo atroce. La prima è la farsa dell’uovo che ha colpito a Moncalieri la discobola di colore Daisy Osauke riaccendendo la campagna mediatica e piddina contro un inesistente aumento degli episodi di razzismo ( vedi qui). Si tratta di una tattica abusata dall’informazione, ovvero quella di prendere un numero di eventi, isolandoli dal contesto fatturale o temporale ed evitando di confrontarli con la normalità per creare una campagna allarmista senza alcun fondamento. Dunque l’uovo in faccia era l’ideale per proseguire su una strada di guerriglia al governo che si stava arenando e che anzi era già sospettato di essere un falso, nonostante la stessa Daisy che pure di razzismo ne deve sapere qualcosa, non credesse a questa tesi. Persino il capoclaque di questa sceneggiata, un tale Matteo Renzi da Rignano, è intervenuto sdegnato twittando sulla ragazza che ” ieri è stata picchiata da schifosi razzisti”. Nemmeno il buon gusto di informarsi sulla dinamica dell’evento, visto che l’uovo in faccia non è esattamente un pestaggio.

Su tutto questo è però calata un’ implacabile vendetta della realtà, quando si è scoperto che l’autista della vettura usata per il lancio delle uova – un’impresa che andava avanti da parecchi messi contro persone di ogni colore, sette per l’esattezza – è risultato essere il figlio di un consigliere comunale del Pd che si divertiva con goliardate di questo tipo e che metteva a disposizione di questa banda di idioti, l’auto del padre, gettando nel ridicolo tutto un meccanismo informativo che era saltato addosso alla vicenda, senza porsi alcun criterio di verità e trascurando, anzi nascondendo, il fatto che l’uovo in faccia era diventato una sorta di must nella zona.

Insomma un contrappasso perfetto per un’informazione fachista (da fake news ovviamente) che purtroppo non rimane isolata nella sua dimensione farsesca, ma può essere collegata a una vera tragedia: la morte di 16 lavoratori africani stipati dentro il furgone di un caporale che si è schiantato contro un camion. Il tragico evento non avrebbe a prima vista alcun collegamento con la faccenda delle uova, ma invece ha qualche relazione con esso: è infatti è il risultato di un’antirazzismo da salotto buono che in realtà da una parte grida all’accoglienza incondizionata, dall’altra non ha fatto mai nulla di serio contro lo sfruttamento selvaggio degli accolti. L’umanitarismo vale solo per i tratti di mare, ma resta lettera morta sulla terra ferma: sia quella di origine di questi migranti che fuggono dalle guerre e dalla miseria provocata dall’avidità occidentale, dallo sfruttamento intensivo che letteralmente condanna a morte intere popolazioni, sia quella di arrivo dove gli accolti sono lasciati mesi se non anni in lager indecorosi attorno ai quali si è sviluppata una fiorente economia parassitaria, poi nel migliore dei casi sono usati come esercito di riserva per favorire la caduta dei salari e dei diritti, mentre per il resto sono immessi in meccanismi di vero e proprio schiavismo di cui il caporalato non è che l’ultimo anello della catena. Una certa sinistra fa i salti mortali per non riconoscere queste evidenze e rimanere in buoni rapporti con i compagni da salotto, non accorgendosi di fare il gioco del grande capitale e del suo cosmpolitismo vuoto di sostanza, ma si tratta di una cecità strategica che già da anni sta determinando sconfitte su sconfitte.

Tutto questo è già insopportabile di per sé, figuriamoci poi quando diventa tema di strumentalizzazioni indecorose di natura non diversa da quella magica invenzione dei troll anti Mattarella guidati da Putin in una sordida imitazione della vicenza trumpiana o della resa di Salvini alle grandi opere inutili che dimostra l’ubbidienza del leader della lega alla stato grigio e profondo con tanto di bollino della Cgil. Tutto pur di riprendersi un potere che è ormai frutto di arroganza e di prepotenza più di consenso. Dubito che i nuovi attori abbiano le capacità e forse anche l’intenzione di resistere: non sono tanto importanti loro e le loro acrobazie quanto la volontà di rottura contro questo stato di cose espresso dagli elettori.

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