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rinascita

Manovra finanziaria: una campagna (contro) senza precedenti

di Carlo Formenti

La campagna contro la manovra finanziaria del governo gialloverde cresce di giorno in giorno

Non c’è pagina di giornale, tg, talk show che non profetizzi le terribili catastrofi cui il nostro Paese andrà incontro proseguendo su questa linea. Una campagna terroristica affiancata dai pesanti interventi che arrivano dagli euroburocrati. I toni sono talmente cresciuti di intensità da indurre lo stesso Mario Draghi – non sospetto di simpatie per questo governo – a invitare alla moderazione.

Il dato sorprendente, a conferma di quanto successo in occasione delle campagne contro Trump e la Brexit. o a favore del referendum per cambiare la Costituzione indetto da Renzi, è che tutto ciò non sortisce il minimo effetto sulle opinioni della maggioranza dei cittadini. Nando Pagnoncelli, sul Corriere del 21 ottobre, segnala che il 59% degli italiani approva la manovra e, dato più significativo, la quota di chi ritiene che la manovra non metterà a rischio i nostri conti pubblici (tasto su cui gli attacchi battono di più) è cresciuta dal 41 al 45%.

Sorge il sospetto che le élite siano a tal punto obnubilate dalla paura di perdere il controllo sui propri sudditi, da non capire che la loro strategia comunicativa è autolesionista. A meno che questo baccano preluda al ricorso – giustificato evocando il rischio di un “suicidio” della democrazia, dovuto all’incompetenza e alla manipolabilità della massa dei cittadini elettori – a metodi più spicci per salvare l’Europa dalla “barbarie populista” (vedi la provocazione della polizia di Macron contro Mélenchon e il suo partito).

Sicuramente obnubilate sono le sinistre radicali: invece di incalzare il governo sui pur modesti provvedimenti in controtendenza rispetto alle politiche di austerità imposte dalla UE, e di difendere la nostra democrazia dalle interferenze di Bruxelles (il che non implica rinunciare a criticare le politiche securitarie e la flat tax), attaccano a loro volta a testa bassa il governo senza se e senza ma, collocandosi alla coda dell’opposizione liberal-liberista, dimentiche delle politiche di cui quest’ultime si sono rese responsabili nel recentissimo passato (e che hanno determinato il successo elettorale e il perdurante consenso ottenuti da M5S e Lega).

Se questa è la strada con cui sperano di recuperare il consenso delle classi popolari (quello delle sinistre parioline ce l’hanno già, ma conta meno di zero) dovrebbero sostituire al ritratto di Che Guevara una gigantografia di Tafazzi.

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