Venezuela: provare a ragionare fino allo stremo o cedere alla polarizzazione?
di Riccardo Paccosi
Un dubbio amletico sorge dalla disconnessione logico-retorica che si manifesta nel dibattito sul Venezuela: provare a ragionare fino allo stremo oppure cedere alla polarizzazione?
Dinanzi a una situazione di manifesta irrazionalità e dove le minime basi di logica e di linguaggio comuni vengono meno, cosa bisogna fare? Contrapporsi a questa situazione e, quindi, provare a ragionare a oltranza? Oppure è meglio comprendere che la partita è in tal senso persa, che dunque è meglio cedere alla polarizzazione scommettendo che, alla fine, il proprio punto di vista diverrà egemonico a discapito di quello avversario?
La domanda è legittima di fronte a un dato di evidente disconnessione logica con cui la retorica e l’ideologia rendono impossibile, in queste ore, una qualsivoglia discussione sul Venezuela.
Esiste, da tempo, un dibattito politico trasversale sulla natura del socialismo bolivariano: chi lo considera un modello regressivo (sinistra liberale e tutte le destre) e chi invece vi ravvisa elementi di alternativa, parziale ma comunque positiva, al modello liberista (marxisti e poco altro). Ebbene, si dà il caso che suddetto dibattito non abbia NULLA a che vedere con la contraddizione in corso in queste ore e riguardante lo stato venezuelano. In questo momento, il tema oggetto di controversia internazionale è di tutt’altra natura e il giudizio sul chavismo, negativo o positivo che sia, non c’entra assolutamente nulla.
In breve, Cina e Russia sul versante delle nazioni, marxisti, sovranisti e anti-imperialisti sul versante dell’opinione pubblica, stanno in queste ore ponendo il tema del diritto internazionale in contrapposizione al diritto degli Stati Uniti di fare ingerenza attiva sulle vicende di un altro paese.
Un principio che, riguardando per l’appunto la sfera del diritto, prescinde dalla tipologia di modello istituzionale dei singoli paesi, prescinde dalle caratteristiche dei loro governi, prescinde – ovviamente – dal giudizio politico che ciascuno di noi può avere su un certo governo o su un certo modello istituzionale.
D’altro canto, non occorre essere laureati in filosofia del diritto per arrivarci: nel mondo, esistono decine di paesi non democratici, altrettanti paesi in cui la maggioranza della popolazione versa nell’indigenza. Il diritto internazionale serve a impedire che qualcuno scelga un paese manifestante contraddizioni interne, allo scopo di dominarlo e di decretare la legge del più forte. Quando una nazione si arroga il diritto di aggredirne un’altra, infatti, la vigenza del diritto internazionale viene meno e ciò determina un precedente a-giuridico affinché diventi normale la legge di predazione da parte del paese più forte ai danni di quello più debole.
Queste banalità che ho appena descritto, fino a quindici anni fa erano per l’appunto delle banalità. Infatti, quando nel 2003 gli Stati Uniti decisero di aggredire l’Iraq, milioni di persone decisero di scendere in piazza contro l’aggressione americana – quantunque lo stato iracheno fosse evidentemente retto da una dittatura – al fine di far prevalere il principio del diritto internazionale contro il principio di predazione imperiale.
Un decennio dopo, le cose sono cambiate.
Improvvisamente, tutta l’opinione pubblica sedicente progressista si è convertita all’idea che gli Stati Uniti abbiano il diritto di scegliere un paese che, fra i tanti nel mondo, essi considerano dittatura e quindi di utilizzare strumenti di pressione militare diretta o indiretta per abbatterne i relativi governi.
Il punto – e qui veniamo al dibattito odierno – è che questo principio di “diritto imperiale” non viene enunciato dall’opinione pubblica liberale ma, semplicemente, occultato e rimosso.
In queste ore, se poni a un liberale il problema del diritto o meno degli Stati Uniti di far cadere governi di altre nazioni, egli ti risponde parlandoti di quant’è cattivo il governo venezuelano.
Se tu cerchi di spiegargli che il tema è un altro, che i problemi del diritto internazionale riguardano tutti i paesi – poveri e ricchi, totalitari e democratici – ti risponde nuovamente parlandoti di quant’è cattivo il governo venezuelano.
