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Il transatlantico che non può girare

di Miguel Martinez

Come ben sapete, mi piace annoiarvi con storielle dell’Oltrarno, che però mi permettono di capire parecchie cose.

Certo, non tutte.

Vengo a sapere che la deputata del Partito Unico, di passaggio nella propria roccaforte, ha voluto andare a cena con il Marchese (proprio Lui in Persona, quello che ha una porticina segreta che gli permette di entrare anche di notte nella nota chiesa); con l’Antiquaria; e con il Fruttivendolo.

Allora capisci perché non è nemmeno immaginabile che si possa cambiare governo, qui.

Però in Italia, il governo è effettivamente cambiato, e ammetto di non riuscire a capire fino in fondo.

Uno dei motivi però me lo ha fatto capire una mia amica, che mi ricorda che oggi è l’ottavo anniversario di una dichiarazione dell’allora Sindaco, Matteo Renzi.

Parla proprio del nostro giardino:

renzi due

Questa frase fa capire perché il Mago Renzi piaceva.

Il linguaggio è di mussoliniana semplicità, non è equivocabile.

Oggi l’area che lui avrebbe mantenuto verde, costi quel che costi, è invece un parcheggio, dove un ex assistente elettricista napoletano vende posti auto a 50.000 euro l’uno.

All’epoca, tanta gente a Firenze ci credeva al Mago.

Non solo, ma il mito del giovane asfaltatore, del bambino che si mangiava i comunisti, si stava diffondendo in tutto il paese.

Poi il mito da noi è crollato, esattamente nel momento in cui è diventato nazionale.

Solo che da noi la fiducia del popolo è del tutto irrilevante, rispetto alla volontà del Marchese, dell’Antiquaria e del Fruttivendolo.

Il Mago raccontava su scala nazionale storie come quella sul giardino che avrebbe salvato, e alla fine tutto il paese ha capito il trucco.

Così da Mago è diventato Bugiardo e Truffatore. I toscani infatti sono complottisti straordinari, di quelli che riescono a tirar fuori prove su prove con scientifica eleganza e una prosa eccezionale, per cui per loro, è dimostrato, che se il giardino oggi è un parcheggio, è colpa del Mago.

Io, che non sono toscano, penso una cosa molto diversa.

Penso che il Mago credesse, o facesse finta di credere, che i politici possono fare qualcosa.

Invece, non possono, alla fine, nemmeno salvare qualche metro quadro di un giardino. Nemmeno andando a dirlo su Facebook o scrivendo “costi quel che costi”.

L’altro giorno, eravamo a colloquio con un Assessore, cioè una persona di nomina politica.

Gli Assessori hanno tutti le stesse caratteristiche: la barba, la giovane età, il fatto di darti del tu e soprattutto di occupare un posto per diciotto mesi al massimo.

Sei mesi per cominciare a capire un minimo di quello che sarà il loro lavoro,

sei mesi per lavorare

e sei mesi sapendo che tra poco li manderanno a fare un altro lavoro

e quindi che non saranno più responsabili di ciò che è successo durante il loro assessorato, per cui i cocci li dovrà raccogliere il loro successore.

Il risultato è che

1) spesso capiscono meno di noi, che ci stiamo sul pezzo da una decina di anni

2) qualunque cosa decidano non varrà per il loro successore

3) si rivolgono al Tecnico, che invece è lì da secoli e sa tutti.

Il Politico ha una soluzione, veloce e semplice, per ogni problema.

Il Tecnico, come diceva Z in un commento a questo blog, è invece la persona che trova un problema per ogni soluzione.

Ogni volta, da cinque, sei anni, assistiamo alla stessa scena.

La Promessa dell’Assessore e il Tecnico che dice, “guarda che non si può”.

Ieri abbiamo avuto la fortuna di incontrare un Tecnico identico a tutti gli altri, ma che si divertiva anche.

Gli descriviamo la situazione: 120 bambini che giocano a calcio in un campo tutto rotto, con buchi enormi nella rete e pezzi di ferro che gli possono finire negli occhi; poi c’è uno spazio con le mattonelle rotte, dove sul gabinetto c’è scritto “non toccare”, se no casca a pezzi.

Una di noi definisce lo spazio di cui si ha bisogno uno “spogliatoio“, e il Tecnico esplode di rabbia.

“Ma lei lo sa cosa vuol dire spogliatoio? Lo sa che esistono leggi precise? Gli italiani pensano che possono sempre fare il c… che gli pare, ma qui ci sono leggi, leggi che nemmeno vi immaginate, leggi che regolano tutto, anche lo spessore e la provenienza della sabbia, e io come pubblico ufficiale vi potrei anche arrestare se sgarrate!

Sapete che se si fa una sola variante non autorizzata, se si fa uno spogliatoio, poi si procede di ufficio, il primo che se ne accorge può far sbattere in galera a lei!”

E ricorda la lezione che poi ribadirà davanti alla Commissione Urbanistica:

“Non vi dimenticate di D. [il predecessore di Matteo come sindaco] la cui carriera fu distrutta, perché fece abbattere, peraltro legalmente, due platani”.

Provo a intervenire, dicendo:

“Guardi, per me è esattamente il contrario: i cittadini attivi devono poter non solo proporre, ma anche fare, e spetta alle istituzioni trovare il modo perché possano fare le cose legalmente!”

Lui ironizza, “vengo lì al giardino, lo occupo e mi ci faccio la casa!”

Mi vengono in mente le decine di funzionari che ho conosciuto, che non riescono proprio a distinguere il cittadino che invece di limitarsi a votare, pagare le tasse e stare zitto, si prende cura di un bene comune, a proprie spese e rischio, dal tizio che occupa un marciapiede pubblico per farci un bar senza chiedere permessi.

Ovviamente, ha ragione il Tecnico.

La ragnatela impersonale che ci avvolge è tale che forse è impossibile davvero trovare il modo per permettere a 120 bambini di cambiarsi, andare al bagno, lasciamo perdere l’idea di farsi la doccia. Sono cose che potrà fare soltanto una società sportiva tenuta in piedi da un miliardario, che riesce a farsi assegnare un campo perfetto dai politici.

Comunque, anche se fosse possibile, il Tecnico non ha alcuna intenzione di farci sapere come si potrebbe fare: se lo dicesse, cesserebbe di avere il potere che ha.

Qui mi scatta l’oltrarnometro.

Perché se trasformare una stanzetta scassata in uno spogliatoio posto dove cambiarsi le scarpe è impossibile, o solo alla portata dei migliori avvocati amministrativisti del paese, cambiare qualunque cosa è impossibile.

Pensiamo a un transatlantico, in rotta diretta verso un iceberg (o il suo equivalente da tempi di riscaldamento globale).

Dove il timone è chiuso dietro cento porte, e per aprire ogni porta, un giurista deve risolvere un enigma, forse irrisolvibile in sé, rischiando il carcere. Difficile come far quadrare un orario definitivo delle lezioni in una scuola senza scontentare nessuno.

Poi uno si chiede perché quelli che vorrebbero fare qualcosa, si limitano a fare tweet contro i neri – di pelle o di camicia.

A parte quelli come noi, che sorridiamo e continuiamo e cerchiamo di trovare un sinonimo per “spogliatoio” che non ci faccia passare il resto dei nostri anni in galera.

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