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resistenze1

La guerra con altri mezzi

di Monthly Review

Pubblichiamo l'editoriale della Monthly Review, Volume 70, Number 10, 1 marzo 2019

Mentre scriviamo queste note nella prima settimana di febbraio 2019, gli Stati Uniti stanno dirigendo apertamente un golpe politico-economico in Venezuela. Allo stesso tempo, hanno annunciato il ritiro unilaterale dal Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie (INF). L'insieme di questi eventi, che hanno avuto luogo tra fine gennaio e inizio febbraio, segnano una nuova escalation dell'imperialismo statunitense, che minaccia il mondo intero.

Il 23 gennaio, solo poche settimane dopo l'insediamento di Nicolás Maduro per un nuovo mandato come presidente del Venezuela, Juan Guaidó, un politico di destra che non è mai stato candidato alla presidenza e il cui nome è sconosciuto a oltre l'80% della popolazione venezuelana, si è proclamato presidente del Venezuela. Ha denunciato il presidente eletto Maduro - per il quale oltre due terzi degli elettori e il 31 per cento dell'elettorato hanno votato nelle elezioni venezuelane del 2018 (in contrapposizione a una sparuta minoranza di elettori e solo il 26 per cento dell'elettorato statunitense a favore di Donald Trump nelle elezioni americane del 2016) - come un "usurpatore".

Guaidó è stato immediatamente dichiarato presidente legittimo del Venezuela dagli Stati Uniti. Washington ha proceduto a imporre quello che era, in effetti, un embargo sul petrolio venezuelano che entra negli Stati Uniti, mentre si impadroniva del controllo della Citgo, la compagnia petrolifera di proprietà del Venezuela negli Stati Uniti, in nome dei golpisti. Nel frattempo, la Banca d'Inghilterra, su sollecitazione statunitense, ha chiuso l'accesso del governo venezuelano ai suoi $ 1,2 miliardi di riserve auree.

L'attuale tentativo di colpo di stato organizzato a Washington è semplicemente l'ultimo di una serie di tentativi del governo degli Stati Uniti di rovesciare la Repubblica Bolivariana del Venezuela negli ultimi due decenni. Alla base vi sono tre motivi correlati: 1. la distruzione del socialismo venezuelano, 2. la riconquista del controllo del petrolio venezuelano (le più grandi riserve petrolifere del mondo) e 3. la riaffermazione dell'egemonia degli Stati Uniti sull'America Latina. Gli Stati Uniti hanno sostenuto tre golpe latinoamericani di successo nell'ultimo decennio: Honduras (2009), Paraguay (2012) e Brasile (2016). Il Venezuela, tuttavia, è il più duro da rompere in quanto è governato da un governo socialista eletto e sostenuto dalla più ampia massa della popolazione e dalla maggior parte dei venezuelani poveri che sostengono fortemente il processo rivoluzionario e sono decisamente contrari all'imperialismo statunitense.

Per comprendere la natura del colpo di stato del gennaio 2019 scatenato contro il Venezuela, è importante vederlo in termini di guerra economica volta a minare la sovranità dello stato venezuelano. L'ex esperto speciale delle Nazioni Unite (ONU), Alfred de Zayas, ha dichiarato in un rapporto delle Nazioni Unite sul Venezuela, completato nell'agosto 2018, che "le sanzioni e i blocchi economici" come quelli imposti dagli Stati Uniti al Venezuela a dispetto del diritto internazionale erano "paragonabili agli assedi medievali delle città. Le sanzioni del ventunesimo secolo tentano di mettere in ginocchio non solo una città, ma i paesi sovrani" (1).

La pianificazione imperiale degli Stati Uniti, a tale riguardo, è stata fissata stabilmente in seno al Council on Foreign Relations (CFR, Consiglio sulle Relazioni Estere), comunemente noto come "cervello imperiale" e come "think tank di Wall Street" (2). Nel settembre del 2018, il presidente del CFR Richard N. Haass, che nel 2000 scrisse un articolo intitolato "Imperial America" sulla necessità della resurrezione del dominio imperiale USA nel mondo e che fu incaricato della pianificazione politica per il Dipartimento di Stato dall'amministrazione di George W. Bush, contribuendo a guidare il cambio di regime in Iraq, prima di diventare presidente del CFR nel 2003, è uscito con un articolo in cui si sostiene l'intervento degli Stati Uniti per un cambio di regime in Venezuela. Secondo Haass, parlando per il CFR, era necessario un intervento militare "umanitario" statunitense in Venezuela (3)

Ma è attraverso la sua promozione dell'arte della guerra economica americana sotto la rubrica della geoeconomia che il CFR ha svolto un ruolo centrale nel preparare la strada per il colpo di stato in Venezuela. La strategia è quella di impiegare più tecniche sistematiche, in particolare le sanzioni economiche "intelligenti" per distruggere il paese, come argomentato dagli autori del CFR Robert D. Blackwill e Jennifer M. Harris nella loro "Guerra con altri mezzi" (Harvard University Press, 2016, War by Other Means), diventato il manuale del CFR dedicato alla promozione della guerra economica degli Stati Uniti.