Se, stremato dalla fatica, tu gli dici “senti, va bene, facciamo finta ch’io sia d’accordo con te sul fatto che Maduro è uno stronzo: il diritto internazionale deve valere anche per gli stronzi, altrimenti cessa di essere diritto”, il liberale ti risponde parlandoti di quant’è cattivo il governo venezuelano.
Dunque, ci troviamo di fronte a un piano di disconnessione logico-linguistica che impedisce qualsiasi punto di contatto fra le diverse posizioni e, quindi, impedisce qualsiasi piano di dibattito.
Ecco, quando si arriva a questo punto, uno come me che tenta – talvolta riuscendo, talvolta no – di mantenere civile e razionale, su facebook, il confronto fra posizioni diverse, finsice con l’avere dei dubbi.
Ha senso continuare nel tentativo di ragionare quando i fondamenti e i codici comuni di comunicazione risultano invalidati?
Comments
Ci si avvia o allo scontro militare o a un negoziato fra "cupole" che passa al di sopra delle teste della gente, come è stato il negoziato fra il governo colombiano e le Farc (e i risultati si vedono, purtroppo).
Fra gli "chavisti critici", di cui Marea socialista o la Piattaforma per il rispetto della Costituzione" sono ed es due componenti, ci sono nomi illustri di intellettuali che furono simpatizzanti di Chavez, conservando però uno spirito critico che lungi da essere anti-chavista voleva essere un contributo ad evitare certi errori che come si vede sono costati caro. Perchè ignorarli?
Aldo Zanchetta
PS Scrivo dopo aver letto in questi giorni decine e decine di articoli da fonti diverse. Ma scrivo senza ancora aver letto questo articolo e gli interventi che ha suscitato. Potrò farlo solo in serata e sarò lieto se sarò smentito.
Arrivederci....
lei mi taccia, nell'ordine, di essere: subdolo; ipocrita; viscido; allocco e asino. Esagerato! Io l'avevo definita permaloso e infantile, niente di così trascendentale.
Ma lei, al solito, non controlla i suoi nervi. Si calmi, si rilassi, faccia una doccia fredda ( visto che si trova in Brasile). E si faccia una ragione del fatto che non siamo tutti cretini e sprovveduti, pur vivendo in Italia e pur non appartenendo a quella privilegiata classe cosmopolita che può permettersi di gironzolare senza meta e senza affanni materiali per il globo terracqueo e pretende, per ciò stesso, di dare lezioni ai comuni mortali
Avevo iniziato a tradurre l'articolo che in questo momento più di ogni altro sta facendo discutere le sinistre radicali in Brasile. (http://passapalavra.info/2019/01/125118/) La volevo informare De Martini attraverso la voce della gente di qui, come nel caso del Venezuela del resto.
Ma essendomi reso conto che il dibattito nella sinistra italiana è drammaticamente peggiorato negli ultimi 15 anni da quando vivo all'estero, e che quelli come Lei si comportano come i turisti allocchi che si recano all'estero solo per vedere confermati i propri stereotipi o, meglio, fanno come gli scecchi, che vanno sempre e solo dallo stesso lato, ho pensato che non ha molto senso. Lo sto traducendo quindi in spagnolo e in inglese, per farlo circolare in paesi dove il dibattito è molto più aperto che in Italia.
Buone cose
(P.S.: sul Venezuela ci aggiornerà Salvini, che si sente ogni giorno con Guaidò)
Purtroppo, dal mio punto di vista almeno, neanche sinistra in rete vuole pubblicare il mio articolo, con questi argomenti:
DB: Ciao sinistra in rete, scusami nuovamente per il disturbo, ma mi hanno appena comunicato dall'Italia che il direttore di Carmilla ha censurato e tolto dalla rete il mio pezzo.Vedete un po' voi se lo volete pubblicare come sinistra in rete così com'è, cioè senza nessuna introduzione o disclaimer da parte vostra, altrimenti cercherò qualche altro sito disposto a farlo.
Grazie come sempre e scusami di nuovo per il disturbo,
daniele
Sinistra in rete: Caro Daniele, la nostra valutazione non è cambiata. Molte delle cose che sostieni nel tuo articolo sono condivisibili, altre dipendono dal punto di vista, qualcuna mi lascia perplesso, ma meriterebbe un approfondimento. La questione però non è in questo momento "il Venezuela", ma la vera e propria aggressione che gli Usa e i suoi alleati stanno portando avanti nei confronti dell'ennesimo paese non allineato ai loro interessi. Mescolare i due argomenti ha un solo significato, ossia ritrarsi dal sostegno per un paese aggredito e dalla totale condanna dell'aggressore (che gli imperialisti facciano il loro mestiere non significa che lo debbano fare senza essere disturbati).
