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mariogangarossa

Sulla "confessione" di Battisti

di Mario Gangarossa

Ripubblico quello che ho scritto su Battisti il 16 gennaio. Non ho motivo per cambiare una virgola.

L'abiura è l'unica strada che hanno i vinti per salvare quel poco di vita che gli resta. Se avesse abiurato in tempo o se si fosse pentito si sarebbe risparmiato una vita da fuggitivo. Se avesse denunciato e fatto arrestare i suoi sodali vivrebbe tranquillo sotto falso nome e a spese dello stato.

Perché dovrebbe finire gli ultimi anni da vecchio nella tortura dell'isolamento? Perché da lui si dovrebbe pretendere una "coerenza" maggiore di quella di chi ha abiurato (per convenienza e interesse) e si è posto al servizio dei vincitori per sua libera scelta. "Rivoluzionari" in gioventù, oggi solide colonne dell'ordine borghese.

La guerra sociale è sangue, miseria, crudeltà, paura. Non si fanno prigionieri e non si torna indietro.

* * * *

Salva la pelle, ragazzo di ieri. Sei solo. Nessuno lotterà per te.

16 gennaio 2019

Battisti è solo un ex ragazzo di 40 anni fa che ha passato la vita a sfuggire alle conseguenze delle sue “cazzate” giovanili. Non è un teorico, non è un dirigente politico-militare, non è la punta di diamante di una “internazionale rossa” che ne ha coperto la fuga e ne prepara l'apoteosi e il suo passaggio alla storia come martire di una causa giusta.

Non è nemmeno il propugnatore di un rinnovato attacco allo stato che, a dire il vero, nemmeno da giovane - penso - abbia mai immaginato di poter condurre.

Battisti è un vecchio che ha passato la vita a sfuggire a colpe e responsabilità più grandi di lui. E’ uno di noi. Un proletario. E se il termine proletario fa a pugni con la scolastica dei vostri manuali, usatene un altro, uno come tanti, uno nato dalla parte sbagliata e vissuto in un momento in cui sembrava fosse possibile cambiare il proprio destino. Uno destinato alla galera. O a una vita da schiavo in qualche officina sotto padrone.

Difendendolo non difendo nessuna ideologia “antimarxista”. Non faccio sfoggio di infantilismo estremista. Non difendo nessuna presunta “rivoluzione” immaginata o reale. Nessuna lotta più o meno armata. Nessuna esperienza "sconfitta dalla storia".

Gli ideologi che 40 anni fa soffiavano sul fuoco della lotta antisistema oggi stanno dall'altra parte, pentiti delle loro irruenze giovanili, ben sistemati nelle stanze dove si discute e si decide. La piccola borghesia “rivoluzionaria” che ebbe il suo momento di gloria negli anni che vanno dal '68 al '78 ha fatto carriera e si è saputa vendere bene. A loro non si chiede conto e ragione degli slogan gridati, dei giornali firmati, dei libri scritti, e nemmeno dei conti in banca ingrassati in anni di fortunate carriere sindacali politiche e giornalistiche.

A un proletario si. A lui viene perfino negato il diritto di guardare in faccia i suoi carcerieri con lo sguardo smarrito di chi proprio non riesce a capire in quale film sia finito. A lui non è permessa nessuna espressione che non sia il ghigno feroce della belva.

Battisti è uno che non aveva nulla e che voleva tutto e subito. Uno “scassapagghiara”. Tipico esempio della "naturalità" di certi fenomeni che non sono prodotti da oscure o palesi manovre ma dalle reali contraddizioni sociali. Dal conflitto permanente che nessuna camicia di forza legalitaria e securitaria potrà mai contenere.

Sono debitore a un’acuto compagno che ha definito Battisti come uno che si è rivoltato, nelle forme e nei modi che la situazione gli ha apparecchiato, alla sua vita di merda. E ce ne furono tanti e tanti che pensarono in quegli anni di poterla cambiare la loro vita di merda. Ed è questo il nocciolo della questione. Tutto il resto sono chiacchiere ideologiche.

Difendere chi si rivolta alla propria vita di merda è il "minimo sindacale", non è un atto di per se rivoluzionario ma è eversivo nella misura in cui questo sistema sociale non può cambiare la vita di merda della maggioranza delle persone, non può dare nulla ai tanti Battisti che vogliono tutto e subito, se non la galera.

