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Con i "Gilet gialli"

di Redazione

La Francia è scossa dalla protesta dei "Gilet gialli", a cui questa redazione rivolge la propria solidarietà.

Un movimento spontaneo, cioè sorto dall'iniziativa — petizione on line — di centinaia di cittadini "senza partito" per cancellare il rialzo dei prezzi dei carburanti. Con generale sorpresa il movimento si è subito allargato a macchia d'olio (2mila azioni e blocchi sabato scorso!), con roccaforti, non è un caso, nelle zone economicamente depresse — anche la Francia ha il suo Mezzogiorno.

In parallelo all'estensione geografica il movimento ha radicalizzato la sua protesta, diventando squisitamente politica e anti-sistema: contro il governo, contro Macron, contro la globalizzazione.

All'ultimo momento anche le forze politiche populiste, di destra e sinistra, l'ex Fronte Nazionale della Le Pen e La France Insoumise di Mélenchon, hanno tentato di mettere il cappello. Il primo ministro Edouard Phlippe ha affermato che il governo non farà marcia indietro, nella speranza che la protesta si sgonfi, come accaduto con i "berretti rossi" nel gennaio 2013 , e "nuit debout" nell'aprile 2016.

Vedremo.

Nel frattempo i media di regime francesi (ed a ruota quelli europei) hanno lanciato (come poteva essere diversamente?) una campagna di sputtanamento. Così vengono ingigantiti alcuni incidenti accaduti nei blocchi: l'insulto ad una, dicasi una!, automobilista di colore, oppure il caso di una donna costretta a togliersi il velo, ed infine (poteva mancare?) il "sessismo" — insulti a Macron considerato gay. Dulcis in fundo, l'accusa al movimento di essere retrogrado perché antiecologico.

Che nel fiume in piena del movimento popolare di protesta confluiscano i mille rivoli del disagio sociale, quindi, se non proprio rivendicazioni, anche sentimenti e atteggiamenti sbagliati e reazionari, è fisiologico, tanto più dopo decenni di lobotomizzazione delle menti, di annientamento della coscienza socialista, di culto dell'individualismo qualunquista e antipolitico.

Un fenomeno simile a quello dei "gilet gialli" lo avemmo in Italia col "Movimento 9 dicembre" del 2013. Anche allora la protesta nacque pressoché spontaneamente sulla spinta di quello siciliano dei "Forconi" del gennaio 2012, di cui adottò la modalità di lotta dei blocchi stradali. E anche allora, come per i "gilet gialli" nel fiume della protesta confluirono tanti rivoli, alcuni anche contaminati. Allora non solo la sinistra politicamente corretta (leggi liberista) si scagliò contro la protesta satanizzandola, ma pure la gran parte di quella radicale e antagonista. Era quello il segnale del suicidio delle sinistre, sempre più arroccate nei loro fortilizi identitari e sempre più distanti dalla realtà.

Un errore clamoroso che La France Insoumise per fortuna non ha fatto..

Comments

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michele castaldo
Sunday, 25 November 2018 09:42
Le sedizioni, le sollevazioni, le rivoluzioni non si preparano, esse si danno improvvise, anonime e tremende e prescindono dalla volontà degli uomini.
Stamani la Stampa di Maurizio Molinari titola "L'ira del ceto medio incendia Parigi", un poco parziale, ma è il terrore che investe la borghesia nostrana e non solo.
Quello che sta succedendo in Francia in questo novembre è la dimostrazione ulteriore. Sicché il rivoluzionario non è quello che a tavolino pretende di disegnare la rivoluzione secondo i propri criteri e i propri programmi - cui le masse dovrebbero ispirarsi e obbedire - ma colui che è in grado di saper leggere nelle pieghe delle leggi oggettive del modo di produzione la linee di tendenza e di indicarla quale sbocco cui schierarsi. Il movimento francese di questi giorni è un movimento anti-sistema perché è espressione di una crisi generale del modo di produzione capitalistico cui non è possibile trovare soluzione. Parole semplici per dire che chi è allocato su schemi del '900 non potrà vivere con il dovuto entusiasmo il nuovo che avanza.
Un nuovo movimento è sempre: disordinato, confuso, disomogeneo, proprio perché è nuovo, ma è PIU' AVANTI DEL VECCHIO. Contiene in sé mille contraddizioni che deve sciogliere nel corso della lotta, con il maturare di nuovi equilibri. Insomma è il materialismo storico.
Chi ha orecchie per intendere INTENDA.
Michele Castaldo
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