Spero che avremo modo di continuare il discorso sul "socialismo bolivariano" in contingenze più favorevoli.
DB: Grazie sinistra in rete, scusa ma non avevo capito che la vostra linea editoriale é marxista-leninista piuttosto ortodossa da quello che vedo e, quindi, in momenti critici preferite censurare voci alternative.
Grazie ancora per la disponibilita e buon lavoro.
Sinistra in rete: Caro Daniele, Sinistrainrete non è un contenitore indifferenziato, cerca comunque di mantenere un orientamento e non direi proprio che questo orientamento possa essere definito "marxista-leninista", qualunque cosa possa voler dire questa locuzione. Resta il fatto che pubblicare un'analisi come la
tua in tempi normali può avere il significato politico di rimettere (utilmente) in discussione aspetti controversi della "rivoluzione bolivariana", pubblicarla nel bel mezzo di un tentativo di colpo di stato gestito dagli Usa ha un senso completamente diverso. O no?
DB: Cara sinistra in rete,
tu o voi, ignoro, siete i padroni del sito, quindi gli unici autorizzati a decidere cosa pubblicare e perché.
Marxista-leninista in questo caso vuol dire semplicemente questo: sul Venezuela decido di non pubblicare la voce chiaramente molto molto informata di un compagno, che fra le altre cose fa riferimento esplicito alla posizione politica di altri compagni venezuelani e latinoamericani (dove tra l'altro, paradossalmente, il dibattito in questi giorni è molto più aperto che in Italia!), perchè in questo momento delicato non avrebbe senso. Invece pubblico qualsiasi contributo, alcuni dei quali francamente scandalosi e/o di una evidente mediocrità, perchè sono più consoni alla linea editoriale e più utili in questo momento.
Ecco, al mio paese un argomento di questo tipo si chiama censura.
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Cosa ne pensa della posizione di sinistra in rete?
Andando al suo commento, Maduro non è per nulla "lo stereotipo del fessacchiotto latino-americano dei film hollywoodiani, pancia e baffoni compresi". Altrimenti non sarebbe stato messo dov'è, dopo aspre lotte interne, direttamente da Chávez insieme a un secondo presidente ombra, proprio così, una persona che ha gli stessi poteri forse anche maggiori di Maduro, che si chiama Diosdado Cabello, leader del cosiddetto "partito militare".
Rispetto alla metafora del fuoco, la mia visione invece è la seguente: Maduro e soprattutto Cabello sono anch'essi dei delinquenti, ed hanno appiccato il fuoco non meno degli altri delinquenti come L. López, M. Corina Machado, ecc. aizzati dai loro sponsor delinquenti a Washington o, per essere più precisi, a Miami, che adesso cercano solo di impossessarsi della casa già da tempo in fiamme, sapendo che i portinai non hanno più scampo...
Una buona giornata
Io leggo i suoi commenti con una sorta di ammirato rammarico: mi piace il suo stile e apprezzo l'evidente passione politica che li sostiene. Sono convinto che lei sappia molto più di me quale sia la realtà di un Paese (nel quale d'altronde ha vissuto) e nel quale io, nel mio incolpevole provincialismo, non ho mai messo piede.
Però vedo e sento. E cerco di capire: con i mezzi che ho a disposizione e con l'esperienza di una vita. E quando vedo e sento che gli Stati Uniti parlano delle " sofferenze del popolo venezuelano", drizzo le orecchie e mi preparo al prossimo colpo di stato e ai certissimi massacri che ne seguiranno, schierandomi senza il minimo dubbio dalla parte dell'ennesimo "crudele tiranno" del momento.
