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In Europa non regge la finta contrapposizione tra “europeisti” e nazionalisti

di Alessandro Avvisato

A Strasburgo si è rotta, anche visivamente, la “contrapposizione ingannevole” tra presunti europeisti liberali e nazionalisti di destra. Lo schieramento a favore della bocciatura della “legge di stabilità” italiana da parte della Commissione europea, infatti, ha visto dissolversi il cosiddetto “fronte sovranista”, con l’Austria e altri “compari di merende” europei di Salvini compattamente schierati con Bruxelles. Mentre le voci in difesa del diritto di qualsiasi paese membro – dunque anche dell’osceno governo italiano in carica – di scegliere il modo di impiegare il proprio bilancio sono arrivate soltanto dalla quella sinistra che contesta radicalmente il sistema dei trattati e l’ordoliberismo mercantilista dell’Unione Europea.

Sorpresi? Solo perché siete immersi nella disinformazione tossica diffusa a piene mani in Italia…

Andiamo con ordine.

Nel corso di una conferenza stampa, il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon ha detto:

“Io preferisco difendere la sovranità popolare e il governo italiano. Per la prima volta la Commissione se la prende con il budget votato dal Parlamento di uno Stato che rispetta i trattati. Dal momento che non si tratta di rispettare i trattati, ma di una scelta di budget, si capisce che è una espropriazione della sovranità dei popoli, qualunque cosa pensiamo delle scelte che hanno fatto.

Possiamo condannare le scelte politiche degli italiani, ma hanno il diritto di decidere quello che è il bene del loro Paese”.

In modo più articolato, sul suo blog, ha spiegato che: “La Commissione Europea ha rifiutato il bilancio presentato dal governo italiano. I commissari non eletti, incluso il socialista francese Pierre Moscovici, minacciano uno Stato sovrano con una multa di molti miliardi di euro se non si conforma alle loro direttive. Il governo italiano, che lo si sostenga o si combatta, è stato eletto democraticamente. Questa decisione è un altro passo nella direzione della sovranità limitata dei popoli in Europa. La Commissione Europea non è in grado di imporre il rispetto italiano per i diritti umani fondamentali ai rifugiati. A tale proposito, i leader europei sono pronti a fare tutte le concessioni a Salvini. Ma sulla politica economica, questa Europa è inflessibile. Non è tollerata la minima deviazione dal liberismo. Nel 2015, Jean-Claude Juncker ha dichiarato: ‘Non può esserci alcuna scelta democratica contro i trattati europei’. In effetti, è nel quadro di questi trattati che la democrazia non esiste”.

Nel corso della stessa conferenza stampa, è intervenuto anche l’eurodeputato Emmanuel Maurel, che ha annunciato il suo abbandono dei socialisti francesi – insieme a numerosi altri quadri del Ps – per aderire invece a France Insoumise, chiarendo ulteriormente: “Quello che è incredibile in questa vicenda è che la Commissione attacca il governo italiano per il suo budget, mentre bisognerebbe attaccarlo per gli attacchi alle libertà fondamentali”. Anche una europarlamentare della Linke tedesca, Gabriel Zimmer, portavoce del gruppo parlamentare della sinistra europea, ha espresso una posizione analoga.

Insomma: bisogna combattere apertamente il razzismo fascioleghista di Salvini & co, ma non impedire agli stati di scegliere liberamente cosa fare del proprio bilancio. Confondere (strumentalmente) i due piani – come fanno anche in Italia tanti piddini che si scoprono solo ora “antifascisti dello spread”, dopo aver approvato e finanziato i campi di tortura in Libia – non può che regalare ai fascioleghisti il consenso di massa. Perché è ormai chiarissimo a tutti che le politiche di austerità sono servite ad aumentare le diseguaglianze, ossia a rendere imprese e ricchi ancora più ricchi, mentre le figure sociali più deboli sono state spinte verso la precarietà, i bassi salari, lo smantellamento del welfare.

E chiunque vada al governo, in questo paese come in altri dell’Unione, è sottoposto allo stesso comando, che se ne frega altamente della connotazione politica del governo che si trova di fronte, ma si preoccupa soltanto che obbedisca per quanto riguarda i conti pubblici.

Vogliamo fare un esempio per capirci meglio? Mettiamo che alle prossime elezioni politiche vinca una coalizione di sinistra, democratica, progressista e antirazzista. Mettiamo che vinca Potere al Popolo, insomma. Cosa pensiamo possa accadere nei rapporti con l’Unione Europea? Ci sorriderebbero benevoli perché abbiamo salvato l’Italia dal pericolo fascioleghista e dunque ci permetterebbero di nazionalizzare le imprese strategiche, aumentare la tassazione sui redditi altissimi (il contrario della flat tax), aumentare il salario minimo, garantire un reddito e una casa a chiunque non abbia la possibilità altrimenti, ecc?

O invece scuoterebbero minacciosamente la testa intimandoci di “rispettare le regole e i trattati” approvati senza alcuna discussione parlamentare e tantomeno da un referendum popolare?

Diciamo che è una scommessa che non sarebbe accettata da nessun allibratore…

Naturalmente l’azione di France Insoumise (insieme a Podemos, Bloco de Esquerda, Alleanza rosso-verde danese, Aufstehen tedesca e altri ancora) sta cambiando lo scenario “a sinistra” in tutta Europa, mettendo apertamente in discussione il sistema dei trattati e quindi l’alternativa di un “piano B”, ossia l’uscita – unilaterale o collettiva – dall’Unione Europea.

Questo mutamento disorienta parecchi, abituati da oltre venti anni a concepirsi “l’ala sinistra del centrosinistra”, schiacciati in questo ruolo – decisamente subordinato – da una legge elettorale maggioritaria, e dunque fortemente bipolarista.

E’ semplicemente ora di riscoprirsi soggetti indipendenti, portatori di una visione del mondo e interessi sociali opposti a quelli imposti dal neoliberismo. E quindi soggetti antifascisti perché antiliberisti, ferocemente nemici dei Salvini quanto di Macron. Internazionalisti, insomma, non “multinazionalisti” al servizio dei “mercati”.

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