Print Friendly, PDF & Email

filosofiainmov

Le metafore teologiche di Marx

Recensione di Giacomo De Rinaldis

Enrique Dussel: Le metafore teologiche di Marx, Inschibboleth Edizioni, Roma 2018, pp. 400, € 28,00

“Le metafore teologiche di Marx” del filosofo e teologo latinoamericano Enrique Dussel ci pone sin dal titolo di fronte ad una contraddizione: non siamo forse abituati a considerare il pensiero di Marx come totalmente ateo e quindi nemico della religione? Questo conflitto del resto ha generato rivalità storiche dall’aura quasi mitica come quella tra i partiti comunisti e quelli cristiani, immortalata poi in letteratura dalle figure di don Camillo e Peppone, emblemi di due mondi inconciliabili. Con questo libro, pubblicato in Spagna nel 1993 e tradotto solo ora in Italia, Dussel ci mostra che questa dicotomia non è poi così cogente. Il volume è il quarto di un grande progetto di lettura e di commento delle opere economiche di Marx il cui rigore, come scrive Antonino Infranca nella prefazione al volume, ricorda molto da vicino quello dei commenti di Tommaso d’Aquino alle opere di Aristotele.

Dussel rintraccia nell’opera di Marx un uso sistematico di metafore teologiche: il teorico del comunismo si rivela infatti essere un profondo conoscitore del Nuovo e del Vecchio Testamento; egli utilizza continuamente immagini prese in prestito dalle Scritture per descrivere le dinamiche che regolano l’economia capitalistica e per sottolinearne le conseguenze ‘morali’.

Ciò non ci deve stupire, dal momento che gli studi di teologia giocarono un ruolo importante nella formazione del giovane Marx: in gioventù fu luterano di orientamento pietista e prima di abbandonare l’Università di Bonn si apprestava a diventare professore associato del teologo Bruno Bauer. Secondo Dussel questi riferimenti biblici non sono casuali, ma ci permettono di ricostruire una sorta di teologia implicita marxista che si trova inaspettatamente in linea con il Cristianesimo delle origini: ed è così che si scopre che il prete e il comunista non sono poi così lontani.

Ciò che lega il capitalismo alla religione è il feticismo, al quale Dussel dedica la prima parte del libro; si tratta di un concetto che attraversa tutta l’opera di Marx dal tema di licenza liceale sino alla terza redazione del Capitale, in cui la questione raggiunge la sua formulazione più compiuta. Nei primi tre capitoli Dussel analizza nel dettaglio questo percorso teorico, che considera una vera e propria ‘critica religiosa dell’economia politica’[1].

Il feticismo si definisce come quel meccanismo ideologico in cui ‘i prodotti del cervello umano paiono figure indipendenti, dotate di vita propria’[2] e sottende sia la religione che l’economia. Nella prima ad essere feticizzata è la divinità che, creata dall’uomo, finisce per regolarne l’esistenza in ogni sua componente; nel capitalismo invece è il denaro che da semplice mezzo di scambio diviene fine ultimo di tutto, idolo a cui ogni cosa viene sacrificata, esattamente come il Moloch biblico che Marx cita innumerevoli volte nei suoi scritti. Questa feticizzazione del denaro imprigiona l’individuo, la cui esistenza diviene alla stregua di una cosa, ed è conseguenza di un carattere ‘sociale’ del lavoro, cioè di un sistema che guarda unicamente all’interesse privato, senza considerare il bene della comunità.

Marx ha bisogno di utilizzare metafore teologiche per descrivere il capitalismo perché esso altro non è che una religione, il cui culto è il mercanteggiare e la cui divinità è il capitale (come Mammona del Nuovo Testamento), un dio che si pone da sé e che pretende di auto-crearsi dal nulla. Questo culto ha i suoi asceti nei capitalisti stessi, che perseguono la loro ‘caccia al tesoro eterno’[3] con rigore e disciplinata rinuncia, esattamente come avveniva nel puritanesimo inglese e nel protestantesimo olandese.

Il feticismo rappresenta il contrario della scienza intesa come studio delle relazioni sociali ed economiche, è un’astrazione vuota in cui il relativo viene assolutizzato, dal momento che in essa il capitale, pur essendo frutto di precise relazioni sociali ed economiche, si presenta come sciolto da tutto, cioè sacro (nel senso etimologico di ‘separato’). Il feticismo riguarda il capitale come sistema: per questo nel terzo capitolo Dussel analizza i feticismi della merce, del denaro, del salariato, dei mezzi di produzione, del prodotto e della circolazione, ovvero di tutti quelli elementi che compongono la grande macchina capitalistica.

Una volta fornita questa cornice teorica è con la seconda parte del volume che entriamo nel vivo della questione: qui Dussel mostra nel dettaglio le metafore teologiche di Marx che permettono lo strano connubio tra economia e religione. La metafora non ha il valore di una prova scientifica, ma è uno strumento che aiuta a mettere in relazione elementi apparentemente diversi: ci permette di vedere la realtà in maniera più ricca, mostrando i legami tra mondi che sembravano irrelati. E’ possibile quindi tradurre con Marx l’assetto economico moderno in linguaggio teologico: il capitale (inteso come accumulazione originaria) non è altro che il ‘peccato originale’ della nostra epoca, ovvero ciò che giustifica il dominio dei capitalisti sui proletari presentando come naturale ciò che invece è una situazione economico-sociale. Il denaro è un Anticristo, un feticcio con il volto trinitario del profitto, della rendita e del salario, una divinità demoniaca alla quale viene sacrificato non l’evangelico ‘pane di vita’, ma quello macchiato del sangue dei lavoratori: il capitalista infatti si arricchisce sfruttando il proletario, per il quale il lavoro non è più quello ‘vivo’ in cui può esprimere la sua energia vitale, ma un ‘castigo’ senza senso.

Qual è la via d’uscita da questa religione immorale? Marx propone di sottrarre vita all’idolo-denaro, mostrandone l’inconsistenza: si tratta di un ‘ateismo del feticcio’ che Dussel pone in linea con quello di profeti come Elia, Isaia, Mosè, i quali distruggevano gli idoli per condannare l’ingiusto sistema dominante. E’ questa la via che per Dussel deve seguire il cattolico di sinistra, al quale si rivolge il libro. Se il capitale è l’Anticristo dobbiamo concludere che il cattolico non può essere contemporaneamente cristiano e capitalista, adorare Cristo e il denaro: “Non potete servire a Dio e a Mammona”[4], ammoniva Gesù. Il cristiano deve prendere coscienza di questa contraddizione per opporsi al capitale e disconoscere il dio denaro, deve tornare in coerenza con se stesso riaffermando l’autenticità dell’unica Trinità possibile. Questo del resto è il progetto della Teologia della Liberazione di cui Dussel è uno dei teorici: partire dal messaggio di Cristo per liberare gli ultimi, con uno spirito coerente con le intenzioni di Marx.

Dussel ha iniziato a lavorare a ‘Metafore teologiche di Marx” poco prima della caduta del muro di Berlino, evento dopo il quale ritiene si debba guardare a Marx con attenzione ancora maggiore, data l’affermazione del capitalismo come sistema dominante che va sottoposto a critica. Il filosofo latinoamericano esplicita infatti nell’ultimo programmatico capitolo del libro (intitolato ‘Dall’ “economica” alla “pragmatica” ’) che il comunismo non è la gabbia teorica di un progetto politico da realizzare in toto, ma un ideale regolativo a cui dobbiamo aspirare per una società più equa, un indispensabile strumento di critica. In questo modo Dussel riesce nel difficile compito di liberare Marx dal feticcio che ne aveva fatto il comunismo sovietico.

E’ bene a questo punto chiedersi perché questo libro esca solo ora nel nostro Paese e soprattutto se possa considerarsi a noi utile un’opera che proviene da uno stato latinoamericano, in cui la religione cattolica ha un peso maggiormente rilevante rispetto all’Italia di oggi. Il libro di Dussel coniuga infatti due aspetti (Cristianesimo e comunismo) che non sembrano più far parte della nostra vita e ci pone dinnanzi ad una strada che in Occidente non è stata intrapresa: dopo l’89 infatti abbiamo assistito in Europa ad un declino dell’incisività marxista sulla vita politica, con il dominio del liberismo e l’imporsi di una globalizzazione dei mercati di cui forse solo ora stiamo vivendo le estreme reazioni politiche. Proprio per via di questi sconvolgimenti odierni questa strada finora trascurata potrebbe rappresentare l’ispirazione per qualcosa di diverso, nonché l’occasione per abbandonare il nostro caro eurocentrismo, cercando fuori dal Vecchio Continente i fondamenti teorici di un’alternativa politica che finora non sembrava essere nemmeno pensabile; e forse non è un caso che una certa sinistra nostalgica guardi proprio all’argentino papa Francesco come modello e inaspettato custode dello spirito di una sinistra ormai perduta.


Note
[1] E. Dussel, ‘Le metafore teologiche di Marx’, p. 170.
[2] Ivi p. 127
[3] Ivi p. 111
[4] Mt 6, 24.

