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marx xxi

Il referendum di Buridano

di Norberto Natali

Secondo la vecchia storiella, l’asino di Buridano non riusciva a scegliere tra due balle di fieno, entrambe ugualmente distanti ed appetitose. È un po’ la sensazione che suscita il prossimo referendum sul “taglio” dei parlamentari.

Difficile stabilire se siano più disgustosi certi sostenitori del SI o del NO e quali -tra le rispettive motivazioni- debbano essere condannate di più. Così come è arduo dire chi sia peggiore tra i razzisti che si scagliano con squallidi argomenti contro tanti stranieri e quelli che sono a favore dell’immigrazione ma solo per poter sfruttare ignobilmente tanta povera gente e calpestare il salario e i diritti di tutti.

Nella storia in questione, alla fine, l’asino muore di fame perché non sa decidere e anche nel prossimo referendum l’errore peggiore sarebbe non votare. Per questo andrò a votare convintamente NO e invito tutti i miei conoscenti a fare altrettanto e a far votare NO anche altri.

La ragione principale -sacrifico la chiarezza e la completezza alla brevità- è che la vittoria del SI favorirebbe i disegni di quelle centrali finanziarie e di quegli apparati politici (espressione del dominio dei grandi monopoli finanziari internazionali) che da molto tempo tramano -con successo- per svuotare la democrazia, anche quella formale borghese.

Essi vogliono (e sono già a buon punto) concentrare tutte le decisioni di maggiore importanza in sedi sempre più ristrette e sempre più lontane dalle masse e dal loro controllo.

Considerando che circa un decennio fa, la Corte Costituzionale stabilì che avevamo già un parlamento incostituzionale, in quanto eletto in base ad una legge non conforme ai principi della nostra Carta, valutando il disordine e la continua confusione delle norme elettorali, aggiungendo che il vero disegno di tutte le forze politiche borghesi non è quello di estendere la democrazia e la partecipazione elettorale del popolo, bensì quello di condizionare il voto con norme sempre più macchinose, incoraggiando l’assenteismo e cercando di sfruttare a proprio vantaggio la sempre più ristretta partecipazione elettorale, si può dire che la vittoria del SI non punta ad un parlamento più efficiente o meno costoso, bensì ad una “americanizzazione” ulteriore della Repubblica.

Si vuole ottenere un “controllo” più rigido e sicuro dei parlamentari, la cui elezione deve essere sempre più subordinata ai suddetti centri di potere.

Questo perché si vuole far contare sempre meno la quantità dei voti (negli USA, per esempio, solo negli ultimi due decenni ben due presidenti sono stati eletti nonostante avessero raccolto meno voti del loro avversario) mentre diventa sempre più decisivo -per la nomina dei vincitori- il controllo di piccoli pacchetti di voti soprattutto nei posti “giusti” (collegi o circoscrizioni elettorali).

La nomina degli eletti, in tal modo, dipenderebbe sempre di più dalla mafia o da cricche di vario tipo, soprattutto da grandi potentati finanziari (come i Benetton) e l’attività del parlamento sarebbe sempre più subordinata a tutti costoro e all’attività delle “lobbie” (comprese quelle provenienti da UE e NATO). Il taglio dei parlamentari -come avverrebbe in questo momento- si inserisce in tale quadro e lo favorisce, spingendo ancora più avanti la “mafiosizzazione” della nostra società, la quale procede sia sul piano politico-istituzionale, sia su quello economico-sociale (giungla contrattuale, precarietà, anarchia nelle assunzioni e nei licenziamenti, caotico regime di appalti e subappalti, ecc.).

Non avremo parlamentari meno cialtroni e politicanti, tanto meno ne avremo di più competenti e qualificati bensì più corrompibili e subalterni ai ricatti e condizionamenti mafiosi e lobbistici. Soprattutto non avremo un taglio delle loro scandalose retribuzioni, anzi il contrario.

Chi vota SI mantiene gli attuali privilegi dei parlamentari che saranno eletti, non li riduce. Avere -per fare un esempio fantasioso- un parlamento con 2000 eletti retribuiti il 25% di quanto avviene ora, significherebbe dimezzare il costo dei parlamentari e rendere meno facile il loro controllo da parte di cricche ed apparati criminali.

È intuibile il motivo per cui un’esigua minoranza di politicanti vota NO, ma quelli che votano SI dovrebbero smentire -con argomenti concreti e verificabili- che i loro propositi siano quelli sopra denunciati. Non a caso, in questo referendum il regime bipolare getta nuovamente la maschera: quelli che dovrebbero essere i nemici irriducibili del momento ancora una volta vanno apertamente a braccetto. Un altro motivo per votare NO, il quale è anche il modo migliore -anche se fosse solo simbolico- per combattere i più squalificati esponenti del NO e quelli peggiori di tutti: i tanti che dicono di votare SI ma sperano che vinca il NO!

La nostra Costituzione è già stata -nei fatti- ampiamente svuotata e tradita. Tuttavia, quanti hanno tentato di legittimare e formalizzare tutto ciò, magari con un avallo del popolo, come nel referendum renziano di quattro anni fa, sono stati sempre sonoramente sconfitti.

Con questo nuovo referendum cercano la rivincita: vale la pena battersi per impedirla!

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