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sollevazione2

Attacco imminente

di Leonardo Mazzei

Signori cari, il governo gialloverde ha tanti difetti, ma l'opposizione parlamentare è davvero allo sbando. Sbraitare a favore del precariato è l'unica cosa che è riuscita a fare in questi mesi. Complimenti vivissimi.

I sondaggi poi sono impietosi. Nonostante gli errori e le divisioni della maggioranza, M5S e Lega sono dati complessivamente al 60%, contro il 50% di marzo. Certo, la classica "luna di miele" tra breve finirà, e quell'enorme consenso potrà reggersi solo su una Legge di bilancio davvero coraggiosa.

E' su quel banco di prova che i partiti sistemici (Pd e Forza Italia, ormai uniti nella lotta) attendono al varco il governo Conte. Ma l'aspettano a quel passaggio non con le armi dei propri, inesistenti o comunque logori, argomenti, bensì con quelle dei pescecani della finanza.

Renzi, infatti, vorrebbe tornare (risate in sala). «Presto toccherà di nuovo a noi», ha annunciato in diretta facebook, l'ultima prima delle vacanze: quanto ci mancherà! E poi: «A settembre o ottobre vedrete che ci sarà da divertirsi». Dove il suo "divertimento", con tanto di pop corn supponiamo, sta evidentemente nell'assistere all'assalto della finanza speculativa, a colpi di spread, contro l'Italia.

Ma siccome lo stesso attacco finanziario ha bisogno di qualche aiutino, ovvio che le altri armi siano la stampa (e su questo lorsignori davvero non hanno problemi) e la magistratura, evocata da Renzi specie sui fondi della Lega e (reggetevi forte) sulle cosiddette fake news anti-Mattarella di fine maggio.

E dire che con la magistratura Renzi dovrebbe forse andar più cauto. Lo stesso giorno della sua sparata facebook, usciva la notizia — sostanzialmente sottaciuta dal circo mediatico — di un'inchiesta riguardante il simpatico transito di 6,6 milioni di dollari destinati alla lotta alla fame in Africa sui conti di alcuni familiari di Renzi.

Il Corriere della Sera, dopo essersela cavata con poche righe ben mimetizzate nelle pagine nazionali, è stato costretto a darne conto in quelle regionali.

«I soldi destinati ai bambini africani finiti nei conti dei familiari di Renzi», questo il suo titolo. E questo un significativo passaggio dell'articolo: «Quasi 6,6 milioni di dollari sarebbero transitati sui conti privati riconducibili, a vario titolo, ai fratelli Andrea, cognato dell'ex premier Renzi, Alessandro e Luca Conticini per l'acquisto di una casa in Portogallo e per finanziare Eventi6, Quality Press Italia e Dot Media, società riconducibili alla famiglia Renzi o a sostenitori della prima ora dell'ex-premier».

Così l'insospettabile Corsera, e ci pare che basti e avanzi.

Ma torniamo al "divertimento" auspicato dall'oligarchia dominante, e dai suoi servitori politici e mediatici, per le prossime settimane. Di cosa si tratti lo si capisce bene leggendo i commenti dei principali quotidiani nazionali. Ancora incredulo per la scoppola subita a marzo, furibondo per le possibili scelte del governo in autunno, il blocco degli interessi economici e sociali dominanti ha in realtà un'unica arma, quella del caos economico generato da ben pilotate fiammate dello spread.

E pur di rovesciare l'attuale governo, reinsediando non tanto un "nuovo Renzi", quanto piuttosto una sorta di "nuovo Monti", sono disposti a tutto: a far pagare un caro prezzo al Paese ed a metterlo nelle mani della Troika.

I veri "eroi" di questa impresa golpista non sono però i "nuovi partigiani" immaginati da chi a sinistra parla di "governo fascista", bensì — assai più prosaicamente — gli speculatori. Senza alcun particolare ritegno ne ha parlato Federico Fubini sul Corriere della Sera del 4 agosto. Leggiamolo:

«Ciò che gli operatori stanno cercando adesso è l'esatto punto di innesco per investire sull'Italia. Pochi di loro pensano abbia senso farlo puntando su un rialzo, cioè comprando titoli italiani come azioni od obbligazioni prima che salgano di valore. Moltissimi vorrebbero farlo puntando piuttosto su un ribasso, in vista di una caduta dei prezzi; ma queste sono operazioni da preparare con cura, perché care e rischiose: richiedono che si prendano in prestito da una banca d'affari i titoli da vendere poi allo scoperto. Sbagliare i tempi, non solo la direzione del mercato, può rivelarsi molto costoso. Di qui il dibattito molto acceso quest'estate in privato far decine di hedge fund e gestori di risparmio sui possibili punti di svolta sull'Italia. Tutti cercano di capire quale sia il segnale giusto per innescare uno "short", la scommessa ribassista che per la sua stessa dinamica — i titoli presi in prestito vengono subito venduti — fa cadere i prezzi e alzare i rendimenti dei bond».

Insomma, l'Italia come un campo da gioco, o — più precisamente — come il semplice oggetto di una scommessa. L'economia ridotta a casinò. Gli speculatori a cui tutto è dovuto, a partire dallo scandalo delle vendite allo scopertoshort selling. Il dibattito politico sostituito da quello tra i simpaticissimi gestori dei fondi avvoltoio. E tutto questo, non solo non scandalizza il Fubini come tutti gli altri commentatori sistemici, ma addirittura presentato come la giusta vendetta per un popolo che ha deciso in qualche modo di ribellarsi.

Naturalmente il governo il problema ce l'ha in casa, e si chiama Giovanni Tria. Non a caso sia il Fubini, che più recentemente Alesina e Giavazzi, insistono sulla contraddizione tra il ministro dell'Economia (per loro, il bene) ed il duo Di Maio-Salvini (per loro, il male). Quella contraddizione è lì dal 1° giugno, perché — non dimentichiamolo mai — il governo gialloverde è nato con il mezzo commissariamento del Quirinale e delle forze sistemiche (UE in primis) che esso rappresenta. E' un nodo che prima o poi andrà sciolto: prima avverrà, meglio sarà.

Intanto, però, che tutti riflettano sulla vera natura dello scontro che si annuncia all'orizzonte. Certo, non tutte le forze dell'opposizione possono essere assimilate a Renzi, a Merkel o a Soros. Ma tutti dovrebbero aver chiaro chi guida e chi è guidato nella canea contro il "governo populista".

E di sicuro non dovrebbe esser difficile capire quale sia la miglior linea per la difesa degli interessi delle classi popolari.

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