Comments

Search Reset
0
MAURO PASTORE
Wednesday, 27 March 2019 13:08
MAURO PASTORE: (continuazione del mio messaggio precedente) [Il seguente testo lo pubblicai sul WEB qualche tempo addietro, a ridosso di ultimi avvenimenti, menzionati in esso stesso. Lo scopo della pubblicazione era la precisazione, anche a stesso uso da parte dello Stato italiano. Infatti lamentavo in vasti e potenti ambienti culturali e politici poca chiarezza od insufficiente conoscenza e ciò a detrimento dei destini dell'Italia. Il testo può esser usato qui a completamento e chiarificazione di quanto già inviatovi. Si tratta di uno scritto di non facile comprensione perché è fatto anche per servire la difficile causa della lotta contro la incompetenza che sottrae comprensione di veri statuti e ragioni, statali e non solo statali, fatalmente vitali, per Italia, Occidente ed altrove:]

2: DA MARX ALLA CINA, O DALLA CINA A MARX? In Cina gli orientamenti politici filooccidentali e marxisti, cioè dipendenti dall'attività politica marxiana prima del suddetto ripensamento ma evolutisi da essa, erano stati accolti per cercare di arginare la prepotenza dell'apparato di politica estera messo in piedi da "Stalin", il noto dittatore sovietico. Si cercava argine nella comprensione dei presupposti, non trovandoli in effetto, ma in causa, eppure irriconoscibili quanto a questo, perché tal "Stalin" aveva preso il potere simulando, oltre che altra persona dalla sua vera, altre condizioni da quelle reali. Per distruggere l'operato di Lenin aveva descritto società inesistente, ufficializzandola. Di uno scritto di oscuro studente sovietico aveva apportato modifiche costruendo una vera e propria frode. In tal scritto era espressa l'ipotesi del decadimento alle condizioni del Manifesto di Marx ed Engels, quindi era descritto lo scenario ipotetico. Impadronitosi con la violenza di questo testo, "Stalin" lo aveva fatto trasformare da alcuni veri letterati in una falsa descrizione di uno scenario inesistente, che i suoi sgherri sin da prima della introduzione di "Stalin"ai vertici ed al vertice sovietico, provvedevano a far sembrare reale, quindi durante e dopo la presa del potere del capo provvedendo a realizzare su suo ordine, quando ormai il capo aveva deciso per la completa "beffa", che fingeva essere appellativo di strategia anticapitalista. Loro non sapendo, o sapendo non potendo attribuirne delitto a "Stalin", ma notando prepotenza su stranieri e sui cinesi da parte del suo sistema statale, "Stalin" si proponeva loro, ai cinesi, ipocritamente da distruttore del sistema, mentre gli stalinisti si proponevano possessori dei metodi di distruzione, la quale in parte era attuata per scopo opposto dagli antistalinisti, di cui i nemici negavano meriti. Il marxismo era dunque studiato in Cina per ragioni di difesa nazionale, quale dottrina politica da rifiutare a ragion veduta. Nei rivolgimenti politici antiimperiali od ostili ai protettorati economici britannici siglati per volontà imperiali, il marxismo però trovava fortuna ed aderenti, fatto che indusse molti intellettuali cinesi a verificarne attentamente origini e motivazioni. Spiritualmente affini ai materialismi filosofici originari della Cina ed ai panteismi religiosi ivi praticati, i pensieri marxisti per questo facevano presa su molti cinesi. Per rimediarvi, alcuni intellettuali cinesi avviarono studi e descrizioni del pensiero politico attivo di Marx, con lo scopo di farne notare la non rispondenza alle esigenze della Cina. Mentre molti ribelli alle politiche imperiali e filoimperiali proseguivano secondo presupposti marxisti, ritenendoli preferibili agli accordi economici-politici-militari con l'Impero britannico e migliori di tutto quanto gli esperti avessero consigliato o suggerissero all'Imperatore della Cina, l'intellettualità cinese nondimeno era vòlta ad impedirlo con la diffusione di reali nozioni su Marx, marxiani, marxisti. 3: LA CINA MA SENZA MARX. Il potere sovietico premeva alle porte della Cina, strumentalizzato dallo stalinismo al potere, che cercava di rovesciare gli sforzi sovietici leninisti, che agivano per esimere lo Stato cinese dalla introduzione del marxismo. I politici rivoluzionari che non potevano sapere della duplicità della condizione sovietica, vollero restare irresoluti intorno alle necessità antimarxiste fatte valere dalla cultura ufficiale dello Stato cinese. Il loro principale ma non supremo capo, Mao Tze Tung, che impropriamente si faceva chiamare anche solo "Mao", ovvero secondo modo di usare parola in realtà non significante per sua cultura ed appartenenza, era in procinto di chiudere l'intero suo movimento, quando gli inganni stalinisti, i fraintendimenti popolari sulla cultura ed appartenenza di "Mao" Tze Tung, la necessità impellente di pervenire a una decisione presto, anche a causa dell'invadenza degli stalinisti, che dopo aver voluto far somigliare i Soviet alle imprese minerarie inglesi fuori legge e fuori norme, con sofferenze, morti, travagli di milioni e milioni di operai prima, poi anche di contadini in U.R.S.S. , si apprestavano a gettare in esiziali confusioni la Cina intera, resero fatale ricorrere ad un ritrovato di emergenza, un compromesso: a "Mao" Tze Tung sarebbe stata offerta direzione di un partito unico popolare cinese, in cambio di sua sottoscrizione ad un programma non marxista di politica popolare cinese. Per sottoscrizione, l'emergenza impose che fosse costruita prima l'intera struttura di partito, senza che le intromissioni staliniste e straniere potessero avvedersi della forma politica di esse, per terminare il compromesso, così a "Mao" Tze Tung sarebbe stato offerto primo posto in esse ma con impegno a rispettarne scopi futuri e presenti. Il risultato di tale impegno fu la redazione de "Il Libro Rosso", scrittura collettiva di letterati intellettuali politici che fornivano al capo del Partito Unico espressioni culturali condivisibili, specchio delle nuove istituzioni statali avviate ad esistenza con tale formazione partitica. Quale capo, "Mao" Tze Tung le doveva tenere per propri impegni da onorare, e vi aderì riportandole tutte riunite in proprio opuscolo, che presentava secondo i tempi da lui definiti necessari con titolo de "Il Libro Rosso". Circolato in varie forme ma non quelle di specifica fattura del capo, Il Libro Rosso era il diario degli impegni di Stato cui lo stesso capo, non solo per versione documento suo originale e già da prima di questo, doveva ottemperare del tutto scrupolosamente. 4: LA CINA, SENZA MARX, COL CAPITALE. La vicenda del Partito Unico, non marxista e con a capo... un pregiudicato, cioè uno in dovere di diventare ex marxista se non l'avesse fatto prima già, era stata accolta da silenziosa, ironica esultazione e meraviglia dei leninisti, che incassando la vittoria dovettero accettare però gli indugi drammatici del capo cinese, che era noto... ma non tanto noto pregiudicato!, mentre i cinesi temevano i suoi ritardi perché erano rischio di indigenze, povertà, aggressioni criminose o delinquenziali, mancanze di mezzi per conservare i patrimoni civili, oblii culturali. In Cina il programma "rosso" stentava, a causa delle intromissioni di "Stalin" e dei suoi e dei filostalinisti dentro l'immenso Paese, riarmatosi profittando della ignoranza antitecnologica proprio di "Stalin" e dotatosi poi di un fortissimo esercito secondo programma "rosso", mentre l'esercito sovietico riusciva da parte russa a sottrarsi in ruolo significativo e salvifico alle insidie ed imposture della dittatura stalinista in U.R.S.S. . Difatti l'arma da fuoco nota quale "organo di Stalin" era stata accettata per ridurre le sue stesse eccessive ambizioni, dato che non funzionava bene come da propaganda, e le successive armi non consentivano niente ai suoi programmi militari e personali di riarmi. A questi un ingegnere italiano dava anni dopo un colpo di grazia, fornendo ai sovietici idea e brevetto definitivamente incompatibile con i programmi degli ignorantissimi stalinisti; e per questo i cinesi potevano tenersi potente esercito, anche loro sottrattolo alle sciagurate ambizioni dei loro filostalinisti. Nondimeno v'erano e già nel frattempo i programmi "speciali". Dagli U.S.A. erano ottenuti per controspionaggio i progetti della bomba atomica; dai ricercatori sovietici alcuni agenti segreti deviati ed obbedienti ai ricatti del sistema stalinista avevano trafugato i progetti di una nuova bomba atomica ad idrogeno, concepita di piccolissime dimensioni e con scarso rilascio di radiazioni e poi avevano diretto altri progettatori per costruzione più grande, infine per il terrore ed i guai e le sciagure immani ricevuti dagli esperimenti con non solo maggiori ma sovradimensionate bombe atomiche ad idrogeno "H" si erano fatti delatori agli statunitensi ma in ambienti non sicuri per rispetto delle leggi americane, e solo con l'aiuto dei tecnici dell'Europa dell'Ovest gli statunitensi potevano capirne a priori distruttività, dopo che minime misure di sicurezza ma non soddisfacenti erano state loro fornite da gravi ed ardui sforzi dei tecnici dell'Europa dell'Est, poiché in U.R.S.S. i progettisti originari ne erano impediti dagli stessi agenti deviati. Successivamente devianze di ugual segno erano iniziate ed iniziavano in Cina. Era già praticamente iniziata l'era atomica cinese, quando il Partito Unico Cinese votava la reintroduzione del sistema capitalista in Cina, in forma extra-statale e para-statale. A ritardare e deviare gli scopi cinesi aveva provveduto anche la consorte di "Mao" Tze Tung, che aderendo alle soggezioni ed illusioni dello stalinismo aveva intentato la via di abolizioni e innovazioni culturali, seguita dallo stesso consorte. Si potrebbe far risalire a questa iniziativa la reazione di opposizione dura e netta ed ufficiale del sistema politico cinese al marxismo, antagonista dei capricci della "magica coppia" degli "Tze Tung". Tra terribili o sereni eventi, l'eccesso assoluto dell'atomica insinuato nell'esercito cinese trovava reazione fermissima da strenui difensori della pace, che improvvisamente chiudevano la economia di stato per i privati trasformandola in economia privatizzata, col fine di rendere inservibile la minaccia atomica nella Guerra Fredda tra Est ed Ovest del mondo, che era conflitto mondiale anche. 5: L'IMPERO SENZA L'IMPERATORE. Con la fine della Guerra Fredda, la Cina si apprestava, da una condizione di stallo dei programmi ed unitamente di blocco programmatico, a riprendere la difesa dalla applicazione dei principi del materialismo storico ideato da Marx. Intanto però la potenza atomica favoriva la invasione cinese in Tibet e la inclusione di quel Paese entro i confini politici cinesi. Il Tibet in crisi culturale era opportunità di conquiste proprio da parte guerrafondaia e filomarxista; ma di fatto la decisione di entrare nel Paese montano creava interrogativi, anche interrogazioni politiche, che non davano scampo alla componente marxista del Partito Unico, avviatasi al tramonto ma coi soldati cinesi in litigio per le strade del Tibet coi tibetani, perché i nuovi arrivi non tollerati dai sacerdoti buddhisti di quel luogo. I cinesi rimproveravano concessioni alla criminosità da parte del potere politico-religioso tibetano. In U.S.A. e Occidente non fu riscontrato fatto che giustificasse invasione. Di fatto il capo tibetano, cosiddetto Dalai Lama, fuggito in Occidente, si era fatto testimone di crisi religiosa, non dichiarando apertamente le vere dottrine buddhiste e tibetane, d'altronde ciò accadeva negli U.S.A. dove infuriavano polemiche contro le intrusioni indebite di ambienti sanitari nelle autodeterminazioni religiose. Sembrando finita sua stessa comprensione della tradizione tibetana con la esclusione della scelta tradizionale del futuro capo buddhista secondo dichiarazioni non dottrinarie su reincarnazione e individualità, poi il Dalai Lama faceva seguire dichiarazione politicamente omofobica, cui lui medesimo non assecondava e poi abbandonava evidentemente ad altri, per reistituire dottrina precedente e senza includere le fuorvianti dichiarazioni, in America però non imputate a sola sopraffazione dell'ambiente né del tutto a costrizione a dichiarazione inopportuna. I preti buddhisti bastonati dai soldati cinesi per strada e non solo, ugualmente al loro capo in esilio americano avvicinato dai gendarmi statunitensi perché dovesse rilasciare opportuni chiarimenti e garanzie di non avallare gli importunii nonostante la violenza di una condizione non da lui voluta: assurdo tutto ciò solo in apparenza, dato che i fatti erano diventati uguali da una parte all'altra del globo, le richieste e proteste dei soldati cinesi uguali e per uguali importunii posti in causa. Lo Stato della Cina senza commutare inclusione politica in inclusione geografica mutava statuto dei suoi interventi militari da presidiali a guardiali. Il contrasto a distanza U.S.A. - Cina evitava il peggio. Quando Stati Uniti d'America e Russia già agivano e già comunemente contro il terrorismo di derivazione arabo-islamica in Medio Oriente ed altrove, in Cina erano rimasti attivi realmente i filomarxisti, virtualmente i marxisti, oramai privi anche della ipotesi di sostegno cubano, votato non mutato da Castro a post-comunismo con garanzia non marxista. Di alcuni giorni orsono la notizia della inclusione de Il Libro Rosso nelle faccende istituzionali statali cinesi, quello composto in seconda battuta dal poco accreditato dittatore "Mao" Tze Tung. Quale destino economico, politico? Accolto il Presidente americano degli U.S.A. in Cina, la inclusione de Il Libro Rosso introduceva una sorprendente novità: riaperta a Pechino La Città Proibita alla attività politica, per accogliere anche il potente ospite americano. Sulla Cina non grava più la dittatura filooccidentale di sinistra e si riapre il pensiero alla antica allegoria imperiale. 6: EPILOGO DELLA STORIA. Del soprannome impossibile uguale al verso del gatto, che non poteva esser vero per il mondo di Tze Tung, resta il simbolo celeste ed una bandiera quasi tutta rossa...? È apparsa da pochissimo tempo in Cina una bandiera diversa con altro nuovo colore in più e non è il celeste, è il verde! Poiché aveva girata raminga per la Cina una intuizione incommensurabile e gioconda, assieme ai monotoni offici di partito, un colore diverso bisognava immaginare! Il celeste resta nel simbolo dell'aeronautica cinese. Lo Tze Tung che si lasciava fraintendere con l'onomatopea a lui estranea, si racconta diffidasse ed avesse paura ed astio per gli aerei, e non per un caso a quanto pare! MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
MAURO PASTORE
Wednesday, 27 March 2019 12:56
MAURO PASTORE: Il seguente testo lo pubblicai sul WEB qualche tempo addietro, a ridosso di ultimi avvenimenti, menzionati in esso stesso. Lo scopo della pubblicazione era la precisazione, anche a stesso uso da parte dello Stato italiano. Infatti lamentavo in vasti e potenti ambienti culturali e politici poca chiarezza od insufficiente conoscenza e ciò a detrimento dei destini dell'Italia. Il testo può esser usato qui a completamento e chiarificazione di quanto già inviatovi. Si tratta di uno scritto di non facile comprensione perché è fatto anche per servire la difficile causa della lotta contro la incompetenza che sottrae comprensione di veri statuti e ragioni, statali e non solo statali, fatalmente vitali, per Italia, Occidente ed altrove. A causa della sua lunghezza non ne posso inviare tutte le parti di cui composto contemporaneamente.

