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operaieteoria

Riformare il sistema? Demolirlo!

di Enzo Acerenza

Avanti, di giorno in giorno, alla prova dei fatti, il sistema non può essere riformato dall’interno. Qualunque modifica sostanziale del funzionamento dello Stato, della gestione delle risorse finanziarie, del rapporto fra il cosiddetto datore di lavoro e il dipendente trova dei limiti invalicabili. I cialtroni della piccola borghesia al governo che erano partiti in tromba stanno frenando. Dall’abolizione della Fornero, del jobs act, alla fine della povertà col reddito di cittadinanza sono arrivati ad una misura di prepensionamento, ad un misero intervento sui contratti a termine, ad un contributo di disoccupazione. La resa dei conti con la grande borghesia europea ed italiana li sta costringendo a più miti consigli. Alla fine la montagna partorirà un topolino. Si scontrano con limiti invalicabili che loro stessi hanno contribuito ad edificare. La produzione deve produrre profitti e il contenuto dell’accordo sull’ILVA sotto l’egida di Di Maio ne è la prova, anche se copre licenziamenti, operai e cittadini avvelenati. Le casse dello Stato devono servire principalmente a favorire gli affari dei padroni e delle banche ed allora contributi sugli investimenti in macchinario per sfruttare meglio gli operai. L’alta burocrazia non si deve toccare, è lei che garantisce il funzionamento della macchina statale.

Bisogna tollerare una fascia di illegalità, di lavoro nero, di evasione: uno strato sociale che scambia questo “lasciar fare” con mazzette, regalie e sostegno politico per i funzionari dello Stato, per i politici locali e tutta la loro servitù. Di Maio e Salvini che si sono presentati come gli uomini nuovi capaci di riformare il sistema, il nuovo che avanza, al contrario, di giorno in giorno, ridimensionano le loro promesse, si adeguano inesorabilmente, non possono fare altro. Loro malgrado hanno prodotto un grande risultato, la sinistra riformista è messa a terra, incapace di intendere e di volere, questi due capi della piccola e media borghesia del Nord e del Sud al governo hanno riassunto nei loro programmi e nelle loro sparate, con toni da bar, i miti e le illusioni di una sinistra critica, anche la più radicale. Erano contro l’Europa dei poteri forti? Salvini e Di Maio non perdono occasione per attaccare la commissione europea. Erano per la nazionalizzazione delle imprese? Per l’intervento dello Stato nell’economia? Di Maio li accontenta con Alitalia. Erano a favore di una politica a sostegno delle “fasce più deboli”? I cinque stelle con il reddito di cittadinanza li stanno superando ampiamente. La Lega e i 5 stelle hanno tolto loro il terreno sotto i piedi, il malcontento che la crisi ha generato fra le classi intermedie ha trovato nel loro programma delle risposte, per quanto demagogiche. La sinistra, fra Renzi, l’uomo dei grandi capitalisti, e le diverse sue componenti critiche è messa male, non sa dove andare, dopo aver per anni gestito il potere è ritenuta responsabile della crisi economica e della malagestione dello Stato. L’ultimo tentativo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di una massa di piccola borghesia rovinata della crisi lo stanno facendo Salvini e Di Maio, non ci riusciranno. Dovrebbero vedersela con i grandi capitalisti, con l’alta finanza, espropriarli della ricchezza ottenuta sfruttando quello che chiamano “popolo”, ma non possono farlo, non sono rivoluzionari. Sono in realtà, a livello economico, distributori di pacchi di sopravvivenza per poveri e, a livello politico, nazionalisti reazionari. Ed allora chi potrà dare una nuova prospettiva allo schifo di questa società fondata sul profitto che è così ben strutturata che nessuno dei suoi tasselli può essere rimosso senza attaccare nell’insieme tutta la struttura?

Lo Stato dei padroni non si può riformare, va demolito e sostituito con un nuovo strumento di gestione sociale in mano a chi lavora, agli operai. Il sistema bancario non si riforma, si espropria, restituendo alla società tutta la ricchezza accumulata sfruttando e rapinando operai e lavoratori poveri. Il sistema industriale non può svilupparsi senza toglierlo dalle catene in cui lo costringono i padroni e il loro sistema di far profitti.

Eliminare i padroni non è eliminare i mezzi di produzione, la capacità produttiva. È solo consegnare nelle mani della società le sue forze produttive perché divengano mezzi per lo sviluppo di ognuno e non mezzi, come sono oggi, di arricchimento per alcuni ed immiserimento per altri. Più la crisi non viene superata, più i Salvini e Di Maio dimostrano che nessuna vera riforma del sistema è possibile, più la loro demagogia fa i conti con la dura realtà dei numeri dei loro padroni, più il “popolo” che li sostiene perde fiducia nelle loro chiacchiere, più si può far strada un partito che ha in programma la demolizione del sistema dello sfruttamento. Non potrà essere altro che un partito operaio.

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