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Sembra che il default dell’Italia sia di nuovo nel menù

di Tom Luongo

La crisi economica turca e quella diplomatica tra Erdogan e gli USA rischia di far saltare in aria l’eurozona, a causa del combinato disposto dell’esposizione delle banche del sud Europa verso la Turchia e dei reiterati annunci sulla fine del QE da parte di Mario Draghi. In questa situazione, il rischio per l’Italia è molto alto, anche considerato che è alle porte uno scontro con la UE sulle regole di bilancio. Tuttavia, il governo italiano può utilizzare, come ha fatto, il dramma di Genova per sensibilizzare la popolazione sugli effetti deleteri dell’aver sacrificato la propria sovranità monetaria all’appartenenza all’eurozona, con le sue regole deflazionistiche che stanno strangolando il paese, e per premere sulla Germania perché queste regole siano allentate. Se la UE non cede, sarà ancora più facile convincere la popolazione a dire ciao all’euro. Perché una volta che la rottura dell’eurozona si trasforma in una rotta caotica, le scommesse sono chiuse, e Salvini può vendere l’indipendenza dalla UE come una questione di orgoglio nazionale. Da Zerohedge.

l vice Primo Ministro italiano Matteo Salvini ha avuto ragione nel richiamare la UE a proposito del crollo del ponte a Genova di questa settimana. È stato un gesto da tribuna politica a buon mercato, ma in fin dei conti un atto che suona molto vero.

È un momento perfetto per scrollare la gente dall’acquiescenza verso i costi reali dell’aver ceduto la propria sovranità finanziaria a qualcun altro, in questo caso la Troika – la Commissione Europea, la BCE e l’FMI.

L’Italia sta lentamente soffocando fino alla morte a causa dell’euro. Non c’è altro modo di descrivere quello che sta accadendo. La sua coalizione populista al governo comprende i problemi fondamentali ma, politicamente, è troppo azzoppata per poterli affrontare a testa alta.

Semplicemente non c’è una volontà politica a favore della rottura che rimetterebbe realmente l’Italia sulla giusta via, ovvero abbandonare l’euro. Ma, dato che il governo è pronto a scontrarsi con Bruxelles sul bilancio proposto, i problemi legati all’euro potrebbero comunque essere messi maggiormente a fuoco.

Guardando al bilancio, ci sono due o tre passi nella giusta direzione – un’aliquota fiscale piatta e più bassa (flat tax), non aumentare l’IVA – ma anche un passo o due nella direzione sbagliata – il reddito di cittadinanza.

Aprire i mercati italiani e abbassare gli oneri a carico dei contribuenti è la strada per una crescita strutturata e sostenibile, ma non è lo scopo dell’austerità stile FMI. Il suo scopo è fare esattamente quello che sta facendo, strangolare l’Italia fino alla morte ed estrarre la ricchezza e lo spirito della popolazione locale, si veda la Grecia e prima ancora la Russia negli anni ’90.

Così, osservando la situazione odierna, mentre il litigio tra la Turchia e gli USA si inasprisce, è ovvio che l’Italia è nel mirino di qualsiasi effetto di contagio del sistema bancario europeo.

Come sottolinea Martin Armstrong, le banche europee, specialmente spagnole, italiane e portoghesi, hanno fatto il pieno di debito privato turco, che pagava cedole folli a causa della repressione finanziaria in corso nell’euro-zona.

Mentre nello scorso decennio le banche centrali pompavano soldi nel sistema, nazioni come la Turchia e altre economie nei mercati emergenti hanno sfruttato l’opportunità di finanziarsi sempre più con debito “a buon mercato” per dare impulso alla propria produttività. La Turchia ha attratto dall’Europa capitali che cercavano rendimenti più alti a causa della politica di interessi negativi della BCE. Adesso abbiamo la crisi in Turchia, che è anche il risultato del Quantitative Easing di Draghi, che ha spinto i capitali in Turchia e NON È RIUSCITO a rianimare l’economia europea.

Quanto è grosso il problema?

Be’, secondo il Morningstar:

A quanto si dice, la Banca Centrale Europea è preoccupata per la salute delle banche dell’Europa del sud, che hanno prestato molto denaro alla Turchia. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, le banche spagnole detengono 83,3 miliardi di dollari di debito turco, quelle francesi 38,4 miliardi e quelle italiane 17 miliardi.

Ce n’è più che a sufficienza perché divenga una vera preoccupazione per tutti, specialmente perché il Presidente della BCE e vice Presidente della Propaganda, Mario Draghi, continua a dire a tutti che smetterà di comprare il debito sovrano della UE prima della fine dell’anno.

