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L’arrocco franco tedesco e la svolta mediterranea

di Pasquale Cicalese

Dopo il Rapporto Altmaier, di cui abbiamo dato notizia la settimana scorsa, ieri si è sancito il Trattato di Acquisgrana tra Francia e Germania sulle politiche industriali, con protagonisti i ministri Altmaier e Le Maire. Ricalca in pieno il rapporto tedesco.

Si menziona il fatto che su le prime 40 aziende mondiali solo 5 sono europee. Per questo bisogna creare colossi europei che competano sul mercato mondiale, modificando le norme sull’Antitrust europeo e quelle sugli aiuti di stato. Obiettivo è raggiungere la leadership mondiale sull’intelligenza artificiale, sulle batterie elettriche, sulla digitalizzazione applicata alla sanità, all’ambiente e al manifatturiero e sull’aerospazio.

L’accordo prevede il finanziamento pubblico di grandi progetti europei con il Piano Juncker e il “temporaneo” ingresso degli stati francesi e tedeschi nelle imprese europee. Inoltre si danno misure per bloccare acquisizioni di aziende tech europee da parte dei cinesi così come vietare l’ingresso di paesi non europei, chiaro il riferimento alla Cina, sui porti.

Quest’ultima misura fu già discussa quattro mesi fa in sede comunitaria e l’Italia la bloccò. L’obiettivo di Atmaier e Le Maire è quello di bloccare l’ingresso nei porti italiani da parte dei cinesi, quando il 20 marzo prossimo, con la visita di Xi Jinping a Roma, si discuterà degli investimenti cinesi in Italia.

L’intento è preservare la “nuova Lega Anseatica”, costituita dai porti di Amburgo, Rotterdam, Bremerhaven e quelli del mar Baltico, per avere l’esclusiva dei traffici con l’Asia e che comporta anche massicce ridislocazioni manifatturiere.

Su questo giornale si è dato conto di quel che succede in Algeria, con i cinesi pronti a farne una testa di ponte tra mediterraneo e Africa. In aggiunta a ciò i cinesi sono presenti a Tanger Med, un mega polo industriale marocchino che dà lavoro a 60 mila persone. Ad est stanno infrastrutturando un parco industriale tra Alessandria d’Egitto, Port Said e Suez, con il canale raddoppiato. L’industrializzazione di quest’area è resa possibile dalla scoperta tre anni fa di Zhor, mega giacimento di gas al largo di Alessandria, una scoperta italiana – grazie all’Eni – che garantirà all’Egitto energia a basso costo da impiegare per l’industrializzazione del paese.

Ancora, i cinesi sono presenti nel porto di Haifa, Israele, in Turchia e nel Pireo e progettano di ricostruire sia la Siria sia la Libia. Il cerchio si chiuderebbe, la sponda sud del Mediterraneo sarebbe protagonista di una storica industrializzazione alternativa alla “nuova Lega Anseatica”.

Lo sbocco mediterraneo avrebbe come percorso il corridoio sino-packistano che sbocca nel porto di Gwadar, di fronte al golfo Persico e nelle reti di alta velocità che si stanno programmando in Iran.

Queste congiunzioni geo-economiche avrebbero l’obiettivo di essere sedi delle delocalizzazioni industriali che la Cina programma per il futuro. Essa ha il 31% della produzione industriale. Circa 15 punti percentuali sono a basso e medio valore aggiunto. Dopo la crisi del 2008 la Cina ha spostato queste produzioni dalle zone costiere nell’Ovest del paese. Ora ha in programma di spostarle lungo la Via della Seta, nel golfo di Bengala, nel corridoio sino-pachistano, in Africa e nella sponda sud del Mediterraneo.

Tali delocalizzazioni verrebbero sostituite da produzioni ad alto valore aggiunto con Made China 2025, proprio il programma che gli americani vogliono bloccare. L’obiettivo dei cinesi è passare da “alta quantità” ad alta qualità, ed in ultimo diventare una gigantesca Corea del Sud con alti salari e produzioni hi tech.

Da qui si spiega l’ossessione di Trump per la Corea del Nord: gli americani vogliono incunearsi nella penisola coreana perché sarà il pivot energetico ed industriale del quadrilatero di sviluppo Giappone-Corea del Sud-Russia e Cina.

Lo stesso Putin sta indirizzando centinaia di miliardi di dollari nell’Estremo Oriente siberiano e il 20 dicembre prossimo sarà inaugurato Power of Siberia, un gigantesco gasdotto che porta gas alla Cina per un affare di 400 miliardi di dollari.

Se questo è lo scenario occorre dire che gli europei attuano politiche di “arroccco”, mentre gli scenari futuri hanno come protagonisti mondiali ben altri paesi. Terminale di questa congiunzione è la sponda sud del Mediterraneo: doveva essere l’Europa a svilupparla nei passati decenni, ci ha portato solo guerra.

Il sogno di Gheddafi lo attuerà così la Cina. Paese che 20 anni fa guardava a Taranto e Gioia Tauro e a cui per ragioni di politica estera gli fu negato l’ingresso. Scherzi della storia, dalla penisola coreana alla sponda sud del Mediterraneo assisteremo ad un balzo in avanti industriale. Noi al sud avremo come prospettiva Garanzia Giovani…

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