Blackwill era lui stesso un consigliere di George W. Bush in Iraq, che serviva come inviato presidenziale in Iraq ed era responsabile della privatizzazione del petrolio iracheno. Blackwill e Harris annotano nel loro libro che, quarant'anni fa, i flussi economici transfrontalieri erano per lo più basati sul commercio, mentre ora sono basati sul piano finanziario, consentendo enormi sconvolgimenti di tali flussi da parte degli Stati Uniti e di altre economie avanzate e delle loro società, che rappresentano le "capitali del capitale" (War by Other Means, 53). L'obiettivo principale della guerra geoeconomica statunitense, secondo Blackwill e Harris, dovrebbe essere la Cina, che ha offerto prestiti generosi al Venezuela in cambio di petrolio. L'attacco al Venezuela, con cui la Cina è allineata economicamente, è quindi visto come parte della strategia a lungo termine per indebolire la Cina geoeconomicamente, oltre a riaffermare il controllo degli Stati Uniti sul Venezuela e sul suo petrolio e schiacciare qualsiasi idea di socialismo di successo.

Amy Myers Jaffe, del Greenberg Center for Geoeconomics del CFR, ha preso parte alla stesura dei documenti di politica del CFR in merito alla privatizzazione petrolifera nell'Iraq occupato dagli Stati Uniti. Nel contesto dell'attuale colpo di stato in Venezuela, Jaffe ha scritto un articolo del CFR il 28 gennaio 2019 intitolato "No Easy Path for Venezuela's Oil in the Struggle for a Transition in Power", fortemente a sostegno del colpo di stato politico di destra di Guaidó, già pianificando l'acquisizione del petrolio venezuelano.

Confrontando la situazione in Venezuela con l'Iraq, Jaffe sostiene che gli Stati Uniti, dopo un colpo di stato che abbia rovesciato la Repubblica Bolivariana di Maduro, dovranno riversare miliardi di dollari per sostenere l'industria petrolifera venezuelana e aumentare la produzione, specialmente di fronte a "i gruppi armati rinnegati che operano all'interno del Venezuela, compresi i mercenari cubani". Sottintende fortemente che ciò richiederà la stabilità offerta dalle truppe statunitensi. La chiave del successo del colpo di stato, osserva, sono "le azioni che gli Stati Uniti hanno già messo in campo con l'embargo del greggio venezuelano importato da Citgo e altri acquirenti statunitensi ", oltre a sequestrare il petrolio venezuelano e i patrimoni in oro all'estero, sottraendo al paese gran parte della sua ricchezza economica.

Ciò che ha reso possibile questa strategia deriva dalla nuova capacità petrolifera di cui godono gli USA, citata in un articolo del 2014 di Blackwill e Meghan O'Sullivan, derivante dal fracking (Shoup, Think Tank di Wall Street, 198). L'aumento dell'indipendenza energetica e dell'influenza degli Stati Uniti sul petrolio mondiale ora dà la possibilità di schiacciare uno stato come il Venezuela, la cui economia poggia sul petrolio, senza danneggiare l'economia americana. In risposta alle sanzioni statunitensi, il governo venezuelano, per necessità, si è recentemente astenuto dal valutare le sue vendite di petrolio in dollari. Altri due petro-stati hanno precedentemente adottato questa strategia: Iraq e Libia. Entrambi sono stati annientati nelle azioni di cambio di regime degli Stati Uniti.

Ancora più inquietante nell'escalation dell'imperialismo statunitense è stata la dichiarazione ufficiale dell'amministrazione Trump del 2 febbraio che si sta ritirando unilateralmente dal Trattato INF, richiedendo, in base alle disposizioni del Trattato stesso, un periodo di sospensione di sei mesi prima che possa entrare in vigore. La Campagna per il Disarmo Nucleare con sede in Gran Bretagna, che aveva guidato la lotta popolare di massa contro i missili nucleari a medio raggio negli anni '80, ha rilasciato la seguente lapidaria dichiarazione:

Trump ha annunciato che ritirerà gli Stati Uniti dal Trattato INF. Questo Trattato è stato un fondamento del controllo sugli ordigni nucleari che ha consentito l'eliminazione di migliaia di micidiali missili nucleari in Europa. Questo è un momento molto pericoloso per il mondo intero. Si sta affacciando una nuova corsa agli armamenti nucleari e la minaccia della guerra nucleare cresce di giorno in giorno. Il movimento deve essere pronto a sollevarsi e opporsi al ritorno dei missili nucleari statunitensi sul suolo britannico, se il Trattato dovesse essere rottamato alla fine del periodo di sospensione di 6 mesi. (4)

La lotta contro una nuova corsa agli armamenti nucleari che metterebbe in pericolo la popolazione di tutto il mondo deve essere una delle massime priorità del nostro tempo. Con la fine della Guerra Fredda alla fine degli anni '80, i timori di una guerra nucleare si placarono con la firma altamente simbolica del Trattato INF da parte di Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov. Allora il movimento pacifista si smobilitò. È giunto il momento per una nuova mobilitazione mondiale in nome della pace per contrastare le pericolose escalation dei nostri giorni, cosa che implica innanzitutto, fronteggiare l'imperialismo statunitense.


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Note
1) United Nations, Report of the Independent Expert on the Promotion of a Democratic and Equitable International Order on his Mission to the Bolivarian Republic of Venezuela and Ecuador, August 3, 2018, 14; "Venezuela Crisis: Former UN Rapporteur Says US Sanctions Are Killing Citizens," Independent, January 26, 2019
2) See Laurence H. Shoup e William Minter, Imperial Brain Trust [Monthly Review Press, 1977] e Laurence H. Shoup, Think Tank di Wall Street [Monthly Review Press, 2019]
3) See Richard N. Haass, "What the Crisis in Venezuela Reveals," CFR, September 26, 2018; John Bellamy Foster, Naked Imperialism [Monthly Review Press, 2006], 97-106..
4) Campaign for Nuclear Disarmament, "Trump Abandons INF Treaty," February 1, 2019

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