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centrotagarelli

Perchè i francesi manifestano con violenza?

di Frédéric Lordon (*)

Un ordine decadente è riconoscibile dallo stupore stampato sulle facce dei suoi sommi sacerdoti.

Questo sabato lo spettacolo non si svolgeva solo nelle strade. Era anche sulle facce sconcertate della CNN, di France 2 e di quasi tutti i media audiovisivi.

Stupidità e stupore hanno la stessa radice etimologica. I trombettieri del “macronismo rivoluzionario” sono tornati alle loro vecchie categorie, le categorie del vecchio mondo. Ora tentennano tra il definire di estrema destra o di estrema sinistra i gilet gialli.

Il vecchio regime sta cercando ansiosamente “rappresentanti” o “portavoce” presentabili. A loro piacerebbe un “direttorio” con cui “negoziare”. Disperati cercano freneticamente accordi con i leaders di partito, i parlamentari e i sindacati.

La loro speranza è una “uscita dalla crisi”. Una moratoria alla tassa sul diesel o forse qualcosa di più? Cioè, stanno montando un’altra pantomima. E tutto questo mentre il sistema sembra andare in rovina.

Le élites stanno qui. Non vogliono vedere che lo spostamento delle tasse non è una soluzione. Che non c’è più tempo, che un intero mondo sta crollando, che le istituzioni sono intrappolate in un collasso perché i gilet gialli non sono un “movimento sociale”: sono una sollevazione popolare.

Quando la dominazione si avvicina al punto del suo rovesciamento, tutte le istituzioni del regime, e specialmente quelle della tutela simbolica, rivelano una profonda incomprensione degli accadimenti: l’ordine costituito non è forse il migliore possibile?

I mezzi di comunicazioni sono caduti nel panico, manifestando in piena luce il loro odio verso la sollevazione popolare. Di più, perché il movimento ha portato il fuoco dove mai c’era stato e dove sempre dovrebbe stare: tra i ricchi. E, probabilmente molto presto, tra i loro servitori.

Si dice che il presidente delle società di stampa abbia scoperto con orrore che “i gilet gialli non sono il risultato dell’attivismo politico ma persone comuni”. I poteri di questo tipo, quelli della tirannia dei proprietari e dei loro leccapiedi, cadono sempre nello stupore e nella stupidità: ci odiano tanto? si domandano.

La risposta ai loro lamenti è SI, e per le migliori ragioni del mondo. Dopo decenni è arrivato il momento di guadagnarsi tanta umiliazione. Diciamolo proprio adesso, ci sono troppi ritardi e per troppo tempo.

Dagli scioperi del 1995 è cresciuta la coscienza che i mezzi di comunicazione sono vassalli del potere.

I media hanno lavorato senza sosta perché la popolazione accettasse un neoliberismo che si approfondisce ogni volta di più. Hanno portato la gente ad una tensione insopportabile, che funziona solo con un bombardamento degli spiriti, per poi bombardare e gassare i corpi.

Il Ministero dell’Interno ha fatto un conteggio al ribasso, per il governo, dei manifestanti mobilitati. Tutto per condannare le manifestazioni e reprimere le proteste. L’accusa di violenza mostra che la situazione sta scappando loro di mano.

Condannare la “violenza” è sempre stato il miglior modo di non capire niente. La cecità volontaria dei potenti, che definisce la protesta come “violenta”, è l’ultimo ridotto dell’ordine neoliberista.

Quando celebrano il 14 luglio 1789 (la presa della Bastiglia nella Rivoluzione francese, n.d.t.) o commemorano il Maggio del ’68, lo fanno dimenticando la violenza di quei momenti e con una stupida inconsistenza.

Cercano di imporre una storia imbalsamata, lontana, devitalizzata e privata di qualsiasi insegnamento concreto per il presente.