Su "Il Libro Rosso", ovvero "il libretto rosso", compilato per il dittatore cinese Mao Tze Tung e su il suo inappellabile dono. 1 Il pensiero politico di Mao Tze Tung era fatto di particolari concezioni filooccidentali legate alle ideologie marxiste non marxiane ma improntato alle idee di Marx ed Engels, prima che i due separassero i propri destini politici e filosofici. ...ANTECEDENTE SECONDARIO E NECESSARIO. Karl Marx infatti nello scoprire l'assolutismo delle premesse intellettuali hegeliane e nello scoprirsi assolutista per mancanza di sufficiente indipendenza dell'ambiente che aveva richiesto il suo intervento, si era ritirato dalla partecipazione politica attiva, nel tentativo di limitare il caos e la violenza incipienti nel movimento comunista europeo da lui dipendente. Dopo aver constatato che le proprie interpretazioni delle impostazioni ricevute dal partito per suo stesso tramite divergevano da quelle dei vertici del partito stesso, aveva deciso di usare proprio restante peso politico nelle scelte dei comunisti ancora obbedienti al suo Manifesto, al quale lui non voleva più dare forza, attaccando con un suo comunicato la nuova linea decisionale del medesimo partito, Partito Comunista, all'epoca ancora movimento internazionale. In tale comunicato si manifestava contrarietà a nome del Coautore del Manifesto, Marx stesso, e non per causa di esso. Tale comunicato non ebbe effetti nel partito stesso, soltanto esigui nella cultura politica, anche per mancate informazioni sufficienti. Marx ne constatò inanità, perciò sottopose l'intero suo contenuto ad una critica ed autocritica, verificando che pretese ed attese dei lettori-aderenti politicamente non sempre erano accettabili e le inaccettabilità non sempre erano discordi dal messaggio del Manifesto, infine notò che le concordie non erano tutte eticamente o non eticamente solidali con le presunte etica e mancanza di etica del Coautore ovvero Marx stesso. Accortosi dunque che l'etica effettiva del Manifesto era dipendente da questioni che lui solamente non poteva comprendere e da possibili coincidenze di cui lui non sapeva entrare nel merito, si avvide pure che i movimenti comunisti per il futuro della Europa non erano realmente positivi ed erano stati vantaggiosi solo per aver costituito una parte politica riconoscibile o perlomeno identificabile. Di questa Marx intendeva farne qualcosa di accettabile, arrendendosi all'evidenza dei fatti, cioè alla mancanza costitutiva di un controllo sufficiente del senso delle direttive adottate in essa. Per questo additava pubblicamente il partito e movimento comunisti quali fenomeni sociali e non soltanto sociali di interesse delle Autorità giudiziarie e non solamente tedesche. In essi infatti vi ravvisava insistente delittuosità, per incompetenze, irresponsabilità, prepotenze ed invadenze. Per ciò che gli riguardava, si dichiarò contento delle Comuni nazionali, mostrando esempio francese, soddisfatto solo di aver fornito individuabilità a rabbiose ma disoneste moltitudini di diseredati forse neppure in tutto come gli era parso. Per questa sua condotta riparatrice non fu arrestato e non fu ritenuto sedizioso. Perseguitato proprio da esponenti del comunismo internazionale, ridotto a povertà e umilianti dipendenze, impossibilitato a scrivere di tutto quanto pensava da ex e senza energie per iniziare nuovo corso filosofico personale, cercò maggior comprensione del mondo religioso, ritenendo che così avrebbe potuto farsi ragioni circostanziate del proprio razionale e necessario pentimento. Di poteri religiosi maggiori in Germania, lui pensò ve ne erano due: Evangelismo e Cattolicesimo. Avendo lui conosciuto in passato soltanto la dottrina dei Riformati, non ritenendo e già da prima che ebraismo e giudaismo avessero reale facoltà di agire con potere in Germania ed altrove in Europa, volle indottrinarsi nel Cattolicesimo, non trovando antipatia per esso ma ritenendolo, dopo averne acquisito chiare conoscenze, responsabile in Germania della diffusione di idee universaliste disastrose quanto a confusività ed ignoranza delle fonti di esse e di appartenenze a luoghi e genti e quanto a mancanza di affermazioni sulle differenze culturali. Fattasi opinione che l'assolutismo hegeliano-post-hegeliano fosse stato ispirato e consentito da un incauto e distratto universalismo cattolico, tentava di presentare al giudizio delle Autorità i vertici ecclesiastici cattolici tedeschi e non solamente tedeschi. Gli Stati conferirono solo parziale credito ma notevole attenzione a Marx laddove il comunismo era diffuso anche solo per massiccia propaganda e laddove veniva in qualche modo esercitato con violenza o minaccia di violenza. Chi doveva provvedere constatava potendo che della confusione non si poteva attribuirne responsabilità alle istituzioni ufficiali cattoliche, essendo concomitante al cristianesimo in Germania ed Europa anche ebraismo, giudaismo e paganesimo ed essendo la causa maggiore della confusione ravvisabile forse nel paganesimo e non altrimenti. Da hegeliano e post-hegeliano, Karl Marx non aveva attribuito esistenza religiosa di politeismi basati sull'idealismo filosofico tedesco, convinto, quanto il giovane o non anziano Hegel, di una emancipazione e razionalità della società tedesca ed europea, talché il solo divino non fosse motivo di aggregazioni religiose ma solo di rarefazioni. Inoltre Marx non aveva riflettuto sulla religione con adeguatezza culturale oltre che filosofica. La sua vita, lo constatavano medesime Autorità poste in gioco da Marx, era nondimeno improntata secondo un vago misticismo panteista! Per tale constatazione, chi degli Stati messo da lui in causa, non poteva continuare ad accoglierlo per ulteriori interlocuzioni, data incoerenza e non sufficiente responsabilità dell'interlocutore. A Marx quindi fu rimproverato di voler ignorare la propria provenienza culturale, religiosa, etnica, fino a ignorarne pure la varietà religiosa: da o con il giudaismo venivano infatti "importati" culti idolatrici di politeismi orientali ed extraeuropei, da o con l'ebraismo venivano sensibilità panteiste diverse, anche queste di provenienza orientale oppure orientaleggianti ed estranee alle possibili tradizioni pagane d'Europa; ciò si aggiungeva ad altri apporti religiosi e pagani da Oriente o da altrove fuori Europa. Ovviamente esistevano anche i poteri monoteisti dell'ebraismo e giudaismo ed in particolare quest'ultimo serbava proprio indipendente universalismo, d'altronde riservato a pochi e non abbastanza influente dunque per essere responsabile di quella confusione. I pagani furono scagionati da accuse di intrighi politici ma in parte significativa di loro invitati in molti luoghi europei a porre le dovute attenzioni al disordine che da loro negligenze poteva nascere. Ciò accadeva anche tramite ufficiali statali, che facevano notare quante e di che specie erano le incomprensioni ad esempio in una rissa incipiente in una aula di studio, in un congresso, in un comizio, in una osteria, ed anche tramite intervento diretto delle aristocrazie, che offrivano modi per comprensioni reciproche in situazioni importanti, a comuni o non comuni cittadini, infine tramite anche le richieste burocratiche, aggiornate su domande più precise per ragguagli maggiori, che vertevano su informazioni e nozioni intorno a varietà di religioni. Anche in Italia accadeva, con dispetto ed ira delle principali autorità cattoliche o di alcuni filosofi genericamente ed anonimamente monoteisti. Marx dunque sollecitando l'interessamento delle Autorità al mondo religioso-politico ne aveva differente risposta. Nei fatti la complessità del quadro che lui cominciava ad intuire, osservando cosa succedeva in società e civiltà in seguito alle reazioni delle Autorità, non gli consentiva esauriente comprensione, tuttavia gli era evidente che il cattolicesimo gli era stato scagionato ma non del tutto ugualmente quelle altre partecipazioni, quali panteismo e politeismi orientali. Chi lo osservò con attenzione, ne potette concludere qualcosa. Era Karl Marx piuttosto ostile al senso del sacro legato ai luoghi più tipicamente europei, che d'altronde poco conosceva, incline a frequentare quelli meno tipici. D'altronde non amava la sensibilità giudaica, fino a non volerne sapere. Era evidente ciò dai tempi delle offese contro il presunto giudaismo di Feuerbach, restate non senza segnalazione ai magistrati tedeschi, ma ora appariva sotto lume intellettuale diverso. Dell'ebraismo Marx aveva dovuto rifiutare quasi tutto, non avendo voluto accettarne le tradizioni monoteiste, culturalmente fondamentali per esso; tuttavia era indeciso se abbandonare del tutto la cultura ebraica, legato lui all'Eurasia più che all'Europa non per ragioni pratiche e materiali, inerenti al clima, ai tragitti, agli incontri, agli interessi, ai casi, alle scelte od alle incombenze, piuttosto per via indiretta, dall'ambiente di appartenenza e a causa delle facoltà da esso ricevute e che ancora gli facevano ricevere, in termini di sostegni economici, spirituali, sociali, mondani. Insomma Marx era in contatto con l'ebraismo orientaleggiante, per questo motivo il suo senso del sacro ne era influenzato sia per affermazioni che negazioni. Era stato Marx da giovane compiacente di panteismi orientaleggianti, che lui amava concordare con la metafisica dell'Idealismo. Per ragioni filosofiche vi si era opposto, rovesciando l'idealismo hegeliano in post-hegeliano materialismo, attestandosi su un fermissimo ed in certo senso fanatico ateismo, perché sostenuto da continui rifiuti alle proposte religiose atee di provenienza orientale, affini al buddhismo o ad esse legate, nonché occasionate dalle tematiche e metafore del volontarismo schopenhaueriano. L'intuizione areligiosa, od anche irreligiosa, che gli era possibile anzi necessitata dai rifiuti stessi, che rappresentavano in assenza l'idea del divino sì che l'irreligiosità era da far perdurare senza indifferenza ma per pensiero designificato e designificante, era dunque per lui intuizione indistinta del divino nel mondo; per questo il filosofo Marx, nell'infanzia ateo agnostico, in età matura s'era fatto ateo gnostico, sebbene più civilmente che culturalmente restasse agnostico. Insomma Karl Marx adulto filosofando era un ateo negatore di Dio e non mancato affermatore, restando però un implicito asseveratore della presenza divina nel mondo, presupposta inizialmente con linguaggio metafisico, quindi non spiritualista, e nei suoi intransigenti contrasti alla religione da filosofo decadeva a filosofante, perché contraddittoriamente ma non erroneamente attaccando le religioni in Occidente e altrove restava partigiano del panteismo orientaleggiante degli ebrei europei orientaleggianti. Sceso in politica attiva, le sue contraddizioni erano diventate errori politici, resi possibili dalla negligenza di cittadino, nel suo caso in parte decisiva dipendente da ristrettezze e scorrettezze subìte da ambienti non ebrei né giudaici, da lui ritenuti succubi delle cosiddette classi borghesi, in realtà vittime a loro volta di prepotenti insinuati nel proletariato urbano. Di questo, giunto in anticipo, a causa delle persecuzioni, agli ultimi giorni della sua vita, se ne era avveduto, lasciandone testimonianza ai suoi cari col volto e senza parole, per le condizioni di salute precarie e soprattutto per mancanza di interesse a vivere a lungo, proprio in ragione della sicurezza ed il futuro di loro. Karl Marx morì, di lì a poco, in stato di inedia e i suoi ultimi pensieri erano affidati ai familiari, che potevano testimoniarne a pochi ed in poco, senza che ciò potesse aiutare a far terminare i movimenti comunisti ispirati dal passato lavoro comune dello stesso Marx non ancora ravvedutosene e di Engels ed al loro Manifesto.
...
MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
MAURO PASTORE
Friday, 15 March 2019 13:27
Reinvio daccapo un'altra volta ancora mio testo provvisto di stessa notevole aggiunta, da me ulteriormente emendato, corretto e migliorato.
(Mi scuso per l'eventuale disagio che in ogni caso non dipende da mia volontà ma da continui tedi, sonori e di altra specie, che accadono ai miei danni nei miei dintorni e per altrui volontà.)

