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Il silenzioso gigante europeo dei semiconduttori: viaggio alla scoperta di ASML

di Manfredo di Porcia

Viaggio alla scoperta di ASML, il colosso olandese dei semiconduttori che può a ben diritto essere ritenuta l’azienda più strategica d’Europa. Tecnica, economia e politica di un gigante sconosciuto ai più che ad oggi è però il gruppo col più alto valore nel Vecchio Continente

La litografia ultravioletta estrema (EUVL) è una tecnica di produzione delle componenti elettroniche più sofisticate come processori e memorie. Fabbricare queste componenti, presenti in dispositivi come telefoni e computer, richiede la cooperazione di un enorme numero di competenze umane e di aziende. Una di queste, l’olandese ASML, è diventata negli ultimi anni leader di mercato della litografia ultravioletta, generando enormi profitti e qualche preoccupazione politica. Per capirne l’ascesa e il suo ruolo nel grande gioco dei semiconduttori è bene iniziare capendo cosa effettivamente accade in uno dei loro macchinari.

Una sferetta di stagno liquido viene sparata a 70 metri al secondo dentro il collettore. La sfera, larga inizialmente 30 micrometri, viene colpita una prima volta da un laser a CO2 che la deforma in un disco da 400 micrometri.

Il disco viene colpito da un secondo impulso laser ad alta potenza che lo surriscalda fino a trasformarlo in plasma. Gli ioni eccitati del plasma di stagno decadono verso stati energeticamente più stabili emettendo radiazioni EUV (ultravioletto estremo, ossia la parte della banda ultravioletta vicina ai raggi X) che vengono raccolte attraverso un sistema di specchi. Gli specchi sono costruiti con 40 strati alternati di molibdeno e silicio a formare un riflettore di Bragg. L’utilizzo di specchi è fondamentale perché i fotoni EUV hanno lunghezze d’onda talmente energetiche da essere assorbiti da quasi qualunque materiale. Questo richiede anche che il collettore sia mantenuto in alto vuoto e che gli ioni prodotti vengano deviati con campi magnetici per non sporcare il collettore. Tramite lo specchio ellittico, la luce viene diretta verso l’illuminatore che la distribuisce omogeneamente. Il passaggio successivo è attraverso il reticolo che contiene il disegno del circuito integrato da stampare. Il reticolo deve essere preciso al nanometro e per questo viene controllato nei suoi difetti con un microscopio a forza atomica ed eventualmente corretto con saldature a fasci di elettroni. Infine la luce passa attraverso il proiettore che la focalizza sul wafer di silicio sul quale vengono stampati i transistor.

Questa vertiginosa complessità tecnica è in realtà un’estrema semplificazione della messe di processi che si susseguono per trasformare un disco di silicio in un circuito integrato di ultima generazione. Comprenderne appieno i dettagli richiederebbe padronanza di parte importante della fisica moderna e contemporanea. Mettiamo dunque da parte gli aspetti tecnici e tentiamo di capire come e perché ASML può essere considerata a buon diritto la società strategicamente più importante d’Europa.

Nata nel 1984 da una joint venture tra Advanced Semiconductor Materials International e Philips, diventa azienda a sé nel 1988. Inizialmente il mercato della litografia per semiconduttori è dominato dalle giapponesi Nikon e Canon. Per decisioni economiche e strategiche e con l’appoggio di Intel, ASML decide di puntare sulla litografia ad ultravioletti che richiede enormi investimenti (9 miliardi di dollari) e tempi lunghi di ricerca e sviluppo (17 anni). La scommessa però paga e oggi ASML detiene una posizione virtualmente monopolistica sulla tecnologia più avanzata di litografia per circuiti integrati.

Benché la fattibilità scientifica fosse stata dimostrata negli anni ottanta, i primi macchinari non sono disponibili che nel 2016 dopo ripetuti ritardi. La complessità di questa sfida tecnologica è sottolineata dalle molteplici partnership e acquisizioni che ASML ha condotto in questi 20 anni. La sorgente di luce per esempio, è prodotta dalla società americana Cymer che è stata acquisita da ASML nel 2013. Le ottiche sono fabbricate dalla tedesca Zeiss SMT, partecipata per un quarto da ASML e con diversi accordi di cooperazione. Nel suo insieme un macchinario per litografia è composto da più di 100.000 parti provenienti da molteplici paesi. Il costo di ogni macchinario è di più di 100 milioni di euro e le 180 tonnellate di peso richiedono tre aerei cargo per la spedizione.

I numeri aziendali sono impressionanti; capitalizzata circa 300 miliardi di euro si contende, in relativo anonimato, il primato di maggior società europea con LVMH e Nestlé. A confronto, Enel, prima italiana per capitalizzazione, supera di poco i 70 miliardi e l’intera borsa di Milano vale circa 800 miliardi. Nonostante l’enorme valore di borsa, ASML impiega meno di 30.000 persone, un decimo di Nestlé. In questo ricalca le grandi aziende hi-tech americane che, pur dando lavoro a pochi, generano patrimoni immensi per i loro azionisti. Per ASML, le maggiori quote di proprietà sono detenute da Capital Group (USA, 15%), BlackRock (USA, 7.7%), e Bailie Gifford (UK, 4.4%).

