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Salvini e Renzi, due brutte facce per il prossimo governo

di Alessandro Avvisato

Se uno segue la politica italiana stando dietro alle dichiarazioni dei vari “protagonisti”… non capisce mai nulla. Se invece si sta dietro ai movimenti “strutturali” – quali politiche economiche, quali interessi sono in gioco, quali i poteri più forti, ecc – qualcosa si riesce a comprendere prima che accada.

“Il governo è saldissimo! C’è grande unità di vedute!”, strillano ogni giorno Conte, Salvini e Di Maio. Ma solo l’estradizione di Cesare Battisti sembra metterli d’accordo. Sul resto è ormai chiaro che le strade di Cinque Stelle e Lega sono destinate a dividersi il giorno dopo le elezioni europee (fine maggio). Non perché possiedano visioni del mondo davvero differenti – fanno schifo tutte e due le formazioni – ma per un motivo molto più rilevante: i loro elettorati attuali e potenziali hanno interessi materiali, economici, reddituali diversi.

Non si tratta soltanto del Nord della piccola-media impresa contrapposto al “mezzogiorno assistenzialista”, ma di figure sociali che pretendono una risposta in tempi rapidi. Completamente diversa le une dalle altre. Se al Nord vogliono soldi per le imprese e svecchiare i dipendenti sostituendoli con giovani pagati la metà (“quota 100” per soli tre anni, con perdite pesanti, serve solo a questo), al Sud servono soprattutto investimenti che creino occupazione, o almeno reddito spendibile per vitare l’emigrazione di massa e il tracollo sociale.

Secondo le “regole europee” la prima cosa è possibile (con fortissime penalizzazioni per i pensionandi…), la seconda neanche morti.

Come se ne esce? Nel modo tradizionale della fogna politica italiana: un bel salto della quaglia “responsabile”, per garantire in Parlamento i numeri necessari a tener su una nuova maggioranza.

I Cinque Stelle sono però il primo partito, come pattuglia di parlamentari. Perché le maggioranze non si fanno con i sondaggi. Quindi la loro sostituzione richiede la complicità di numerose schiere teoricamente contrapposte. Berlusconiani e meloniani, infatti, non bastano (sennò era già stato fatto un governo così nell’aprile scorso). I Cinque Stelle che stanno scendendo dalla barca, in genere, vanno in direzione opposta, criticando DI Maio per tradimento dell’impostazione del movimento. Qualcuno sarà anche comprabile sul mercato di riparazione, ma difficile trovarne così tanti…

E allora il Pd?

Entra nella nuova maggioranza, ovvio! Per la precisione, non tutto il Pd. Solo i parlamentari di provatissima fede renziana (“i soldi innanzitutto”) e quelli che pensano di non poter essere rieletti se diventa segretario Zingaretti. Non sono pochi, ma l’80% del gruppo parlamentare…

Qualcuno aveva storto il naso quando abbiamo inquadrato le due manifestazioni “SiTav” di Torino come “prove generali di nuova maggioranza”. Ma come potevamo pensare una cosa del genere – ci veniva detto – mentre tutti i giorni persino Renzi tuonava contro Salvini e soci per il trattamento riservato ai 49 naufraghi ripescati dalla Sea Watch poi bloccata a Malta…

Se uno segue la politica italiana stando dietro alle dichiarazioni dei vari “protagonisti” non capisce mai nulla…

Tra il dire e il fare c’è di mezzo un po’ di potere, con quello che garantisce. E il potere tira sempre dalla stessa parte.

E quindi è toccato a Repubblica dar conto della prova provata del magheggio in corso d’opera, a partire dal “comun sentire” rispetto al partito degli affari facili (altrimenti detto “partito della Tav”, ma senza per nulla schifare gli altri appalti, ad ogni livello).

Ieri sera Matteo Salvini ha partecipato a una cena organizzata dall’associazione ‘Fino a prova contraria’ dove siedono molti rappresentanti del Partito Democratico (o perlomeno di una certa “ala”): da Marco Carrai, imprenditore così vicino a Matteo Renzi da ospitarlo per anni in una casa di sua proprietà, fino al presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi, passando per il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi. Ma una cena tra soli uomini è sempre un po’ noiosa, quindi tra le donne presenti spicca di luce quasi propria Maria Elena Boschi.

Sono stati notati anche due ministri leghisti come Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana (sì, quello della “famiglia”, che tornerebbe volentieri all’Italietta anni ‘50). L’associazione ‘Fino a prova contraria’ è presieduta dalla giornalista Annalisa Chirico, che viene descritta come “molto vicina ai due Mattei”.

E allora il Pd? E’ così “antifascista” da non lasciare che il fascismo sia rappresentato da solo Salvini…

P.s. Per una stupida disattenzione, la cena avviene la sera del 15 gennaio e quindi non era “già mangiata) al momento di scrivere l’articolo. Ce ne scusiamo con i lettori. Ma la sostanza politica non cambia…

 

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