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Disuguaglianze, territori, capitale. Le metropoli nella competizione globale

di Mauro Luongo*

Il lavoro d’inchiesta della Rete dei Comunisti sulle trasformazioni metropolitane iniziato con il volume su “La metropoli come merce”, ha aggiunto un nuovo capitolo con la pubblicazione de “Le metropoli nella competizione globale”. Un lavoro collettivo e a più voci che prova ad affondare l’analisi nelle molteplici relazioni tra la condizione delle aree territoriali e metropolitane e la cosiddetta globalizzazione. Un processo che alla nostra latitudine ha assunto la fisionomia del processo di costruzione di un’area strettamente integrata come Unione Europea, misurandosi con la funzione strategica assunta dal territorio nei processi di competizione/valorizzazione capitalistica.

Questo lavoro tenta di “ricostruire” i riferimenti della relazione centro-periferia nelle dinamiche delle filiere del valore a livello continentale e nazionale (vedi la “magnetizzazione” di risorse verso Milano a discapito della Capitale o il processo avviato con l’autonomia regionale differenziata), in un contesto in cui il territorio, inteso come insieme socio-produttivo, da terminale dei flussi di capitale a prevalente composizione transnazionale, interagisce non solo con la costruzione politica delle condizioni di ricettività, ma con una proiezione nelle dinamiche competitive, e diventa così parte attiva del circuito competitivo, che su scala globale assume sempre più evidentemente i caratteri dello scontro inter-imperialista.

Nel volume, oltre ai contributi collettivi della Rete dei Comunisti, ci sono diversi interventi di attivisti e ricercatori (Guido Lutrario, Nicolò Monti, Davide Bonfanti, Mario Battisti, Rosario Marra, Sergio Cararo).

Un lavoro tutt’altro che teorico che pure tenta di sottolineare un passaggio fondamentale nel sistema di relazioni dominanti: dalla formalità giuridico-amministrativa della gabbia dei trattati e dell’acquisizione nel nostro ordinamento, vedi modifica della fonte primaria attraverso l’art. 81 della Costituzione, al dominio reale del modello dell’accumulazione flessibile e sovranazionale, sviluppatosi in circa un trentennio, che ha non solo modificato i connotati della struttura economica-produttiva del paese, ma la composizione del blocco sociale subalterno e le caratteristiche del conflitto sociale e di classe, soprattutto nelle metropoli.

Già da questo veloce excursus dei temi contenuti nella “Le metropoli nella competizione globale”, si evidenzia la complessità della materia trattata, che non è dovuta ad una scelta espositiva, ma, costituisce il “portato” della strutturazione assunta dal dominio di classe, dalla sua dominante dimensione finanziaria e dalla riconfigurazione inedita della relazione capitale-lavoro che si riverbera nella dialettica tra il piano generale, il modello di accumulazione, e il piano particolare, le condizioni dell’accumulazione.

Ecco, dunque, in sintesi, lo schema generale dell’indagine, articolato in una doppia griglia di relazioni dialettiche: la relazione centro-periferia, il contesto geo-economico, politico della competizione inter-imperialistica; la relazione generale-particolare, modo di produzione capitalistico e specifico modello di accumulazione.

Portare al centro dell’attenzione la dimensione territoriale e metropolitana costituisce non una limitazione del campo d’indagine ma un necessario completamento della visuale sugli scenari della globalizzazione. Per inciso, ciò si conferma anche in un frangente come quello presente in cui la competizione inter-imperialista si ammanta di protezionismo.

Allora, il nostro punto di partenza, cogliere le ragioni strutturali del degrado della condizione urbana di Roma e del suo declino socio-economico, confrontandolo con l’ascesa della realtà metropolitana milanese, si è rivelato un solido punto di leva, l’ubi consistam, non solo per la messa a fuoco delle trasformazioni dei territori metropolitani in questione, ma per ricostruire il sistema complessivo di relazioni, su cui volutamente insistiamo, che attraversa ciò che veniva rappresentato come il sistema-paese. La partecipazione del territorio, inteso come risorse materiali tangibili – patrimonio, suolo, servizi- ma anche immateriali, sostrato storico-culturale culturale, alla relazione con i nuovi centri economico-finanziari, si offre come chiave interpretativa a partire dalla loro specifica “metabolizzazione” nei rapporti sociali e di produzione.

Insomma, quello che è venuto emergendo è un fondamentale punto di osservazione dei processi di valorizzazione del capitale che nelle aree territoriali e metropolitane ridefinisce le proprie modalità, con un chiaro ruolo di alimentatore della dinamica competitiva sull’intera scala dei rapporti, tanto locali che globali, configurandosi non come un elemento di integrazione dell’analisi ma un imprescindibile riferimento per la comprensione dell’intero movimento .

Rappresentare la vastità e profondità degli esiti di questo passaggio di fase storica nella trasformazione degli assetti economico produttivi è aspetto imprescindibile del lavoro di indagine conoscitivo, al pari della traduzione sul piano politico dei nuovi scenari del conflitto sociale e di classe. La fisonomia assunta dal nostro blocco sociale in relazione alle trasformazioni economico produttivi è cruciale per individuare le caratteristiche degli organismi della rappresentanza sociale e politica; così come è fondamentale la ricostruzione delle relazioni del territorio con le “fonti” del capitale d’investimento per delineare le trasformazioni nel campo della “nostra” borghesia ed il profilo assunto nella integrazione con i flussi di capitale multi-transnazionale.

Un lavoro che, come già detto, non si esaurisce nell’analisi, ma che si mette concretamente in campo per fornire strumenti interpretativi di fatti: da quelli originari contenuti nel parallelo Roma-Milano, all’attuale proposta di estensione delle prerogative regionali di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, passando per TAV, e molto altro di quanto la quotidianità viene proponendoci.

Naturalmente la valutazione del lavoro, prescinde dagli intendimenti, ed è prerogativa di quanti vorranno leggerlo e giudicarne la validità dell’impianto d’analisi e degli argomenti.

L’elaborazione de “Le metropoli nella competizione globale” si muove consapevolmente in una complessità tematica e con una diversità di approcci, con l’intento, sulla scorta di un patrimonio di elaborazione teorica e politica, di porre questioni, proponendo non solo una visione della realtà metropolitana ma campi d’indagine, rispetto ai quali è urgente una sistematizzazione della discussione: le aree territoriali e metropolitane, per i comunisti, non sono il campo dell’indagine sociologica, ma un terreno di organizzazione sociale e politica, in cui elaborazione teorica e proposta politica vanno declinate e verificate.

“Le metropoli nella competizione globale”, si propone come un lavoro aperto e militante, una chiamata al confronto politico, alla traduzione delle trasformazioni economiche e sociali nelle modalità dell’intervento sociale e di classe, per comporre il profilo della soggettività politica, per rilanciare la sfida della rottura rivoluzionaria e della trasformazione sociale del XXI secolo.


* Rete dei Comunisti

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