Fosse anche uno come Maduro, che sembra lo stereotipo del fessacchiotto latino-americano dei film hollywoodiani, pancia e baffoni compresi, ma che tanto fesso non dev'essere, se ha la furbizia di fare un appello al "compagno Francisco", professandosi "profondamente cristiano" ( l'ho visto, come vede). Non suscita il mio entusiasmo, mi creda, ma sto assolutamente dalla sua parte. E mi perdoni se uso l'abusatissima metafora del fuoco, ma se un gruppo di delinquenti cerca di dar fuoco con tutti i mezzi al palazzo dove abito, non perdo tempo a redarguire il portinaio cialtrone che non lava le scale e non fa funzionare l'ascensore: cerco di fermare i delinquenti e, se possibile, di farli fuori
Intanto ho il dispiacere di comunicarle che una nota rivista on-line di sinistra "plurale", così si vende e così mi avevano detto, dopo aver messo in rete il mio articolo, dopo poche ore ha deciso di censurarlo e toglierlo dal web per decisione del suo direttore.
Sul punto specifico, le ripeto, legga con attenzione il materiale che le ho mandato (purtroppo, o grazie a dio di questi tempi, devo andare a lavore anch'io). Soprattutto, si renda conto che non è una posizione fissa, rigida, di principio, ma semplicemente la ricerca di una via alternativa al dialogo e alla negoziazione per una uscita non violenta al conflitto in corso.
Nel frattempo, immagino che abbia visto che, come già più volte in passato, il compagno Maduro stia implorando anche i buoni offici del compagno Papa Francisco...
Una buona giornata
Nel concreto però, e senza fare polemiche personali, le ho chiesto cosa vogliate davvero nell'attuale situazione : dimissioni di Maduro e correlativa presa del potere dell'"autoproclamato"Guaido' ? Indizione di nuove elezioni ( legislative e presidenziali) da parte di Maduro ? Sua liquidazione "manu militari"? E guardi che lo chiedo con vera curiosità e senza intenti polemici. Se ne avrà tempo e voglia, le sarò grato se vorrà rispondermi
Quando alcuni mesi fa scrissi un articolo molto polemico, ma senza offendere nessuno, ben conscio che avrei fatto infuriare parecchia gente a sinistra, mi presentai in questo modo non per bacchettonaggine, ma per far capire che la mia è una voce autorizzata su quello che dico:
"Daniele Benzi vive in America latina dal 2008. Ha studiato, fatto ricerca ed insegnato a Cuba, in Venezuela, Bolivia, Messico ed Ecuador. Attualmente risiede in Brasile. Nel 2017 ha pubblicato Alba-Tcp. Anatomía de la integración que no fue (Buenos Aires, Imago Mundi)."
Lei invece? Mi ha chiesto qualcosa per caso? Ha commentato il mio articolo, foss'anche con toni aspri e durissimi? No. Lei, ai miei occhi, si è presentato su un altro canale e in questo modo:
"Ho letto ieri l'articolo dello ( a me) sconosciuto Daniele Benzi e mi domandavo a quale titolo apparisse su Sinistra in rete.Ringrazio oggi Carlo Formenti per avermi chiarito chi sia e cosa pensi in realtà questo signore, del quale non vale la pena di parlare oltre. Continua a sfuggirmi la ragione della sua presenza su questo sito."
Cos'era, una mozione di censura? Ora risulta che è lei a volere parlare con quel signore con cui prima non valeva la pena, essendosi reso conto che "indubbiamente [è] persona informata sulle vicende venezuelane"...
Ecco, con gentilezza ma anche con ironia quando è il caso, ho ribadito varie volte la mia posizione, ho copiato diversi link che forse non ha letto con attenzione visto il suo ultimo intervento. Veda, non devo continuare a dare spiegazioni a chi non capisce, non vuol capire o, più probabilmente, semplicemente non riesce ad accettare che su delle faccende molto complesse esistono visioni e posizioni differenti dalla sua.
Domani uscirà un mio articolo, che spero sarà pubblicato anche da sinistra in rete, con cui se vorrà potrà dialogare,
discrepare, replicare o fare a pugni.
Caro De Marchi, è stato un vero piacere conoscerla. Buone cose.
Ciò detto, ribadisco che condivido il suo articolo, epiteti a parte, ma io non mi riferivo a quelli ma ai contenuti politici. Purtroppo è (cattiva) abitudine quella di ingiuriarsi nelle discussioni, soprattutto in questi nostri microarcipelaghi di sinistra o estrema sinistra dove il tasso di litigiosità è direttamente proporzionale all'entità dei suddetti microarcipelaghi.
