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Nel blu dipinto di blu

di Pierluigi Fagan

Macron ha annunciato la nascita di un comando spaziale francese. Piovono ironie ma anche interrogativi che accennano a mai risolti misteri spaziali alieni. Il tema è magnetico, per chi ama la fantascienza o anche solo la scienza astrofisica o l’astrobiologia o la nuova frontiera o il cinema science fiction degli ultimi decenni o il mistero. Ma la faccenda è serissima a faremo bene ad introdurla nelle dimensioni delle nostre analisi sul futuro e la geopolitica.

Attualmente, hanno programmi spaziali operativi, i giapponesi, i cinesi, gli indiani, i russi, gli europei (assieme o in ordine sparso) ed ovviamente gli americani. Ma inviano satelliti nello spazio anche altri minori. Sono circa 80 i paesi che hanno progetti spaziali (per lo più sat) a breve-medio termine. In più, tempo fa abbiamo dato notizia del grande piano di invio di nuovi satelliti e copertura planetaria da parte di privati come SpaceX, Amazon, Virgin. La space-economy è prerogativa del complesso capital venture – ricerca pubblica/privata – compagnie private del sistema americano.

I livelli di profondità spaziale degli interessi in gioco sono tre.

Il primo è l’esplorazione del sistema solare. Già su Marte ed archiviata la Luna, sono in programma già pianificate missioni solo automatizzate, su Europa (sistema di Giove) e Titano (sistema di Saturno), entrambe, candidate a poter eventualmente ospitare tracce elementari di vita biologica. Ma non solo, Titano, ad esempio, è pieno di idrocarburi, mentre Europa (ma anche altre lune) è piena di acqua pura.

Il secondo è lo sfruttamento dei meteoriti o della Luna. Dove c’è roccia, ci sono minerali ed i minerali sono i primi e più certi candidati all’esaurimento delle scorte naturali sul nostro pianeta. O almeno negli strati che possiamo perforare secondo l’attuale sviluppo tecnologico e soprattutto liberi dai diritti di proprietà. Quello che già si agita sull’Artico, dice quanto complessa si fa la battaglia per le risorse non ancora intaccate. C’è un trattato che impedirebbe a gli Stati di dichiarare il possesso di terre o aree spaziali ma non c’è nulla che vieta lo sfruttamento da parte di privati, il che è un bel problema giuridico soprattutto in tempi in cui i trattati multilaterali non vanno per la maggiore. In più, se qualcuno avesse un vantaggio tecnologico insuperabile, anche i trattati diventerebbero “chiffon de papier”.

Il terzo è quello della fascia più prossima alla Terra dove si fa preoccupante il livello di affollamento di satelliti operativi ma anche e soprattutto di quelli “morti”, spesso alla deriva e con la minaccia di frantumarsi in miliardi di velocissime schegge impazzite. Si parla di Internet e telecomunicazioni, di spionaggio, di geo-clima-ingegneria, di vere e proprie armi che da lassù possono colpire quaggiù (oltreché tra loro), con laser su cui gli americani dicono che i russi sono ben avanti o manipolando la banda elettromagnetica su cui gli americani dicono che i cinesi sono molto avanti. Lo dicono perché è vero o lo dicono per giustificare nuovi esorbitanti investimenti, chissà.

In più, c’è da guardarsi da meteoriti ed esplosioni elettromagnetiche solari o forse anche da omini verdi, chissà.

Intorno a ciò, il tema della sopravvivenza dell’uomo nello spazio che non è facile da sviluppare per via di molte complicazioni tra cui le radiazioni. Di contro, poter usare esseri umani per le missioni più lontane e complesse sarebbe di vitale importanza. Sono circa 70 i minuti che impiega un segnale per viaggiare dal sistema di Saturno alla Terra, un “Ciao come stai? Bene, grazie e voi?” andrebbe sulle tre ore per compiersi come conversazione. Manovrare macchine in remoto a così grande distanza è praticamente impossibile (o quantomeno molto poco pratico) non per questioni di bassa tecnologia, ma per il limite universale di velocità dell’impulso elettromagnetico (circa 300.000.000 metri al secondo).

Naturalmente, risolvere questi problemi, anche e soprattutto rimanendo sul piano delle pure macchine, farebbe da traino allo sviluppo tecnologico a molti livelli, l’AI più di ogni altro. La paura che qualche competitor sia più avanti di altri, muove la corsa allo spazio come per i decenni della Guerra fredda, ovvero solo simulata, mosse allo sviluppo dei moderni armamenti.

A valle un mare di problemi. Soprattutto di spesa, la corsa allo spazio costa un botto di soldi ed i ritorni, incerti, sono a medio-lungo termine. Nervosi anche i comandi militari tradizionali che si vedono messi in secondo piano sulla scala delle priorità (per non parlare degli investimenti sociali). Molto problematico anche il controllo dell’informazione pubblica, chi davvero sa cosa accade o accadrà là su? La manipolazione informativa o la censura totale, la faranno da padroni e senza alternative.

Soprattutto, chi non partecipa al gioco rischia di perdere ogni residua sovranità e dovrà affiliarsi come “clientes” di qualche polo maggiore. E’ bene ricordare che la sovranità, in ambiente inter-nazionale, è affermata e difesa con la spada (e sue evoluzioni), non s’è trovato alcun altro mezzo negli ultimi cinquemila anni, ovvero da quando è nata. Molti storici, da Braudel a Cipolla ma anche molti altri, ci hanno raccontato cosa successe alla più grande potenza navale del XV-XVI secolo: Venezia. Le navi a chiglia mediterranea non erano adatte all’oceano e quando le faccende geo-economiche prima che geo-politiche, si trasferirono nei grandi mari, Venezia e l’Italia cominciarono il loro lento declino. L’italica abilità di farsi servitori di più padroni ritagliandosi un proprio spazio in ombra, temo non basterà, come già oggi si sta mostrando con chiarezza.

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