In ogni caso, in un panorama generale di violenza, i mezzi di comunicazione, specialmente quelli audiovisivi, mostrano sempre ciò che conviene loro, facendo attenzione a rendere il resto invisibile. Si propongono di convincere che si tratta di una violenza incomprensibile: il male allo stato puro.

La negazione della violenza sociale è la negazione suprema a cui Bourdieu (sociologo, antropologo, filosofo e accademico francese, n.d.t.) diede il nome di’ violenza simbolica’. Per i mezzi di comunicazione, le vittime della violenza istituzionale dovrebbero essere grate, nonostante siano state denigrate e private sistematicamente di qualsiasi mezzo per resistere alla violenza del sistema.

Dato che tutte le istituzioni hanno abbandonato il popolo, questo non ha altro rimedio che sottomettersi completamente … o ribellarsi. Ora, quando si ribella, viene trattato da abominevole, illegittimo e antidemocratico. Una trappola perfetta.

Tuttavia arriva un momento in cui il terrore simbolico non serve più, e neppure valgono i verdetti di legittimità o illegittimità. La sofferenza si trasforma chimicamente in rabbia, nella stessa proporzione di quanto è stato negato. Allora può succedere di tutto e non dobbiamo sorprenderci.

Non si rispetta nulla quando tutto è fallito: i deputati, le banche, le case, le prefetture di polizia.

E’ vero che per quelli che hanno legato le proprie posizioni e i loro vantaggi alle circostanze del momento, e che non hanno smesso di ripetere che non esiste un altro mondo migliore, l’irruzione di un processo radicale non lascia altra scelta di lettura: “è aberrante”, “mostruoso” o, meglio ancora, è “violento”. Bisogna definirlo “marginale” e “barbaro” per giustificare l’uso repressivo delle forze di polizia.

Queste due caratterizzazioni non sono ormai più credibili in Francia.

In effetti i “gilet gialli” sono una figura ossimorica, incomprensibile per il potere. Da quelle “brave persone” che manifestavano all’inizio ai “pazzi furiosi” di adesso.

Vediamo cos’è successo: se i popolo si infuria è perchè l’hanno spinto al limite. Dopo 30 anni di neoliberismo (e 18 mesi di guerra sociale macroniana) interi gruppi sociali sono stati spinti al limite.

Il regime crede che ciò di cui non si parla nei suoi circoli non esista. I mezzi di comunicazione non hanno visto arrivare i “pazzi indignati”. Ma loro sono qui, sono la conseguenza di una lunga e silenziosa accumulazione di rabbia; hanno appena rotto i piatti.

I gilet gialli non saranno rimandati a casa facilmente. Peggio ancora, le “brave persone” che sono andate alle prime manifestazioni ora hanno sperimentato sulla propria pelle la violenza poliziesca. Queste “brave persone” all'inizio sono rimaste stordite. Adesso alcuni portano una paletta nelle rotonde per costruire barricate.

Scommettiamo che nelle loro menti si sta producendo un grande cambiamento?!. Tutte le persone che dal 2016 al 2018 hanno manifestato pacificamente oggi vengono definite “teppisti ultra-violenti”, vivono l’aggressione poliziesca e la violenza dei mezzi di comunicazione.

L’altra trappola è tenere le azioni reali della polizia fuori dagli schermi. La menzogna detta con il nascondere la realtà è generale, implacabile, tanto pesante quanto la propaganda di una dittatura.

La popolazione dimostrerebbe istantaneamente la sua indignazione se avesse l’opportunità di vedere la decima parte di quello che i mezzi di comunicazione tradizionali nascondono sistematicamente, come i video di un’anziana sanguinante o i pensionati gassati dopo una carica della polizia.

Mentre la televisione ci ubriaca fino alla nausea con le vetrine di un McDonald in fiamme, nessun notiziario parla della morte di un ottuagenario per una granata di gas lacrimogeno o mostra il video di un giovane colpito da otto poliziotti.

