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lordinenuovo

Un MES cammuffato dietro il Recovery Fund

di Domenico Moro

La Commissione europea sta lavorando a un ulteriore strumento anticrisi, il Recovery Fund. La definizione delle condizioni di utilizzo di questo strumento non è ancora precisa, e verrà messa a punto nelle prossime riunioni del Consiglio europeo, la riunione dei capi di governo e di stato della Ue.

Alcuni elementi, però, sono emersi chiaramente. La Commissione potrà raccogliere finanziamenti sui mercati emettendo obbligazioni, usando come garanzia il bilancio europeo, e li verserà agli stati. Secondo la proposta della Commissione, il Recovery Fund potrà contare su 750 miliardi di euro, in parte prestiti di lunga durata (250 miliardi) e, in parte, sovvenzioni a fondo perduto (500 miliardi). Ad ogni modo, gli Stati saranno chiamati a rimborsare il debito comune emesso dalla Commissione attraverso l’aumento del contributo al bilancio comunitario, che al momento è di appena l’1% del Pil Ue. Alla fine, quindi, bisognerà vedere, per ogni stato, quale sarà il saldo tra quanto versato e quanto ottenuto.

In aggiunta, i fondi erogati, prestiti o sussidi che siano, non saranno senza condizioni in quanto, secondo il documento franco-tedesco che ha fatto da apripista alla proposta della Commissione, <<il supporto alla ripresa (…) si baserà su un chiaro impegno degli Stati membri a perseguire politiche economiche virtuose e un ambizioso programma di riforme>>1.

Questo, tradotto in parole più semplici, come abbiamo visto più volte nel passato, vuol dire l’imposizione di politiche di austerity e di controriforme neoliberiste. Inoltre, gli Stati dovranno <<concordare con il vertice della Ue la destinazione dei fondi per la ripresa post-Covid, con un meccanismo non troppo differente da quello del “nuovo” Mes>>2. Del resto, come Valdis Dombrovskys, il vicepresidente della Commissione, aveva precisato già nelle settimane scorse, il Patto di stabilità deve rimanere il punto di riferimento comune anche a proposito del Recovery Fund: <<I Paesi membri devono tenere a mente gli obiettivi di stabilità a medio termine>>3.

Il pagamento agli Stati dei prestiti/sovvenzioni è legato alla realizzazione dei vari passaggi di un piano elaborato dal singolo Stato secondo alcune indicazioni della Commissione, come la realizzazione di riforme specifiche e investimenti in linea con le priorità della Ue. Secondo Gentiloni, commissario agli affari economici, <<certamente il sostegno delle sovvenzioni è legato al successo delle politiche>>. Dombrovskis è ancora più chiaro: i fondi saranno trasferiti in tranche e se gli Stati membri non rispettano <<le priorità stabilite dalla Ue>> e <<se non implementano gli obiettivi perdono i soldi di una rata.>>4

In sostanza, sembrerebbe proprio che i prestiti con condizionalità, che erano stati respinti insieme al nuovo il Mes, rientrino dalla finestra con il Recovery Fund. Tra l’altro c’è la concreta possibilità che i finanziamenti del Recovery Fund non arriveranno prima del 2021.


Fonti
1 Presse und Informationsamt der Bundesregierung, Pressemitteilung, Nummer 173/20 vom 18 Mai 2020, pag. 3.
2 M. Perrone e G. Trovati, Conte rilancia ma resta il nodo 2020, Il Sole 24 ore, 28 maggio 2020.
3 Beda Romano, Recovery Fund, Dombrovskys rilancia: superare i mille miliardi, Il Sole 24, 20 maggio 2020.
4 Francesca Basso, Recovery Fund, le regole Ue per avere i soldi: «Fondi per riforme, senza risultati rate sospese», “Corriere della Sera”, 28 maggio 2020.

 

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