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Conoscenza contro competitività

A sud della crisi i giovani possono fare la differenza

di Viviana Ruggeri*

Superando la cornice dell’austerità come strumento analitico per comprendere l’attuale fase dell’economia europea, “Giovani a sud della crisi” curato da Noi Restiamo, offre strumenti, dati e chiavi interpretative per individuare e comprendere questi tratti e i costi sociali del mutamento in atto. La direzione del cambiamento, su cui si inscrivono tutte riforme di carattere nazionale (istruzione, ricerca, lavoro, welfare, salute, ecc) pedissequamente coerenti con i piani politici dell’UE, mettono in luce il paradigma della competizione più sfrenata, quale tratto essenziale del modello di sviluppo sociale ed economico che si sta affermando.

Ma ciò implica anche importanti disuguaglianze tra le Regioni d’Europa, con un Nord – a trazione tedesca – sempre più specializzato in produzioni ad alto valore aggiunto ed un sud ( i cosiddetti PIGS) sempre più periferico ed in discesa nella catena del valore. Quest’Europa a due velocità che seppellisce definitivamente quegli obiettivi di coesione sociale e convergenza tra Regioni d’Europa sottesi alla programmazione europea dei fondi strutturali, entra “a gamba tesa” nelle amministrazioni nazionali, dettandone l’agenda e modificandone la missione. E’ indicativo lo stato in cui versa, un settore strategico per lo sviluppo sociale ed economico quale è il sistema dell’education e il comparto della ricerca pubblica.

La sua storica missione di promozione del progresso culturale, sociale e scientifico a beneficio di tutti (committenza sociale) subisce le pressioni e gli appetiti della finanza privata e l’urgenza di risultati di apprendimento (la scuola) e di conoscenza scientifica (la ricerca) velocemente spendibili da specifici portatori di interesse: le imprese. Non è casuale la crescente enfasi sull’istruzione e formazione professionale, fortemente sostenuta dai documenti di indirizzo di matrice comunitaria, l’estensione del suo tratto distintivo (l’alternanza scuola-lavoro) a tutte le scuole di secondo grado, la promozione di partenariati tra scuole e imprese locali e il conseguente impoverimento dei tempi didattici dedicati alla costruzione di un sapere critico a beneficio dei giovani allievi.

I tratti strutturali che segnano i nuovi paradigmi della conoscenza, sono ancora più evidenti qualora lo sguardo si focalizzi nella ricerca scientifica. Nel generalizzato impoverimento delle Università ed enti pubblici di ricerca e il progressivo svilimento della ambiziosa finalità della ricerca, di essere esplorativa e al contempo prospettica – con ricadute in termini di sviluppo culturale e scientifico del paese a beneficio di tutta la cittadinanza – l’attenzione della finanza privata cresce in modo sfrenato ma selettivo, individuando quei domini scientifici a più facile mercificazione ( ricerca tecnologica, sanitaria ecc). Non è casuale che le critiche mosse al nostro sistema pubblico della ricerca non attengano alla qualità della produzione scientifica quanto la debolezza nel processo di trasferimento dei saperi al sistema delle imprese. E’ evidente che in tale contesto la ricerca sociale pubblica è a serio rischio di estinzione.

Il quadro che se ne ricava, suffragato da dati empirici, ci restituisce l’assioma della competitività tra scuole, università, oggetti di ricerca ed in ultima istanza, della disuguaglianza nell’accesso al diritto allo studio, all’università, alla ricerca e ad un lavoro di qualità. Queste disuguaglianze e povertà economiche, sociali e di accesso ad una buona qualità della vita si intensificano scendendo lo stivale, incentivando così quell’emigrazione, in primis, intellettuale, funzionale allo sviluppo competitivo del nord d’Europa.

Competizione, sviluppo tecnologico, aziendalizzazione e contrazione del pubblico da un lato, disuguaglianze, povertà, precarizzazione e processi di espulsione dall’altro, questi alcuni dei tratti distintivi del sistema sociale che si sta consolidando. Insomma, si tratta di uno scontro di classe presente in questo paese, e più in generale in Europa, che oggi si manifesta con un movimento quasi unidirezionale dall’alto verso basso.

Ricomporre i settori di classe in una catena del valore oggi molto flessibile, promuovere un fronte di alleanze tra segmenti diversi della società e rilanciare una controffensiva alle Elites, all’Establishment, costituiscono le linee di intervento condivise nell’Assemblea “giovani a sud della crisi” del 20 maggio scorso. La pubblicazione dei materiali prodotti, costituisce un primo ed interessante prodotto.

Auguro a tutti noi compagn*di riuscire nell’impresa, a partire dal nostro agire quotidiano.


* Ricercatrice e attivista sindacale Usb

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