Karl Marx non fu mai realmente luterano ma solo interessato al luteranesimo che non volle accogliere e neppure accettare dopo aver valutato l'operato rivoluzionario del luterano (!) Th. Munzer. I rivolgimenti tentati da costui non erano rivendicazioni economiche ma etniche e fallirono anche per pretese da parte delle masse contadine del tutto incompatibili con la convivenza tra umani, flora e fauna. Questi eventi non potevano né possono intendersi economicamente, perché stimare sovrannumero umano in ambiente naturale si fa direttamente considerando i bisogni e gli ambienti e senza mediazioni. Inizialmente alcuni contadini e nobili avevano voluto far polemiche per una burocratizzazione ecologica indipendente dalla burocratizzazione economica. Questa ultima era stata privilegiata dalle comunità ebraiche che allora in Germania non erano ancora tedesche e Karl Marx valutando la dottrina luterana (che anche Munzer aveva accolto e non rifiutato neanche durante il contrasto politico religioso con Lutero) non ne aveva trovato idoneità per disattenzione antiecologica, cui invano tentò di sopperire con la attenzione, poi ossessione, economica. Dato che la pratica economica è soggetta alla pratica ecologica, dunque fu giudicato giustamente che la indifferenza di Marx ai valori storici luterani fu evento negativamente determinante per i suoi futuri politici e filosofici. Il patrimonio culturale-religioso di Marx dipendeva dal Talmud ma con esclusione della Cabala, infatti ciò che egli misticamente pensava sulle materie universali discendeva da panteismo orientale e pagano, non da panenteismo monoteista. La sua insistenza nella menzione delle distinzioni sessuali e delle altre uguali rivelano una origine cinese del suo panteismo, non direttamente dal Tao. Infatti le metafore teologiche nel suo pensiero da lui reso pubblico ed ufficiale sono soltanto moduli linguistici che erano non insignificanti in forza di una concezione panteista dei misteri naturali non destinali. Tra codeste sue intuizioni e tra le intuizioni monoteiste un nesso diretto non esiste. La premessa antiecologica del pensiero di Karl Marx impediva a stesso autore del pensiero valutazione globale degli atti economici, che gli erano manifestati in fattispecie non primaria e solo secondaria-terziaria. La collaborazione con Engels, il quale studiava i rapporti tra umanità ed ambienti naturali unilateralmente a prescindere dalle caratteristiche locali, diresse le speculazioni filosofiche di Marx entro l'àmbito della sola economia terziaria ed oltre solo secondo logica economica terziaria. Il successo del filosofema marxista nel mondo fu pregiudicato dal tentativo di costruire una forte economia primaria in Unione Sovietica. Ciò accadde per provvidenziale intervento del leninismo senza avvedutezza dei destinatari e molte vittime dello stalinismo erano stalinisti caduti in discredito a causa degli effetti contrari al Sistema Totalitario comunista sortiti dai loro provvedimenti di economia primaria. Secondo logica economica terziaria l'uso finanziario si palesa nella funzione strumentale senza che ne siano palesi gli scopi degli strumenti. Le fatali concentrazione logica e chiusura ragioneristica (non razionale) entro àmbito terziario non possono evitare che il concetto del denaro o danaro sia con perspicuità bastante distinguibile dalla idea dei soldi; il fine di rimediare alla povertà, miseria, indigenza, valutando stesso àmbito terziario soltanto, inevitabilmente inducono a rifiutare la chiusura e la concentrazione sulla sola varia materialità del soldo ma non ne inducono rifiuto sulla sola varia materialità del contratto finanziario, costituita da assegni, patti, rapporti da ricevere certamente od eventualmente (questi ultimi detti: fatture). Difatti chi ha fame e non trova cibo non ha voglia di contemplare una banconota od una moneta, ma potrebbe tentare la via di un segno materiale utile, di un accordo valido con materiale pegno, di una relazione salvifica materialmente consistente in un messaggio comprensibile. Ugualmente si pensi degli altri bisogni materiali. In tal senso però la prassi favorevole insistita entro àmbito limitato non potendo sapere di cause esterne ad esso trova questa sola alternativa: aprirsi ad ulteriori considerazioni di ulteriore àmbito o autorelegarsi lasciando la idea di base degenerare in idolo. Questo accadde a Marx: di restare dipendente dagli idoleggiamenti degli oggetti di uso finanziario; ed il tentativo di continuare valida prassi si concludeva con la identificazione di diversi ma non altri idoli, offerti dalle concezioni mistiche panteistiche sue, condannati assieme agli idoli finanziari ma non consapevolmente rifiutati. Questa contraddizione intellettuale si esprimeva con la individuazione dei rapporti economici terziari dipendenti da uso del soldo di cui Marx non criticava relazioni con usi finanziari non intendendo tutta la pratica differenza tra scambi finanziari e scambi monetari. Non intendendo in tutto i rapporti tra piani finanziari e piani di organizzazione delle produzioni economiche, gli scambi monetari gli parevano essi stessi iniqui perché iniqui gli apparivano gli scambi finanziari, che a suo avviso erano più arbitrari di quanto in realtà fossero. Il rifiuto di una concezione ecologica di base non gli permetteva di comprendere tutte le disposizioni dirette dei beni materiali. Se un cacciatore non donava una quaglia o se dono ne era rifiutato da affamato, Marx non poteva filosoficamente capirne le ragioni vere. Gli abusi venatorii provocano indigestione e finanche vomito e si identificano ecologicamente non economicamente. Ugualmente per gli allevamenti, indirettamente ma decisivamente: senza rispetto per i cinghiali non si possono allevare maiali e senza saper dei rapporti reciproci non si può far cibo di maiali morti od uccisi. Questo si valuta ecologicamente ed anche le coltivazioni sono in rapporto con sole raccolte e tutte necessitano di valutazioni ecologiche. Della terribile sua mancanza operativa Marx non se ne avvide in tempo perché ambienti umani e naturali eurasiatici gli facevano da sorta di schermo e a causa di varie coincidenze occultanti ed a causa di duplici manchevolezze non comunicate o non comunicabili durante collaborazione con Engels ma soprattutto e decisivamente perché restava sua indagine confinata agli àmbiti terziari. Continuava non estrinsecando i rapporti finanziari ma solo quelli monetari e in tal modo trattava questi da movimenti di segni-simboli che gli parevano sopravvalutati e abusati, trovando veri abusi e sopravvalutazioni ma non riconducibili in ultima istanza al mondo finanziario ma di ciò egli restando ignaro e poi descrivendone le relazioni con la finanza senza includerne gli scopi. Nel frattempo parendogli opportuno studiare a fondo il mondo operaio non studiava i rapporti primari delle industrie pesanti con le nature geologiche relative a causa di sue stesse premesse culturali limitate. Infatti il rifiuto della Cabala gli aveva impedito di ricollegare i pensieri religiosi di gioventù ai contesti naturali europei ed il panteismo orientale gli dava rassicurazioni sugli ambienti eurasiatici, in quegli anni in Germania presenti naturalmente non vastamente. Perdurando entro prassi medesima, la stessa ipersignificazione da egli lamentata era senza risultargli ipersignificativa, tanto che aborrendo l'idolo del soldo ne avallava e diffondeva il feticcio, cioè una invenzione spuria ed ossessione non necessaria ma persistente, avendo agito secondo analogie al Tao ma non del Tao. Passività ed attività coi veri soldi ma anche la ossessione arbitraria, deliberata dei soldi, erano intuizione sotto la specie universale della dualità-duplicità, per cui dava ritratto del proletariato relazionando rapporti sessuali e monetari e descrivendone negatività con concentrazione logica e chiusura ragioneristica. La ragione cosmica binaria gli consentiva di scoprire gli aspetti assoluti e misteriosi e tale assolutezza era dialetticamente materialmente ineccepibile, perché fatta di nessi non interni ma esteriori; cioè la sua concezione post-hegeliana, materialista, tratta da spiritualismo rovesciato, non gli era bastevole per rinvenire la assurdità tutta mondana entro cui aveva relegata propria attività; ed il compagno Engels con pari assurdità gli forniva coincidenzialmente ovvero fortunosamente successi brevi e limitati. La prevalenza momentanea di economie eurasiatiche in Germania era per ambienti ebraici e di stesso Karl Marx una ragione anche, perché in realtà Marx questa economia voleva favorire a discapito delle sole europee e con vantaggio delle asiatiche. Ciò non lo motivava a mutarne prassi. Della binaria attività/passività monetaria Marx dunque predilesse la attività nella illusione di poter dare aiuto politicamente determinante e sùbito a poveri ed indigenti; ma tutto fu per egli relativamente breve illusione. Ritrovatosi a contemplare un disastro umano, notatone criminalità gravissima per il futuro, preferì (non solo pubblicamente) ed anche giudiziariamente denunciare il movimento comunista appena sorto e considerare unico proprio successo aver fornito a molti non tutti diseredati e criminali gli strumenti per una degna resa almeno o per una sconfitta salutare. Encomiò le Comuni nazionali europee anche dopo aver rifiutato la direzione di suo stesso Partito e non lasciò nessuna opera filosofica scritta di questo èsito. Le sue precedenti pubblicazioni restarono purtroppo in voga ed attive dopo sua morte, avvenuta per volontaria inedia, questa a scopo di sottrarre i suoi cari da vendette postume di fanatici comunisti. Su questo ultimo edificante racconto si basano aspettazioni di troppo e ne derivano confusioni presso cristiani e specialmente cattolici, di scansioni biografiche e valori culturali-accademici in realtà di per sé nulli in ogni caso. Dopo fine del blocco comunista nel mondo molti tentativi di ripresa del comunismo marxista hanno moltiplicato la propria inopportunità ed insavia e risultano esser mossi ed abusati, evidentemente, da antipolitica.