Leggerò volentieri il tuo articolo.
Io credo che piegarsi alle minacce o sottostare a un ricatto sia sempre sbagliato, foss'anche per nobili motivi . Se davvero l'opposizione al governo Maduro è così forte e condivisa dal popolo venezuelano, non ci saranno difficoltà a liberarsene alle prossime elezioni, senza paventare ( o sperare) sbarchi di marines e bombardamenti vari
vado per punti, dopodichè se vuole ci scambiamo le email e continuamo in privato, non credo che i lettori di sinistra in rete siano interessati ai nostri botta e risposta.
1. Mi ero sbagliato, non concorda con Carlo Formenti, "sottoscrive", a meno che non si tratti di un suo omonimo, nel qual caso le porgo le mie scuse.
https://www.sinistrainrete.info/estero/13568-carlo-formenti-america-latina-chi-lotta-puo-perdere-chi-non-lotta-ha-gia-perso.html#comments
2. La cito testualmente: "La sua posizione critica nei confronti del governo Maduro potrebbe essere del tutto legittima - neanche io, se è per questo, celebro Maduro (per la verità non celebro più nessuno da tempo...) - in condizioni "normali" o relativamente normali". Ma qui ed ora (un qui ed ora che dura da anni...)...
Il condizionale "potrebbe essere legittima" è suo, non mio.
3. Non so come spiegarmi, ma la mia posizione attuale non è di equidistanza. Ma sopratutto non sono solo. La condivido con molte compagne e compagni in America latina e soprattutto in Venezela, in trincea in questo momento, dove le assicuro che la vita è dura. Le copio nuovamente i links se volesse conoscere il loro punto di vista:
https://www.rebelion.org/noticia.php?id=251814
https://pueblosencamino.org/?p=7022
http://mareasocialista.org/2019/01/24/a-maduro-el-pueblo-no-lo-quiere-y-a-guaido-nadie-lo-eligio/
Ecco, con queste compagne e compagni già da anni, non dal 23 gennaio, riteniamo che dopo l'inizio della crisi istituzionale nel 2014 e soprattutto dopo il montaggio di una assemblea costituente al 100% spuria sia impossibile parlare di legittimità e illegittimità in Venezuela.
Visto che fortunamente i marines ancora non sono sbarcati a La Guaira, né gli F16 hanno iniziato a bombardare Miraflores, né le truppe speciali ad occupare la Faja del Orinoco (dove tra l'altro troverebbero anche imprese del loro paese), riteniamo che per evitare il consolidamento del golpe, lo scoppio di una guerra civile in piena regola e/o una possibile invasione, l'ipotesi di restare in carica dell'attuale governo, senza iniziare un arduo processo di negoziazione per indire delle nuove elezioni, non sia "oggettivamente percorribile". Se la situazione dovesse peggiorare, le carte mischiarsi ecc...le posizioni possono cambiare naturalmente.
4. L'articolo è già pronto e uscirà presto, forse anche domani, spero che le piaccia, così da pubblicarlo su Interferenza.
5. "E quando si discute e ci si confronta è sempre un fatto positivo."
Non potrei essere più d'accordo.
Un caro saluto
Ciò detto, se ha intenzione di scrivere un articolo per spiegare la sua posizione lo faccia, lo leggerò con interesse e piacere e se lo riterremo opportuno lo pubblicheremo volentieri anche sull'Interferenza. Non sarebbe certo la prima volta che pubblichiamo articoli che non condividiamo ma che contribuiscono ad alimentare il dibattito. E quando si discute e ci si confronta è sempre un fatto positivo.
Io non devo scegliere, ho già scelto, come ho cercato di spiegare nel precedente commento, e la mia scelta in questo momento non "potrebbe", è totalmente legittima tanto quanto la sua.
Invece di iniziare sterili polemiche che servono assai poco in questi giorni, ho deciso di scrivere un articolo che spero possa essere pubblicato da qualche parte (anche nella sua pagina se fosse disponibile).
Sarò ben lieto di essere massacrato, con argomenti ed evidenze però, non con insulti e falsità tipo quelle dell'amico Carlo con cui, se non ricordo male, lei concorda...
La sua posizione critica nei confronti del governo Maduro potrebbe essere del tutto legittima - neanche io, se è per questo, celebro Maduro (per la verità non celebro più nessuno da tempo...) - in condizioni "normali" o relativamente normali. Ma qui ed ora (un qui ed ora che dura da anni...) non siamo in condizioni "normali", perchè siamo di fronte ad un processo di destabilizzazione violenta, a tutti i livelli, di un governo (regolarmente eletto) e di uno stato che, nel bene e nel male, è rappresentativo di una esperienza politica come quella "bolivariana/chavista".
Oggi non ha nessun senso dire di non sostenere gli USA ma neanche Maduro, oppure di "non sostenere gli USA ma stare con il popolo venezuelano". O meglio, nelle attuali condizioni, se si sostengono tali tesi, ci si trova oggettivamente a schierarsi dalla parte degli USA, dei golpisti e della borghesia reazionaria venezuelana che da vent'anni cerca di rovesciare i governi di Chavez prima e di Maduro poi. Ovvio che in questa situazione di crisi economica profondissima, con un'inflazione alle stelle, con un grave impoverimento sia di ceti popolari che piccolo medio borghesi, tanta gente finisca con lo schierarsi con l' opposizione; la cosa non mi meraviglia affatto e non è certo la prima volta che accade. Molto spesso le forze reazionarie riescono a mobilitare e a portare dalla loro parte i ceti popolari. Sta avvenendo anche qui in Italia con la Lega, così come in tanti altri paesi europei. Non vedo dove sia la novità...
Per cui, in questa fase contingente, non ci sono, purtroppo, e sottolineo purtroppo, margini di mediazione. O si sta da una parte o si sta dall'altra. Insomma, primum vivere, deinde filosofare, recita l'antico detto. Mi pare proprio che possa e debba essere applicato al contesto specifico.
Il mio punto di vista non è, né vuole essere equilibrato e imparziale, altrimenti non commenterei scritti altrui su argomenti purtroppo molto delicati.
Basta leggere qui quello penso sulla debacle, che è anche la mia, delle sinistre latinoamericane:
- https://www.sinistrainrete.info/estero/13657-daniele-benzi-le-sinistre-ai-tempi-del-colera.html
- https://www.sinistrainrete.info/estero/13544-daniele-benzi-chiuso-per-fallimento-e-lutto.html
Richiamo solo a una maggiore verifica, a una maggiore profondità di analisi e, a volte, a una maggiore onestà intellettuale su faccende molto complesse e lontane dall'Italia.
Io non ho una "vera" tesi, nessuno ce l'ha, ma la mia posizione politica è chiara e si identifica in questo momento con quella dei compagni venezuelani di Marea Socialista, della Plataforma Ciudadana en Defensa de la Constitución e di altri gruppi.
Mi scusi se glielo dico, ma che mi frega di Salvini in questo caso? Io so per certo invece che Zibechi si può permettere di dire quello dice (su un quotidiano tra l'altro la cui linea editoriale è vicina alle posizioni di Maduro), perchè è veramente molto vicino a diverse realtà del movimento popolare venezuelano.
In sintesi, per usare i suoi termini, anche se fuorvianti in questo caso già che ricordano l'adagio "né con lo stato né con le BR", in molti siamo contro gli Stati Uniti ma non con Maduro.
Ma in questo caso non tanto perchè molti a sinistra la coltivano proprio la "disconnessione logico-linguistica che impedisce qualsiasi punto di contatto fra le diverse posizioni e, quindi, impedisce qualsiasi piano di dibattito".
Ma perchè il suo argomento mi sembra nella fattispecie alquanto artificiale: da che mondo è mondo destra e sinistra, liberali e marxisti, imperialisti e antimperialisti, fascisti e democratici, nobili e plebei, bianchi e negri, se ne sono sempre fottuti del diritto internazionale, che invocano solo quando gli conviene.
E poi non sono solo le "sinistre liberali e le destre" a considerare il governo di Maduro regressivo (il termine "socialismo bolivariano" è una disconnessione logico-linguistica). Esistono altre posizioni a sinistra. Per esempio, Raúl Zibechi, un autonomista impenitente di cui a volte condivido analisi e posizioni e molte altre no, ha scritto oggi che "appoggia il popolo venezuelano, rifiuta l'intervento (statunitense) ma non appoggia il governo di Maduro, che mostra una deriva autoritaria e antipopolare".
https://www.jornada.com.mx/2019/02/01/opinion/014a1pol