Se esiste un posto dove ASML poteva fiorire, questo è probabilmente l’Olanda. Patria natia del capitalismo, i Paesi Bassi sono diventati negli anni la locomotiva hi-tech d’Europa. Dall’elettronica di consumo (Philips) ai semiconduttori (NXP), dall’e-commerce (Booking) alla programmazione (Python), dalla telefonia (Fairphone) al software (Elastic), il piccolo paese nordeuropeo ha saputo sviluppare molti pezzi importanti della contemporaneità tecnologica. Senza i macchinari ASML, i giganti tecnologici GAFAM non sarebbero gli stessi e la legge di Moore (il raddoppio biennale della densità di transistor nei processori) rischierebbe il fine corsa. Questo successo è figlio non solo di spirito imprenditoriale o investimenti nell’istruzione superiore, ma anche dell’intuizione strategica sul ruolo dei semiconduttori di lì a vent’anni.

Dominare parte della catena del valore dell’elettronica non è comunque privilegio esclusivo di ASML. La taiwanese TSMC, che opera le macchine ASML nelle sue “fab”, è divenuta anch’essa insostituibile per Apple, Google, e gli altri giganti americani, i quali, va ricordato, rimangono in cima alla piramide. Il fatto però che alcuni pezzi di questa catena del valore operino ormai irrimediabilmente fuori dai confini geografici statunitensi è da tempo motivo di preoccupazione per Washington. In un recente audit, il dipartimento per il commercio americano ha valutato se questi macchinari contenessero parti di provenienza americana per almeno il 25% del valore. Questa soglia consente formalmente al governo americano di imporre una licenza di esportazione per paesi come la Cina. In questo caso però, è emerso che i macchinari ASML non raggiungevano la soglia (per la quale, nel frattempo, è stata proposta una revisione al ribasso). Nonostante ciò, l’amministrazione Trump ha avviato nel 2018 un’intensa attività di lobbying con l’obiettivo di dissuadere il governo olandese dall’esportare i macchinari ASML verso la Cina. Questa pressione è culminata con un incontro tra il premier olandese Mark Rutte ed il segretario di stato americano Pompeo in giugno. Nonostante alcuni malcontenti interni, lo strattone americano ha funzionato e la licenza di esportazione garantita dal governo olandese è scaduta il 30 giugno 2019 senza che i macchinari fossero stati spediti a clienti cinesi.

Questa vicenda dimostra che l’economia, area di competizione per potenze senza potenza, ha confini labili nell’era del dual-use (in inglese il doppio uso militare civile della tecnologia). Scalzando le major energetiche dall’Olimpo di Wall Street, le società di informazione ne hanno ereditato i connotati geopolitici. Come per le grandi società petrolifere, anche i colossi hi-tech devono confrontarsi a rischi industriali di natura politica. Con la vicenda Mattei, l’Italia ha sperimentato sulla sua pelle cosa significasse voler rimescolare le carte della potenza e, in ultima analisi, non riuscì a vincere quella sfida. Pochi anni dopo, le morti in rapida sequenza di Adriano Olivetti e Mario Tchou segnarono il tramonto dell’ambizione di un elettronica di punta italiana. Da allora il brivido di contare qualcosa nel grande gioco non ha più lambito l’Italia, ma si avverte oggi nei pressi di Eindhoven.

A dicembre 2018, un incendio è divampato nella fabbrica di Prodrive, uno dei fornitori di ASML. A parte qualche ritardo, non ci sono stati riverberi maggiori. Eppure una certa apprensione per la fragilità e complessità di questo sistema produttivo è d’obbligo. Nel 1989 un incendio divampato nella sede di Semiconductor Complex LTD, società indiana di semimetalli, disarticolò sul nascere un ambizioso programma di indipendenza tecnologica indiano. Le cause dell’incendio rimangono ignote, ma la duplice natura civile militare del programma ha dato adito a dubbi di dolo.

La posizione di ASML è delicata. La Cina rappresenta il 17% delle vendite con forti prospettive di crescita; il denaro del dragone è necessario per sostenere gli enormi costi di ricerca e sviluppo futuri. La posizione dell’Olanda, orientata principalmente a mantenere aperti i suoi canali commerciali, rischia di infrangersi contro la superiore ragion di Stato americana. In questo senso, un ripensamento delle basi su cui poggiare l’intesa europea potrebbe risultare il male minore. Contrastare il possibile disaccoppiamento fra Occidente e Oriente consentirebbe all’Olanda di mantenere la sua vocazione mercantilistica ma richiederebbe un investimento di capitale politico in seno all’unione. In cambio di una maggior coordinazione in difesa di ASML, l’azienda dovrebbe favorire l’ambizione europea di rafforzare la filiera integrata dei semiconduttori.

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