Il potere marxista aveva trovato in Cina duplice ricezione: fascino per sorta di ritorno, rifiuto di sorta di tradimento. Nei fatti il comunismo cinese si attestò poi senza partito specifico e nonostante le insidie mosse dallo stalinismo il marxismo vi fu esautorato. In Occidente e soprattutto in America era palese la identità dei ritrovati marxisti con analoghi provvedimenti cinesi e si cercò di intuire se ve ne fosse relazione anche preventiva e particolare. Si comprese che per tramite dell'ebraismo non giudaismo erano stati od erano attivi ambienti internazionali che da Oriente influenzavano anche piuttosto occultamente Occidente ma non se ne ritrovò responsabile la politica cinese dello Stato cinese. Inoltre parte di tali influenze erano consapevolemente e pacificamente motivate da condizioni climatiche particolari e momentanee euroasiatiche. Si notò che non erano queste ultime relazioni quelle che avevano motivato costantemente Karl Marx a perseverare in impegni medesimi prima del rinnegamento e che stesso Marx non era apparte di quelle altre ma di queste, intendendo servirne le esigenze ma senza poterne sapere tutta la provvisorietà. Dunque per tale ragione anche la Germania fu scagionata da accuse di favoreggiamenti inaccettabili al marxismo, mosse in tempi recenti dalla Cina, allora che il Partito Unico cinese aveva introdotto in Cina il Capitalismo di Stato.
Era tale vicenda dipendente da suggestioni sociali. L'aneddoto seguente è assai interessante davvero: i documenti delle fatture commerciali venivano usati dalla resistenza anticomunista per segni anomali, con scopo di avvertire delle tragiche incomprensioni, mostrando semioticamente oppure semiologicamente e simbolicamente l'aspetto magico del successo della persuasione marxista - comunista. Sicché le pratiche suggestionatorie dette "fatture", appunto quelle delle cosiddette "fattucchiere", erano richiamate in mente, fatte richiamare in mente, per intellettuale oggetto di attenzione-comparazione razionale-emotiva non viceversa; e ciò talvolta, nei periodi di assoggettamenti economici sovietici in Occidente e nelle fasi non esclusivamente antioccidentali del blocco economico orientale, con le consistenze materiali stesse: i cosiddetti scontrini di cui si diceva che parevano "rossi, o non rossi pure se rossi". In Italia la ostile occultazione cattolica-clericale delle opere sulla magia delle quali autore filosofo G. Bruno, da altri tradotte dal latino in italiano ma purtroppo secondo limitatezze ed angustie di latinismo-romanismo post-medioevale, rendeva più arduo mostrare i nessi tra suggestioni ed operati politici e politico-filosofici ed era arduo anche il mostrare i nessi semplici non intellettuali, i quali negli ambienti fortemente anticomunisti erano svelati perciò solitamente solo dalla inventiva di non adulti e bambini. Tali rivelazioni si attuavano proprio mostrando le varie relazioni mentali tra scontrini commerciali vari e varie persone. La intuizione semplice attestava presenza di misticismi femminili, di fantasiose fantastiche grandi madri, ugual risultato ne ottennero le osservazioni psicologiche complesse, che mostrarono una religiosità restante di ambienti atei comunisti: un panteismo incentrato attorno ad "archetipo della Grande Madre". La "Grande Madre" era lo scherzo non solo di bambini, ovvero il miraggio usato anche dagli agenti segreti per identificare e distrarre fanatici e criminali politici comunisti. E a questo scherzo le sorta di citazioni culturali teologiche di Karl Marx a tuttoggi pervenute restano impotenti, sottoposte alla contraria beffa, però, per ciò che concerne occasioni e possibilità realmente non solo virtualmente teologiche.

MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
MAURO PASTORE
Friday, 15 March 2019 13:16
Reinvio daccapo mio testo che ho ulteriormente emendato ed anche provvisto di notevole aggiunta.
Mi scuso per l'eventuale disagio che in ogni caso non dipende da mia volontà ma da continui tedi, sonori e di altra specie, che accadono ai miei danni nei miei dintorni e per altrui volontà.

