Print Friendly, PDF & Email

militant

Il Venezuela e i sinistri “critici-critici”

di Militant

L’autoproclamazione di Guaidò rappresenta a tutti gli effetti un tentativo di colpo di Stato, ed è davvero difficile, se non impossibile, provare a descrivere diversamente quello che sta avvenendo in questi giorni in Venezuela. Un tentativo che fortunatamente, almeno per ora, non ha avuto gli sviluppi che auspicavano a Washington, ma che però è ben al di la dall’essere stato scongiurato, come dimostra l’esproprio dei conti bancari della PDVSA negli Stati Uniti. Miliardi di dollari pubblici sottratti allo stato venezuelano e messi arbitrariamente a disposizione di un golpista, il tutto in barba ad ogni legge del diritto internazionale.

Ora immaginate solo per un momento cosa sarebbe accaduto se Bernie Sanders si fosse dichiarato unilateralmente Presidente degli Stati Uniti invitando l’esercito alla diserzione, magari contestando l’irregolarità delle presidenziali del 2016 adducendo come prova l’interferenza dei russi nel processo elettorale. Con ogni probabilità il “mondo civilizzato” che oggi plaude al “giovane ribelle” di Caracas lo avrebbe preso per matto, oppure ignorato. Probabilmente sarebbe stato anche arrestato e processato nel giro di qualche ora, visto che l’ordinamento giuridico nordamericano prevede il reato di cospirazione.

Oppure pensate a cosa sarebbe accaduto se Jeremy Corbyn, dallo speaker corner di Hyde Park, avesse annunciato urbi et orbi di aver spodestato Theresa May, garantendogli però, magnanimamente, l’amnistia.

Anche in questo caso la risposta sarebbe stato un pulmino con le lucine blu lampeggianti e una di quelle camice bianche con le maniche lunghe lunghe che arrivano fin dietro la schiena, oltre che a una bella dose di tranquillanti.

E invece dopo nemmeno qualche ora dalla sua autoinvestitura Guaidò, un illustre sconosciuto a cui mancava solo di dichiararsi la reincarnazione di Napoleone, è stato immediatamente riconosciuto come legittimo presidente dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti latinoamericani. D’altronde, verrebbe da chiedersi, se l’imperatore Caligola fece senatore un cavallo, perché mai Trump, che evidentemente si crede anche lui imperatore, non dovrebbe far presidente un asino?

Ieri, dopo i passi falsi all’Oea e all’Onu, è stata la volta del riconoscimento di Guaidò da parte di Australia e Israele e, tempo qualche giorno, siamo sicuri che arriverà anche la consacrazione formale dell’Unione Europea. La farsa di un mitomane con la feluca immaginaria in testa rischia così di volgere rapidamente in tragedia, come abbiamo già visto in Jugoslavia, Iraq, Libia e Siria, solo per parlare degli “interventi umanitari” di questi ultimi anni.

Ora, di fronte a questo che, come abbiamo detto, è un vero e proprio golpe con mandanti internazionali, ognuno sul pianeta ha svolto diligentemente la sua parte in commedia. Nessuno si è sottratto al suo ruolo.

Televisioni e giornali di tutto il mondo hanno cominciato a costruire il frame orwelliano dentro cui inquadrare un possibile intervento militare: il golpista è così diventato il “giovane ribelle”; il presidente legittimo (democraticamente eletto con il 67,84% dei consensi solo 9 mesi fa) si è trasformato in un “dittatore”, un “despota feroce”; la rivoluzione bolivariana sarebbe in realtà un “regime liberticida” (nonostante dal 1998 ad oggi si sia votato per ben 25 volte); quelli che da noi verrebbero stigmatizzati come dei violenti black bloc sfasciavetrine sono stati invece promossi al ruolo di “combattenti per la libertà”, peccato che invece delle vetrine delle multinazionali questi diano alle fiamme biblioteche pubbliche e ambulatori medici; il linciaggio dei chavisti di pelle scura si è tramutato in “azioni di protesta”, e così via traducendo nella neolingua dell’imperialismo.

Anche l’apparto politico di quello che noi veteroleninisti ci ostiniamo a chiamare il centro imperialista non è stato da meno. Centrodestri e centrosinistri, conservatori e liberali, sovranisti e globalisti… tutti hanno messo da parte le differenze ed hanno serrato i ranghi. Dimostrando che quando si tratta di combattere contro chi prova a costruire una società diversa da quella dominata dal mercato non ci sono differenze politiche che tengano.

Fin qui, però, tutto rientra nella “normalità” della funzione che ognuno svolge, più o meno consapevolmente, all’interno della lotta tra le classi. Peccheremmo di ingenuità stupendocene. Meno “normali” e scontate sono state, però, alcune prese di posizione che ci è capitato di leggere in questi giorni da parte di (cosiddetti) compagni che potremmo definire “critici-critici” e che, a golpe ancora in corso, non hanno resistito alla tentazione di salire in cattedra (d’altronde molti di loro sulle cattedre ci lavorano) a dispensare lezioni e reprimende a quei buzzurri dei chavisti.