Ma tutti sappiamo che la BCE è stata l’unica, emarginata compratrice del debito sovrano italiano per mesi. Soprattutto, come evidenzia Zerohedge, le banche italiane hanno iniziato a comprare debito sovrano italiano in quello che è conosciuto come la Spirale Catastrofica del Debito:

Questo circolo vizioso delle banche del Paese X (in questo caso l’Italia) che comprano i titoli di stato del Paese X nei periodi di tensione – con la rete di salvataggio della BCE – è stato per anni la temuta spirale catastrofica tra banche e stati sovrani. E, come dimostra chiaramente l’Italia, i ripetuti e aggressivi tentativi dei regolatori e dei decisori politici europei di spezzare la spirale catastrofica, più recentemente con l’introduzione della direttiva BRRD del 2014, che ha cercato di rimuovere la necessità e la possibilità di salvataggi bancari, e invece ha dato inizio ai bail-in, sono stati un fallimento miserabile.

È anche un problema grave.

Tu credi?

Così, in mezzo a livelli folli di intervento sul mercato dei titoli da parte di regolatori di ogni risma, un litigio geopolitico tra Turchia e USA sull’ovvio desiderio turco di lasciarsi alle spalle le critiche dell’Occidente si sta ritorcendo duramente contro l’Europa, mentre la liquidità di dollari diventa scarsa.

Non c’è da stupirsi che la svendita del debito italiano sotto il controllo della BCE nelle prime settimane del nuovo governo italiano fosse cominciata di nuovo, il minuto successivo alla divulgazione del piano di bilancio dell’Italia.

Nemmeno ora che la svendita sta accelerando nuovamente, mentre le pressioni per la ricapitalizzazione delle banche italiane hanno probabilmente ridotto i loro acquisti di debito pubblico italiano.

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Rendimento dei titoli di stato italiani a cinque anni

Il centro della curva dei rendimenti italiani si sta muovendo più velocemente, con i titoli a cinque anni che sono cresciuti quasi di un punto intero in appena quattro settimane. I rendimenti a tre mesi stanno tornando positivi, contro il desiderio della BCE.

Soprattutto, questa debolezza si è estesa all’euro, che ha spezzato verso il basso il forte supporto a 1.15 dollari e adesso sta guardando 1.10 dollari o ancora più basso.

Né la Turchia né gli USA sembrano capaci di tirarsi indietro a questo punto. E questo implica guai seri per l’Europa, e per l’Italia in particolare.

Gli USA hanno appena annunciato un nuovo giro di sanzioni mentre il Dipartimento del Tesoro e l’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri usano l’unico strumento che hanno, il martello.

E tutti quelli che escono dal ciclo della schiavitù del debito del FMI assomigliano a un chiodo.

Ne ho discusso nell’ultimo post del mio blog:

Erdogan, da parte sua, ha quasi accusato gli USA di aver organizzato il tentativo di colpo di stato contro di lui nel 2016. I suoi avvocati premono per interrogare il personale militare statunitense a Incerlik.

Se il passo successivo nella guerra finanziaria è minacciare la Turchia dell’espulsione dal circuito SWIFT per avere fatto affari con l’Iran, allora come prossima mossa la Turchia potrebbe fare irruzione a Incerlik per far uscire quelli che Erdogan crede che siano i colpevoli dell’organizzazione del colpo di stato.

Entrambe sono opzioni nucleari, e se l’una è sul tavolo, allora lo è anche l’altra.

E quello è il momento quando finiscono le spacconate e a qualcuno sanguina il naso.

Gli USA hanno appena detto che anche se il pastore Andrew Brunson venisse liberato, le sanzioni rimarranno in essere. Quindi quale sarebbe, di preciso, l’incentivo per Erdogan ad arrendersi?

Quindi, ricordate la situazione: la Turchia ha influenza sull’Europa a causa del carico del debito, mentre gli USA hanno potere grazie alla moneta in cui è denominato il debito.

Tuttavia, alla fine, una volta che i tassi d’interesse iniziano a salire in Europa, scopriremo che Draghi alla BCE non ha altra scelta che continuare a comprare il debito o permettere ai tassi di esplodere verso l’alto.

Questo è il motivo per cui la situazione è così importante e lo stallo tra gli USA e la Turchia così potenzialmente esplosivo. Questo è vero in special modo se la Russia e la Cina sono pronte ad assistere la Turchia nello swap del debito, lasciando esposte le banche della UE.

Così, le stesse cose valgono per l’Italia. Il governo ha potere nella disputa in arrivo con la UE sul proprio bilancio. Il crollo del ponte di Genova è un evento commovente che può essere usato da Salvini e i suoi soci per spingere la Germania, in particolare, alle riforme strutturali che allentino il controllo della Troika sui membri della UE.

E se la UE non cede, sarà ancora più facile convincere la popolazione a dire ciao all’euro. Perché una volta che la rottura dell’eurozona si trasforma in una rotta caotica, le scommesse sono chiuse. E Salvini può vendere l’indipendenza dalla UE come una questione di orgoglio nazionale.

 

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Qui una recensione di Diego Giachetti

 

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Qui una recensione di Giovanni Di Benedetto

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Qui una recensione di Luigi Pandolfi

 
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008

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