Karl Marx non fu mai realmente luterano ma solo interessato al luteranesimo che non volle accogliere e neppure accettare dopo aver valutato l'operato rivoluzionario del luterano (!) Th. Munzer. I rivolgimenti tentati da costui non erano rivendicazioni economiche ma etniche e fallirono anche per pretese da parte delle masse contadine del tutto incompatibili con la convivenza tra umani, flora e fauna. Questi eventi non potevano né possono intendersi economicamente, perché stimare sovrannumero umano in ambiente naturale si fa direttamente considerando i bisogni e gli ambienti e senza mediazioni. Inizialmente alcuni contadini e nobili avevano voluto far polemiche per una burocratizzazione ecologica indipendente dalla burocratizzazione economica. Questa ultima era stata privilegiata dalle comunità ebraiche che allora in Germania non erano ancora tedesche e Karl Marx valutando la dottrina luterana (che anche Munzer aveva accolto e non rifiutato neanche durante il contrasto politico religioso con Lutero) non ne aveva trovato idoneità per disattenzione antiecologica, cui invano tentò di sopperire con la attenzione, poi ossessione, economica. Dato che la pratica economica è soggetta alla pratica ecologica, dunque fu giudicato giustamente che la indifferenza di Marx ai valori storici luterani fu evento negativamente determinante per i suoi futuri politici e filosofici. Il patrimonio culturale-religioso di Marx dipendeva dal Talmud ma con esclusione della Cabala, infatti ciò che egli misticamente pensava sulle materie universali discendeva da panteismo orientale e pagano, non da panenteismo monoteista. La sua insistenza nella menzione delle distinzioni sessuali e delle altre uguali rivelano una origine cinese del suo panteismo, non direttamente dal Tao. Infatti le metafore teologiche nel suo pensiero da lui reso pubblico ed ufficiale sono soltanto moduli linguistici che erano non insignificanti in forza di una concezione panteista dei misteri naturali non destinali. Tra codeste sue intuizioni e tra le intuizioni monoteiste un nesso diretto non esiste. La premessa antiecologica del pensiero di Karl Marx impediva a stesso autore del pensiero valutazione globale degli atti economici, che gli erano manifestati in fattispecie non primaria e solo secondaria-terziaria. La collaborazione con Engels, il quale studiava i rapporti tra umanità ed ambienti naturali unilateralmente a prescindere dalle caratteristiche locali, diresse le speculazioni filosofiche di Marx entro l'àmbito della sola economia terziaria ed oltre solo secondo logica economica terziaria. Il successo del filosofema marxista nel mondo fu pregiudicato dal tentativo di costruire una forte economia primaria in Unione Sovietica. Ciò accadde per provvidenziale intervento del leninismo senza avvedutezza dei destinatari e molte vittime dello stalinismo erano stalinisti caduti in discredito a causa degli effetti contrari al Sistema Totalitario comunista sortiti dai loro provvedimenti di economia primaria. Secondo logica economica terziaria l'uso finanziario si palesa nella funzione strumentale senza che ne siano palesi gli scopi degli strumenti. Le fatali concentrazione logica e chiusura ragioneristica (non razionale) entro àmbito terziario non possono evitare che il concetto del denaro o danaro sia con perspicuità bastante distinguibile dalla idea dei soldi; il fine di rimediare alla povertà, miseria, indigenza, valutando stesso àmbito terziario soltanto, inevitabilmente inducono a rifiutare la chiusura e la concentrazione sulla sola varia materialità del soldo ma non ne inducono rifiuto sulla sola varia materialità del contratto finanziario, costituita da assegni, patti, rapporti da ricevere certamente od eventualmente (questi ultimi detti: fatture). Difatti chi ha fame e non trova cibo non ha voglia di contemplare una banconota od una moneta, ma potrebbe tentare la via di un segno materiale utile, di un accordo valido con materiale pegno, di una relazione salvifica materialmente consistente in un messaggio comprensibile. Ugualmente si pensi degli altri bisogni materiali. In tal senso però la prassi favorevole insistita entro àmbito limitato non potendo sapere di cause esterne ad esso trova questa sola alternativa: aprirsi ad ulteriori considerazioni di ulteriore àmbito o autorelegarsi lasciando la idea di base degenerare in idolo. Questo accadde a Marx: di restare dipendente dagli idoleggiamenti degli oggetti di uso finanziario; ed il tentativo di continuare valida prassi si concludeva con la identificazione di diversi ma non altri idoli, offerti dalle concezioni mistiche panteistiche sue, condannati assieme agli idoli finanziari ma non consapevolmente rifiutati. Questa contraddizione intellettuale si esprimeva con la individuazione dei rapporti economici terziari dipendenti da uso del soldo di cui Marx non criticava relazioni con usi finanziari non intendendo tutta la pratica differenza tra scambi finanziari e scambi monetari. Non intendendo in tutto i rapporti tra piani finanziari e piani di organizzazione delle produzioni economiche, gli scambi monetari gli parevano essi stessi iniqui perché iniqui gli apparivano gli scambi finanziari, che a suo avviso erano più arbitrari di quanto in realtà fossero. Il rifiuto di una concezione ecologica di base non gli permetteva di comprendere tutte le disposizioni dirette dei beni materiali. Se un cacciatore non donava una quaglia o se dono ne era rifiutato da affamato, Marx non poteva filosoficamente capirne le ragioni vere. Gli abusi venatorii provocano indigestione e finanche vomito e si identificano ecologicamente non economicamente. Ugualmente per gli allevamenti, indirettamente ma decisivamente: senza rispetto per i cinghiali non si possono allevare maiali e senza saper dei rapporti reciproci non si può far cibo di maiali morti od uccisi. Questo si valuta ecologicamente ed anche le coltivazioni sono in rapporto con sole raccolte e tutte necessitano di valutazioni ecologiche. Della terribile sua mancanza operativa Marx non se ne avvide in tempo perché ambienti umani e naturali eurasiatici gli facevano da sorta di schermo e a causa di varie coincidenze occultanti ed a causa di duplici manchevolezze non comunicate o non comunicabili durante collaborazione con Engels ma soprattutto e decisivamente perché restava sua indagine confinata agli àmbiti terziari. Continuava non estrinsecando i rapporti finanziari ma solo quelli monetari e in tal modo trattava questi da movimenti di segni-simboli che gli parevano sopravvalutati e abusati, trovando veri abusi e sopravvalutazioni ma non riconducibili in ultima istanza al mondo finanziario ma di ciò egli restando ignaro e poi descrivendone le relazioni con la finanza senza includerne gli scopi. Nel frattempo parendogli opportuno studiare a fondo il mondo operaio non studiava i rapporti primari delle industrie pesanti con le nature geologiche relative a causa di sue stesse premesse culturali limitate. Infatti il rifiuto della Cabala gli aveva impedito di ricollegare i pensieri religiosi di gioventù ai contesti naturali europei ed il panteismo orientale gli dava rassicurazioni sugli ambienti eurasiatici, in quegli anni in Germania presenti naturalmente non vastamente. Perdurando entro prassi medesima, la stessa ipersignificazione da egli lamentata era senza risultargli ipersignificativa, tanto che aborrendo l'idolo del soldo ne avallava e diffondeva il feticcio, cioè una invenzione spuria ed ossessione non necessaria ma persistente, avendo agito secondo analogie al Tao ma non del Tao. Passività ed attività coi veri soldi ma anche la ossessione arbitraria, deliberata dei soldi, erano intuizione sotto la specie universale della dualità-duplicità, per cui dava ritratto del proletariato relazionando rapporti sessuali e monetari e descrivendone negatività con concentrazione logica e chiusura ragioneristica. La ragione cosmica binaria gli consentiva di scoprire gli aspetti assoluti e misteriosi e tale assolutezza era dialetticamente materialmente ineccepibile, perché fatta di nessi non interni ma esteriori; cioè la sua concezione post-hegeliana, materialista, tratta da spiritualismo rovesciato, non gli era bastevole per rinvenire la assurdità tutta mondana entro cui aveva relegata propria attività; ed il compagno Engels con pari assurdità gli forniva coincidenzialmente ovvero fortunosamente successi brevi e limitati. La prevalenza momentanea di economie eurasiatiche in Germania era per ambienti ebraici e di stesso Karl Marx una ragione anche, perché in realtà Marx questa economia voleva favorire a discapito delle sole europee e con vantaggio delle asiatiche. Ciò non lo motivava a mutarne prassi. Della binaria attività/passività monetaria Marx dunque predilesse la attività nella illusione di poter dare aiuto politicamente determinante e sùbito a poveri ed indigenti; ma tutto fu per egli relativamente breve illusione. Ritrovatosi a contemplare un disastro umano, notatone criminalità gravissima per il futuro, preferì (non solo pubblicamente) ed anche giudiziariamente denunciare il movimento comunista appena sorto e considerare unico proprio successo aver fornito a molti non tutti diseredati e criminali gli strumenti per una degna resa almeno o per una sconfitta salutare. Encomiò le Comuni nazionali europee anche dopo aver rifiutato la direzione di suo stesso Partito e non lasciò nessuna opera filosofica scritta di questo èsito. Le sue precedenti pubblicazioni restarono purtroppo in voga ed attive dopo sua morte, avvenuta per volontaria inedia, questa a scopo di sottrarre i suoi cari da vendette postume di fanatici comunisti. Su questo ultimo edificante racconto si basano aspettazioni di troppo e ne derivano confusioni presso cristiani e specialmente cattolici, di scansioni biografiche e valori culturali-accademici in realtà di per sé nulli in ogni caso. Dopo fine del blocco comunista nel mondo molti tentativi di ripresa del comunismo marxista hanno moltiplicato la propria inopportunità ed insavia e risultano esser mossi ed abusati, evidentemente, da antipolitica.

Il potere marxista aveva trovato in Cina duplice ricezione: fascino per sorta di ritorno, rifiuto di sorta di tradimento. Nei fatti il comunismo cinese si attestò poi senza partito specifico e nonostante le insidie mosse dallo stalinismo il marxismo vi fu esautorato. In Occidente e soprattutto in America era palese la identità dei ritrovati marxisti con analoghi provvedimenti cinesi e si cercò di intuire se ve ne fosse relazione anche preventiva e particolare. Si comprese che per tramite dell'ebraismo non giudaismo erano stati od erano attivi ambienti internazionali che da Oriente influenzavano anche piuttosto occultamente Occidente ma non se ne ritrovò responsabile la politica cinese dello Stato cinese. Inoltre parte di tali influenze erano consapevolemente e pacificamente motivate da condizioni climatiche particolari e momentanee euroasiatiche. Si notò che non erano queste ultime relazioni quelle che avevano motivato costantemente Karl Marx a perseverare in impegni medesimi prima del rinnegamento e che stesso Marx non era apparte di quelle altre ma di queste, intendendo servirne le esigenze ma senza poterne sapere tutta la provvisorietà. Dunque per tale ragione anche la Germania fu scagionata da accuse di favoreggiamenti inaccettabili al marxismo, mosse in tempi recenti dalla Cina, allora che il Partito Unico cinese aveva introdotto in Cina il Capitalismo di Stato.
Era tale vicenda dipendente da suggestioni sociali. L'aneddoto seguente è assai interessante davvero: i documenti delle fatture commerciali venivano usate dalla resistenza anticomunista per segni anomali, con scopo di avvertire delle tragiche incomprensioni, mostrando semioticamente oppure semiologicamente e simbolicamente l'aspetto magico del successo della persuasione marxista - comunista. Sicché le pratiche suggestionatorie dette "fatture", appunto quelle delle cosiddette "fattucchiere", erano richiamare per intellettuale oggetto di attenzione-comparazione razionale-emotiva non viceversa e talvolta, nei periodi di assoggettamenti economici sovietici in Occidente e nelle fasi non esclusivamente antioccidentali del blocco economico orientale, con le consistenze materiali stesse: i cosiddetti scontrini di cui si diceva che parevano "rossi, o non rossi pure se rossi". In Italia la ostile occultazione cattolica-clericale delle opere sulla magia delle quali autore filosofo G. Bruno, da altri tradotte dal latino in italiano ma purtroppo secondo limitatezze ed angustie di latinismo-romanismo post-medioevale, rendeva più arduo mostrare i nessi tra suggestioni ed operati politici e politico-filosofici ed era arduo anche il mostrare i nessi semplici non intellettuali, i quali negli ambienti fortemente anticomunisti erano svelati perciò solitamente solo dalla inventiva di non adulti e bambini. Tali rivelazioni si attuavano proprio mostrando le varie relazioni mentali tra scontrini commerciali vari e varie persone. La intuizione semplice attestava presenza di misticismi femminili, di fantasiose fantastiche grandi madri, ugual risultato ne ottennero le osservazioni psicologiche complesse, che mostrarono una religiosità restante di ambienti atei comunisti: un panteismo incentrato attorno ad "archetipo della Grande Madre". La "Grande Madre" era lo scherzo non solo di bambini, ovvero il miraggio usato anche dagli agenti segreti per identificare e distrarre fanatici e criminali politici comunisti. E a questo scherzo le sorta di citazioni culturali teologiche di Karl Marx a tuttoggi pervenute restano impotenti, sottoposte alla contraria beffa, però, per ciò che concerne occasioni e possibilità realmente non solo virtualmente teologiche.

MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
MAURO PASTORE
Friday, 15 March 2019 12:01
Quoting MAURO PASTORE:
Karl Marx non fu mai realmente luterano ma solo interessato al luteranesimo che non volle accogliere e neppure accettare dopo aver valutato l'operato rivoluzionario del luterano (!) Th. Munzer. I rivolgimenti tentati da costui non erano rivendicazioni economiche ma etniche e fallirono anche per pretese da parte delle masse contadine del tutto incompatibili con la convivenza tra umani, flora e fauna. Questi eventi non potevano né possono intendersi economicamente, perché stimare sovrannumero umano in ambiente naturale si fa direttamente considerando i bisogni e gli ambienti e senza mediazioni. Inizialmente alcuni contadini e nobili avevano voluto far polemiche per una burocratizzazione ecologica indipendente dalla burocratizzazione economica. Questa ultima era stata privilegiata dalle comunità ebraiche che allora in Germania non erano ancora tedesche e Karl Marx valutando la dottrina luterana (che anche Munzer aveva accolto e non rifiutato neanche durante il contrasto politico religioso con Lutero) non ne aveva trovato idoneità per disattenzione antiecologica, cui invano tentò di sopperire con la attenzione, poi ossessione, economica. Dato che la pratica economica è soggetta alla pratica ecologica, dunque fu giudicato giustamente che la indifferenza di Marx ai valori storici luterani fu evento negativamente determinante per i suoi futuri politici e filosofici. Il patrimonio culturale-religioso di Marx dipendeva dal Talmud ma con esclusione della Cabala, infatti ciò che egli misticamente pensava sulle materie universali discendeva da panteismo orientale e pagano, non da panenteismo monoteista. La sua insistenza nella menzione delle distinzioni sessuali e delle altre uguali rivelano una origine cinese del suo panteismo, non direttamente dal Tao. Infatti le metafore teologiche nel suo pensiero da lui reso pubblico ed ufficiale sono soltanto moduli linguistici che erano non insignificanti in forza di una concezione panteista dei misteri naturali non destinali. Tra codeste sue intuizioni e tra le intuizioni monoteiste un nesso diretto non esiste. La premessa antiecologica del pensiero di Karl Marx gli impediva valutazione globale degli atti economici, che gli erano manifestati in fattispecie non primaria e solo secondaria-terziaria. La collaborazione con Engels, il quale studiava i rapporti tra umanità ed ambienti naturali unilateralmente a prescindere dalle caratteristiche locali, diresse le speculazioni filosofiche di Marx entro l'àmbito della sola economia terziaria ed oltre solo secondo logica economica terziaria. Il successo del filosofema marxista nel mondo fu pregiudicato dal tentativo di costruire una forte economia primaria in Unione Sovietica. Ciò accadde per provvidenziale intervento del leninismo senza avvedutezza dei destinatari e molte vittime dello stalinismo erano stalinisti caduti in discredito a causa degli effetti contrari al Sistema Totalitario comunista sortiti dai loro provvedimenti di economia primaria. Secondo logica economica terziaria l'uso finanziario si palesa nella funzione strumentale senza che ne siano palesi gli scopi degli strumenti. Le fatali concentrazione logica e chiusura ragioneristica (non razionale) entro àmbito terziario non possono evitare che il concetto del denaro o danaro sia con perspicuità bastante distinguibile dalla idea dei soldi; il fine di rimediare alla povertà, miseria, indigenza, valutando stesso àmbito terziario soltanto, inevitabilmente inducono a rifiutare la chiusura e la concentrazione sulla sola varia materialità del soldo ma non ne inducono rifiuto sulla sola varia materialità del contratto finanziario, costituita da assegni, patti, rapporti da ricevere certamente od eventualmente (questi ultimi detti: fatture). Difatti chi ha fame e non trova cibo non ha voglia di contemplare una banconota od una moneta, ma potrebbe tentare la via di un segno materiale utile, di un accordo valido con materiale pegno, di una relazione salvifica materialmente consistente in un messaggio comprensibile. Ugualmente si pensi degli altri bisogni materiali. In tal senso però la prassi favorevole insistita entro àmbito limitato non potendo sapere di cause esterne ad esso trova questa sola alternativa: aprirsi ad ulteriori considerazioni di ulteriore àmbito o autorelegarsi lasciando la idea di base degenerare in idolo. Questo accadde a Marx: di restare dipendente dagli idoleggiamenti degli oggetti di uso finanziario; ed il tentativo di continuare valida prassi si concludeva con la identificazione di diversi ma non altri idoli, offerti dalle concezioni mistiche panteistiche sue, condannati assieme agli idoli finanziari ma non consapevolmente rifiutati. Questa contraddizione intellettuale si esprimeva con la individuazione dei rapporti economici terziari dipendenti da uso del soldo di cui Marx non criticava relazioni con usi finanziari non intendendo tutta la pratica differenza tra scambi finanziari e scambi monetari. Non intendendo in tutto i rapporti tra piani finanziari e piani di organizzazione delle produzioni economiche, gli scambi monetari gli parevano essi stessi iniqui perché iniqui gli apparivano gli scambi finanziari, che a suo avviso erano più arbitrari di quanto in realtà fossero. Il rifiuto di una concezione ecologica di base non gli permetteva di comprendere tutte le disposizioni dirette dei beni materiali. Se un cacciatore non donava una quaglia o se dono ne era rifiutato da affamato, Marx non poteva filosoficamente capirne le ragioni vere. Gli abusi venatorii provocano indigestione e finanche vomito e si identificano ecologicamente non economicamente. Ugualmente per gli allevamenti, indirettamente ma decisivamente: senza rispetto per i cinghiali non si possono allevare maiali e senza saper dei rapporti reciproci non si può far cibo di maiali morti od uccisi. Questo si valuta ecologicamente ed anche le coltivazioni sono in rapporto con sole raccolte e tutte necessitano di valutazioni ecologiche. Della terribile sua mancanza operativa Marx non se ne avvide in tempo perché ambienti umani e naturali eurasiatici gli facevano da sorta di schermo e a causa di varie coincidenze occultanti ed a causa di duplici manchevolezze non comunicate o non comunicabili durante collaborazione con Engels ma soprattutto e decisivamente perché restava sua indagine confinata agli àmbiti terziari. Continuava non estrinsecando i rapporti finanziari ma solo quelli monetari e in tal modo trattava questi da movimenti di segni-simboli che gli parevano sopravvalutati e abusati, trovando veri abusi e sopravvalutazioni ma non riconducibili in ultima istanza al mondo finanziario ma di ciò egli restando ignaro e poi descrivendone le relazioni con la finanza senza includerne gli scopi. Nel frattempo parendogli opportuno studiare a fondo il mondo operaio non studiava i rapporti primari delle industrie pesanti con le nature geologiche relative a causa di sue stesse premesse culturali limitate. Infatti il rifiuto della Cabala gli aveva impedito di ricollegare i pensieri religiosi di gioventù ai contesti naturali europei ed il panteismo orientale gli dava rassicurazioni sugli ambienti eurasiatici, in quegli anni in Germania presenti naturalmente non vastamente. Perdurando entro prassi medesima, la stessa ipersignificazione da egli lamentata era senza risultargli ipersignificativa, tanto che aborrendo l'idolo del soldo ne avallava e diffondeva il feticcio, cioè una invenzione spuria ed ossessione non necessaria ma persistente, avendo agito secondo analogie al Tao ma non del Tao. Passività ed attività coi veri soldi ma anche la ossessione arbitraria, deliberata dei soldi, erano intuizione sotto la specie universale della dualità-duplicità, per cui dava ritratto del proletariato relazionando rapporti sessuali e monetari e descrivendone negatività con concentrazione logica e chiusura ragioneristica. La ragione cosmica binaria gli consentiva di scoprire gli aspetti assoluti e misteriosi e tale assolutezza era dialetticamente materialmente ineccepibile, perché fatta di nessi non interni ma esteriori; cioè la sua concezione post-hegeliana, materialista, tratta da spiritualismo rovesciato, non gli era bastevole per rinvenire la assurdità tutta mondana entro cui aveva relegata propria attività; ed il compagno Engels con pari assurdità gli forniva coincidenzialmente ovvero fortunosamente successi brevi e limitati. La prevalenza momentanea di economie eurasiatiche in Germania era per ambienti ebraici e di stesso Karl Marx una ragione anche, perché in realtà Marx questa economia voleva favorire a discapito delle sole europee e con vantaggio delle asiatiche. Ciò non lo motivava a mutarne prassi. Della binaria attività/passività monetaria Marx dunque predilesse la attività nella illusione di poter dare aiuto politicamente determinante e sùbito a poveri ed indigenti; ma tutto fu per egli relativamente breve illusione. Ritrovatosi a contemplare un disastro umano, notatone criminalità gravissima per il futuro, preferì (non solo pubblicamente) ed anche giudiziariamente denunciare il movimento comunista appena sorto e considerare unico proprio successo aver fornito a molti non tutti diseredati e criminali gli strumenti per una degna resa almeno o per una sconfitta salutare. Encomiò le Comuni nazionali europee anche dopo aver rifiutato la direzione di suo stesso Partito e non lasciò nessuna opera filosofica scritta di questo èsito. Le sue precedenti pubblicazioni restarono purtroppo in voga ed attive dopo sua morte, avvenuta per volontaria inedia, questa a scopo di sottrarre i suoi cari da vendette postume di fanatici comunisti. Su questo ultimo edificante racconto si basano aspettazioni di troppo e ne derivano confusioni presso cristiani e specialmente cattolici, di scansioni biografiche e valori culturali-accademici in realtà di per sé nulli in ogni caso. Dopo fine del blocco comunista nel mondo molti tentativi di ripresa del comunismo marxista hanno moltiplicato la propria inopportunità ed insavia e risultano esser mossi ed abusati, evidentemente, da antipolitica. MAURO PASTORE


Ho modificato e migliorato il mio testo in stessa citazione. MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
MAURO PASTORE
Friday, 15 March 2019 11:42
Karl Marx non fu mai realmente luterano ma solo interessato al luteranesimo che non volle accogliere e neppure accettare dopo aver valutato l'operato rivoluzionario del luterano (!) Th. Munzer. I rivolgimenti tentati da costui non erano rivendicazioni economiche ma etniche e fallirono anche per pretese da parte delle masse contadine del tutto incompatibili con la convivenza tra umani, flora e fauna. Questi eventi non potevano né possono intendersi economicamente, perché stimare sovrannumero umano in ambiente naturale si fa direttamente considerando i bisogni e gli ambienti e senza mediazioni. Inizialmente alcuni contadini e nobili avevano voluto far polemiche per una burocratizzazione ecologica indipendente dalla burocratizzazione economica. Questa ultima era stata privilegiata dalle comunità ebraiche che allora in Germania non erano ancora tedesche e Karl Marx valutando la dottrina luterana (che anche Munzer aveva accolto e non rifiutato neanche durante il contrasto politico religioso con Lutero) non ne aveva trovato idoneità per disattenzione antiecologica, cui invano tentò di sopperire con la attenzione, poi ossessione, economica. Dato che la pratica economica è soggetta alla pratica ecologica, dunque fu giudicato giustamente che la indifferenza di Marx ai valori storici luterani fu evento negativamente determinante per i suoi futuri politici e filosofici. Il patrimonio culturale-religioso di Marx dipendeva dal Talmud ma con esclusione della Cabala, infatti ciò che egli misticamente pensava sulle materie universali discendeva da panteismo orientale e pagano, non da panenteismo monoteista. La sua insistenza nella menzione delle distinzioni sessuali e delle altre uguali rivelano una origine cinese del suo panteismo, non direttamente dal Tao. Infatti le metafore teologiche nel suo pensiero da lui reso pubblico ed ufficiale sono soltanto moduli linguistici che erano non insignificanti in forza di una concezione panteista dei misteri naturali non destinali. Tra codeste sue intuizioni e tra le intuizioni monoteiste un nesso diretto non esiste. La premessa antiecologica del pensiero di Karl Marx gli impediva valutazione globale degli atti economici, che gli erano manifestati in fattispecie non primaria e solo secondaria-terziaria. La collaborazione con Engels, il quale studiava i rapporti tra umanità ed ambienti naturali unilateralmente a prescindere dalle caratteristiche locali, diresse le speculazioni filosofiche di Marx entro l'àmbito della sola economia terziaria ed oltre solo secondo logica economica terziaria. Il successo del filosofema marxista nel mondo fu pregiudicato dal tentativo di costruire una forte economia primaria in Unione Sovietica. Ciò accadde per provvidenziale intervento del leninismo senza avvedutezza dei destinatari e molte vittime dello stalinismo erano stalinisti caduti in discredito a causa degli effetti contrari al Sistema Totalitario comunista sortiti dai loro provvedimenti di economia primaria. Secondo logica economica terziaria l'uso finanziario si palesa nella funzione strumentale senza che ne siano palesi gli scopi degli strumenti. Le fatali concentrazione logica e chiusura ragioneristica (non razionale) entro àmbito terziario non possono evitare che il concetto del denaro o danaro sia con perspicuità bastante distinguibile dalla idea dei soldi; il fine di rimediare alla povertà, miseria, indigenza, valutando stesso àmbito terziario soltanto, inevitabilmente inducono a rifiutare la chiusura e la concentrazione sulla sola varia materialità del soldo ma non ne inducono rifiuto sulla sola varia materialità del contratto finanziario, costituita da assegni, patti, rapporti da ricevere certamente od eventualmente (questi ultimi detti: fatture). Difatti chi ha fame e non trova cibo non ha voglia di contemplare una banconota od una moneta, ma potrebbe tentare la via di un segno materiale utile, di un accordo valido con materiale pegno, di una relazione salvifica materialmente consistente in un messaggio comprensibile. Ugualmente si pensi degli altri bisogni materiali. In tal senso però la prassi favorevole insistita entro àmbito limitato non potendo sapere di cause esterne ad esso trova questa sola alternativa: aprirsi ad ulteriori considerazioni di ulteriore àmbito o autorelegarsi lasciando la idea di base degenerare in idolo. Questo accadde a Marx: di restare dipendente dagli idoleggiamenti degli oggetti di uso finanziario; ed il tentativo di continuare valida prassi si concludeva con la identificazione di diversi ma non altri idoli, offerti dalle concezioni mistiche panteistiche sue, condannati assieme agli idoli finanziari ma non consapevolmente rifiutati. Questa contraddizione intellettuale si esprimeva con la individuazione dei rapporti economici terziari dipendenti da uso del soldo di cui Marx non criticava relazioni con usi finanziari non intendendo tutta la pratica differenza tra scambi finanziari e scambi monetari. Non intendendo in tutto i rapporti tra piani finanziari e piani di organizzazione delle produzioni economiche, gli scambi monetari gli parevano essi stessi iniqui perché iniqui gli apparivano gli scambi finanziari, che a suo avviso erano più arbitrari di quanto in realtà fossero. Il rifiuto di una concezione ecologica di base non gli permetteva di comprendere tutte le disposizioni dirette dei beni materiali. Se un cacciatore non donava una quaglia o se dono ne era rifiutato da affamato, Marx non poteva filosoficamente capirne le ragioni vere. Gli abusi venatorii provocano indigestione e finanche vomito e si identificano ecologicamente non economicamente. Ugualmente per gli allevamenti, indirettamente ma decisivamente: senza rispetto per i cinghiali non si possono allevare maiali e senza saper dei rapporti reciproci non si può far cibo di maiali morti od uccisi. Questo si valuta ecologicamente ed anche le coltivazioni sono in rapporto con sole raccolte e tutte necessitano di valutazioni ecologiche. Della terribile sua mancanza operativa Marx non se ne avvide in tempo perché ambienti umani e naturali eurasiatici gli facevano da sorta di schermo e a causa di varie coincidenze occultanti ed a causa di duplici manchevolezze non comunicate o non comunicabili durante collaborazione con Engels ma soprattutto e decisivamente perché restava sua indagine confinata agli àmbiti terziari. Continuava non estrinsecando i rapporti finanziari ma solo quelli monetari e in tal modo trattava questi da movimenti di segni simboli che gli parevano sopravvalutati e abusati, trovando veri abusi e sopravvalutazioni ma non riconducibili in ultima istanza al mondo finanziario ma di ciò egli restando ignaro e poi descrivendone le relazioni con la finanza senza includerne gli scopi. Nel frattempo parendogli opportuno studiare a fondo il mondo operaio non studiava i rapporti primari delle industrie pesanti con le nature geologiche relative a causa di sue stesse premesse culturali limitate. Infatti il rifiuto della Cabala gli aveva impedito di ricollegare i pensieri religiosi di gioventù ai contesti naturali europei ed il panteismo orientale gli dava rassicurazioni sugli ambienti eurasiatici, in quegli anni in Germania presenti naturalmente non vastamente. Perdurando entro prassi medesima, la stessa ipersignificazione da egli lamentata era senza risultargli ipersignificativa, tanto che aborrendo l'idolo del soldo ne avallava e diffondeva il feticcio, cioè una invenzione spuria ed ossessione non necessaria ma persistente, avendo secondo analogie al Tao ma non del Tao. Passività ed attività coi veri soldi ma anche la ossessione arbitraria, deliberata dei soldi, erano intuizione sotto la specie universale della dualità-duplicità, per cui dava ritratto del proletariato relazionando rapporti sessuali e monetari e descrivendone negatività con concentrazione logica e chiusura ragioneristica. La ragione cosmica binaria gli consentiva di scoprire gli aspetti assoluti e misteriosi e tale assolutezza era dialetticamente materialmente ineccepibile, perché fatta di nessi non interni ma esteriori; cioè la sua concezione post-hegeliana, materialista, tratta da spiritualismo rovesciato, non gli era bastevole per rinvenire la assurdità tutta mondana entro cui aveva relegata propria attività; ed il compagno Engels con pari assurdità gli forniva coincidenzialmente ovvero fortunosamente successi brevi e limitati. La prevalenza momentanea di economie eurasiatiche in Germania era per ambienti ebraici e di stesso Karl Marx una ragione anche, perché in realtà Marx questa economia voleva favorire a discapito delle sole europee e con vantaggio delle asiatiche. Ciò non lo motivava a mutarne prassi. Della binaria attività/passività monetaria Marx dunque predilesse la attività nella illusione di poter dare aiuto politicamente determinante e sùbito a poveri ed indigenti; ma tutto fu per egli relativamente breve illusione. Ritrovatosi a contemplare un disastro umano, notatone criminalità gravissima per il futuro, preferì con (non solo pubbliche) denunce ed anche giudiziarie denunciare il movimento comunista appena sorto e considerare unico proprio successo aver fornito a molti non tutti diseredati e criminali gli strumenti per una degna resa almeno o per una sconfitta salutare. Encomiò le Comuni nazionali europee anche dopo aver rifiutato la direzione di suo stesso Partito e non lasciò nessuna opera filosofica scritta di questo èsito. Le sue precedenti pubblicazioni restarono purtroppo in voga ed attive dopo sua morte per volontaria inedia, questa a scopo di sottrarre i suoi cari da vendette postume di fanatici comunisti! Su questo edificante racconto si basano aspettazioni di troppo e ne derivano confusioni presso cristiani e specialmente cattolici, di scansioni biografiche e valori culturali-accademici in realtà di per sé nulli in ogni caso. Dopo fine del blocco comunista molti tentativi di ripresa del comunismo marxista hanno moltiplicato la propria inopportunità ed insavia e risultano esser mossi ed abusati, evidentemente, da antipolitica. MAURO PASTORE
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit