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sinistra

L’era del gabbiano

di Salvatore Bravo

Filippo Facci definisce i non vaccinati “armi batteriologiche che camminano” e ne propone l’arresto. A queste affermazioni se ne potrebbero aggiungere innumerevoli, vi sono virologi che hanno proposto di far pagare le cure agli ammalati, se si ascoltano le TV statali e private si incita al terrore, i non vaccinati sono indicati come la causa della recrudescenza del virus. Sono i sintomi di una democrazia che ha perso il suo fondamento essenziale: la ragione pubblica come condizione imprescindibile per trascendere posizioni ideologiche, pregiudizi e chiusure private. La malattia si diffonde con la paura che si trasforma in terrore e angoscia, su di essa si innesta la società dello spettacolo, l’abitudine a forme di narcisismo deteriore, la ricerca spasmodica del “mezzo” più efficace per essere al centro dello spettacolo favorisce forme parossistiche di narcisismo deleterie. Siamo dinanzi al capitalismo che divora le istituzioni come le persone. Simili affermazioni vengono evidenziate dai mezzi di comunicazione, non solo perché coerenti con gli ordini delle oligarchie con annesse strategie di dominio, ma anche in quanto il declino del logos democratico, della parola che argomenta e problematizza è stata sostituita dal sensazionalismo irrazionale: si grida sempre più forte in modo da poter apparire, i messaggi non sono filtrati dalla razionalità, ma usati per l’attenzione mediatica.

Nel regno dei fuchi il concetto muore, la ragione declina, non resta che la violenza verbale dei tarantolati che prepara la violenza fisica. La democrazia è salda, se le minoranze sono protette, se la libertà del concetto diviene patrimonio comune. Vi sono i tragici sintomi di una patologia che sta divorando il corpo della democrazia da più fronti: la privatizzazione-valorizzazione di ogni servizio pubblico è alleata con la caccia ai dissidenti. Questi ultimi derisi, colpevolizzati e annientati nelle loro ragioni sono rappresentati come colpevoli. Si alzano le barriere della violenza per dirigere l’attenzione pubblica verso i dissenzienti e nel frattempo le oligarchie del capitale nazionali e globali si impossessano dei beni pubblici e dei residui della vita comunitaria esistente. Si sta volutamente immettendo nel corpo pubblico il veleno della divisione orizzontale per permettere alle nuove divinità del capitale di prendersi tutto. Il veleno inoculato nella pubblica opinione per essere smaltito necessita di pubblica ed equilibrata discussione, invece la menzogna è diventata verità, il bene pubblico è definito come male. Oggi la totalità del sistema è falsa, e non è difficile constatarlo, è sufficiente raccogliere dati e affermazioni per verificarlo. In questa trasvalutazione di ogni valore democratico la parola precipita nell’irrazionale, è parte della violenza in atto, forse prepara la violenza fisica. Ogni sistema totalitario saggia i livelli d’azione, se ad ogni sfondamento di ciò che era impensabile nulla accade, nessuna reazione da parte del pubblico si oppone, procede al livello superiore. Nessuna pubblica responsabilità delle parole vige, ma solo azione finalizzata a distruggere i dissidenti più fragili per dominare in toto i sudditi passivizzati da una campagna di terrore e contraddizioni scientifiche dinanzi alle quali si deve tacere e avere fede. La sudditanza alla scienza è diventata, in tale clima, una forma perversa di educazione collettiva alla passività, si insegna a dire di “sì” e a offrirsi corpo e mente alla patria dei capitali che con i suoi sgherri ha perso il senso del limite. L’Europa tace e dimostra di essere al servizio del capitale, pertanto interviene per condannare presunte derive fascistoidi, nel caso vi siano Stati che pongano un limite alle liberalizzazione e alla negazione delle identità (Ungheria, Polonia), nessuna parola sulla pericolosa deriva italiana. La verità nella sua brutalità è dinanzi a noi.

Prima della foto di rito del G 20 a Roma dinanzi alla fontana di Trevi un gabbiano col suo becco poderoso e tagliente ha sventrato una cornacchia, le cronache riportano l’episodio come un dato privo di significato. La storia si fa palese con i simboli, siamo dinanzi al gabbiano colonizzatore che sventra il più debole per farne pasto, per non finire come la cornacchia dinanzi al volo dei mille gabbiani che stanno planando malvagi sulle nostre teste dobbiamo opporre la parola resa pubblica nelle manifestazioni, non cadere nella trappola della contraddizione violenta dei gabbiani colonizzatori del corpo e dello spirito, ma difendere la civiltà dai deliri programmati che minacciano e preparano tempi peggiori. Il virus che stanno inoculando nell’opinione e nella vita pubblica resterà per molto tempo, sta a noi non permettere che sedimenti e crei mostri. Non è il momento di arretrare, ma di avanzare per difendere quello che resta della democrazia, la quale è patrimonio di ogni cittadino, è res publica, per cui ciascuno è invitato ad opporre alla barbarie la parola della civiltà.

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