Due esempi su tutti, anche se la lista si potrebbe allungare di molto.

In un articoletto pubblicato da R/project col significativo titolo “Con il distacco necessario” (leggi), il professor Joseph Halevi, dopo aver inquadrato come un rigurgito campista le manifestazioni di solidarietà con il Venezuela che si sono tenute in questi giorni, e dopo aver premesso lui stesso “non sono uno specialista dell’America Latina”, ci rende prima partecipi dei suoi ricordi di un convegno in Uruguay da cui trasse la conclusione inequivocabile che “i chavisti erano fuori da ogni discorso razionale”. Poi ci rende edotti sul fatto che gli organismi attivi di “potere popolare” altro non erano/sono che le gang delle guapperie di Caracas riorganizzate dal governo ed inquadrate da esso. Prima di Chavez facevano criminalità di strada. Ora hanno poteri di intervento politico polizieschi col governo che ha dato loro delle moto ecc.”. Infine ci assicura che “ Maduro non ha la fiducia della maggioranza della popolazione. Ne sono assai certo.”

In buona sostanza, stando a quello che scrive il professor Halevi, l’esperienza bolivariana si ridurrebbe quindi a un gruppo di fanatici che, grazie a dei criminali comuni plebei, governano senza il consenso dei venezuelani. Amen.

Ad andarci giù ancora più pesante, se possibile, è però il professor Antonio Moscato che, in un articolo pubblicato per il sito Popoff (leggi), ci spiega come in realtà il vero golpista non sia Guaidò, ma… colpo di scena… Nicolas Maduro. Ebbene sì, avete letto bene, e questo perché nel 2016 in seguito ad alcune evidenti irregolarità “il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) nominato dalla precedente assemblea a fortissima maggioranza chavista, annullò l’elezione di tre deputati nello spopolato Stato di Amazonas, dichiarando poi decaduta l’intera Assemblea, che avrebbe dovuto essere sostituita da una commissione del TSJ. Era un vero e proprio golpe.” Come se non bastasse, il benemerito accademico ultrasinistro, che in realtà ci ricordavamo qualche anno fa intento a spalare merda su Cuba, sposa in pieno la tesi dell’estrema destra venezuelana sulle presunte irregolarità delle recenti elezioni presidenziali arrivando quindi alla conclusione che “pur considerando una sciagura la crescita dell’opposizione di destra e socialdemocratica appoggiata da USA e UE, e che a giudizio di diversi compagni presenti il 23 gennaio è riuscita per la prima volta a coinvolgere alcuni dei barrios tradizionalmente chavisti, non me la sento di considerare LEGITTIMA la rielezione di Maduro, avvenuta a carte truccate.”

Lasciamo a chi legge giudicare quale sia la distanza tra le tesi sostenute da Moscato e quelle portate aventi dall’amministrazione statunitense per giustificare un eventuale intervento militare. Appare grottesco, però, che a muovere critiche così ingenerose siano solitamente personaggi e micro partiti che non hanno mai, nemmeno da lontano, tentato di trasformare in realtà la propria idea di società, e che oggi non riescono a raccogliere consensi nemmeno nel condominio in cui abitano. Ci tornano in mente i versi di De Andrè, mai così puntuali: così una vecchia mai stata moglie, senza mai figli, senza più voglie, si prese la briga e di certo il gusto di dare a tutte il consiglio giusto.

Crediamo che ogni processo reale non possa essere esente da errori, passi falsi, fallimenti e contraddizioni. D’altronde, chi apre nuovi sentieri non ha né mappe né manuali a cui rifarsi. E la storia che si fa concretamente nelle strade e nelle fabbriche è fatta di sangue, sudore e merda ed è ben diversa da quella che si immagina nell’ambiente sterile di qualche aula universitaria. Questo non significa che le esperienze non debbano essere sottoposte a critiche anche serrate, anzi. E questo principio vale anche e soprattutto per la rivoluzione bolivariana, in cui la generosità dei compagni si scontra quotidianamente con lo iato materiale che c’è tra “stare al governo” e “stare al potere”. Ma c’è un tempo per la critica e uno per la solidarietà incondizionata con chi viene aggredito, e questo non è certo il momento di mettersi a discettare sugli errori presunti o reali del chavismo. Non è campismo, è internazionalismo. E chi non lo capisce può andare a far in culo!