E' la struttura della società che produce borghesi e proletari. Vita dorata e vita di merda. E come difendi la tua vita dorata o come cerchi di evadere dalla tua vita di merda, non lo decide nessuno se non i diretti interessati. Non sono i "cattivi maestri" ne gli oscuri agenti di qualche servizio deviato che tramano nell'ombra ma il conflitto è insito nelle cose ed é insopprimibile.

Un consiglio a Battisti. In fondo la tua guerra personale l'hai vinta perché mandare all'ergastolo un vent'enne non è la stessa cosa che mandarci uno che i 60 anni li ha superati. Ammetti di essere un oscuro infiltrato di qualche servizio segreto d’oltralpe, confessa che c'era un'amica comune con cui tu e Mitterand andavate a letto. Contratta la tua libertà come già altri hanno fatto sulla tua pelle. Accetta di recitare la parte che ti impongono. Sono così ottusi che non si accorgeranno nemmeno che li stai prendendo per il culo. Non vale la pena sacrificarsi per questi qui. Chi ha vissuto la tua stessa vita di merda ti comprenderà e non griderà all'infamia e al tradimento.

Un consiglio ai manettari di sinistra, quelli di fede togliattiana i quali fanno bene a festeggiare e a rivendicare la loro storia passata visto che, quando circolavano gli "assassini comunisti" loro stavano con Cossiga, Dalla Chiesta e compagnia bella a denunciare gli scassapagghiara. Timeo Danaos et dona ferentes. Potreste strozzarvi.

Un consiglio ai “rivoluzionari” in perenne “ripensamento” di fatti e fattacci che spesso hanno visto solo dalla finestra ben protetti da quei piccoli privilegi di classe che gli hanno permesso di fare politica cosciente e fattiva militanza, lussi che la gran massa dei proletari non possono permettersi . Evitate di scoprirvi troppo con sta storia dei gilet gialli … poi arriva la Cia, Soros, magari qualcuno si scoccia di prendere le mazzate regolarmente a ogni sabato e inizia a sparare, magari qualcuno decide di assaltare qualche banca per prendersi subito la sua fetta di torta che da sempre gli è negata. Evitate di mettere qualche firma di troppo. Potreste essere costretti poi a nascondere la manina. Accontentatevi di ascoltare qualche canzone di De Andrè, fra una birra e una pomiciata, ma a basso volume mi raccomando. Qualcuno potrebbe interpretare male le vostre simpatie musicali.

A me stesso e ai miei compagni ricordo che la lotta sociale (non parlo ne di lotta di classe ne men che meno di rivoluzione così mi evito rimbrotti, bacchettate e una mezza chilata di citazioni) si sviluppa per logiche proprie, a cui spesso non sono estranee le stesse ideologie borghesi, per cui "sbagliare" è fisiologico. Fa parte del provarci. E la via giusta si imbocca provando e riprovando, sbagliando e ricominciando daccapo, forti di ciò che si è imparato. E che il movimento reale è quello che la storia ci consegna, e i ribelli sono quelli che le condizioni oggettive producono. Grandi o piccoli che siano. I processi lasciamoli ai giudici e agli storici.

Se non siamo stati capaci di fare la rivoluzione (ammesso che avremmo voluto e potuto farla) 40 anni fa, il limite è nostro e non dei “terroristi”, degli avventuristi, e dei cazzoni. Mettiamoci una pietra sopra. Anche perché dell' ..."avevamo capito tutto" ..."ah se ci avessero dato retta" non gliene frega proprio nulla a chi fa una vita di merda.

Ai miei lettori ricordo che ho il brutto difetto, e il grande limite che non farà mai di me un "dirigente politico", di simpatizzare per istinto con tutti gli scassapagghiara e i cazzoni del mondo. Con chi non ha avuto scelta. Con chi non ha avuto il tempo di aspettare che maturassero le condizioni che avrebbero permesso al "sole dell’avvenire" di sorgere con la giusta angolazione e con tutti i crismi e la bollinatura di un qualsivoglia comitato centrale. Con chi oggi non ha scelta.

Perché la scelta l’hanno solo i borghesi, compresi quelli colti e magari pure di sinistra, loro possono sognare perfino la rivoluzione e chiamare assassini e delinquenti chi non accetta le regole della società governata dal capitale e hanno ben ragione a farlo visto che è la loro società.

Adelante Pedro, con juicio…

Comments

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daniele benzi
Friday, 29 March 2019 12:52
Riflessione assolutamente impeccabile. Grazie.
E lo sostiene un piccolo borghese di sinistra oggi di quarant'anni che non si sente per nulla offeso o indignato, ma neanche turbato, dall'ironia e disprezzo che Gangarossa prova nei miei confronti.
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