Nonostante ci siano centinaia di manifestanti gravemente feriti e per lo meno un paio di morti per le armi usate dalla polizia, ancora non un solo mezzo di comunicazione audiovisivo di una certa importanza ha trasmesso cosa sta succedendo a quella gente che solo un mese fa chiamavano “brave persone”.

C’è una manipolazione generale della violenza. Sappiamo quando comincia ma non quando finisce. Può portarci molto lontano.

Chi, se non Macron, ha scatenato la violenza? Egli ha dichiarato la guerra contro il suo popolo con l’azione poliziesca (e forse presto con un’azione militare) in compagnia dei mezzi di comunicazione, che già hanno dichiarato la guerra simbolica contro il popolo.

Gli offesi sono stati per molto tempo senza parlare, hanno sopportato le aggressioni economiche, il disprezzo delle élites, le menzogne dei mezzi di comunicazione, la brutalità poliziesca.

Il genio “malvagio” della reciprocità violenta è uscito dalla bottiglia. I primi tweets dei primi manifestanti riferiscono lo stupore di coloro che erano stati manganellati senza alcuna giustificazione. Questo iniziale stupore ora si è trasformato in collera.

In questi giorni tutte le istituzioni della violenza neoliberista sono rimaste nude.

Basta parlare con gli studenti che sono stati asfissiati con spray al peperoncino e accerchiati da poliziotti con i cani. Essi, come il resto dei francesi, non dimenticheranno quelle immagini.

Ora il corpo di polizia comincia a sudare freddo. Si sentono soli nelle loro caserme. Da quando è stata bruciata la prefettura di Puy-en-Velay sanno di cosa sono capaci gli “altri”.

Recentemente il vice-mimistro dell’Interno ha riconosciuto che le forze di polizia sono “stressate”. Quindi pensano che sia urgente negoziare, dare una svolta ai fatti. Intanto i poliziotti sono inquieti per l’inerzia politica di Macron. Sono coscienti delle disgrazie del popolo, e qualcuno di loro potrebbe unirsi ai manifestanti se decidessimo di ascoltarlo.

Nonostante il potere si sforzi di ritornare a quello che potremmo chiamare la “sottomissione volontaria” (o “la situazione di La Boétie”), il velo si è squarciato e la crudele realtà del potere nudo si impone.

Dall’altro lato, il movimento si sa numeroso ma c’è ancora un buon margine per continuare a crescere.

Lo vedremo presto: si aggiungeranno gli studenti medi, gli universitari, i paramedici, gli agricoltori e molti altri. Loro, le élites, sono molto pochi e regnano su di noi che siamo la maggioranza.

Ma ...l’esercito? L’adolescente viziato che regna all’Eliseo è capace di qualsiasi scemenza: non solo usa contro il suo popolo le granate (che sono armi da guerra); ha anche utilizzato francotiratori con armi da fuoco negli edifici parigini. Le immagini sono così impressionanti che persino Le Monde si sta domandando se non è arrivato il momento di smettere di appoggiare il suo protetto.

In ogni caso gli editoriali di Le Monde che applaudivano come un “meraviglioso scoppio di libertà” le manifestazioni in Tunisia o in Piazza Tahrir, oggi in Francia parlano di una “immonda sollevazione popolare che ricorda ore oscure”. Tutto torna, tutto macchia.

Quando il potere paga un bonus eccezionale alle forze dell’ordine perché diventino ancora più infami, è perché ha paura, ha perso la legittimità, ha collassato e si sostiene solo grazie alla forza.

Il potere è odiato perché, sistematicamente, si è reso odioso. Oggi sta pagando un conto che viene da molto lontano. E quando il potere può afferrarsi solo alla repressione (forse con una deriva militare) non merita altro che cadere.


(*) Filosofo ed economista francese, ricercatore presso il centro di Sociologia Europea (CSE).

da:info.nodo50.org; 12.12.2018.

(traduzione di Daniela Trollio,Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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