Comments

Search Reset
0
Mario Galati
Wednesday, 06 February 2019 22:20
Da quanto riferito dagli stessi critici-critici, mi pare di capire che il chavismo è riuscito a coinvolgere settori di sottoproletariato (le gang delle guapperie di Caracas), che di solito sono massa da manovra reazionaria a disposizione dei fascisti. Ora, le nostre anime belle ragionano secondo i classici schemi perbenisti che in questi sottoproletari devianti vedono solo delinquenti.
Molta manovalanza della 'ndrangheta calabrese ha lo stesso substrato sociale. Secondo il ragionamento perbenista, sottrarre questi strati alla funzione reazionaria cui sono destinati e rompere il blocco reazionario delinquenzial-poliziesco sarebbe un cedimento alla delinquenza. Per i perbenisti sarebbe meglio lasciarli a disposizione dei fascisti e dei padroni, com'è il loro frequente destino storico. In fondo sono maleducati, prepotenti e ignoranti e al servizio dei padroni non ci creano problemi.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Wednesday, 06 February 2019 21:55
L'invito a ..., non l'invito di ...
Scusate l'errore, in certi casi la forma è importante.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Wednesday, 06 February 2019 21:50
Raccolgo volentieri l'autorizzazione e l'invito di Daniele Benzi di mandarlo a fare in culo.
Essere così coglioni da condividere manifesti da bassa marea socialista che si preoccupano di criticare Gheddafi mentre la Libia viene barbaramente aggredita e si prepara il suo linciaggio, e oggi fare altrettanto con il Venezuela e con Maduro, non è da poco.
L'ipocrisia non basta a nascondere la complicità con gli aggressori. E la citata frase anarcoide di De André rivela l'atteggiamento da anime belle di tanti sinistrati, che dai coglioni farebbero bene a levarsi.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
daniele benzi
Tuesday, 05 February 2019 15:13
Cari Militant,

dal vostro punto di vista sono un sinistro critico-critico che vive da undici anni in America latina. Sono passato per tutte le rivoluzioni bolivariane e oltre, ed ho accompagnato fino al 2011 più o meno, alcune organizzazioni del chavismo popolare a Caracas e in altri stati del paese.

Potete mandarmi a fare in culo se volete, non c'è problema, ma ciò non mi impedisce di dire la mia su alcune cose che affermate. Tra l'altro condivido spesso le vostre analisi, così come sorrido a volte sulle sciocchezze che di tanto in tanto scrivete sull'America latina, la più grande sicuramente quella sull'Ecuador nel periodo prelettorale.

1. Halevi esagera enormemente quando dice che "“gli organismi attivi di “potere popolare” altro non erano/sono che le gang delle guapperie di Caracas riorganizzate dal governo ed inquadrate da esso. Prima di Chavez facevano criminalità di strada."
L'esperienza del "potere popolare" è stata molto più ampia e complessa. Ma l'aspetto che segnala il "professore" certamente esisteva ed esiste, sono stato personalmente molto vicino a realtà di questo tipo
La seconda parte dell'affermazione, "Prima lo esercitavano nei quartieri prescelti, con l’allargarsi della crisi sociale, ora, con la crisi completamente legata alla super iperinflazione, lo esercitano ovunque", è assolutamente certa, oltre alla loro moltiplicazione. Questo lo dice Andrés Antillano, non il "professore", un militante chavista credo ancora proMaduro che da moltissimi anni ci offre dal campo analisi illuminanti sulla violenza in Venezuela.
Poi, se di fronte alla violenza delle guarimbas, si considera che è legittimo da parte del governo assoldare e/o costituire gruppi parapoliziali, come hanno fatto quei mafiosi di Daniel Ortega e Rosario Murillo in Nicaragua, per gli scontri e il controllo (armato) dei quartieri, é un'altra storia...

2. Ho appena letto anche l'articolo di Moscato da voi segnalato, che non conosco personalmente, il quale, però, su Cuba non spala merda, ma semplicemente ne sa molto più di voi da parecchi decenni, conoscendo bene le dinamiche cubane dall'interno.
Forzate molto la sua interpretazione, affermando che per lui " in realtà il vero golpista non sia Guaidò, ma… colpo di scena… Nicolas Maduro."
Purtroppo i suoi argomenti, per lo più derivati da José Natanson (un ex kirchnerista piuttosto moderato), sul fatto che parlare oggi di legittimità o illegittimità tanto di Maduro quanto dell'opposizione sia un assurdo, sono ineccepibili. Forse sarebbe il caso, insieme a Geraldina Colotti ed altri compagni, di dimostrare in modo convincente il contrario a persone che, come me, conoscono perfettamente di ciò di cui si parla.
Tra l'altro alla fine del suo articolo Moscato afferma:
"Opporsi all’attacco di uno o più paesi imperialisti non deve attenuare la critica al comportamento della vittima designata come capro espiatorio. Siamo stati al fianco dell’Iraq scelto come bersaglio da una “coalizione internazionale”, ma non per questo abbiamo difeso Saddam Hussein (o ritirato le critiche fattegli precedentemente), e così con la Libia, ecc. Abbiamo condannato il loro assassinio senza per questo trasformarli in simbolo della lotta all’imperialismo. In base a questo criterio ho pubblicato il comunicato dei compagni di Marea Socialista, che condivido.".
Tralasciare questo aspetto nella vostra critica è molto comodo ma anche ipocrita.

Capisco che anche voi, come Bocca di Rosa, lo fate per amore...
Ma non dimenticate neanche che se "bisogna farne di strada da una ginnastica di obbedienza, fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza", bisogna farne altrettanta "per diventare così coglioni, da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni"...
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit